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Autore: Larryx    24/07/2014    0 recensioni
[Settima classificata al contest " Ispirazione in musica" indetto da CherryBomb_ sul forum di EFP]
Dopo aver ripreso fiato, si alzò dal suolo, si avvicinò barcollante alla chitarra che custodiva gelosamente ai piedi del suo letto, la prese e si sedette difronte alla sua finestra con lo strumento tra le braccia.
Mente con aria assente osservava il panorama che le si proponeva davanti, le sue dita iniziarono ad accarezzare le corde della chitarra, emettendo un dolce suono, colmo di malinconia e nostalgia.
[E' consigliato l'ascolto di "I love you forever dei Two steps from Hell durante la lettura]
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Si consiglia l'ascolto di I love you forever durante la lettura.
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a giornata stava volando via, vittima del tempo che scorre senza mai fermarsi.

Aiko si era abbandonata lentamente al suolo, dando l'impressione di star cadendo a pezzi.

Si sentiva come se non avesse mai avuto un cuore, come se fosse morta, ma nessuno se n'era ancora accorto e quindi il suo corpo poteva continuare a muoversi liberamente, senza cuore, senz'anima. Manteneva la testa bassa e continuava a fissare il pavimento, come se quel gesto potesse servirle a qualcosa; aveva gli occhi pieni di lacrime che, insistenti, cercavano una via d'uscita.
“Bugiardo” pensò, si portò le mani alla testa e urlò con tutta l'aria che aveva nei polmoni. Dopo aver ripreso fiato, si alzò dal suolo, si avvicinò barcollante alla chitarra che custodiva gelosamente ai piedi del suo letto, la prese e si sedette difronte alla sua finestra con lo strumento tra le braccia.

Mente con aria assente osservava il panorama che le si proponeva davanti, le sue dita iniziarono ad accarezzare le corde della chitarra, emettendo un dolce suono, colmo di malinconia e nostalgia.

Aiko distolse lo sguardo dal cielo variopinto del tardo pomeriggio e abbassò lo sguardo, fino a incontrare la cassa della chitarra.

Quella musica le portava alla mente dolci ricordi, le facevano male, ma aveva il bisogno di sentire che quei momenti erano ancora indelebili nella sua mente. Una prima timida lacrima prese coraggio e percorse lentamente la sua guancia, per poi lasciare quel terreno conosciuto e gettarsi nel vuoto, andando così a bagnare leggermente il legno perfettamente levigato dello strumento.

 

 

Era primavera, i ciliegi erano in fiore, il vento fresco soffiava allegro tra i petali e le foglie. Aiko era stata obbligata dalla sua amica Hana ad andare a vedere la fioritura degli alberi, continuava a ripetere che era un fenomeno mozzafiato e che non avrebbero dovuto perderselo per nulla al mondo o non se lo sarebbero mai perdonato.

Aiko adorava la fioritura, anche per lei era un fenomeno da non perdere, ma adorava molto meno la calca di persone che si creava sotto gli alberi e il rumore che si disperdeva nell'aria, distruggendo l'armonia che solo la voce della natura è in grado di creare; Hana non s'interessava del rumore, a lei piaceva stare tra la gente, lei voleva sempre andare da qualche parte a scatenarsi e, in qualche modo, riusciva sempre a convincere Aiko ad accompagnarla. Quella volta, però, trattandosi di fiori, Aiko non si fece pregare troppo. Dopo aver preparato il pranzo a sacco, si diressero alla stazione per prendere il treno che le avrebbe portate in campagna, dove poi si sarebbero sistemate sul prato per gustare al meglio la bellezza della fioritura. Hana non stava più nella pelle, saltellava euforicamente e continuava a emettere gridolini di eccitazione. Una volta giunte a destinazione, corse fuori dal treno e iniziò a dirigersi verso gli alberi in fiore, lasciando l'amica molto dietro. Arrivata sotto gli alberi, si diresse verso uno dei più grandi e si sedette sull'erba con la schiena appoggiata al tronco in attesa dell'amica che arrivò dopo qualche secondo.

« Non è stupendo qui? » Aiko annuì, poi chiuse gli occhi ed inspirò un po' d'aria pura. L'ambiente era ancora abbastanza tranquillo, si erano alzate di buona lena quella mattina proprio per godersi, almeno per qualche minuto, la tranquillità tipica della campagna. Purtroppo, gli scocciatori non tardarono ad arrivare.

