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Autore: SaraRocker    25/07/2014    1 recensioni
E' il 1994 e Rob Cavallo ha proposto ai Green Day il loro primo, vero contratto.
Ora Billie deve decidere cosa fare: se rifiutare, preservando la reputazione che ha la band, oppure se accettare, rischiando di essere additati come venduti per tutta la carriera.
Dopo molte canne ed un discorso con Mike, il frontman prenderà una decisione che ha segnato una delle rock band più famose nel loro campo.
Estratto.
"Che poi, da qualche parte, in uno dei quotidiani che sua madre gli passava ogni tanto, giusto per tenerlo informato, aveva letto che la Marijuana era benefica, o qualcosa del genere. Insomma, friggeva il cervello, ma alla fin fine poteva capitarti di peggio. Anche quel pensiero lo fece ridere."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Tré Cool
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! mi presento: sono Sara ed amo follemente i Green Day! E' la prima storia sulla band che scrivo, ma spero vi piaccia :)

Mi farebbe piacere leggere un vostro parere e... Ora vado!




 
La Scelta.






















Aspirò per l'ennesima volta dal filtro ormai umido, prendendo un'enorme quantità di fumo in bocca, facendolo arrivare sino ai polmoni, impregnandoli di quell'essenza in grado di disinibire e rilassare.
Tenendolo tra indice e medio, scostò il filtro tra le proprie labbra e lo ammirò qualche istante; come sempre, lo aveva fatto con uno dei tanti biglietti dell'autobus usati che conservava nel portafoglio logoro, risalente a chissà-quanti anni prima. Sorrise, per poi buttare fuori il fumo dalle narici, facendolo somigliare ad uno sbuffo di drago. Quel pensiero lo fece ridere.
Stava ancora osservando il filtro bagnaticcio, mentre si iniziava a chiedere quante canne avesse rollato in tutta la propria vita. Non lo sapeva. La sola cosa di cui era certo e che ne avesse ormai perso il conto. Per quanto ricordava, quella che reggeva tra le dita poteva essere la decima, come la centesima. Il suo cervello, tanto, era fottuto lo stesso.

Che poi, da qualche parte, in uno dei quotidiani che sua madre gli passava ogni tanto, giusto per tenerlo informato, aveva letto che la Marijuana era benefica, o qualcosa del genere. Insomma, friggeva il cervello, ma alla fin fine poteva capitarti di peggio. Anche quel pensiero lo fece ridere.

Avvertì la gola prudergli ed immediatamente afferrò la bottiglia che si trovava sul tavolo di fronte a lui, quello che -insieme a Mike- aveva deciso di mettere davanti al divano. Bevve un lungo sorso d'acqua -aveva finito la birra, ahimè- e sospirò soddisfatto.
Poche ore prima -o il giorno prima?- aveva deciso di lasciare una bottiglia d'acqua piena sul tavolino. Aveva pensato che, siccome fumava spesso -erba-, sarebbe stata una pensata decisamente geniale. Ogni volta che sentiva la bocca impastarsi e la gola prudergli, beveva. E così non doveva alzarsi e dirigersi sino al frigorifero, ma poteva invece rimanere accomodato su quel divano che necessitava decisamente di una pulita. Quel coso puzzava, riflettè Billie storcendo un labbro, o era lui?
Decise che l'argomento non gli interessava, e tornò a prestare attenzione alla propria canna.

A cosa stava pensando?
Non lo ricordava. Non gli interessava. Avrebbe cambiato discorso e, nel silenzio di quella stanza, sarebbe andato avanti ancora per qualche oretta a riflettere. Infondo, nessuno lo avrebbe disturbato. Mike aveva un apputamento -o qualche cazzata del genere- e Tré non si faceva sentire da un paio di sere. Avrebbe chiamato lui.

Dio, quanto gli piaceva essere fatto!
Si sentiva la testa più leggera ed i pensieri assumevano la forma delle nuvole. C'erano, ad essere sinceri, un paio di effetti che non gli piacevano -tipo gli occhi rossi ed il fastidio alla gola, che portava con sé quell'odioso bisogno di sputare-, ma confrontati con la tranquillità che avvertiva dentro, svanivano istantaneamente. Gli piaceva come il mondo rallentasse, e come i suoi pensieri vagassero. Gli piaceva appisolarsi su quel divano, e risvegliarsi due ore dopo convinto che fossero passati solo un paio di minuti. Era divertente. Lo distraeva da tutta la merda che lo circondava.

Da quanto tempo si trovava su quel divano?
Non lo ricordava. Le ultime volte che si era alzato, lo aveva fatto per andare in bagno o per prepararsi un panino veloce. Gli sembrava di indossare gli stessi vestiti da una vita, e di non fare una doccia da molto di più. Ma, infondo, quelli erano solo dettagli, no?
Annuì a se stesso, in quella stanza vuota, aspirando più fumo che poteva e sorridendo al soffitto malmesso della casa. Dio, non si era reso conto di vivere in una catapecchia. 
"Il mio paradiso*..." biascicò Billie, per poi deglutire a vuoto e socchiudere gli occhi.

