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Autore: _wilia    25/07/2014    1 recensioni
"Aveva fatto finta di niente. Aveva finto di non sapere, aveva finto di essere all'oscuro di tutto. Era così che suo marito Lucius avrebbe voluto che lei fosse : una donna silenziosa, sottomessa, che non si intrometteva nelle questioni altrui. Sì, perché lei era certa che suo marito considerasse Draco una persona di sua proprietà. Come se il ragazzo non avesse un cervello. Come se non avesse una madre."
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“Ora tu stai buona qui”, ringhiò Lucius, che aveva precedentemente tappato la bocca di sua moglie con un incantesimo. Lei,in quel momento,non sembrava più lei. Quella donna avvilita,ammutolita e privata della magia non era più Narcissa.
Lucius si inginocchiò davanti a lei, afferrandole i capelli e costringendola a guardarla. Gli occhi della donna non brillavano più. Lui le baciò le labbra con dolcezza,non abbandonando la presa sui suoi capelli. “Ti amo,Narcissa.”
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Malfoy | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: OOC | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Più contesti
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Nickname forum/efp: _wilia
Peccato scelto: Ira
Generi: Angst, Romantico
Rating: Giallo
Coppia: Lucius MalfoyNarcissa Black
Note/Avvertimenti: Violenza (molto lieve)

 

NdA = Salve! Eccomi qua con una one-shot riguardante la famiglia Malfoy,ed in particolar modo la coppia LuciusNarcissa. La protagonista di questa storia è Narcissa, uno dei miei personaggi preferiti in assoluto. Percorrerete con me alcune delle tappe della vita di questa giovane strega,dall'infanzia all'età adulta. 

Questa one-shot partecipa al contest "Seven Deadly Sins", indetto da Liberty_Fede sul forum di EFP, un contest riguardante i sette peccati capitali. In questa storia verrà trattato quello dell'ira.  lascio qui il link al contest, nel caso in cui qualcuno volesse iscriversi: 
http://freeforumzone.leonardo.it/d/10898862/Seven-Deadly-Sins/discussione.aspx?#idm126281227  
Grazie a chi legge e soprattutto, grazie a chi recensisce!

 

Redemption

 

                                                                            I

 

Narcissa Malfoy piegò il capo , la cortina di capelli bianchi e neri che le copriva gli occhi , contratti in quella che doveva essere un'espressione di dolore . Già. Doveva essere un'espressione di dolore , ma non lo era affatto. Si limitò a fissare con occhi vuoti la bara nera di suo marito Lucius che veniva lentamente calata nella fossa da alcune corde d'oro bianco ,scelte da suo figlio Draco. Gli elfi che si occupavano della sepoltura indossavano degli abiti diversi dal solito. Anche loro indossavano abiti neri,decisamente più dignitosi delle vecchie federe per cuscini che erano soliti indossare.

Tutto taceva, attorno a lei. Suo marito Lucius era appena morto, stroncato da quello che tutti credevano essere stato un attacco cardiaco. Ma, sorridendo in maniera sinistra, Narcissa pensò che no, non era stato un attacco cardiaco : era stato il suo ingegno ad uccidere quel barbaro, vile e disgustoso uomo che aveva sposato. L'uomo che aveva dato vita ad una persona così simile a lui che a Narcissa si stringeva lo stomaco ogni volta che lo guardava negli occhi. Draco, ragazzo debole e senza personalità che mai aveva dato ascolto a sua madre per assecondare l'orco che ora scendeva nel più profondo degli inferi, era stato un totale fallimento.

Narcissa aveva fallito in tutto, nella sua vita : nel matrimonio, nelle scelte compiute, nell'educazione del suo unico figlio che aveva amato con tutto il cuore.

Già, amato , nel passato. Narcissa non amava né voleva bene più a nessuno,e non poteva esserne più felice. Rise appena al pensiero di quanto fosse bello ignorare tutti, quanto fosse bello fingere di non esistere, e una fiamma si accese nel suo petto ed arse così forte da lasciare che una chiazza di colore rosa dipingesse la pelle diafana delle sue guance quando pensò che finalmente poteva farlo.

Finalmente Narcissa Malfoy era una donna libera, libera dallo stupido vincolo di fingere di amare un uomo che non le aveva dato che delusioni,umiliazioni ed una vita d'inferno. Finalmente Narcissa Malfoy avrebbe fatto cambiare il suo cognome e sarebbe tornata ad essere indicata con il suo nome da nubile.