Bambini che si rincorrevano, cani che abbaiavano, gente che rideva; in qualche ora il prato si riempì di teli, stuoie e pranzi a sacco.

Aiko, impegnata ad osservare la gente che continuava ad arrivare, non si era accorta che Hana si fosse alzata e si fosse allontanata da lì, perciò, si guardò un po' attorno e, non vedendo l'amica, si alzò in piedi e iniziò a urlare il suo nome.

Non ebbe risposta, ma una mano le si poggiò sulla spalla. Era una mano troppo possente per essere quella di Hana. La ragazza, sorpresa, si girò di scatto e si ritrovò a fissare un ragazzo alto e moro che le sorrideva; a primo impatto arrossì, senza riuscire a parlare.

« Tu sei Aiko, vero? » Lei annuì, sentiva il cuore battere a mille.

« Io sono Victor, Hana mi ha detto di venire qui, ma non so dove possa essere finita. »

Mentre pronunciava le ultime parole, Victor si portò una mano alla nuca, leggermente imbarazzato da quella situazione. Non appena Aiko iniziò a schiudere le labbra con l'intenzione di rispondere, Hana la travolse con un abbraccio, facendola cadere a terra. Victor osservò tutta la scena e, quando vide la ragazza accasciata in terra, rise leggermente, cercando di nasconderlo.

« Cosa ci trovi da ridere? » sbuffò lei, sentendosi offesa da quel riso.

« Hai i vestiti tutti in disordine! » Aiko arrossì all'istante, per poi abbassare lo sguardo e scoprire che gli ultimi bottoni della camicetta che indossava erano usciti dalle proprie asole mostrando una parte del suo ventre e la gonna si era alzata da un lato, così da lasciare completamente scoperta la gamba destra. In preda all'imbarazzo, si affrettò a rendersi nuovamente presentabile, mentre Victor continuava a ridere. Aiko gli mandò un'occhiata di disprezzo, poi si voltò verso Hana e iniziò ad ignorarlo. Il ragazzo si sedette a fianco a lei e si mise ad osservare attentamente i suoi lineamenti, lei si sentiva osservata e arrossì nuovamente, provocando, così, un dolce sorriso sul volto di Victor.

Non molto tempo dopo, altri ragazzi si aggiunsero alla compagnia, il rumore stava aumentando sempre più e le chiacchiere tra amici di certo non aiutavano.

« Sei taciturna a quanto pare... » esclamò Victor, che non aveva distolto il suo sguardo nemmeno per un secondo.

« E' che non mi piace urlare per parlare! » Aiko era visibilmente infastidita.

« Vieni con me. » afferrò la mano della ragazza che gli sedeva a fianco e la trascinò a se con forza, riuscendo a farla alzare. Ignorarono i richiami dei loro compagni e si allontanarono da tutto quel frastuono.

Aiko osservava le loro mani unite e sentiva una strana sensazione dentro di se, sembrava quasi che si completassero a vicenda.
Ad un tratto, Victor si fermò e lei, distratta, sbatté contro di lui. La ragazza arrossì, lui rise per poi avvicinare un dito alle labbra di lei e carezzarle dolcemente con il polpastrello.
« Ora ti mostro quello che sarà il nostro piccolo segreto, chiudi gli occhi. »

Quelle parole rimbombarono nella testa della ragazza, che arrossì nuovamente, poi chiuse gli occhi e continuò a seguire le indicazioni di Victor.

« Aprili. »
Aiko schiuse lentamente gli occhi e si trovò davanti l'albero di ciliegio più grande che avesse mai visto. Lasciò la mano di Victor e, lentamente, si avvicinò al tronco dell'albero e lo sfioro delicatamente con le dita, come se avesse paura di graffiarlo in qualche maniera. Percorse le venature della corteccia, analizzando ogni rientranza, ogni crepa, ogni ruga e nei suoi occhi c'era la meraviglia. Sul viso di Victor era nato un nuovo sorriso.

« Sono senza parole, Victor! »
« Non servono le parole, bastano i tuoi gesti. »

Aiko sorrise e alzò lo sguardo, i petali si muovevano con una grazia indescrivibile seguendo le direttive del loro maestro: il vento.

