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Autore: KiarettaScrittrice92    25/07/2014    7 recensioni
Ho deciso di raccogliere qui tutte le mie vecchie e future one-shot di Detective Conan.
Chiedo scusa se ho eliminato quelle vecchie con tutti gli splendidi commenti dei miei lettori, ma spero che questa raccolta riceverà altrettanti commenti e consigli stupendi.
P.S. Alcune informazioni della ff le ho messe in evenienza a one-shot future, quindi non vi scandalizzate XD
Genere: Romantico, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Kaito Kuroba/Shinichi Kudo, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ti prego non ti sposare

 

«Come sarebbe a dire che non puoi? – urlò furioso il ragazzo – Ho aspettato dieci maledettissimi anni che arrivasse questo momento, e ora mi dici che non puoi?»
«Te l’ho spiegato! È impossibile: è passato troppo tempo dall’assunzione della pillola, non farebbe alcun effetto, non quello che ho fatto finora.» rispose la ragazza di fronte a lui con aria dispiaciuta.
«Ma domani Ran si sposa! Non posso lasciarglielo fare!» urlò ancora.
«Shinichi mi dispiace…» cercò di dire, mentre il ragazzo sospirava rumorosamente.
«È inutile che mi chiami Shinichi… Rimarrò Conan a vita, no? Tanto vale che me ne faccia una ragione…» disse, la sua voce all’improvviso era diventata triste.
Senza rivolgere neanche un saluto alla ragazza si voltò e uscì da casa del dottor Agasa, lasciandola da sola. Era inutile sperare che si rassegnasse all’idea di perdere Ran, quella donna dai capelli bruni e gli occhi color del cielo mattutino era ormai nel cuore di quel ragazzo da anni e lei non avrebbe mai potuto sostituirla.
Eppure non poteva vederlo in quel modo: non avrebbe sopportato di vedere il suo Shinichi in quello stato per tutta la vita, nel vedere la donna della sua vita con un altro. Lei avrebbe potuto vivere con quel dolore, l’aveva sempre fatto, ma lui no. Cosa poteva fare per non farlo più soffrire?
 