Quella nubile che, in fondo,era sempre stata.

                                                                                     II

 

 

Narcissa aveva conosciuto Lucius ad Hogwarts, quando entrambi erano solo dei ragazzini. Lei si atteggiava in maniera composta, a detta di molti superficiale , e sembrava che niente e nessuno riuscisse ad attirare la sua attenzione. Si vociferava che vivesse in un mondo parallelo, fatto di qualche diavoleria che solo lei sarebbe stata in grado di capire. Si atteggiava come una qualunque bambina viziata, ma in verità erano solo voci.

Lei, Narcissa,aveva sempre avuto occhi vispi e vigili, in grado di scorgere la più profonda e grave delle bugie anche nella più futile discussione, nel più familiare dei sorrisi, nel più amico degli sguardi. Narcissa era attenta a tutto ciò che la circondava. Ma qualche volta,anche la più sottile delle menti poteva sbagliare. Ed era andata esattamente così. Narcissa si era spesso chiesta, a mente lucida, cosa le fosse esattamente passato per la testa quando aveva deciso di prendere parte ad una specie di gioco organizzato dai piccoli Serpeverde. Aveva solo dodici anni,all'epoca,quando decise di accedere per la prima volta alla Foresta Proibita.

“Ci sono dei mostri,nella Foresta Proibita”, garantiva un ragazzino grassottello che si chiamava Adam Lansey. Adam Lansey apparteneva ad un'antica famiglia Purosangue proveniente dalla Scozia. Aveva conosciuto Narcissa qualche mese prima, e lei ricordava con orrore la sua mano grassa e sudata che stringeva la sua,così forte da sembrare di volerla stritolare. Narcissa l'aveva paragonata ad una pianta carnivora che stritolava una vittima inesperta ed inconsapevole. L'aveva fatto,ovviamente,nella sua mente. Questa era un'altra caratteristica della piccola Narcissa Black,una delle prime a saltare all'occhio di chi la conosceva per la prima volta: il suo essere così introversa. Teneva tutto per sé. E non avrebbe mai, mai rivelato i suoi pensieri migliori a nessuno.

E lei aveva riso in faccia ad Adam,mostrandogli i denti bianchissimi. Poi aveva scosso il capo. “Sciocchezze”, aveva detto,la voce ferma e sicura. “I mostri non esistono. Esistono solo le creature magiche”, aveva spiegato, guardandosi i piedi,allineati l'uno accanto all'altro,perfettamente attaccati. Poi aveva alzato lo sguardo verso il ragazzino paffutello,che la guardava come se fosse un' aliena. Quest'ultimo aveva scosso energicamente la testa,esprimendo al meglio il suo dissenso. “Io posso farti vedere che quello che dico è vero.” dichiarò,calciando un sassolino con un piede e stringendosi al petto il grosso volume di Storia della Magia di quell'anno nell'altra mano. Lei lo ascoltava interessata,senza rispondergli esplicitamente.

“Stasera. Ci vediamo all'entrata della foresta proibita alle undici. Porterò anche i miei amici. Verrai,vero?” le chiese, voltandosi verso di lei per garantirle che aveva tutta la sua attenzione. Lei annuì e si accarezzò i lunghi capelli neri. Subito dopo si rifugiò nel suo piccolo mondo fatto di dubbi ed incertezze.

 

 

Alla fine avevano deciso così. Alle undici di sera si sarebbero incontrati all'ingresso della Foresta Proibita. Certo, uscire dal castello a quell'ora sarebbe stato tutto tranne che semplice: avrebbero dovuto evitare i prefetti, il giovane e malvagio guardiano Gazza,che si divertiva a pietrificare tutti gli studenti scoperti a passeggiare nei corridoi dopo il coprifuoco, e i quadri parlanti a cui piaceva raccontare tutto quello che vedevano.

Narcissa indossava la lunga uniforme nera. Poteva sentire i calzini di spugna pungere con prepotenza contro le sue ginocchia, donandole una sensazione decisamente poco piacevole. Era arrivata lì per prima,ed il pensiero la innervosì parecchio. Iniziò a perlustrare la zona, ignara di quel che sarebbe successo dopo.