Victor si avvicinò lentamente a lei ma, non appena le fu vicino, lei lo sorprese saltandogli al collo e lo strinse in un abbraccio caloroso.

« Grazie. » sussurrò lei, per poi sciogliere l'abbraccio e tornare a osservare la chioma maestosa di quell'albero.

« Chissà quante storie potrebbe raccontare, se solo potesse parlare... »
« Lui parla, Aiko. - Victor si sedette lentamente sull'erba, invitando la ragazza a fare lo stesso. - Se chiudi gli occhi e ascolti attentamente, riuscirai a sentire la sua voce. »
Aiko chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dal vento; dopo di ché, rivolse lo sguardo a Victor e gli mostrò uno dei suoi sorrisi più sinceri.

« Victor, mi prometti che non dirai mai a nessuno dove si trova quest'albero? Prometti che sarà un nostro segreto? »
« Lo prometto. » Aiko sorrise nuovamente e rivolse lo sguardo all'albero.

« Ora lui è testimone della nascita di quella che io credo sarà una grande amicizia. »
Victor la guardò e sorrise.

Quando tornarono dagli altri, furono sommersi da domande, alle quali risposero in modo vago, scambiandosi sguardi d'intesa.

La sera, mentre le due ragazze erano in treno per tornare a casa, Hana iniziò a fare supposizioni e a insinuare che Aiko e Victor sarebbero stati una coppia perfetta. Aiko decise di ignorare l'amica, spostò lo sguardo verso l'esterno e sorrise, ripensando a ciò che era successo qualche ora prima con Victor, mentre il paesaggio attorno a lei scivolava via.

 

 

Le dita, incerte, continuavano a far vibrare le corde della chitarra e una nuova lacrima scese lungo i lineamenti del suo volto, facendo strada a molte altre che l'avrebbero seguita nel suo percorso.

Aiko iniziò a singhiozzare rumorosamente, il suo respiro era diventato irregolare, i suoi pensieri indomabili.

 

 

Erano passati pochi mesi da quando i due ragazzi si erano conosciuti. Hana continuava a insistere perché i due passassero più tempo insieme, perciò Aiko e Victor avevano iniziato a vedersi spesso, a volte da soli, a volte in compagnia degli altri.

Un particolare pomeriggio di Luglio, i due stavano girando per le vie del centro della loro città, parlando del più e del meno. Quando passarono davanti ad un negozio di abiti da sposa, Aiko spostò lo sguardo verso la vetrina e ammirò con occhi sognanti tutti gli abiti esposti, gesto che Victor notò immediatamente.

Passarono oltre il negozio e Aiko tornò a guardare davanti a se, Victor le sorrise.

« Ti piacciono gli abiti da sposa? »
Lei rimase sorpresa da quella domanda e annuì.

« A dir la verità ho sempre voluto fermarmi in uno di quei negozi per provarne anche solo uno... Sai, fin da piccola ho sempre immaginato il mio matrimonio, con uno di quegli abiti con la gonna larga in stile principesco, sarà sciocco, ma non so, ho questo desiderio. »
Il ragazzo sorrise, afferrò la sua mano e la riportò velocemente davanti a quel negozio.

« Che aspettiamo? Andiamo! »
Lei sorrideva, un po' per l'imbarazzo, un po' per la felicità.

Victor spiegò alla commessa cosa stessero cercando, lei, inizialmente confusa, decise di appoggiarli dato che non erano previsti appuntamenti di alcun genere, rivolse ad entrambi un dolce sorriso e portò Aiko con se nel camerino per farle provare qualche vestito.

Victor si sedette su una delle poltroncine che erano presenti lungo tutto il muro, accavallò le gambe e incrociò le braccia nell'attesa che Aiko scegliesse l'abito che avrebbe voluto provare.
Passò un po' di tempo prima che la ragazza riuscisse a scegliere il vestito e la curiosità che albergava dentro Victor cresceva sempre più. Sospirò, portò le mani dietro la nuca e spostò lo sguardo verso il soffitto, in cerca di qualcosa d'interessante da guardare. Qualche secondo dopo quel cambio di posizione, la commessa tornò indietro, annunciando Aiko. Il ragazzo si alzò in piedi, cercò di scorgere almeno un lembo dell'abito e, in quel momento, una parte del tulle della gonna si affacciò timidamente dalla porta, seguito poi dal resto dell'abito e dalla ragazza che lo portava. Victor strabuzzò gli occhi, incredulo, e rimase senza parole; Aiko rideva e sembrava essere avvolta dalla luce che quell'abito bianco riusciva ad emanare.

