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Autore: NyanNyx    25/07/2014    0 recensioni
"siamo amici no??" quelle parole le rimasero in mente. Lei non avrebbe potuto saperlo, ma da quel momento sarebbe nata una magica amicizia.........
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Era appena calato il sole. L’aria si rinfrescava, e gli animali notturni si risvegliavano. E si insieme a loro,anche Anju. Guardava l’ orizzonte farsi sempre più scuro con i suoi occhi azzurri, e attendeva. Con le orecchie appuntite captava i movimenti degli animali e dell’erba mossa dal vento. Sentiva gli odori del bosco, della valle, del paese. Il suo stomaco reclamava, e lei attendeva. Fece qualche passo in avanti uscendo dalla grotta, oramai illuminata dalla luce lunare. Un lieve vento le accarezzò il viso pallido coronato dai capelli miele. Quell’ esile soffio ,  era pieno di emozioni. Si leccò le labbra. Ora il sole aveva lasciato spazio alla luna e ai suoi abitanti. Lei saltò dalla grotta e atterrò inerme sul prato verde e bagnato. Camminò seguita dal suo istinto predatore fino ad un paesino, si fermò. Si mise a correre, sempre più veloce: saltò e volò. Arrivò in un vicolo cieco, sentiva un pianto di una donna. Sul volto le si formò un sorriso maligno, e i suoi denti si aguzzarono. S’ incamminò verso l’ oscurità, verso la donna, verso il cibo. Appena la vide i suoi occhi divennero di un rosso accesso, e un istante dopo si avventò su di essa, uccidendola.



     