 

 

Narcissa camminava su un tronco spezzato e posto in orizzontale sul terriccio umido ed inaridito. Avanzava lentamente, ponendo prima un piede e poi l'altro, tentando di mantenersi in equilibrio. Poi un soffio di vento le mosse i capelli, portandoglieli all'indietro e facendoli dondolare dietro la schiena. Lei chiuse gli occhi,adorando la sensazione di libertà che la sensazione del vento sulla pelle le donava.

Poi udì un rumore di foglie secche, e scese velocemente dal tronco. I suoi piedi produssero lo stesso esatto rumore nel momento in cui era atterrata sul terreno. Sfilò la bacchetta dalla sua divisa e la puntò contro il nulla, stringendola con entrambe le mani. Tremò.

“Chi c'è?” sussurrò. Il labbro inferiore aveva preso a tremarle pericolosamente, e lei si mosse circospetta facendosi scudo con la bacchetta.

Rimase attenta, e il vento che soffiava era l'unico rumore che regnava sul silenzio di quel posto lugubre. Dopo qualche minuto passato ad osservare ciò che la circondava con occhi spaventati,si voltò,cercando l'uscita di quel posto,desiderosa di raggiungerla il più presto possibile.

Fu proprio in quel momento che qualcuno la afferrò per le braccia,tirandola verso di sé ed impedendole il benché minimo movimento. Un altra persona le tappò la bocca, e lei riuscì a scorgere solo delle teste incappucciate che si muovevano freneticamente. Un peso le cadde a tutta velocità nel fondo dello stomaco,e lei iniziò a piangere e a singhiozzare convulsamente. Ma i suoi singhiozzi morirono sulla mano di uno dei suoi “aggressori” che,dopo qualche secondo scandito dal loro silenzio e dai gemiti di terrore della ragazzina, pensò che quello scherzo fosse durato abbastanza e la lasciò cadere sul terreno,invitando gli altri a fare lo stesso.

I ragazzini si abbassarono i cappucci,e lei li riconobbe uno ad uno. Quello che le aveva immobilizzato le gambe era Adam Lansey, il ragazzo grassottello che l'aveva invitata ad andare lì. Assieme a lui c'erano sua sorella Bellatrix, che stringeva una lanterna tra le mani, e, per finire, Lucius Malfoy,che le aveva tappato la bocca. Una volta che furono passati alcuni secondi in cui lei si era sentita smarrita ed umiliata, la piccola Narcissa si rimise in piedi e si asciugò le lacrime in un gesto di stizza. Subito dopo si rese conto,con immenso orrore, che del liquido caldo le colava tra le cosce.

Chiuse le gambe,incollandole perfettamente l'una all'altra,e l'odore acre dell'urina le punse le narici con prepotenza.

Sua sorella Bellatrix aveva iniziato a ridere, e Narcissa pensò che i suoi capelli ricci non avessero mai reso il suo aspetto peggiore di quello. Un vortice di emozioni contrastanti regnavano all'interno del suo piccolo corpicino da dodicenne ; paura, rabbia, vergogna e voglia di vendicarsi. Sapeva,però,che sarebbe stato meglio per lei non sfidare sua sorella, poiché era perfettamente consapevole di quello di cui era capace.

Poi udì una risata più roca giungere alle sue orecchie. Si voltò e si rese conto che apparteneva a Lucius Malfoy. Mentre rideva aveva portato il capo all'indietro, e si era messo una mano sugli occhi, coprendoseli. Rideva a squarciagola.

Rideva di lei.

Il viso della ragazzina si fece velocemente rosso. “Cos'hai da ridere?” gli chiese,sputando fuori tutta l'acidità di cui era capace. Lui smise di ridere e la guardò con espressione di sfida dipinta sul volto. “Non sei una vera Serpeverde”, le disse, facendosi serio all'improvviso. Troppo serio per essere un ragazzino di soli tredici anni. Lei impugnò la sua bacchetta,portandola dietro la schiena,senza farsi vedere da lui. Lo sguardo di Lucius Malfoy mutò da serio a disgustato. “Te la sei fatta sotto , signorina Black? Per uno stupido scherzo? Quale fallimento devi rappresentare per la tua nobile casata.” Ringhiò,disgustato.

In quel momento,però,la piccola Narcissa non ci vide più. Puntò la bacchetta contro quel ragazzaccio stupido ed insolente. Lui nel frattempo si era immobilizzato,non sapendo cosa aspettarsi. Per qualche stupida ragione aveva deciso di non portare con sé la sua bacchetta,quella sera.