« Allora? »

« Me lo chiedi? Sei fantastica! » a quell'affermazione lei arrossì e la commessa sorrise.

Dopo aver ringraziato quella gentile signora per la sua disponibilità, uscirono soddisfatti dal negozio e continuarono la loro passeggiata.

« Aiko, vuoi venire a casa mia? Mi sono stancato di camminare. »
« Eh? Oh, va bene, se insisti... »
Camminarono per un paio d'isolati verso la periferia e, ad un tratto, si fermarono davanti ad un grande cancello dipinto di verde. “Questa ville è enorme” pensò Aiko.

Victor aprì leggermente il cancello per far passare la ragazza, lei iniziò a guardarsi attorno; il giardino era immenso, al centro di questo era presente una grande fontana a cascata; agli arbusti sparsi per il prato era stata data la forma di alcuni animali; la villa era davvero immensa.

« Sorpresa? »
« Perché non mi hai mai detto che vivi in un castello? »
Victor iniziò a ridere di gusto.

« I miei genitori sono i proprietari di un'agenzia che ha molto successo, ecco spiegata la grandezza della villa... Però devo confessarti che, alcune volte, mi sento fuori luogo! Preferirei una casa più intima e piccola. »
« In confronto a questa tutte le case sono piccole, se mai vedrai casa mia capirai quel che intendo. »
Entrarono nella villa e si ritrovarono in una grande stanza al centro della quale si ergeva una scala che portava al piano superiore. Aiko continuava a guardarsi attorno, mentre Victor le faceva strada verso la sua camera.

Salirono le scale e percorsero un lungo corridoio, dopo di che entrarono nell'ultima stanza a destra.
La camera di Victor era molto grande; non appena vi si faceva ingresso ci si trovava a circa cinque metri dal letto; era una camera molto ordinata, piena di chitarre di ogni tipo, libri e dischi musicali.

« Ti piace la musica? »
« Esatto! A dire il vero so suonare il pianoforte e la chitarra, ma preferisco di gran lunga quest'ultima. »
Victor superò Aiko, che era rimasta ferma al centro della stanza, e prese una delle chitarre appoggiate al muro.

« Questa è la mia chitarra preferita. »
« Non so perché, ma ti vedevo più con una chitarra elettrica in mano, – prese la chitarra che Victor le porgeva e la carezzò dolcemente – mentre questa è una chitarra classica. »
« La sai suonare? »
« Me la cavo. Anche io ho una chitarra classica! »
« Fammi sentire, dai! »
Aiko si sedette sul letto di Victor, imbracciò la chitarra ed iniziò a strimpellare e a canticchiare un motivetto che il padre le aveva insegnato quando aveva solo sette anni. Victor si sedette sul pavimento poco distante da lei, l'ascoltava e sorrideva.

Una volta finito, Aiko poggiò la chitarra sul materasso e ricambiò il sorriso di Victor.

Il ragazzo si alzò, si avvicinò ad Aiko e, dopo aver messo male un piede sul tappeto, inciampò, cadendo così su Aiko; in quell'istante le loro labbra si sfiorarono per qualche secondo.

Aiko arrossì e Victor iniziò a ridere sonoramente, seguito poi dalla ragazza.

Si ricomposero, Victor si sedette affianco a lei, poi prese la chitarra e propose ad Aiko di cantare mentre lui suonava.

Passarono così le ore, tra una risata e l'altra.

Aiko non sapeva ancora il perché, ma quel bacio accidentale era riuscito a suscitare in lei emozioni mai provate fino a quel momento.

 

 

Iniziò a tremare, smise di suonare e, dopo aver poggiato la chitarra danti a se, si portò le gambe al petto e nascose il viso tra di esse.

 

 

Quella sera si erano radunati tutti a casa di Hana, era il suo compleanno e voleva dare una festa. Aiko era stata obbligata a mettersi un vestito e a truccarsi, una tortura per lei; Hana non aveva voluto sentire ragioni, le aveva portato uno dei suoi vestiti e le aveva riempito la faccia di trucco.

