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Autore: Inathia Len    25/07/2014    9 recensioni
E se la storia della Bella e la Bestia non fosse come ve l'hanno sempre raccontata? E se i protagonisti fossero altri?
Leggete di John, che sacrificò se stesso per salvare la sorella Harry, ma finì col trovare l'amore.
Leggete di Sherlock, del principe senza cuore che la fata Irene trasformò in una Bestia orrenda e che riuscì a redimersi grazie all'amore.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tanto tempo fa, in un paese lontano,

un giovane principe viveva in un castello splendente.

Benché avesse tutto quello che poteva desiderare,

il principe era viziato, egoista e cattivo.

 

 

-Mycroft!-

La voce del principe squarciò il silenzio di quel pomeriggio autunnale, facendo allarmare tre quarti della servitù. Mycroft, il capo maggiordomo, corse per tutto il castello, temendo che il suo padrone fosse in pericolo.

-MYCROFT!-

Aumentava di volume, ormai non era lontano, cercò di consolarsi, il fiato grosso. Si trovava in cucina, infatti, al momento della chiamata, e stava per concedersi quel pezzo di torta, l'ultimo che era avanzato dalla festa di compleanno del principe. Ma Sua Altezza aveva chiamato e la torta doveva passare in secondo piano. A giudicare poi dall'urlo, probabilmente Sua Altezza era in grave pericolo ogni secondo poteva essere determinante...

-Eccomi, Altezza- mormorò trafelato, spalancando la porta della camera e tenendosi la milza.

Lo spettacolo all'interno gli fece torcere le budella dalla rabbia,

Il principe Sherlock era seduto alla sua scrivania, che era invasa come sempre da mille e più foglietti e vari becher e ampolle dai colori assurdi, ma era in perfetta salute. Non c'era nulla in lui che facesse presagire un disastro imminente. A parte la completa mancanza di sicurezza con cui conduceva i suoi esperimenti.

-Era ora, Mycroft! Comunque non ho più bisogno. Ci ha pensato Graham- lo liquidò, senza nemmeno alzare gli occhi dal microscopio.

-È Greg- brontolò l'altro uomo nella stanza, che stava in piedi su una gamba sola, le braccia spalancate, una bacinella che mandava strani vapori bluastri sulla testa.

-Era per questo che gridavate?- chiede sconvolto Mycroft, tentando comunque di non ridere per la posizione in cui si trovava Lestrade, il maître, spesso vittima degli esprimenti del principe.

-Era per questo che guardavate, Altezza- lo corresse il principe Sherlock, mandandolo via con un gesto della mano. -Manda qui la signora Hudson con del the fra... trentaquattro minuti e venti secondi esatti. E dille che non si porti appresso quella Clara, mi da i brividi. E alle diciannove e otto precise, fai venire Molly per pulire. Gerard sarà già caduto, per allora.-

L'interessato gemette e Mycroft gli lanciò un'occhiata solidale. Non andava troppo d'accordo con Lestrade, ma il modo in cui il principe lo trattava era ignobile. Persino per uno come lui, ligio alle regole, che voleva accontentare Sua Altezza in tutto e per tutto.

-Sì, Altezza- disse, ritirandosi e inchinandosi.

 

Accadde però, che, una notte d'inverno,

una vecchia mendicante arrivò al castello e

offrì al principe una rosa

in cambio del riparo dal freddo pungente.

 

 

-Altezza, c'è una mendicante alla porta. Ha detto di chiamarsi Irene, ma nulla di più.-

-Mandala via, Mycroft- ordinò svogliato il principe, rispedendo in cucina l'ennesimo piatto e un tremante Tom al seguito.

-Altezza, ma è Natale...- provò la signora Hudson, mentre Molly gli cambiava il tovagliolo e toglieva le briciole dal tavolo.

Il principe Sherlock la fulminò con lo sguardo, poi sembrò ripensarci.

-E sia- disse, unendo le mani affusolate sotto il mento. -Mycroft, tieni aperta la porta. Parlerò con questa Irene e vedremo.-

Tutti gli inservienti si chinarono al suo passaggio, tremanti mentre il suo mantello frusciava sul pavimento e gli stivali risuonavano nel silenzio di tomba che era calato.

Il principe si affacciò all'uscio e guardò fuori, riparandosi gli occhi per la tormenta di neve.

-Sono qui, Sherlock.-

-È Vostra Altezza, la prima volta. Poi solo Altezza- la rimbeccò, trasalendo poi per l'aspetto ripugnante della vecchina.

Era di bassa statura, curva e vestita di stracci. Il naso adunco, gli occhi piccoli e vicini, di due colori diversi e il viso era coperto come da una peluria.

-Non quello che ti saresti aspettato, vero Sherlock?- commentò la vecchia Irene, tossendo e ridacchiando al tempo stesso. Il risultato fu uno sputo che colpì il mantello del principe, che lo scostò stizzito.

-Dimmi cosa vuoi, prima che perda la pazienza del tutto. Perché mi disturbi durante la cena?-

-Cerco solo un riparo per la notte. Il mio villaggio è poco distante, ma con questa neve mi sono persa. Il tuo castello è grande e vuoto. Hai posto per me?-

-Per te?- ripeté scioccato il principe, squadrandola dalla testa ai piedi. -Assolutamente no!-

-Posso offrirti, in cambio per la tua ospitalità, una rosa. È magica- aggiunse, mostrando uno splendido fiore rosso che teneva sotto il mantello.

