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Autore: Alyssia Black    25/07/2014    5 recensioni
«Mi é permesso nominare un successore?» chiese Edward Vi, steso sul letto di morte, poche ore prima di passare a miglior vita.
«Sua sorella Mary alla vostra morte, preghiamo Dio che arrivi il più tardi possibile, é la legittima erede, ma Lei può nominare chi vuole» rispose il fidato funzionario mentre sistemava distrattamente il mantello sgualcito.

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Tudor Age - Edward VI - Jane Gray - One Shot
[Storia partecipante al contest "Lasciati ispirare" di Saruccia97_LTD]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Tudor/Inghilterra
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Storia partecipante al contest "Lasciati ispirare" di Saruccia97_LTD




                 

5 luglio 1514

«Mi é permesso nominare un successore?» chiese Edward VI, steso sul letto di morte, poche ore prima di passare a miglior vita.
«Sua sorella Mary alla vostra morte, preghiamo Dio che arrivi il più tardi possibile, é la legittima erede, ma Lei può nominare chi vuole» rispose il fidato funzionario mentre sistemava distrattamente il mantello sgualcito.
«Bene, prenda carta e penna» Edward non riusciva quasi a parlare, steso su quel giaciglio fatale. John Dudley guardò il ragazzo con apprensione, come se fosse suo figlio. Aveva sedici anni e si contorceva per il dolore come un vecchio. Era un vecchio dentro. Durante quella sua vita così breve non aveva visto nulla del mondo e di quell'Inghilterra di cui era re. Suo padre l'aveva tenuto lontano dal suo mondo, segregato nel castello di Windsor; era iperprotettivo nei suoi confronti, Edward era il suo unico figlio maschio. Henry temeva che a contatto con la corte potesse contrarre qualche malattia epidemica come la peste, eppure non aveva pensato alla minaccia delle malattie infettive. La tubercolosi aveva trovato in Edward una vittima poco forte e per nulla combattiva, si era estesa velocemente dai polmoni agli organi vitali, costringendolo ad un'altra definitiva reclusione. Erano settimane che non si alzava dal letto della sua camera, tutti lo evitavano ora che era inutile, che era un re sul punto di morte.
«Voglio che Jane Gray diventi regina, proprio come mi ha consigliato Lei. È pronipote del mio defunto padre e terza in linea di successione»  dichiarò Edward. Gli occhi di John Dudley si illuminarono. Scrisse velocemente le parole del re, come per paura che questi potesse cambiare idea.  Il piano di Dudley si era finalmente realizzato. La scelta di nominare Jane come successore era, infatti, del fidato consigliere. La ragazza era stata data in sposa a Guilford Dudley, figlio dell'uomo, che aveva sempre narrato delle doti artistiche e intellettuali della ragazza a re Edward, tanto da convincerlo che Jane sarebbe stata una regina perfetta.
«Sarà una brava regina, razionale e precisa, ne sono certo» esordì il consigliere, cercando di nascondere l'euforia, era diventato il suocero della futura regina d'Inghilterra.
***
 
Edward fu lasciato solo nelle ore che seguirono l’incontro con Dudley. Non voleva che nessuno lo vedesse in quello stato e nessuno lo amava così tanto da assisterlo in quella brutta malattia. Le sue condizioni, infatti, erano peggiorate nell’arco di un paio d’ore; respirava a fatica e tossiva continuamente e sentiva la propria fronte bollire.
Morì solo il giorno successivo, senza nessuno che gli tenesse la mano o gli asciugasse la fronte bagnata. Era una bella giornata estiva, l'ultimo sole di Edward. Spirò verso mezzogiorno, mentre consumava il pranzo a base di fagiano e miele. Nessuno seppe mai se quel pasto contenesse dell'arsenico, non si ebbe mai la certezza che Edward fosse stato avvelenato.
Un colpo di tosse più violento del solito e tutto finì.  
 
***
 
I funerali vennero celebrati sobriamente nella Cattedrale di Westminster il 7 luglio. Erano pochissime le persone che assistettero alla funzione, neppure i familiari ne presero parte, solo Elizabeth era lì a piangere la morte di quel fratello al quale, nonostante le divergenze e gli scontri, aveva voluto bene. Non ci furono lunghe processioni o fiaccolate, ma soltanto inutili discussioni sulla successione.
 