Gli invitati non tardarono molto ad arrivare, Aiko si sedette su una sedia a caso a gambe incrociate e non si mosse da lì per un bel po'; si sentiva in imbarazzo, non era abituata a vestire abiti tanto succinti, aveva sempre usato pantaloni, vestiti e gonne lunghe abbastanza da coprire almeno mezza coscia.

Tanti ragazzi che non aveva mai visto le si avvicinarono, lei li ignorò spudoratamente e loro, pian piano, si allontanarono. Uno di quelli, però, sembrava essere molto insistente, non aveva intenzione di allontanarsi; si sedette a fianco a lei e iniziò a parlarle, a provocarla in tutti i modi, senza ricevere risposta.

Ad un certo punto allungò una mano verso la sua spalla e la carezzò lievemente, Aiko si sentiva a disagio, ma non mosse un muscolo per evitare di complicare le cose. Chiuse gli occhi e sperò che, una volta riaperti, quell'individuo sarebbe sparito.

Il contatto che quel ragazzo aveva creato con lei sparì e la ragazza ebbe il coraggio di aprire gli occhi per poi scoprire che Victor, il suo Victor, aveva preso il polso di quel ragazzo e gli stava intimando, con parole poco gentili, di andarsene, il ragazzo obbedì.

Victor si rivolse a lei con un sorriso e le si avvicinò.

« Tutto bene? »
« Sì, mi sono solo sentita a disagio... Mi ci sento ancora, a dirla tutta... – afferrò un angolo della gonna del vestito e fece per tirarlo, come se volesse allungarlo in modo da coprire un po' di più le sue cosce – Odio questo vestito, per non parlare del trucco poi. »
« E allora togliteli! »
« Hana mi ammazzerà. »
« Non se ti proteggo io! - afferrò la mano della ragazza e la fece alzare – Andiamo! »
“Andiamo...” pensò lei, ritornando per un istante a quel giorno in cui lui l'aveva accompagnata a provare il vestito da sposa.

Victor la portò al piano superiore e l'accompagnò nella camera di Hana, dove Aiko aveva lasciato i vestiti che avrebbe voluto mettersi quella sera.
« Vai in bagno e cambiati, togliti tutto il trucco che vuoi, io ti aspetterò qui! » Victor si sedette sul letto di Hana, Aiko si girò verso il bagno e si chiuse la porta alle spalle.

Il ragazzo sospirò e si sdraio sul letto, fissò per un po' il soffitto, poi socchiuse gli occhi e rimase in attesa della ragazza.

Passarono alcuni minuti e il rumore della porta del bagno che si apriva fece destare Victor.

Aiko uscì dal bagno e si avvicinò al letto per poggiare il vestito che si era tolta.

« Non vedo cosa ci sia sbagliato nel tuo completo, sei bellissima. »
Victor si alzò e poggiò le sue mani sulle spalle di Aiko che era arrossita leggermente.

« Grazie, Vic.»
Victor la strinse tra le braccia, lei ricambiò l'abbraccio, lui fece scivolare le mani fino all'altezza delle cosce della ragazza e, con una leggera spinta, prese Aiko in braccio, lei si strinse ancora di più al suo collo.

« Lasciami Vic! »
« Perché? »
« Non voglio cadere! »
« Non cadrai, ti proteggo io! Ti proteggerò sempre. »
Aiko strinse nuovamente Victor in un abbraccio, nascondendo la faccia nell'incavo del collo del ragazzo, inspirando così il profumo soave che la sua pelle emanava.

 

 

La ragazza strinse ancora più forte le sue gambe e, nel momento in cui pensò di aver sentito l'odore di Victor, iniziò a ripetere « Bugie... Tutte bugie... » tra un singhiozzo e l'altro, mentre la sua voce aumentava sempre di più di volume, finché non raggiunse il punto di urlare a squarciagola.

 

 

Era un pomeriggio d'inverno, una tempesta di neve imperversava per le strade, il vento soffiava forte, il silenzio regnava in città.

Aiko era stata invitata da Victor a passare un pomeriggio a casa sua e lei non aveva saputo rifiutare.

Si trovavano sul letto di lui, seduti uno di fronte all'altra, avvolti in calde coperte fin sopra la testa. Adoravano quel clima, quell'atmosfera; adoravano parlare tra di loro senza freni, senza alcun imbarazzo.

Perché loro due, ormai, non provavano alcun tipo d'imbarazzo, con il passare del tempo erano riusciti a creare un rapporto intimo, fatto di fiducia reciproca.