Entrò in casa sua, non sapeva perché l’aveva fatto, forse per far finta che quei dieci anni non fossero passati, che lui aveva diciassette anni per la prima volta. Si buttò sul divano e vide la spia rossa della segreteria lampeggiare. Premette il tasto per sentire la registrazione e subito il suo cuore si fermò nel sentire quella voce: singhiozzava, stava singhiozzando mentre diceva quelle parole.
«Shinichi… è la tua ultima occasione… Ti prego maledizione rispondi… Io domani mi sposo… Se quello che mi hai detto a Londra dieci anni fa vale ancora qualcosa allora chiamami…»
Il ragazzo si schiaffò il cuscino sulla faccia infuriato e lanciò un urlo, che risultò ovattato dalla stoffa del cuscino.
Come poteva chiamarla? Era già da qualche anno che non la poteva più chiamare, la voce dello Shinichi adulto doveva essere diversa da quella dello Shinichi diciassettenne e, non sapendo in che modo sarebbe cambiata la voce, non poteva usare il farfallino. Oltretutto il giorno prima aveva fatto l’errore più grande della sua vita, mandandole un messaggio di congratulazioni per il suo matrimonio. Ma cos’altro avrebbe potuto fare? Dirle di non sposarsi? Dirle che per dieci anni le aveva mentito su tutto? Cinque anni prima, quando l’organizzazione fu sconfitta era stato sul punto di dirglielo, ma la paura di perderla per sempre l’aveva bloccato, ma ora la stava perdendo lo stesso. Cosa doveva fare?
Ad un tratto il cellulare nella sua tasca squillò, lesse il nome sul display e di nuovo tornò quella sensazione di disagio. Premette il tasto verde e rispose:
«Ran-neechan hai bisogno di qualcosa?»
«Conan-kun sei in ritardo!» sbraitò invece Sonoko dall’altro capo del telefono.
«Oh cavolo! Arrivo subito!» esclamò, per poi chiudere la chiamata e uscire di corsa da villa Kudo, per poi fiondarsi a casa di Sonoko.
Arrivò lì col fiato corto, suonando il campanello, subito dopo una bella donna con i lunghi capelli biondi che le cadevano sulla spalla gli andò ad aprire. Era assurdo quanto Sonoko fosse diventata davvero bella crescendo, niente però al confronto della sua migliore amica.
Il ragazzo ebbe appena il tempo di entrare all’ingresso di casa che la vide. Era splendida: quel vestito di raso bianco aderente al corpo perfetto che si allargava sui fianchi, le spalline di pizzo stavano in orizzontale coprendole l'avambraccio, le scarpe col tacco la rendevano leggermente più alta. Il viso stupendo e ormai maturo da donna perfettamente truccato era semi nascosto dal velo, retto sulla testa da una coroncina in argento.
«Come sto?» chiese mentre le sue guance s’imporporavano.
«Sei stupenda!» rispose lui senza riuscire a dire altro.
«Bene, allora è tutto pronto! Ran cambiati così conserviamo tutto. Conan posso parlarti?» disse Sonoko tutto d’un fiato, trascinando il ragazzo in un’altra stanza.
«Mi dici che intenzioni hai? Se non fai qualcosa la perderai per sempre!» disse non appena furono soli; era da un sacco che Sonoko sapeva, dalla sua ultima trasformazione sei anni prima: l’aveva visto tornare Conan e lui le aveva fatto giurare di non dire nulla a Ran.
«Cosa dovrei fare? Non posso dirle la verità, la perderei comunque. Almeno in questo modo rimarrò sempre vicino a lei senza che mi odi.»
«Non odierà Conan, ma odierà comunque Shinichi! E poi vuoi dirmi che sopporterai di vederla tra le braccia di Ryan per tutta la vita? – lui rimase zitto, non sapendo assolutamente che rispondere – Ecco appunto… Ascolta io ho giurato di non dire niente e non mancherò al mio giuramento, ma non permettere che il primo belloccio venuto dall’America ti rubi sotto il naso la ragazza della tua vita. Te ne pentirai per tutta la tua esistenza!» concluse per poi andarsene e lasciarlo da solo.


Il grande giorno arrivò in fretta, anche troppo in fretta per i gusti di Conan. Si era appena infilato la giacca blu scuro, perfettamente intonata coi pantaloni, ed inforcò gli occhiali: quei maledetti occhiali che celavano la sua identità, sospirando esasperato. Sarebbe riuscito a fingere così tanto? Sarebbe riuscito ad essere felice in un giorno del genere? Scosse la testa. Doveva essere felice, doveva esserlo per Ran. Con uno sforzo immane tirò su i due angoli della bocca e uscì dalla sua stanza.
Ad aspettarlo fuori c’era Yukiko che, come a voler aumentare la sua frustrazione, lo guardava con uno sguardo rassicurante e quasi di compassione.
«Come stai?» gli chiese aggiustandogli il colletto della camicia.
«Benissimo mamma! E ora andiamo che siamo in ritardo.» rispose lui con tono scontroso, per poi allontanarsi dalla donna.