Quando li riaprì, una domanda si formò spontaneamente nella sua testa.
Perchè sto fumando così tanto?
La risposta gli giunse immediatamente al cervello: la Reprise. La casa discografica che aveva offerto a quel gruppo pseudo punk di strada, i Green Day, un contratto degno di nota. Dio, a loro piacevano davvero le loro canzoni! Avevano persino accettato di includere 'All By Myself' -l'inedito scritto da Tré- nell'album! E poi, dovette ammettere amaramente Billie, Rob Cavallo non era poi così male, nonostante fosse uno di quei ricconi imbottiti di soldi. Si erano persino fatti un paio di canne insieme, nel vecchio furgone della band.
E allora perchè non firmo?
Ah giusto, si ricordò il ragazzo infastidito, Il Gilman. Il locale che aveva ospitato per anni la band, aveva apertamente detto che, nel caso fossero stati così codardi da firmare con la Reprise, non ci avrebbero messo più di un paio di secondi a bandirli a vita, precludendo loro serate ed/o eventi. Di fronte quelle minacce, sul momento, Billie aveva risposto con arroganza. Aveva detto che non poteva fregargliene di mento di un locale da quattro soldi come quello, se aveva di fronte la possibilità di firmare un'etichetta del genere, ma ora quelle parole gli sembravano solo un'enorme cazzata. Una cazzata che avrebbe potuto evitare, se solo non fosse stato fatto dalla mattina alla sera. Ok, ammise a se stesso, forse aveva un problema con le canne. Ne giravano tante, ed aveva imparato a rollare all'eta di tredici anni. Non era colpa sua se ora era ridotto così.

Ricordati per sempre come 'venduti'. Merda. Ecco come suonava: di merda.
Billie non voleva un futuro del genere per la band. Nel caso fossero diventati qualcuno, non avrebbe potuto fare nulla di fronte quelle voci.
"Cazzo! Cazzo! Cazzo!" imprecò il moro, battendosi un palmo sulla fronte e trattenendo ben altre parole.
Gli altri gli avevano lasciato libero arbitrio. E perchè poi? Oh, giusto. In mezzo ai tre -lui, Mike e Frank- era lui quello disturbato. Aveva tutti quegli sbalzi d'umore, poca fiducia in se stesso, faceva poco sesso -troppo poco-, e fumava costantemente -erba, per l'appunto-.  
Forse, però, sotto sotto, si fidavano davvero del suo giudizio. Infondo, Billie amava la band più di ogni altra cosa. Il moro aveva speso in quel progetto praticamente tutta la sua vita. Aveva mandato a puttane la sua carriera scolastica per continuare a suonare. 
Effettivamente, riflettendoci su, non era poi così strano che si affidassero a lui per  quella decisione. Billie, invece che fare il bene proprio, aveva sempre pensato a quello della band.

Il suono della porta che si apriva, lo riportò al presente. Immediatamente, lo sguardo verde del moro si posò sulla figura alta e slanciata di Mike. Era appena rientrato. Non era certo di quanto fosse rimasto assente. Ricordava di averlo salutato, e null'altro.
Una volta in salotto, il biondo fece un cenno all'amico, per poi dirigersi nella cucina. Billie udì il frigorifero aprirsi e richiudersi. Poi, Mike tornò in salotto, dove si accomodò al fianco dell'amico. Reggeva tra le mani un bicchiere di latte** ed i vestiti che indossava erano decisamente luridi.
"Che hai fatto?" domandò il moro all'amico. La voce fuoriuscì strascicata e lenta, ma Mike era abituato a vederlo in certe condizioni.
"Mia madre aveva bisogno di aiuto. Non sta molto bene in questi giorni e le dovevo dare una mano."
Billie annuì un paio di volte, per poi sospirare pesantemente. Si passò una mano sul viso e deglutì a vuoto, la gola ancora che gli prudeva. Il biondo prese un sorso di latte, non aggiungendo altro.