La nonna di Victor fece il suo ingresso nella stanza.

« Scusate cari, vi ho portato una buona cioccolata calda per riscaldarvi. »
Aiko, che dava le spalle alla porta, si girò verso la donna e la ringraziò con un sorriso luminoso.

« Attenti, è ancora calda. »

Victor ringraziò la nonna che sorrise e uscì dalla stanza, richiudendosi la porta alle spalle.

« Che dolce che è tua nonna. » Aiko aveva preso una delle due tazze tra le mani e aveva iniziato a soffiarci su per far raffreddare un po' la cioccolata che conteneva, Victor annuì.

« Mi è sempre stata vicina, ha sempre amato viziarmi in tutti i modi... Se non ci fossi stata tu oggi, con il tempo che c'è, comunque sarebbe arrivata con una bella tazza fumante tra le mani per farmi riscaldare a dovere. »
Victor prese la sua di tazza e se l'avvicinò al viso.

« Per me è davvero dolce... Sai, io non ho avuto la possibilità di passare molto tempo con mia nonna... E' sempre stata molto malata e quindi ha passato la maggior parte del tempo in ospedale. » Nel dirlo, Aiko aveva abbassato la tazza fino a poggiarla sulle gambe incrociate sul materasso e aveva abbassato lo sguardo.

Victor, sentendo la tensione nell'aria, pensò di doverla alleggerire in qualche modo, senza ferire i sentimenti della ragazza. Prese un piccolo sorso di cioccolata facendo attenzione a non sporcarsi, poi allontanò la tazza dalle labbra e sorrise.

« Beh, se vuoi, mia nonna può essere anche la tua! »
Aiko rise e ringraziò Victor, poi si avvicinò la tazza alle labbra e bevve un sorso di cioccolata. Quando allontanò la tazza, Victor prese a fissarle le labbra, rimaste sporche di cioccolata.

« Che c'è? »
« No, niente... Solo che... » Si avvicinò lentamente al viso di lei e appoggiò le sue labbra su quelle della ragazza prima che lei potesse rendersene conto. Aiko rimase piacevolmente sorpresa da quel gesto, sentì le sue gote arrossarsi e il cuore battere all'impazzata; dopo un attimo di titubanza, accettò il bacio e lo ricambiò.

Le loro lingue presero a carezzarsi dolcemente, nessuno di loro due avrebbe mai voluto interrompere quel contatto, ma dopo poco, Victor interruppe il bacio, rimanendo, però, con il viso vicino a quello di lei, quasi come se un campo magnetico gli impedisse di allontanarsi di più. La guardò negli occhi e sorrise.

« Non ti lascio più. »
Aiko, ancora intontita da quel bacio, sorrise timidamente e si portò nuovamente la tazza alle labbra per assaggiare ancora un po' di quella sostanza che era stata la causa di quel bacio, la fonte del coraggio di Victor, la fine delle loro attese. Erano innamorati da tempo l'uno dell'altra, segretamente lo sapevano, ma nessuno di loro aveva mai avuto il coraggio di dichiararsi, tra uno scherzo e l'altro, mai avevano avuto l'occasione di provare a buttarsi, tra una risata e l'altra.

 

 

Aiko alzò il viso e incontrò con lo sguardo la sua chitarra; allungò un braccio e percorse una delle corde dello strumento per tutta la sua lunghezza, la fece vibrare e una nuova piccola lacrima prese il percorso che altre, prima di lei, avevano affrontato.

La ragazza sentiva ora un nodo alla gola, ma anche una nuova fiamma rinascere dentro di se.

Strinse per un'ultima volta le braccia attorno alle gambe, poi si alzò. Lentamente, uscì dalla sua camera e, passo dopo passo, si portò fuori dalla porta di casa.

 

 

Era un giorno come tanti, o almeno così sembrava. Aiko e Victor si sarebbero incontrati alla stazione per andare a fare un'escursione in campagna.

Entrambi amavano la natura e adoravano l'aria pura che si poteva assaporare tra le braccia degli alberi.

Aiko arrivò per prima alla stazione, portava il cestino con il pranzo con entrambe le mani davanti a se avendo paura di farlo cadere.
Nell'attesa, iniziò a guardarsi attorno e ad osservare i volti della gente; c'era chi era felice, chi no, chi rideva, chi piangeva, chi scherzava, chi era serio, chi fingeva di essere dispiaciuto per il semplice fatto di dover partire e abbandonare la città per un breve lasso di tempo.