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Anche Jane Gray piangeva la morte di quel compagno di giochi, con cui era cresciuta e aveva condiviso momenti speciali.
«Mia cara Jane,» iniziò John Dudley «devi sapere che tuo cugino, il defunto re Edward VI d'Inghilterra, ti ha nominato suo successore. Diventerai regina, figliola».
Jane spalancò gli occhi ancora pieni di dolore, sorpresa e sconvolta.
«Io non voglio regnare» disse con fermezza.
«Ma Jane, hai capito che diventerai regina? Saremmo tutti ricchi e potenti» cercò di convincerla il marito, che le sedeva accanto.
«La vera regina é Mary, non io».
«Diventerai sovrana, al diavolo Mary. Edward ha nominato te, non lei» replicò il suocero.
«Mi ucciderà, ucciderà tutti noi. Mary brama da sempre quel posto» Jane aveva gli occhi pieni di lacrime. Senza saperlo la ragazza aveva predetto il proprio futuro. Conosceva bene Mary, sapeva da quanto tempo sognasse poter sedere sul trono prima appartenuto a suo padre e poi a suo fratello.
«Diventerai regina, che tu lo voglia o no» affermò John Dudley, con un tono che non ammetteva repliche.
Jane abbassò gli occhi, sconfitta.
 
***
 
10 luglio 1553

 «Viva la nuova regina d'Inghilterra».
«Lunga vita alla regina Jane».
Jane sedeva sul trono con una corona troppo pesante sulla testa e uno scettro in mano. Era stata incoronata, convinta dal suocero e dal marito, avidi di potere e di denaro. Aveva gli occhi vacui, inespressivi, non era raggiante come una reggina dovrebbe essere. A soli sedici anni aveva predetto il suo nefasto futuro, sapeva che sarebbe morta, conosceva bene Mary.
Nessun, fuorché i parenti e la corte, assistette all'incoronazione. Avvenne tutto segretamente, come per paura che qualcosa potesse andare storto.
 
***
 
Il popolo non riconobbe mai Jane come regina, neanche per quei suoi nove giorni di gloria. Mary tramò alle sue spalle, con l'appoggio del popolo e degli uomini più influenti d'Inghilterra.
Jane trascorse quei nove giorni di gloria meravigliandosi dello sfarzo del palazzo e degli onori a lei riservati.
Trascorse il primo giorno chiusa nelle proprie stanze a provare i suoi nuovi abiti ed a organizzare possibili eventi. Nei giorni seguenti, infatti, diede un banchetto a cui parteciparono le famiglie più influenti e promulgò una battuta di caccia in suo onore.
Gustò per pochi dì le bellezze dell'essere regina e visse in una corte falsa, che sembrava volerla aiutare, ma che le tramava alle spalle. Erano molti quelli che all'interno del palazzo spiavano ogni comportamento di Jane, per poi riferire tutto all'acquirente più facoltoso. La maggior parte era a conoscenza del piano di Mary, ma nessuno osava dirlo a quella sedicenne che giocava a fare la regina.
 
 ***
 
«Possiamo andare» gridò Mary al suo modesto esercito, formato da popolani e nobili.
«É proprio sicura di voler irrompere in questo modo, Sua Altezza?» le chiese uno.
«Quella sgualdrina ha rubato ciò che é mio e io vado a riprendermelo!» replicò con tono bellicoso.
Mary marciò con la sua truppa verso il palazzo di Hampton Court. Indossava un vestito meno raffinato del solito, di un verde molto scuro che le faceva risaltare la carnagione candida. I lunghi capelli biondi erano raccolti sulla nuca in modo impreciso, mentre sul viso era dipinto uno sguardo di sfida. Faceva strada a quei contadini e cortigiani che la seguivano. Senza né paura né remore era pronta a conquistare ciò che le spettava di diritto, a qualunque condizione. Avrebbe combattuto lei stessa, con le armi dei contadini, avrebbe ucciso e ferito, ma il regno sarebbe stato suo.
Il piccolo esercito raggiunse in breve tempo dimora reale, devastando campi e capanne, urlando bestemmie ed invocando la regina Mary.
Trovarono insolitamente la porta della fortezza aperta, come se Jane li stesse aspettando. L'avevano avvertita, sapeva che i contadini erano in subbuglio, che la corte era dalla parte di Mary. C'erano franchi tiratori che sedevamo alla sua stessa tavola, che mangiavano le sue stesse carni.
Quando le truppe arrivarono Jane dormiva nel suo letto.
Aspettava la fine di quell'incubo 







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Corner
Finalmente sono riscita a pubblicare questa mia prima storia del ciclo "Tudor". Dovete sapere, infatti, che sono una grandisisma appassionata ed esperta dell'età suddetta e proprio per tale motivo la mia professoressa di italiano, in collaborazione con quella d'inglese, durante l'anno scolastico mi hanno dato da scrivere alcune storie in inglese sui protagonisti dell'Inghilterra del XV-XVI secolo. Ho deciso, perciò, di riscriverli completamente in italiano ora che ho un attimo di tempo. Questo è incentrato su due personaggi quasi sconosciuti, Edoardo VI e Jane Gray. Entrambi sono stati sovrani d'Inghilterra per un breve periodo ed entrambi sono sconosciuti ai più. 
Le vicende non sono completamente inventate da me, ma si basano su fatti storici realmente accaduti. 
Spero di avervi aperto il piccolo mondo di questi due sovrani semisconosciuti. 
Un bacio.

 
   
 
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