Narcissa sollevò il braccio destro, agitando la bacchetta. Schiantò Lucius contro un albero,e una sensazione piacevole esplose nel suo petto nel vedere una patetica espressione di terrore farsi spazio sul volto del ragazzino. Lui ululò per il dolore,sentendo una profonda ferita farsi strada lungo la sua schiena. “Fermati!” le ordinò, ma negli occhi di lei vide una luce completamente nuova: in quel momento, quelli non erano gli occhi di una bambina, ma di una giovane ragazza pronta e determinata a mostrare agli altri di cosa fosse fatta.

“Vingardium Leviosa!” pronunciò chiaramente,e sollevò il ragazzo che,con espressione di dolore,le chiese di lasciarlo per un'altra volta. “Lasciami!” urlò a squarciagola,e lei,quando lui ebbe raggiunto l'altezza da lei desiderata,lo lasciò cadere sul pavimento.

Un tonfo riempì le orecchie dei ragazzini presenti, e subito dopo una chiazza rosso vermiglio circondò la figura indebolita di Lucius Malfoy. Narcissa, terrorizzata da ciò che aveva appena fatto, alzò i tacchi e scappò via. Sperando di non incontrarli mai più.

“Eccoti accontentato”, sussurrò,mentre correva verso il castello. Per qualche strana ragione non si sentiva del tutto soddisfatta di ciò che aveva fatto.

 

 

Quello era stato l'inizio di tutto. Due settimane dopo l'incontro nella Foresta Proibita, Lucius Malfoy, all'epoca tredicenne, aveva chiesto a Narcissa di sfidarlo a duello.

Le si era avvicinato lentamente, porgendole la mano adornata da anelli di argento. Narcissa l'aveva guardato,sospetta,ma poi gliel'aveva stretta. Sapeva che Lucius Malfoy discendeva da una delle più potenti famiglie del mondo magico. Poi lui si era inchinato davanti a lei, posando la fronte sulla sua mano. “Narcissa Black”, aveva sussurrato. “Ti chiedo di sfidarmi a duello. Vorrei tanto che tu diventassi mia moglie, un giorno.” annunciò poi, notando lo sguardo sorpreso della giovane Serpeverde che gli stava davanti. Lei trattenne il fiato,per qualche istante, mentre un turbine di emozioni che variavano dall'imbarazzo alla contentezza momentanea la attraversò, e si chiese se non fosse troppo piccola per una dichiarazione del genere. Ma poi pensò che la sua famiglia sarebbe scoppiata dalla gioia nel sapere che lei avrebbe sposato un Malfoy, e il peso che sentiva diminuì un po'.

“Se mi batterai a duello, sarai la signora Malfoy. Oggi e per sempre.”

Narcissa annuì, senza sapere cosa dire. Aveva appena accettato che la fine iniziasse.

 

 

                                                                                   III

 

“Gli ospiti stanno arrivando” , annunciò Lucius, i lunghi capelli biondi che gli si posavano sulle spalle. Era affacciato ad una finestra del Malfoy Manor, ed osservava gli effetti che l'inverno aveva prodotto alla vegetazione presente nel suo giardino.

Narcissa lo raggiunse con un pargoletto fra le braccia. Era Draco, il loro primo ed unico figlio, che a mezzanotte avrebbe compiuto un anno. “Ho detto agli elfi di preparare tutto e di renderlo perfetto. Ne ho mandati due a raccogliere la legna in giardino.” disse al marito, stringendo suo figlio ed accarezzandogli i capelli. Lui la guardò un momento, poi volse di nuovo lo sguardo verso il giardino.

“Non sarà una festa per donne, Narcissa.” annunciò l'uomo, lo sguardo fisso all'orizzonte e la mano destra che accarezzava il polso sinistro. Lei si voltò verso di lui,stupefatta.

“Come sarebbe a dire?” chiese,infatti,inquisitoria. Lei era la madre di quel bambino, non una donna qualunque. Lei era Narcissa Black, per l'amor del cielo!

Un moto di nervosismo la attraversò, e lei radunò tutte le forze che aveva per non fare niente di impulsivo. Ma il marito non la aiutò a combattere quella sensazione.

“Non sei invitata alla festa. Verrà gente importante qui oggi. Solo uomini” decise il marito. Poi si incamminò verso l'uscita della stanza, cercando, in quel modo, di porre fine a quella discussione.