Ad un tratto, lo sguardo della ragazza fu catturato da una coppietta, camminavano mano nella mano e sembravano essere davvero felici. Aiko sentì una strana sensazione nel petto. Il ragazzo della coppia si fermò, si portò davanti alla ragazza e cercò qualcosa nella sua giacca, impacciato.

La sua ragazza lo guardava con aria divertita, ma comprensiva.

Aiko riusciva a percepire le parole che i due si scambiavano, non erano troppo distanti da lei.

« Potrebbe sembrarti... Patetico, ecco... Ma è qui che ci siamo conosciuti, ricordi? - continuò a frugare nella giacca finché, finalmente, non riuscì a trovare quello che cercava. Cacciò fuori dalla giacca una piccola scatolina e s'inginocchiò davanti alla ragazza, portò la scatolina in alto e l'aprì mostrandone il contenuto. La ragazza sgranò gli occhi e si portò le mani alla bocca per coprire il sorriso che era nato sul suo volto. - Quindi... Vuoi sposarmi? »
Lei prima annuì con foga, poi, dopo che lui le aveva infilato l'anello al dito, trovò il coraggio di saltargli al collo e gridare un « Sì! » che rimbombò per tutta la stazione.

Aiko li guardava felice, per un attimo pensò a lei, a Victor e al loro rapporto e fu assalita dai dubbi.

Fin da quando era piccola, aveva sempre allontanato le persone che la facevano stare bene, troppo bene; aveva sempre pensato di non meritare la felicità che quelle persone le davano e Victor era la persona a cui teneva maggiormente, quella che la faceva stare meglio di tutti.

Aveva paura del tempo che passava, del futuro, paura di perderlo. Si morse il labbro inferiore e chiuse gli occhi.

Iniziava a pensare seriamente che Victor fosse troppo per lei, che il ragazzo avrebbe meritato di meglio, che la loro relazione non fosse giusta.

Quando il ragazzo arrivò, richiamò la sua attenzione poggiandole una mano sulla spalla, lei alzò lo sguardo e gli si strinse forte al petto, quasi come se, da quel momento in poi, non avrebbe potuto farlo mai più.

Victor ricambiò l'abbraccio.

« Sono felice anch'io di rivederti. »
Aiko sorrise. Per un attimo ebbe la tentazione di dire a Victor tutto quello che aveva pensato qualche secondo prima, ma decise di non farlo e di rimandare la discussione, spingendo tutti quei brutti pensieri in un angolino della sua mente.

I due passarono una giornata fantastica nella tranquillità della natura, si rincorrevano, ridevano, si nascondevano e giocavano come due bambini in preda all'euforia.

Mentre accadeva tutto questo, i dubbi di Aiko iniziarono a moltiplicarsi, diventando un peso troppo pesante da sopportare.

Era convinta che allontanarsi da lui fosse la cosa giusta, era convinta che, così facendo, lui sarebbe stato meglio.

Sentiva gli occhi bruciare, ma non voleva piangere, non lì, non davanti a lui.

Tornarono in città e, mentre Victor la stava accompagnando a casa, Aiko decise di dirgli tutto.
Si fermò all'improvviso e Victor, incuriosito da quel gesto, si girò verso di lei.

« Devo dirti una cosa... »
« Mh? »
Lei aveva iniziato a guardare in basso, pensava che non sarebbe riuscita a reggere lo sguardo penetrante del ragazzo.

« Io... Io credo che tu possa stare meglio senza di me. »
Victor storse leggermente il labbro, confuso da quell'affermazione, ma decise di aspettare che lei continuasse a parlare.

« Ho paura di tutto Vic, del tempo che passa, di ferirti, di perderti... E' per questo che... »
Victor non le lasciò il tempo di finire la frase, si girò e continuò a camminare.

Aiko rimase spiazzata da quel gesto, la voce le morì in gola, le lacrime andarono ad offuscare la sua vista. Ricominciò a camminare lentamente, sforzandosi di mettere un piede davanti all'altro senza inciampare.

Lei voleva scappare, lui l'aveva lasciata andare.