Tutti gli invitati e lo sposo erano davanti alla chiesa ad attendere di entrare poco prima dell’arrivo della sposa. Ancora mancava una buona mezz’ora all’inizio della cerimonia perciò erano tutti fuori a godersi quella bella giornata di sole.
«Conan che ti prende?» chiese Ayumi rivolgendosi all’amico.
Lui alzò lo sguardo. Era bellissima: il vestito rosa confetto le fasciava solo l’indispensabile del suo bel corpo da adolescente.
«Niente Ayumi…» rispose tornando poi a guardare il vuoto.
Non passò che qualche minuto che la voce di Ayumi lo distolse nuovamente dalla sua depressione solitaria.
«Ai ma come diavolo…?»
Il ragazzo rialzò lo sguardo. Davanti a lui c’era Ai, ma non era vestita per il matrimonio, anzi indossava un paio di jeans e una camicetta abbottonata male, come se si fosse vestita di corsa; i capelli erano spettinati e i suoi occhi verdi erano marcati da un paio di occhiaie.
«Ai che cavolo è successo?» chiese sconvolto, ma lei, senza fiatare, lo prese per il braccio e lo trascinò lontano dalla folla.
Solamente quando furono lontani la ragazza aprì la mano che non gli teneva il braccio, mostrando una capsula bianca.
«Questa è tua… Ci ho passato tutta la notte e tutta stamattina per crearla, ma ora credo che sia pronta.»
Il ragazzo rimase con la bocca spalancata e gli occhi sgranati per qualche secondo guardando quella piccola pillola, poi spostò lo sguardo sulla ragazza che gli stava sorridendo. Preso da un moto di gioia l’abbracciò con foga.
«Grazie, grazie, grazie!» disse senza trovare altre parole.
«Sì, sì, prego! – disse lei staccandosi dall’abbraccio – E ora muoviti! In macchina c’è il dottor Agasa con l’acqua e un nuovo abito. Vai, torna adulto e riprenderti la tua Ran!»
«So esattamente cosa fare! Grazie mille davvero… Non saprò mai come ringraziarti.» concluse poi, correndo verso il maggiolone giallo del dottor Agasa parcheggiato lontano da occhi indiscreti.
La ragazza tirò un sorriso: non serviva ringraziarla, bastava rivedere la gioia nei suoi occhi, quello era il regalo migliore.


La cerimonia era iniziata da poco. Ran era entrata già da più di qualche minuto in chiesa accompagnata da un elegantissimo Kogoro e dalla classica marcia nuziale. Quando arrivò la fatidica domanda.
«Se c’è qualcuno contrario a questo matrimonio parli ora o taccia per sempre.» disse il reverendo.
Proprio in quel momento la voce di un uomo echeggiò nella chiesa: proveniva dagli alto parlanti e tutti i presenti, compresi gli sposi, iniziarono a guardarsi intorno per capire chi fosse a parlare.
«Pensi davvero che avrei smesso di amarti Ran? Io non posso vivere neanche un giorno senza di te. Conoscerti e starti vicino è stata la cosa più bella che potesse capitarmi. Ti ho vista ridere, ti ho vista piangere, ti ho vista infuriarti, ti ho vista scherzare. E sai qual è la cosa migliore di tutto questo? Che mi piaci proprio così come sei. Mi piaci perché sei sensibile e sai capire al volo le persone. Mi piaci perché sei combattiva, ma come tutti soffri. Mi piaci perché faresti di tutto per la gente che ami. E io ho fatto l’errore più grande della mia vita ad allontanarmi da te.»
Ran aveva già le lacrime agli occhi, e continuava a guardarsi intorno, poi ad un tratto lo vide uscire da una porta laterale in fondo alla chiesa e avvicinarsi lentamente all’altare dove si trovavano lei e Ryan. Sembrava un’altra persona: lei si ricordava il ragazzo sveglio e aitante, ma ad avvicinarsi a lei era un uomo con un accenno di baffi scuri sotto il naso, eppure non avrebbe mai potuto confondere quegli occhi azzurri come l’oceano con quelli di nessun altro.
«Lo so che non è il momento adatto per chiedertelo, ma lo farò comunque, in modo che tutti ne siano testimoni.» disse tenendo il microfono in mano e continuando a camminare.
Appena fu davanti a lei s’inginocchio e proseguì.
«Ran Mouri vuoi sposarmi?»
A quelle parole i parenti dello sposo e il parroco rimasero basiti e sconvolti, mentre tutti gli invitati da parte di Ran esplosero in un fragoroso applauso, mentre Ran, continuando a piangere, senza riuscire a fermare le lacrime fece sì con la testa.

 

Angolo dell'autore:
28/01/14

È vero, l'idea mi è venuta guardando un pezzo dell'OAV "10 anni dopo", ma vi assicuro che non volevo assolutamente copiarlo.
Oltretutto questa è la mia prima vera one-shot quindi vi prego non scannatemi XD
Spero davvero vi piaccia, perché ci ho messo tanto impegno ^^
Un bacione da me e dal mio onii-san Kaito ;)
KiarettaKid

  
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