Spalancò i suoi occhioni e si raddrizzò con la schiena. Sudava. Tremava. Quello era un incubo ricorrente che faceva da……………gli uscirono le lacrime. Non faceva altro che fare incubi del genere da quando aveva perso i genitori, ma ora che aveva compiuto sette anni li faceva ogni sera. Non riuscì a trattenersi e si mise a singhiozzare. Svegliata dal pianto della nipote, la zia corse dalla sua camera e fece il più velocemente possibile per arrivare da Anju. Aprì la porta e trovò la bambina che stringeva un drago di pezza mentre diceva un nome: Naga. La donna andò a consolarla, e poco dopo la piccola si riaddormentò. Intanto la zia pensò a ciò che stava passando la piccola, e un brivido le passò per la schiena. Poi si riscosse dai suoi pensieri, e si diede della stupida. Non doveva fare quei pensieri, non ora, era troppo presto. Intanto Anju stava avendo un altro sogno, più strano del solito. Vedeva una donna simile a sua madre che cavalcava un drago bianco e azzurro, sorvolare una vallata fatata. Più avanti nel sogno comparve in groppa all’animale una sua coetanea : alta, occhi verdi e capelli castani con riflessi biondi, viso roseo con lentiggini. Ma queste due non erano due giovani normali, si capiva, ma il motivo non si riconosceva ancora. Passarono le ore e la bambina dormiva. Era gracile e pallida, e vederla in un letto di una piazza e mezza dalle lenzuola porpora, faceva il suo effetto. La mattina seguente Anju si svegliò presto, verso le 6 e qualche minuto. Scese le scale e andò in cucina. Non voleva andare a scuola, come gli altri giorni; non perché non le piacesse o per non aver fatto i compiti, ma perché non voleva vedere i suoi compagni. Si lavò la faccia nel lavello e prese una scodella di ceramica , poi del latte dal frigo: -Luna, Luna!!!! La colazione è pronta! Vieni! -
Dalla stanza accanto uscì un micetto tutto nero con gli occhi verdi, che appena vide la padroncina con la scodella si arrampicò sul tavolo e raggiunse in fretta la ragazza. Lei si sedette e accarezzò il micio mentre beveva. In quel momento entrò sua zia,pronta per fare la colazione.
-ciao Anju-
-buongiorno zia Clem-
-dormito bene?-
-dopo che sei venuta, si, grazie-
-bene-
Le due si misero faccia a faccia a fare colazione, ovvero una tazza di latte caldo con miele. La donna si prese una ciocca nera che le era caduta davanti agli occhi e la mise dietro l’orecchio destro. Poi si alzò e si rivolse alla nipotina- nel salotto ti ho preparato la merenda, oggi ti verrò a prendere più tardi, perciò andrai al dopo-scuola. Ok? .-
-ok- Poi, verso le 7 e 30 andò nel salotto vestita con un semplice abito grigio e crema, degli stivaletti crema e un copri-sole grigio e prese la cartella nera e il sacchetto con la merenda e andò verso l’ uscita. Luna salto dall’ armadio su cui era salita e seguì la padroncina come ogni mattina, e insieme andarono verso la scuola elementare. Nel tragitto tutti le guardavano straniti: una bambina pallida, vestita di grigio, con para-sole, troppo piccola per andare in giro da sola, invece s’ incamminava tranquilla verso la scuola con la compagnia di un gatto tutto nero, che la seguiva come fosse un cane al guinzaglio. Molte madri e bambini la guardavano di traverso e le stavano lontano; sia perché era strana e asociale, sia perché andava a scuola andava a scuola da sola con la compagnia di un gatto nero, che, si sa, non è nelle grazie di tutte le persone. Attraversò il cortile sotto sguardi gelosi e curiosi di bambini, ma supervisori a apprensivi dei genitori. Tutti pensavano che aveva dei genitori che non si preoccupavano minimamente dell’ educazione della figlia, e le lasciassero troppa libertà in quanto bambina di seconda elementare. Continuava a camminare nel cortile, si fermò solo quando raggiunse un’ altalena dove c’ erano alcuni bambini che giocavano allegri. Alcune madri, pensando al fatto che i genitori l’ avessero educata male e lei fosse maleducata e aggressiva, presero i propri figli e li allontanarono. Proprio per questo lei non aveva amici, e non li voleva.Era molto riservata. Si dondolava avanti e indietro con in grembo Luna, che faceva le fusa alla padrona. Anche se faceva paura a prima vista, era bellissima con quei capelli miele e gli occhi azzurri. In quel momento sorrise e si fermò. Sentiva che si stava avvicinando un suo amico, anzi, l’ unico suo amico, Oscar. I due si misero a giocare ancora per un po’, poi suonò la campanella. Entrarono e andarono ognuno nella propria classe: lei la A e lui la C. quella mattina lei aveva laboratorio di musica, ovviamente lavorava da sola, anzi, con il suo micio. Il professore si era messo a guardarla che suonava il flauto, mentre il gatto le girava i fogli dello spartito. Gli venne in mente il primo giorno di scuola: i bambini si stavano presentando a  scuola, e quando i suoi occhi caddero su Anju e vide la gatta nera, con voce dolce le disse: -signorina Schinter, lo sa che non si possono portare animale a scuola, soprattutto durante le lezioni?-
- non lo sapevo-
-bene, adesso chiamiamo la mamma e le diciamo di venirlo a prendere, va bene?- alla piccola si strinse il cuore e trattenendo un eventuale pianto, rispose senza far trasparire troppe emozioni:
- mamma non può venire e nemmeno papà. E poi lei è una femmina di nome Luna- e indicò la gatta che si mie a fissare il maestro. Da quel giorno tutti i giorni c’era sempre un battibecco, fino a che Clemente non fece colloquio con l’ insegnante e gli disse:

-signor maestro, mia nipote porta sempre la gatta a scuola perché è la sua unica amica, ed è l’ultimo regalo dei suoi genitori adorati.- dopo quella discussione, esso parlò con gli altri insegnanti, dicendo loro che la piccola aveva perduto i genitori e che probabilmente la zia non aveva abbastanza soldi per far andare la piccola all’ asilo e non conosceva nessuno, ma che forse avrebbe imparato a fare conoscenze. Invece il tempo passò e lei era divenuta amica di un solo bambino, Oscar. Le ore passarono e a scuola suonò la campana finale. Lei aspettò che uscirono tutti i bambini dietro all’ insegnante , poi si mise distante dalla fila e attraversò il corridoio. Entrò in un’ altra aula, il doposcuola, dove si trovavano dei ragazzi di quinta, nonché fratelli maggiori di alcuni compagni e compagne della bambina, che dal primo giorno la minacciavano se spaventava ancora gli altri bambini. Solo che lei non lo faceva apposta, lei era così, come gli altri…..





AUTRICE

ciao!!!questa è la mia prima ff, spero che sia di gradimento a qualcuno(ma anche no).
Non sapendo bene su cosa farla, ho deciso di fare tutto da me(non picerà a nessuno..)
Be', non mi resta che sperare che qualcuno le dia un'occhiata e recensisca,ciao!!!!

 

   
 
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