Ma fu in quel momento che le luci della stanza lampeggiarono. Lui si fermò e si voltò rapidamente verso di lei, per impedirle di fare qualcosa di sbagliato. Vide che intanto sua moglie aveva lasciato Draco, che osservava la scena con gli occhi curiosi di un bambino,sul pavimento.

Narcissa avanzò verso di lui, gli occhi infuocati. Tirò fuori dalla tasca la bacchetta prima che lui potesse dire qualcosa, e lo schiantò contro una parete,causando la caduta dei quadri che vi erano appesi. “Non ti permettere” gli ringhiò contro, i denti stretti come quelli di un cane rabbioso. Subito dopo si lasciò andare ad una risatina isterica, tutt'altro che vera. “Io non sono invitata alla festa di mio figlio?” gli chiese,avvicinandosi ad un palmo dal naso.

“Tu stai scherzando,spero” sussurrò,estremamente vicina al viso di suo marito. Lui, che non voleva fare questioni per spaventare troppo suo figlio,che era rimasto ad osservare la scena,tentò di farla ragionare.

“Narcissa, ti prego di ascoltarmi... sarà una festa per soli uomini.” disse lui,ma prima che potesse finire, un altro colpo di bacchetta gli fece sbattere la testa contro il muro, e lui sentì le pulsazioni causate dal dolore espandersi a macchia d'olio in quella zona.

Non riuscendo a sopportare oltre, si alzò, tentando di raggiungere la donna. Lei fece un balzo all'indietro, sfuggendo alla presa del marito. “Maledetto cane” , gli urlò contro, muovendosi da un lato all'altro della stanza per sfuggirgli. Il suo sguardo era furioso. Era quasi uno sguardo attribuibile ad una persona che,con la testa,non ci stava molto bene.

Lucius, dal canto suo,cercava di immobilizzare la donna e tentare di farla ragionare.

Quanto fossero discutibili i suoi modi di far ragionare qualcuno,però,sarebbe meglio non dirlo. “Narcissa,fermati” le disse ancora una volta. “Non ti avvicinare a me!” fu la risposta della donna,che agitò ancora una volta la bacchetta, ma l'incantesimo che partì da essa non colpì l'uomo,che aveva fatto in tempo a scansarsi.

Con uno scatto felino, Lucius ribaltò la situazione. Riuscì a disarmare sua moglie bloccandole il polso e graffiandole con forza una mano.

“Ti odio,ti odio da morire. Ti vorrei morto!” sputò fuori lei,ormai braccata dal marito. Sentiva le sue grosse braccia stringerle la vita, ma non nel modo in cui un marito avrebbe dovuto farlo. Se la caricò sulle spalle, lei che urlava e scalpitava, urlando frasi sconnesse, e si diresse in un posto che lei conosceva bene.

Nascosto dietro un bancone e con gli occhi sgranati, il piccolo Draco osservava la scena, mentre un moto di terrore si faceva spazio dentro di sé.

 

“Ora tu stai buona qui”, ringhiò Lucius, che aveva precedentemente tappato la bocca di sua moglie con un incantesimo. Lei,in quel momento,non sembrava più lei. Quella donna avvilita,ammutolita e privata della magia non era più Narcissa.

Lucius si inginocchiò davanti a lei, afferrandole i capelli e costringendola a guardarla. Gli occhi della donna non brillavano più. Lui le baciò le labbra con dolcezza,non abbandonando la presa sui suoi capelli. “Ti amo,Narcissa.” le disse, nonostante in quella situazione risultasse poco credibile. Lei non rispose al bacio,ma non si ritrasse nemmeno. Era pur sempre suo marito,e lo amava. E lo odiava. Subito dopo,Lucius si alzò,lasciando sua moglie sola. Uscì dalla cella delle Segrete del Malfoy Manor, osservandola contorcersi per tentare di liberarsi dalle corde magiche che la tenevano ancorata al pavimento.

“Ti amo,amore mio”, disse ancora, chiudendo il cancello,che produsse un rumore assordante. Subito dopo si spensero le luci,e lei rimase al buio.

