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Autore: _mandragola_    24/07/2014    1 recensioni
Una donna misteriosa presente un orribile caso di omicidio alla giovane Demethra Schubert, agente novella della sezione di Unità di Analisi Comportamentale dell'FBI. Giovani donne uccise e messe in posa per dare un chiaro messaggio agli agenti e, come se non bastasse, scritto con il sangue sul muro c'è la sezione esatta dove la squadra di Demethra lavora. Gli omicidi continuano, la caccia all'uomo diventa sempre più frenetica e il bisogno di catturare l'assassino sempre più urgente: la violenza crescente dimostra che sta degenerando ad un ritmo incontrollato...
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Dixon chiuse il cellulare e fece cenno ad Alex di risalire in macchina. Lei era ancora pensierosa sul breve incontro che avevano avuto con la signora Ramirez, non si era nemmeno accorta che il sole era tramontato da un bel pezzo. Salì in macchina.
«Dovete scusare mio marito, ma non ha mai accettato il fatto che sua figlia si prostituisse.», aveva esordito Angela Ramirez. «Nemmeno io, a dir la verità, ma ora che è morta...»
«Come giustificava i soldi che portava a casa?»
«Diceva di lavorare in questo bar come cameriera.»
«E lei come ha scoperto che stava mentendo?»
«Un giorno ho imboccato una strada di quel quartiere per andare da una mia amica che vive poco lontano e l'ho vista.»
Alexandra annuì. Poteva solo immaginare cosa avesse provato nel vedere la figlia ridotta in quel modo. «Come avete reagito lei e suo marito?»
«Mio marito si è arrabbiato parecchio, così tanto che non ha reagito alla notizia della sua morte. Io mi sono sentita inadeguata... come madre, come donna...»
Angela iniziò a piangere a dirotto, scuotendo comunque la testa quando Dixon le chiese se volesse smettere di parlarne.
«Ora mi dedico completamente a mio figlio Gideon. Mi impegno a dargli un'educazione completa e a mettere qualche soldo da parte per il suo futuro.»
Alex annuì e la salutò con un cenno quando disse che avrebbe dovuto trovarsi a casa tra meno di cinque minuti. Leonard la ringraziò per la collaborazione, comunque deluso dall'aver fatto un buco nell'acqua.

«Va bene, arriviamo. Alex?»
Lei scosse la testa e si riprese in men che non si dica. «Alex, abbiamo un nuovo cadavere.»
«Di già? Non sono nemmeno passati due giorni dall'ultimo.»
«Aumenta il ritmo, ha bisogno di uccidere. Degenera.»
«Cosa ci dobbiamo aspettare ora? Altre budella di fuori?»
«Da quanto mi hanno detto il cadavere non si trova in buonissimo stato. Ma vedremo quando arriveremo, chiamo il resto della squadra.»

Demethra arrivò mentre gli agenti di polizia sistemavano le lampade per illuminare la scena del crimine. Non aveva mai visto una cosa del genere, ma non si scompose più di tanto. Lavorava lì da meno tempo degli altri eppure aveva lo stomaco più forte di tutti loro messi assieme.
Leonard Dixon si avvicinò a lei: «Va tutto bene, Schubert?»
«Sì, signore. Tutto bene.»
«Forza, sei una pivella in gamba. Guardati attorno, fa' ciò per cui sei pagata. Perché l'ha fatto? Qualche idea?»
Lei fece qualche passo verso il cadavere mutilato. Conosceva la procedura. «Giovane donna caucasica, ventenne, probabilmente. Ha occhi castani e capelli ricci castani mediamente lunghi.», iniziò, mentre Dixon le andava dietro con un registratore. Ascoltava sempre con interesse ciò che la ragazza riusciva a comprendere dalla scena del crimine e lasciava parlare sempre lei per i nastri che descrivevano il cadavere e il resto, da conservare negli archivi. I suoi sforzi di cancellare l'accento che si portava dietro dalla sua terra natia avevano fatto in modo che scandisse per bene ogni parola, anche quando parlava in preda all'agitazione. Era perfetta per le registrazioni. «Il cadavere è stato lasciato vicino ad un cassonetto in una zona abitata alle... ventuno e sette. Scoperto probabilmente da un tossicodipendente che voleva trovare un posticino tranquillo dove farsi.»
Demethra deglutì, guardando gli occhi opachi della donna. «Il cadavere è stato mutilato e segnato da numerose X dappertutto. La parte dall'addome in giù è stata recisa con un colpo secco e particolarmente violento, forse per mezzo di una motosega, o peggio, di un'accetta. E' retta da dietro con un'impalcatura fatta di assi di legno accuratamente intagliate. Sul viso ha il solito rossetto di sangue e due pezzi di metallo che tengono accuratamente la bocca alzata in un mezzo sorriso. Le braccia sono giunte ad altezza del ventre, gli occhi spalancati. Eccezion fatta per il velo trasparente adagiato sul capo, è nuda.»
Dixon spense il registratore e annuì soddisfatto. «Qualche idea?», le ripeté. Ma lei, in quel momento, non lo sentì. Aveva trovato un foglietto ripiegato legato alla nuca della ragazza. Lo aprì con cura, era un foglio scritto a macchina, alcune parole scritte in maiuscolo saltavano all'occhio fin da subito. Appena ebbe finito di leggerlo ebbe un tremito così evidente da far allarmare perfino Leonard. Le chiese cosa ci fosse di così strano scritto in quella lettera e lei chiamò il nome di Matthew con la voce che le tremava. Appena il ragazzo si avvicinò e chiese cosa le fosse successo lei gli rispose con un'altra domanda: «A chi hai detto del mio esame psicologico di due anni fa?»
Lui la guardò assente. «A nessuno, perché?»
Porse la lettera al suo capo, che la lesse ad alta voce.


 

«“Cara signorina Schubert,
devo dire che sei la persona più interessante della squadra. Mi hanno riferito alcune tue caratteristiche che tutti gli altri chiamano DIFETTI, ma che io considero enormi PREGI. Mi dispiace solo che tu debba lavorare in una squadra del genere e non in una squadra... di un altro tipo. Ma in fondo hai fatto una bella scelta: chi se non un pazzo può comprendere meglio un altro pazzo? O, nel nostro caso, chi, se non una POTENZIALE ASSASSINA può comprendere un altro assassino? Se non credi che sappia i tuoi meravigliosi pregi, te li elenco così come erano scritti in quell'orrenda cosa che è la perizia psichiatrica che hai dovuto fare qualche anno fa...”»

   
 
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