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Autore: ifeelconnection    25/07/2014    3 recensioni
Trailer ff (solo dal pc) : https://www.youtube.com/watch?v=Qo_-XTvXL18&list=UUkTpHJdJ_jh70flk4GhRISg
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E’ l’ultima settimana al Norwest Christian College e Juliet non potrebbe essere più contenta. Con lei c’è Ashton, tra loro c’è sempre stato feeling , ma Ashton e Juliet sono come la corrente elettrica: non sai mai quando può saltare. Una sera si rendono conto che c’è qualcosa di sbagliato nel loro amore, un filo invisibile che li lega, troppo stretto per lasciarli andare ma troppo lungo Poi ci sono Luke e Violet: non sono amici, non sono fidanzati, non sono da etichettare, non ce n’è bisogno. Luke ed Ashton sono in una band, i 5 Seconds of Summer, con Calum e Michael. Calum è un Romeo, ma forse le cose non devono andare come vorrebbe. Michael invece non si fa capire da nessuno, tranne che da Violet. In quel giorno di Gennaio le cose cambiano,quel pomeriggio arriva : forte , terribile , inevitabile. Sarà una lotta tra vita e morte per salvare loro stessi. Le convinzioni saranno stravolte, dovranno combattere per riavere quello che erano e faranno i conti con qualcosa di più grande. Rimane solo una certezza: la loro musica. Avranno il coraggio di ricomciare?
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Feeling Connected

I miss you


ATTENZIONE! Presenza di contenuti forti!









 
 
Giorno 1, settimana 1. Violet Hudson: sopravvissuta.