 

 

Ormai, era passata una settimana dall'ultima volta che Aiko aveva visto Victor, non aveva più fissato i suoi occhi, non aveva più assaggiato le sue labbra, non aveva più riso in sua compagnia.

Lei aveva cercato di rivederlo, aveva provato a tornare da lui, ma era come se lui avesse passato i giorni interi a nascondersi da lei, si era resa conto di aver detto tante cose stupide, di essere stata una stupida, ma il comportamento di lui l'aveva delusa amaramente.

« Non ti lascio più. » aveva detto quella volta a casa sua, con la cioccolata tra le mani. Aiko avrebbe potuto seriamente pensare che quelle parole fossero state indirizzate alla tazza fumante e non a lei, perché Victor in quel momento non era lì, era sparito nel nulla, si era girato e aveva iniziato a camminare in avanti, come se non l'avesse mai conosciuta, come se non ci fosse mai stato niente tra di loro.

Ora lei soffriva. Soffriva molto, ma quella melodia le aveva dato il coraggio per andarlo a cercare, di nuovo, in un ultimo disperato tentativo.

Aveva bisogno di lui.

Doveva trovarlo.

Ma da dove iniziare?
Pensò di dirigersi verso casa sua, ma una volta lì, cosa gli avrebbe detto?
Il pensiero di poter fare anche solo un altro passo sbagliato la torturava, ma si fece forza e iniziò il suo tragitto, destinato ad essere interrotto bruscamente da una petulante amica che stava andando a casa di Aiko.

« Che ci fai qui? »
« Hana, per favore... »
« No, vieni con me. »
Hana le afferrò un polso e la trascinò dietro di se per qualche centinaia di metri, poi si arrestò bruscamente.

Hana cacciò fuori dalla sua borsetta una benda e la legò attorno agli occhi di Aiko, così da impedirle la vista.
Aiko era alquanto confusa.

Corsero per un lasso di tempo che per Aiko sembrò essere infinito ma, finalmente, giunsero a destinazione.
Hana le lasciò il polso e scappò via, ma questo Aiko non lo sapeva.
Si sentì afferrata per lo stesso polso che, fino a qualche secondo prima, era stato afferrato da Hana e non sospettò minimamente che Hana non fosse lì.

Si sentiva stranamente nervosa, ma seguì le indicazioni datole da colui o colei che le stringeva il polso.

Venne bruscamente fermata e afferrata per le spalle.

« Hana, che combini? »
Nell'arco di pochi secondi fu rapita da un bacio, un bacio che le rivelò subito l'identità di chi le stava affianco: Victor.

Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare, la sensazione che provava era indescrivibile. Si sentiva leggera, superiore al mondo, lei aveva le ali e poteva volare, riusciva a volare se lui era con lei. S'immaginò con lui, mano nella mano, a fluttuare tra le morbide nuvole tinte di rosa dai colori del cielo al tramonto; il terrore che provava sparì completamente, si sentiva sicura e in quel momento capì di star facendo la scelta giusta. Prese la nuca di lui tra le mani e lo strinse a se, non avrebbe mai voluto scappare via e si promise che non l'avrebbe fatto mai più.

Interruppe quel bacio dolcemente e si strinse forte al petto di lui, una lacrima le rigò il viso, un sorriso le illuminò il volto.

Victor le sciolse la benda e la strinse a se.

« Non scappare più da me, Vic. »
Victor la strinse ancora di più tra le braccia e chiuse gli occhi.

« Te l'ho detto. Non ti lascio più. Mai più. »
In qualche modo, sentiva anche lui di aver sbagliato quella sera, quando si era voltato ed era scappato via.

Ma sapeva che non avrebbe più sbagliato, non con lei.

Perché lui l'avrebbe sempre protetta, perfino da se stesso.

Perfino da se stessa.

Dopo tutto, come il suo nome suggeriva, lei era Aiko, la sua bambina, la sua piccola, la figlia dell'amore e come tale aveva bisogno di tanto affetto.*
 

 

« Ti amerò per sempre, Aiko. »

Il cuore di lei ritornò a vivere, a battere come avrebbe sempre dovuto fare, il suo cuore era complice della felicità che, in quell'istante, aveva ripreso a crescere dentro di loro.

 

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Note: *Aiko è un nome giapponese formato da (ai) "amore, affetto" e(ko) "bambino". Io ho deciso di adattare il nome alla storia, interpretandolo a modo mio.

  
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