 

                                                                                   IV

 

Narcissa salì velocemente le scale che l'avrebbero portata al secondo piano del Malfoy Manor, trattenendo il respiro e sperando che non fosse troppo tardi. Lei sapeva cosa stava succedendo nel grande salone del piano superiore. Sapeva che per Draco era giunto il momento. Ma lei voleva impedirlo. Dopo tutti quegli anni in cui aveva dovuto sopportare quell'uomo, non poteva permettersi il rimorso di non essere riuscita a salvare suo figlio in tempo. Non doveva salvarlo nel senso letterale del verbo, poiché suo figlio non stava per morire. Non fisicamente , almeno. Ma era giunto per lui il momento di diventare un Mangiamorte, il momento del sacrificio della sua carne pura.

La grande porta in legno di ciliegio le si parò davanti e le voci sconnesse che mormoravano all'interno le sbatterono in faccia la realtà. Il rito doveva essersi concluso.

L'animale che era suo marito aveva sicuramente immaginato che lei, Narcissa, non di certo la donna più buona del Pianeta ma neppure così viscida da desiderare che il proprio figlio dannasse la propria anima volontariamente, sarebbe andata a cercarli e ad impedire lo scempio. E così aveva anticipato il tutto, sacrificando suo figlio un'ora prima del previsto. Narcissa sentì il sangue salirle rapidamente alle tempie e cercò un appiglio a cui aggrapparsi per non mettersi ad urlare.

Si chiese perché suo figlio non si fosse opposto , ma poi , si derise mentalmente ,sapendo benissimo che Lucius non gliel'avrebbe mai permesso.

Sentì dei passi echeggiare rumorosamente nel corridoio e si avviò di corsa verso le scale. Nessuno doveva vederla in quel momento.

 

-

 

Aveva fatto finta di niente. Aveva finto di non sapere, aveva finto di essere all'oscuro di tutto. Era così che suo marito Lucius avrebbe voluto che lei fosse : una donna silenziosa, sottomessa, che non si intrometteva nelle questioni altrui. Sì, perché lei era certa che suo marito considerasse Draco una persona di sua proprietà. Come se il ragazzo non avesse un cervello. Come se non avesse una madre.

Narcissa osservò attentamente suo marito mentre portava alla bocca un pezzo di carne di tacchino cucinato alla perfezione. Lo osservò sorridere inebetito, fiero della porcata che aveva appena commesso. Era fiero di aver sacrificato la vita di suo figlio. Con un sorriso sinistro, Narcissa pensò che quello non sarebbe stato l'unico sacrificio di quella giornata.

“Tutto bene,Draco?” chiese la donna a suo figlio, sforzandosi di sorridere e di fare in modo che il suo sorriso risultasse sincero.

Il figlio sussultò appena, mentre posava il bicchiere d'argento che stringeva tra le mani sulla tovaglia. L'aria si irrigidì appena, ma nessuno, a parte Narcissa,parve rendersene conto.

Poi il ragazzo annuì, pulendosi la bocca con un tovagliolo in seta,educatamente.

Non si parlarono più fino alla fine della cena.

 

-

 

Narcissa si stese sul grande letto matrimoniale che troneggiava all'interno della camera da letto che condivideva con suo marito. Quattro larghi guanciali posizionati dietro alla sua testa la costringevano ad assumere una posizione un po' scomoda. Tra le mani stringeva una copia de “La Gazzetta del Profeta” del giorno prima, ma la sfogliava distrattamente.

I suoi pensieri erano rivolti a due persone, in quel momento: a Lucius, e lei non vedeva l'ora che arrivasse in stanza, e a suo figlio Draco,che non aveva proferito parola per tutta la durata della cena. Non che fosse un tipo loquace, assolutamente, ma mai le era sembrato così silenzioso e turbato allo stesso tempo.

La donna scosse lievemente la testa, credendo che,molto probabilmente, si stava solo facendo influenzare dagli eventi. Suo figlio,probabilmente,era sempre stato così.

Poi lo sentì. Sentì la serratura scattare e un rumore di passi le riempì le orecchie. Prese un respiro profondo,cercando di restare calma.

Dal buio che risiedeva stanza e nell'anima di Narcissa, apparve Lucius, con i lunghi capelli biondi raccolti in una coda. Sorrise debolmente alla donna, avvicinandosi al letto,e lei gli fece un po' di spazio.

“Che giornata stancante”, sbuffò lui, sdraiandosi accanto a sua moglie. Si voltò verso di lei e si ritrovarono distesi l'uno di fronte all'altro.