"Hello there, the angel from my nightmare."
Luke.
La prima cosa che vidi quando aprii gli occhi su quel cielo, di un azzurro tanto intenso e familiare, quasi doloroso.
Luke. 
Avrei tanto voluto che quello fosse stato un incubo. Le onde, l'insopportabile rumore dell'acqua che vorticava ,e Luke , e Michael.
L'angelo del mio incubo. Perché quello doveva essere un incubo.
"The shadow in the background of the morgue"
Cadaveri, chissá quanti ce n'erano intorno a me, non avevo il coraggio di guardare, per paura di vedere la sua ombra sul loro viso, per paura di trovarlo tra di loro. L'ultimo pensiero prima di cadere e il primo al mio risveglio, l'ombra sullo sfondo.
"The unsuspecting victim of darkness in the valley"
Della canzone che passava nella mia testa era il verso che mi spaventava di piú , e se lui fosse stato davvero la vittima inaspettata? Se l'oscuritá di cui avevo paura fosse stata l'acqua che mi aveva portato via da lui, insieme alla mia stupiditá , a una stupida bugia? No, l' unica cosa che lo aveva ucciso, ero stata io, io e la mia voglia di evitarmi i problemi. 'Mi stai uccidendo Violet.' E forse era vero, forse aveva ragione.
"We can live like Jack and Sally if we want"
Vivere. Non sapevo piú se quel verbo avrebbe avuto senso. Eravamo vivi? Era vivo? Doveva esserlo, come lo ero io. Ero sicura di essere viva, i morti non provano sensazioni, la mancanza di Luke non mi avrebbe fatto cosí male se fossi stata morta, perché era questo, era per questo che la canzone passava nella mia testa, come a ricordarmi quali erano i miei sentimenti, cosa dovevo passare per sentirlo vicino. La mancanza mi faceva sentire di averlo vicino, che lui c'era, in qualsiasi angolo della mia mente. Forse era stata la voglia di spiegare tutto a salvarmi , a tenermi vicina a lui.
"Where you can always find me"
Mi sollevai, rivolgendo gli occhi all'oceano. Dove avrebbe sempre potuto trovarmi. Suppongo che avrebbe potuto farlo dove lo facevo io, nella mia mente. Come un pensiero fisso, la paura e la convinzione che in quello che ci aveva portati via mancava qualcosa, mancava lui e mancavo io. Sola, a guardare le onde che mi ricordavano il momento in cui mi avevano tolto l'unica persona che davvero volevo accanto, l'unica persona a cui dovevo delle scuse , prima ancora che a me stessa. E allora guardavo l'oceano, quello che ci separava , e il posto dove avrebbe sempre potuto trovarmi.
"We'll have Halloween on Christmas"
Avremmo avuto tutto al contrario, senza sapere dove mi trovassi, che ore fossero, se lui fosse vivo. Halloween e Natale, un po' come me e Luke. Se si scambiano le feste cosa succede, cosa succede a stravolgere gli equilibri? Nasciamo noi, uniti oppure separati.
" And in the night we'll wish this never ends"
Solo se fossimo stati insieme, solo in quel caso avrei desiderato che non finisse mai. E adesso , sola, l'unica parte che si rivelava vera di quel verso era la notte. La notte che si avvicinava, a giudicare dal colore del cielo, un'altra notte a separarci. 
"We'll wish this never ends"
Eccome se avrei desiderato che finisse, lo avrei voluto con tutta me stessa. Che finisse tutto quanto, tutto quello che era intorno a me, la solitudine per prima cosa. I sensi di colpa, poi. E infine quel dannato silenzio intorno a me, un silenzio dato dall'immobilitá dell'acqua, che appariva ferma rispetto a quello che avevo io dentro. Nulla si muoveva, non le foglie o qualche animale. L'unica voce che sentivo era la sua, mentre cantava quella canzone e mi ripeteva che lo stavo uccidendo. Forse lo stavamo facendo a vicenda, forse era tutto sbagliato, io e la mia assurda mania di tenermi lontana dalle sensazioni troppo forti in primis. Forse sarebbe stato meglio che noi non ci fossimo mai stati, cosí che quella parte di me avrebbe evitato di uccidersi con i pensieri adesso.
Ma non mi importava, se la punizione era lui come pensiero fisso, me la sarei tenuta.
"I miss you"
La sua mancanza, il vuoto che mi stavo scavando da sola, perché lui lo riempiva, il suo pensiero.
"I miss you"
Ma non avrei pianto, non si meritava di 'vedermi' piangere, sapevo quanto altro male gli avrei fatto, e poi mi aveva sempre detto che gli piaceva il mio sorriso, glielo dovevo.
Mi alzai in piedi, segno che stavo bene, almeno fisicamente.
Presi a camminare, ma fui costretta a crollare in ginocchio quando vidi un cadavere. Un ragazzo, capelli biondo chiaro, occhi spalancati e bianchi come delle perle, non era piú in questo mondo. Non una goccia di sangue sui suoi vestiti, sul suo viso. Lo stesso oceano, quello che doveva aver portato via il colore dei suoi occhi con la sua vita, lo aveva tradito, cosa aveva fatto di male? Cosa avevamo fatto noi di male, tutti? A lui aveva portato via tutto, la vita, e lo aveva portato via a qualcuno, chissá a chi.
A me aveva portato via tutto quello che mi serviva per vivere, tranne il mio respiro. La mia famiglia, forse la mia casa, i miei amici, la mia cittá, lui. Era cosí egoista pensare che nonostante io fossi viva, mi fosse rimasto esattamente ció che rimaneva a lui? Si, lo era. Perché io avrei potuto cercarli, avrei potuto continuare a vivere, anche se non so per quanto, su quella spiaggia deserta. Abbandonai la fredda mano del ragazzo, che avevo preso, incurante del fatto che fosse morto, come se lui potesse capirmi, come se potesse farmi forza. Non lo avrei piú guardato, avevo condiviso con lui il mio dolore, che era esattamente l'ultima cosa che avrei potuto fare. Mi alzai in piedi e andai a buttarmi in acqua, il sale che bruciava sui miei tagli, che anche se non erano molti mi ricordavano che cosa avessi passato e che l'oceano non mi faceva paura adesso, era quello che mi separava da tutto e quello che mi ci avrebbe riportato.
Uscita dalle quasi immobili onde, mentre la luna illuminava la spiaggia che non conoscevo, le parole mi vennero spontanee, come se non le avessi nemmeno pensate, tanto erano vere
"Mi manchi, Luke."




Giorno 1, settimana 1. Luke Hemmings: sopravvissuto.

