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Autore: _Fox    25/07/2014    2 recensioni
L'anticamera della fine. Una stanza spoglia, con solo uno scrittoio, una penna e un'ultima pagina bianca. Sei personaggi si susseguiranno in quest'anticamera, poco prima della loro morte. A chi intesteranno la loro ultima lettera? Cosa vorranno lasciare, in ultimo, alla vita?
Tutti, in punto di morte, penseranno a una sola persona, Percival, attorno a cui è ruotata, nel bene e nel male, la loro vita.
Raccolta epistolare. Dal testo:
#1 Neville
È passato tanto tempo da quando sei partito. Avrei voluto trovare la forza di dimenticarti, ma ho ucciso troppi addii per paura del distacco. Ci sono tante cose accadute in tutti gli anni e gli spazi vuoti tra di noi, ma ora che sto per morire nella mia mente c’è un solo giorno, più vivido dei baci che nei miei sogni ho abbandonato sulle tue labbra.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Mio Percival,
L’ultima onda quasi mi ha trafitto, ma dovevo scriverti prima di andare.
Mi chiedono di riempire l’ultima pagina bianca della mia vita – cosa ho imparato, cosa vorrei lasciare alle anime che marceranno dopo di me su questa terra? - ma nulla mi sembrava adatto, perché nulla ho da donare.
Come ogni giorno della mia vita, dedico questa pagina a te, motore immobile della mia anima. Non ho nulla da dirti più di quanto t’abbia detto finora: ti ho amato più di me stesso, ti ho voluto più di ogni desiderio di salvarmi.
Questa è la mia ultima lettera a te, forse l’ennesima che non invierò mai, scarabocchiata s’un quaderno trovato per caso in una stanza con pareti raschiate dall’odore della solitudine – un profumo in cui da sempre mi riconosco.
È passato tanto tempo da quando sei partito. Avrei voluto trovare la forza di dimenticarti, ma ho ucciso troppi addii per paura del distacco. Ci sono tante cose accadute in tutti gli anni e gli spazi vuoti tra di noi, ma ora che sto per morire nella mia mente c’è un solo giorno, più vivido dei baci che nei miei sogni ho abbandonato sulle tue labbra.
 
 
Eravamo in riva al fiume, l’acqua ti bagnava le caviglie; ai miei occhi eri vergine di  ogni umana bruttura, snello e dorato come una spiga di grano. Eri pura gravità, come chiunque il cui destino sia essere il centro inscalfibile delle vite degli altri; immobile, generavi orbite cieche che mi rapivano senza possibilità di scampo.
La vita doveva sembrare così bella a te che vedevi una giusta armonia dove io vedevo oblio - nel vuoto che si dilatava tra noi ogni volta che non ti ho toccato e ti sei salvato dal mio amore.
Non ti estinguevi mai tra i miei pensieri - il mio desiderio per te era un odore indelebile sui miei polpastrelli -, eri fantasia inesauribile, il tuo respiro infiammava le danze di milioni di farfalle in un fruscio d’ali azzurre che colorava gli orli bianchi della mia mente.
 
Mi hai ucciso così tante volte che non saprei più contarle, ma è ironico che ricordi più di tutto quel pomeriggio estivo, il primo, l’inizio di un rinnegarci continuo.
Avevi giocato a lungo, ricordo; eri perfino andato in barca per un po’; io mi ero affaticato con te, contando i tuoi respiri, i momenti d’assenza, i riverberi vitrei del sole sull’acqua.
 
 
Sei tornato a riva, mi hai detto “sono così stanco”; suonava come l’unica supplica volessi sentire, “cullami, Neville”, questo avrei voluto dicessi, ma hai detto solo “sono così stanco” e non ho potuto muovere un passo – eri come un cerbiatto, smarrito in sentimenti che non sapevi classificare, come avrei potuto terrorizzarti col mio amore?
Quel pomeriggio è stato l’inizio di tutto perché ti sei tolto i vestiti e ti ho visto nudo per la prima volta – eri un dio e non lo sapevi –, mi hai dato le spalle, sei tornato sulla sponda e l’acqua t’ha baciato le caviglie; eri così bello, ricordo che pensai “se muovi un altro passo lontano da me morirò” e tu hai continuato a camminare, ti sei lasciato baciare dall’acqua e non dalle mie labbra. Ho messo da parte la paura di allungare la mano e non trovarti – il tuo odore non mi bastava più -; ho fatto un passo verso di te, proprio mentre dicevi “mi farò un bagno” e io dicevo “vengo con te, facciamolo insieme”; accoccolati in quell’urna d’acqua, io e te,  avremmo fatto l’amore e ci saremmo scoperti - io avrei capito di saper amare qualcuno, tu di poter amare un uomo come me –, avrebbe potuto essere così, me lo dico ancora oggi dopo tutti questi anni; invece mi hai dato la schiena e ho atteso che tornassi, che ti liberassi di me per poi riscoprirmi come un randagio che ti segue come un’ombra e, tutto sommato, non sai odiare.
Ti sei voltato, nudo e selvaggio nella tua bellezza irredenta – mi hai suonato come un violino, Percival, pizzicando corde che mai avrei pensato potessero sanguinare –, ti sei tuffato in acqua e io quel pomeriggio son morto la prima volta,
quel pomeriggio mi hai detto “no, vado da solo”.
 
Ho passato anni a ripetermi che non volessi ferirmi, sperando di crederci almeno un po’, almeno alla fine; ma quel pomeriggio mi hai ucciso, Percival, e sempre son tornato da te, ogni volta meno intero.
Niente mi ha spezzato come quel rifiuto, come quelle parole, così simili a una frase da niente. Forse non lo ricorderai,  forse non ci hai badato – non hai mai saputo vedere l’abisso che scavavi in me quando mi rinnegavi.
 
Ma ora non importa. Questa è la mia ultima pagina, il mio ultimo addio, l’ultima volta che muoio per te.
Forse in un’altra vita, forse in un paradiso che non esiste per gente come noi, un pomeriggio in riva al fiume mi dirai di sì.
E saremo entrambi salvi.
 
 
 
 
 

Neville

 



«Le onde si infransero a riva.»
________________________

 
 
Note:
 
Qualche doverosa precisazione: l’idea di questa raccolta mi è venuta nell’intenzione di omaggiare il mio libro preferito, Le Onde di Virginia Woolf. L’ultima citazione qui sopra è la sua, per l’appunto è l’ultima frase che si legge nel romanzo. Le onde che si infrangono a riva segnano il concludersi ciclico della vita di ognuno dei personaggi, ed essendo questo una raccolta di lettere scritte a un passo dall’ultimo respiro, mi sembrava  doveroso 
inserire il riferimento letterario, per completare il quadro d’insieme. Percival è il personaggio (accennato e sempre distante, mai direttamente partecipe) de Le Onde attorno a cui ruotano le vite dei sei personaggi. È inutile specificare che a ognuno dei sei corrisponderà una lettera di questa raccolta. Mi sono ispirata a Virginia per la caratterizzazione “sommaria” dei personaggi che scrivono le lettere, insomma: traduco su carta quello che i suoi caratteri mi hanno trasmesso, con contenuti assolutamente autonomi rispetto al libro, sperando di renderle un degno (quanto umile, per carità) omaggio.
Bene, credo sia tutto. Ora la smetto di ciarlare! Vi lascio i miei contatti; in più, se vi va, il link a una mia long Romantica Originale, nel caso cercaste qualcosa in più da leggere quest’estate.
 
 
 
 
Un bacio e un ringraziamento enorme a chiunque passerà.
 
 
 
Fox

 
   
 
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