Che razza di stronzo, pensò Narcissa, indignata. Non solo sapeva che lei non avrebbe voluto che Draco facesse quella fine da cane, ma glielo diceva pure?

Poi si disse che doveva stare calma. Finse un sorriso dolce a suo marito ed allungò una mano sul suo viso, accarezzandolo. Lui le baciò la mano, piano, sfiorandola con le labbra,e le si fece più vicina. Lei lo lasciò fare,mentre un moto di disgusto la scuoteva con la stessa violenza e prepotenza di un terremoto.

Poi lei si mise a pancia in su, osservando il soffitto con gli occhi spalancati.

Tic-tac, tic-tac

I secondi passavano e lei rimase a chiedersi quando sarebbe arrivato il suo momento di gloria.

Tic-tac, tic-tac

Passarono cinque minuti, rumorosamente scanditi dall'orologio a pendolo che si trovava in fondo alla stanza. Alla fine di quei cinque minuti Narcissa sentì il respiro di Lucius farsi più lento e regolare.

Era arrivato il momento. Sforzandosi di non far rumore, si alzò dal letto, e rabbrividì al contatto del pavimento gelido sotto i suoi piedi.

Tic-tac, tic-tac

Si avvicinò al suo comodino e mise la mano sul pomello del primo cassetto, voltandosi a guardare l'uomo che ora era sprofondato in un sonno profondo.

Era il suo momento, e non doveva aver paura.

Aprì il cassetto,trattenendo il respiro. Vi infilò la mano, estraendo una piccola siringa piena di un liquido verde scuro.

Narcissa aveva pensato molto a come fare a liberarsi di Lucius, ed aveva cercato un modo che non lasciasse segni evidenti; certo,ucciderlo con l'ausilio della magia sarebbe stato decisamente più semplice, più appropriato, ma schiantarlo contro la parete gli avrebbe lasciato dei lividi su tutto il corpo e lanciargli la maledizione Cruciatos l'avrebbe sfigurato.

Una siringa, invece, non avrebbe lasciato segni evidenti.

Richiuse il cassetto e si avvicinò a Lucius. Scostò i suoi capelli dal collo e gli somministrò l'intera siringa in pochi secondi.

Fece appena in tempo, poiché Lucius spalancò gli occhi ed annaspò. Piazzò il proprio sguardo in quello di sua moglie, che ora lo osservava impaurita.

Lucius tossì e si portò entrambe le mani alla gola. “Fa' qualcosa” implorò, allungando una mano verso sua moglie, che si ritrasse e si fece più lontana.

“Fa' qualcosa,maledizione! Aiutami!” urlò, questa volta, contorcendosi sul letto per il dolore.

Lei sorrise beffarda. “Oh no. Hai sempre detto di stare fuori dai miei personalissimi problemi, e questo decisamente non mi riguarda.” sputò fuori acidamente, guardando suo marito con aria di superiorità.

Lui strinse i denti, mentre il suo corpo si scuoteva in continuazione, e le vene gli si gonfiarono tutte. Guardò sua moglie con tutto l'odio che aveva in corpo,prima che gli occhi gli si riempissero di sangue.

“Addio,Lucius.”

 

 

 

 

                                                                                    V

 

 

 

Tutto era andato esattamente come aveva sperato. Lucius era morto, finalmente, e lei era una donna libera. Di lì a qualche giorno non sarebbe più stata la signora Malfoy, ma sarebbe tornata ad essere Narcissa Black. La potentissima Narcissa Black.

Osservò le poche persone che si erano recate a porgere un ultimo saluto all'uomo -se così poteva essere chiamato- andare via.

Alcuni minuti dopo, il posto era decisamente vuoto. Il vento iniziò a soffiare più forte,ed il suono di una risata isterica si levò in aria. Narcissa si portò una mano sulla pancia, che iniziò a dolerle per il troppo ridere. Si asciugò una lacrima di gioia che era sfuggita al suo controllo, e subito dopo iniziò a girare su se stessa,senza smettere di ridere.

Era libera.

Guardò il cielo stellato su di sé, più luminoso che mai.

Poi urlò,senza smettere di girare su se stessa.

 

“Ridete,fate,

bruciate, stelle!

Mai nella notte

siete apparse

più belle!”

 

Cadde in ginocchio,esausta. E rise ancora,per tutta la notte.

Per tutta la vita.

 

 

Fine

 

  
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