-Va’ via, vecchia, qui non è posto per te- esclamò il principe, -e poi mi offri una rosa? Ah! Una rosa per una notte nel mio castello? Tu non appartieni a questo mondo, liberaci della tua presenza!-

 

 

Lui, però, che provava repulsione

per quella vecchietta dal misero aspetto,

rise del dono e la cacciò.

Ma lei lo avvertì di non lasciarsi ingannare dalle apparenze,

perché la vera bellezza si trova nel cuore

 

 

La vecchia Irene scosse la testa, ridacchiando sommessamente.

-Che c'è?- chiede stizzito il principe, tornando indietro e osservando la mendicante dall'alto al basso. -Che hai da ridere? Che cosa c'è?-

-Mio caro Sherlock, è tutto sbagliato- cominciò a spiegare Irene, alzando quello sguardo strano sul principe. -Tu mi allontani perché sono vecchia e brutta, non per il mio dono. Ma hai ancora tanto da imparare... Perché il tuo cuore cieco non vede la bellezza interiore. Il vero bello è nel cuore di ognuno.-

-Ho detto vattene- sillabo il principe Sherlock, a pochi centimetri dal naso della vecchia Irene. -Fuori dalla mia proprietà!-

 

Il principe la respinse di nuovo e

in quel momento la bruttezza della mendicante si dissolse

e apparve una bellissima fata.

Il principe si scusò, ma era troppo tardi.

Perché aveva visto che non c'era amore nel suo cuore e

per punirlo lo trasformò in un'orrenda bestia.

E gettò un incantesimo sul castello e su tutti i suoi abitanti.

 

 

 

E improvvisamente, la notte venne squarciata da una luce incedibile, che illuminò a giorno anche tutto il parco. Il principe si rannicchiò prima contro il portone, che si era chiuso, alle sue spalle, poi per terra, terrorizzato da quanto stava succedendo.

La vecchia venne sollevata in aria, in un'esplosione di colore e profumi. La veste rimase per terra e il corpo della mendicante si trasformò davanti agli occhi increduli del principe, diventando quello di una donna bellissima. I capelli grigi e stopposi lasciarono posto a ciocche lunghe e nere, mentre gli occhi diventavano di un azzurro intenso.

-Che succede?- balbettò il principe, proteggendosi gli occhi per la luce. -Pietà, pietà!-

-È tardi ora- tuonò la fata, perché di fata si trattava. -Hai avuto la tua chance, due volte, ma entrambe le volte mi hai rifiutata. E ora chiedi pietà solo perché riconosci la mia potenza. Ma te l'ho detto, Sherlock, devi imparare a riconoscere la bellezza in ognuno. A partire da te stesso.-

Dette queste parole, il principe si sentì sollevare in aria, mentre uno strano fumo lo avvolgeva. Le sue membra si rattrappirono, peli crebbero su tutto il suo corpo, corna spuntarono su quello che una volta era stato il suo viso, mentre ora era un grugno e un muso. Le vesti si stracciarono, rimasero integri solo i pantaloni blu e il mantello nero, dentro il quale Sherlock, ormai la Bestia, si nascose, timoroso per il aspetto.

 

 

Vergognandosi del suo aspetto mostruoso,

la Bestia si nascose nel castello, con uno specchio magico

come unica finestra sul mondo.

La rosa che gli aveva offerto la fata era davvero

una rosa incantata e sarebbe rimasta fiorita fino a che

il principe non avesse compiuto ventuno anni.

Se avesse imparato ad amare e fosse riuscito farsi amare a sua volta

prima che fosse caduto l'ultimo petalo,

l'incantesimo si sarebbe spezzato.

In caso contrario,

sarebbe rimasto una bestia per sempre.

 

 

Il principe, non appena si rese conto del suo aspetto e della verità nelle parole della fata, distrusse parte del castello.

Affilò i nuovi artigli su ogni specchio e ritratto che trovò.

Ruppe tappeti e abiti che, credeva, non avrebbe mai più indossare.

I servitori, trasformati tutti in oggetti, non poterono fare altro che assistere muti, silenti, all'autodistruzione del loro padrone.

 

 

Con il passare degli anni,

il principe cadde in preda allo sconforto e perse ogni speranza.

 

 

 

 

Chi avrebbe mai potuto amare una bestia?







 

Inathia Len's nook:

Oh, buona persona che sei arrivata fin qua, intanto lascia che io ti ringrazi. Questo è il prologo più lungo del mondo e quindi ti devo anche chiedere scusa, ma hai presente quando i personaggi continuano a urlare e a fare cose nella tua testa e tu non puoi fare altro che scriverle per liberartene?
No, giuro, non sono pazza!
Ok, sì, forse un pochino ;)
Ma la più pazza è la mia splendida beta, che mi scordo sempre di ringraziare. Johnlock is the way è l'amore e nessuno mi convincerà mai del contrario. (citazione un po' distorta, ma ci stava).
Comunque, rimane il dato di fatto che questa storia è una rivisitazione del cartone animato della Disney in versione Sherlockiana.
Questi saranno i personaggi:
Sherlock > Bestia
John > Belle
Mycroft > Tockins
Lestrade > Lumiere
Molly > Scopina
Mrs Hudson  > Mrs Brick
Chicco > Clara
Maurice (il padre di Bella) > Harry 
Gaston > Moriarty
LeTont > Moran
Fata/Mendicante > Irene
Ok, direi di aver detto tutto :) alla settimana prossima <3

 

 

  
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