"Non so più che cazzo fare..." parlò infine Billie, facendo voltare l'altro nella sua direzione "Se ci rifiutiamo di firmare, avremo ancora il Gilman assicurato e... E quel locale è sempre stato una garanzia per noi."
Mike annuì, capendo a pieno la situazione. Billie era totalmente combattuto, e non faceva altro che fumare nel tentativo di semplificare la decisione. Eppure, l'erba non gli aveva ancora portato consiglio. Appoggiò il proprio bicchiere sul tavolo di fronte e si apprestò a parlare.
"E se firmassimo?" domandò quindi il biondo.
L'altro abbassò lo sguardo, puntandolo sul posacenere stra-pieno. Era così stanco. Tanto.
"Saremmo considerati dei venduti. Gli scarti del punk." sentenziò quindi disgustato Billie, serrando le proprie mani in due pugni ricolmi di frustrazione.
"...Ma?" incalzò con un mezzo sorriso Mike, come leggesse nella mente dell'altro. Billie sorrise amaramente. Erano migliori amici da una vita, e sin da bambini si erano sempre capiti su tutto. Avevano litigato per un mare di stronzate, ma mai per cose davvero serie.
"Ma... Mike, ci sono i soldi." sospirò affranto il moro "E noi non abbiamo mai avuto troppi soldi. Nessuno di noi tre." Billie prese una breve pausa "Cazzo! Ho un centinaio di fratelli e... E tu devi pensare  a tua madre, ed anche Tré ha una famiglia a cui pensare."
Il biondo annuì, soddisfatto dei ragionamenti dell'amico. Erano i medesimi problemi che avevano assillato anche lui e Tré solo un paio di settimane prima.  La differenza era però che Billie teneva alla band in modo smisurato, quasi come ad un figlio. Era stato il moro ad averci creduto fino in fondo, ed ora che l'occasione si era presentata, toccava a lui ragionarci sopra. Era lui il collante. Era lui il leader in quel momento.
Ma forse, aveva bisogno di una piccola spinta. 
Il biondo sorrise all'amico.

"Billie, da quando ti interessa seriamente di quello che dice la gente?"
Quella domanda colpì il moro, scuotendolo nel profondo. Effettivamente, Mike aveva ragione. Per un'intera vita, Billie era andato avanti dicendo che non gli interessava. Eppure ora gli faceva paura cosa potessero pensare al Gillman. 
"Quella gente sono i nostri fan."
"Se lo sono davvero, ci seguiranno." replicò con pacatezza Mike, ostentando una tranquillità che l'altro invidiava completamente. Oltretutto, in mezzo a tutta quella calma, vi era una verità disarmante. Se davvero apprezzavano la loro musica, li avrebbero continuati ad ascoltare per sempre, sino a consumare il vinile e la cassetta. 

Improvvisamente, Billie fu certo che se solo avesse sprecato quegli ultimi giorni a parlare con Mike piuttosto che a fumarsi una quantità industriale di erba, a quell'ora avrebbero già avuto tra le mani un buon contratto firmato.
Sorrise grato all'amico, per poi alzarsi "Dove cazzo ho messo il numero di Rob?"
Mike rise, osservando l'amico traballare leggermente per la 'botta' che ancora doveva intorpidirgli le membra, e rispose "In camera. Ti consiglio di muoverti piano. Sei fatto."


















19 anni dopo.

Un palco. L'ennesimo per Billie Joe Armstrong e la sua band.
Il microfono stretto tra le mani e la chitarra appesa alle sue spalle. Ormai tutti lo riconoscono per le strade. I suoi poster sono appesi nelle stanze degli adolescenti ed anche in quelle degli adulti. C'è una ragazza, da qualche parte, che li ha conosciuti grazie al padre che, alla sua età, comprò Dookie e lo avvertì così in sintonia con se stesso, da iniziare ad ascoltarlo ogni giorno, sino allo stremo. Ora, quel cd, lo ha regalato a quella ragazza, sua figlia.

Davanti al palco c'è un diciassettenne che non sogna altro da una vita: vedere loro, i suoi idoli. E' qualcosa di indescrivibile. Sa solo che le loro parole sono così vere da dargli vita. Adesso sa che, nonostante lui sia esattamente un ragazzo come tutti gli altri, ha qualcosa. E' una scintilla che può fare nascere da un momento all'altro. Sa che i suoi genitori non lo capiranno mai, ma che non c'è niente di sbagliato in lui.

E poi, laggiù, distante ma abbastanza vicina, c'è una giovane con le braccia cosparse di cicatrici. Lei si tagliava. Lei ha tentato il suicidio troppe volte. La prendono in giro perchè ha affrontato problemi che non ha intenzione di raccontare -perchè sa che la giudicherebbero-. Poi, ha ascoltato una canzone. Si chiamava Good Riddance. E tutto è cambiato.

Ma la parte bella è che ce ne sono tanti altri, tutti incredibilmente grati a quei ragazzi che si trovano sopra quel palco. E  c'è Billie che, proprio in quell'istante, si sta accostando al proprio migliore amico di sempre.
"E questo è il basso, la mia anima gemella." prende una pausa e sorride "Questo è Mike Dirnt.***"
E gli è così grato, perchè se ora sono lì, è proprio grazie a lui.
















* Billie si riferisce alla canzone 'Welcome to Paradise'
** Mi riferisco ad una piccola storia che si trova nel libretto dell'album Kerplunk e si intitola 'My Adventure With Green Day, by Laurie L.'
*** Questa è una vera citazione. Billie lo ha detto a Mike durante un concerto del 2013 al Fox Theatre.
  
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