"Where are you?"
Dov'erano tutti? Dov'era mia sorella, dov'erano Calum e Ashton e Michael? E i miei genitori? E lei. Dov'era Violet? Ero solo, solo in quella spiaggia cosí affollata, con bambini che piangevano, altri che tentavano di cercare i loro famigliari. Vivi e morti, la spiaggia era un piccolo cimitero a cielo aperto. Io avevo guardato tutta quella gente, li avevo guardati tutti, vivi e morti. Non c'era nessuno di loro, ne ero sicuro. E non erano morti, me lo sentivo. Erano vivi. Anche lei, lo sapevo.
"And I'm so sorry"
E mi dispiaceva. Mi dispiaceva cosí tanto , che ho pensato sarei impazzito. Non l'avevo lasciata parlare, acciecato dalla rabbia e dalla delusione. E adesso mi sentivo in colpa,  chissá quando l'avrei rivista. E adesso lei sarebbe stata a tormentarsi, di dovermi delle scuse, e me ne doveva, ma non era la sola a doversi scusare, ero io adesso ad avere rimpianti.
"I cannot sleep, i cannot dream tonight"
E infatti non dormii quella notte. Non avrei dormito per molte notti. Ma avrei sognato,ad occhi aperti magari . Li avrei sognati uno ad uno, le loro espressioni, la loro risata. Perché quello che era successo non mi avrebbe impedito di tornare da loro, assolutamente no. Non mi avrebbe impedito di tornare da lei e dirle tutto, e di litigare, nella consapevolezza che sarebbe stata la litigata piú bella, perché lei era lí. 
"I need somebody and always" 
Avevo davvero bisogno di qualcuno. Di sapere che qualcuno di loro era lí, che lei era lí. Che lei fosse stata non solo nei miei pensieri, ma anche nelle mie braccia . E ci pensavo sempre a quanto sarebbe stato bello averla lí, per dirle che anche se non era vero , andava tutto bene, fino a che eravamo insieme, ci saremmo fatti forza a vicenda, visto che io ero paradossalmente solo e anche lei lo era, per quanta gente volesse avere anche lei intorno. Sapevo che mi stava cercando.
"This sick strange darkness"
Quell'oscuritá che ci aveva divisi , che ci teneva vicini ogni notte. Ma era malata, morbosa e strana ,l'oscuritá. Sembrava volersi prendere tutto, tranne le paure, che non faceva altro che amplificare. E la mia principale paura era che quegli attimi fossero eterni, che il dolore in petto , cosí come quello alla testa, non sarebbe mai passato.
"Comes creeping on , so haunting every time"
Tutto quello che mi rimaneva da fare, era cantare.  Nella mia testa ovviamente, perché di cantare con la voce non ne avevo la forza, riuscivo appena a respirare bene, come se quell' oscuritá avesse cacciato me e mi avesse lasciato il segno di quella caccia, una voragine in tutti i sensi, e non sapevo quale fosse piú doloroso.
"And as I stared I counted"
E mentre fissavo il vuoto così pieno di persone contavo. Contavo da quanto tempo ero solo, senza lei, senza loro. Contavo e non finivo mai. Se avessi continuato così, sarei arrivato ad un punto in cui non sapevo più se esistessero altri numeri per esprimere la mia solitudine.
“The webs from all the spiders, catching things and eating their insides.”
Il dolore al petto aumentava. Pensai che non fosse solo dovuto al dolore fisico. Non mi sarei mai perdonato quello che avevo detto a Violet e a Michael. Ma soprattutto, non mi sarei mai dimenticato il modo disperato in cui lei piangeva, come se sapesse che tutto questo stava per succedere. E la sua mano che si avvicinava a me, come se volesse salutarmi, tenermi stretto. Come se sapere di essere vicini, le avrebbe addolcito il naufragio.
“Like indecision to call you and hear your voice of treason.”
E se avessi potuto, l’avrei chiamata. L’avrei sentita parlare fino alla morte. E mi spezzava il cuore il fatto che forse non l’avrei sentita parlare mai più. E mi spaventava dimenticare il suono della sua voce. Come la sensazione della sue labbra sulle mie e stringerla forte.
“Will you come home and stop this pain tonight, stop this pain tonight”
Tornerà mai a casa? Tornerà mai da me?
Non volevo sembrare esagerato. Però ne ero sicuro. Senza di lei vivevo nell’inferno. E se solo fosse stata qui, in mezzo a questo casino, tra la vita e la morte, io mi sarei sentito a casa. E non mi ero mai reso conto di quanto fosse indispensabile per me, fino a che non la persi.
“Don’t waste your time on me. You’re already the voice inside my head: I miss you, I miss you.”
Mi mancava. Mi mancava e non potevo fare a meno di odiare tutto per averci separati.

Sospirai e decisi che per il momentro avevo pensato troppo. Osservai a lungo la gente, cercando di capire dalle loro espressioni quanto stessero bene. Che poi, nessuno in quella condizione, poteva stare bene. Quanto meno, chi di loro stesse meglio di me. Ancora, stavo pensando troppo. Ripresi ad osservare la folla. Un bambino che piangeva, il corpo pieno di lividi. Piangeva e mi chiesi dove fosse sua madre. Non c’era. Era solo. Avrà avuto tra sì e no 8 anni. Trasalii. Persone che si abbracciavano, ritrovandosi. Alcune piangevano e sorridevano, allo stesso tempo. Si stringevano così forte  che percepii l’amore anche io, lontano da loro. Cadaveri. La pelle era pallida e doveva essere pressochè fredda e dura. Non avevano più sangue da versare, non avevano più luce negli occhi, non avevano più nulla. Le palpebre alzate che davano il voltastomaco, gli occhi orribilmente spalancati, spenti, vuoti. E anche se facevo di tutto per fermare la raffica di pensieri terribili che attraversavano la mia mente, non ci riuscii e mi lasciai abbandonare alla paura.
E se tra quei cadaveri, lontano da me, ci fossero stati i miei amici, la mia famiglia… Violet? Ma non poteva essere così. Non doveva essre così. Io la sentivo. Io la sentivo, quella connessione. Loro erano sopravvissuti. Sentivo l’intensità della loro paura e la voglia di soppravvivere. No, le fantasie non possono essere talmente reali come quella sensazione.
La folla attorno a me si girò meccanicamente nella stessa direzione, catturata da qualcosa che non potevo vedere. Qualche minuto più tardi, anche verso di me vidi giungere, correndo, una squadra attrezzatissima di soccorritori e medici. Dovevo essere messo piuttosto male, a giudicare dagli sguardi che mi rivolgevano i dottori e le persone attorno a me. Li vidi sussurrarsi qualcosa all’orecchio e gli occhi velarsi di orrore.
Cercai di alzarmi a mia volta, ma la fitta al petto mi costrinse a non muovere più un muscolo. Era stata come una pugnalata ai polmoni. Il fiato mi mancò e per quanto mi sforzassi, la vista mi si oscurò completamente e fui preso dal panico. Nonostante le difficoltà, dovevo aver urlato perché sentii la presenza di tre o quattro medici vicino a me.
Cercai di prendere fiato, spalancai gli occhi maggiormente senza risultati. Non vedevo, non respiravo.
Sentii delle mani poggiarsi sul mio braccio e premere piano, cercando di svegliarmi da quello stato di trance.
“Ragazzo? Ragazzo, come ti senti?” disse un uomo con voce dura e professionale, ma che non riuscì a trattenere un velo di preoccupazione. “Sta per svenire, dobbiamo portarlo in ospedale.” Asserì fermo al collega, probabilmente al suo fianco.
“Mi mancano. Loro.” Sospirai allarmato, senza nemmeno credere di riuscire a parlare, visto che mi sentivo risucchiato senza ossigeno.
“Violet. Mi manca.”
Fu l’ultima frase prima che il dolore mi trascinasse con sé, nel buio.









 
Note di Viola e Martina:
Buongiorno carissimi,
inanzitutto scusate il ritardo, ma impostare questo capitolo non è stato affatto facile, far combaciare il testo di I miss you con i pensieri di Luke e Violet, insomma, capiteci. A proposito, diteci che ne pensate, se è stata una buona idea o è uscita una schifezza. J
Aaaallora, finalmente abbiamo un po’ di Lulet che fanno venire diabete barra carie barra crisi nervose barra chi più ne ha più ne metta. E poi abbiamo questo Luke, che deve stare piuttosto male. Cosa succederà? Uccideremo tutto il genere umano o risparmieremo qualcuno? Perché siamo così genii del male? Sigla di Beautiful a parte, non ne ho idea.
Okay, mi sono dilungata troppo e sembro pazza.
Baci,
Violet e Tita xx
  
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