Libri > Percy Jackson
Ricorda la storia  |      
Autore: Aout    25/07/2014    3 recensioni
Quando la voce della ragione è Leo Valdez, meglio iniziare a preoccuparsi.
Eh già, perché tra il dover costruire una mastodontica nave volante, occuparsi delle future trattative con romani poco amichevoli e essere nell’attesa snervante di uno stupido Percy Jackson che ha avuto la faccia tosta di scomparire nel nulla, anche a una come Annabeth può capitare di perdere la bussola.
Ma non preoccupatevi, poi il nord si ritrova in fretta, basta solo volerlo.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annabeth Chase, Leo Valdez
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Image and video hosting by TinyPic


 
Scosse la testa, sbuffò e poi roteò gli occhi.
Era da sola sulla cima di quella collinetta. Forse, e dico forse, se ci fosse stato qualcun altro lì con lei, avrebbe anche potuto trattenersi dallo sfogare in quel modo il suo disappunto. Ma forse no, considerando quanto ogni singola cellula del suo organismo (e parliamo di svariate migliaia di miliardi) glielo stesse urlando, in quel momento.
Per Zeus, quello non era per niente il modo giusto di lavorare.
Lasciando da parte il fortissimo odore di combustibile che arrivava fin quasi al campo (meglio che preparasse delle barricate, la Cabina Nove, che le driadi quella volta non le avrebbe calmate nessuno) e il velo di fumo grigio che si alzava verso il cielo, non riusciva nemmeno a capire da che parte guardarla, quella massa metallica informe che ingombrava l’entrata della grotta.
Prese un respiro e si fece avanti decisa.
Un passo in più e sarebbe andata a sbattere dritta contro un ragazzo dai capelli rossicci, che stava uscendo dalla grotta con una buona decina di chili di altra roba metallica sulle spalle. Ad ogni modo, benché lei si fosse spostata in tempo, il suddetto ragazzo non fu così fortunato e finì carponi a terra con la massa informe ai suoi piedi. Sui suoi piedi, a dirla tutta.
- Uh. Tutto ok?
Il ragazzo (doveva chiamarsi Josh, anche se non ne era certa) assentì mugugnando.
- Ehm, per caso sono qui Nyssa e Leo Valdez? E hai bisogno di aiuto con quella roba?
Josh, che era straordinariamente ben piazzato per avere appena tredici anni, annuì di nuovo e poi scosse la testa. Si alzò, recuperò la sua roba a gran velocità e poi tornò sui suoi passi, diretto verso il campo probabilmente.
Siamo di poche parole, eh? Osservò, prima di avviarsi dentro la grotta.
 
Leo era francamente scocciato e incredibilmente felice allo stesso tempo.
Era scocciato perché quei dannatissimi dischi nella testa di Festus non ne volevano sapere di incastrarsi nella posizione giusta e continuavano a saltare fuori, con molle annesse, e andarsi a nascondere nel mucchio di altra roba che c’era lì intorno. Era felice come una pasqua perché sinceramente non gliene importava un fico secco se aveva già perso un paio di quelli appena costruiti e avrebbe dovuto stare alzato la notte per rimpiazzarli. Che ci fosse anche solo la possibilità di avere a che fare con cose del genere, era un desiderio che si realizzava. Per quanto non si sarebbe mai aspettato di poter desiderare una cosa del genere...
Stava giusto sistemando le ultimi viti sulla nuova placca frontale del drago (che secondo lui quasi quasi faceva le fusa, anche se quando l’aveva detto a Shane, lui l’aveva guardato come se fosse un pazzo) quando sentì una voce chiamarlo.
- Ohi! – rispose a casaccio, sventolando alta una mano, non sicuro di chi lo avesse chiamato o di dove questo chi fosse.
Quando vide avvicinarsi Nyssa soffocò una smorfia.
- No, ti prego non dirmelo. – mugugnò, tornando a fissare un dischetto più ostinato degli altri, - Sono i lavori per la chiglia, vero? Ma non dovevano pensarci i figli di Atena a realizzare le parti non meccaniche del progetto? Non dirmi che gli fa schifo sporcarsi le...
Nyssa lo interruppe schiarendosi pesantemente la voce, cosa che lo spinse ad alzare la testa e a maledirsi di conseguenza.
- ... mani? Sono qui da quando ho sette anni e ti assicuro che le mani me le sono sporcate parecchio. E, per la cronaca, la chiglia è appena stata conclusa. Quando l’ho lasciato, Malcolm era all’ultima revisione prima di passare alla murata destra.
Leo deglutì. Trovandosi così, per terra in quella posizione sconclusionata, completamente ricoperto di olio per motori e con la testa di un drago di metallo sulle ginocchia, l’ultima cosa che avrebbe voluto sarebbe stata essere trafitto da uno sguardo così tagliente.
- Annabeth! Come va? – esordì, cercando di sorridere in modo convincente, - Ovviamente, sai, ti avevo vista. Scherzavo.
Visto come quegli occhi grigi continuavano a fissarlo, forse il sorriso non era stato convincente quanto avrebbe voluto. Leo si schiarì la voce tentando di alzarsi.
In realtà, purtroppo, inciampò (forse sui suoi stessi piedi) e finì in braccio proprio alla proprietaria dei suddetti occhi grigi che, grazie a Efesto, riuscì a rimanere in piedi. Anche se il gasolio di cui era ricoperto, e che le sparse addosso nella caduta, diede nel mentre il colpo di grazia alla sua bella maglietta arancione, grazie un cavolo.
Leo si rialzò in meno di un secondo e poteva giurare di essere arrossito. Arrossito. Lui! Lui che non era mai stato maldestro in tutta la sua cavolo di esistenza, ora manco riusciva a reggersi in piedi!
Ma non era colpa sua, eh no. Era colpa della feroce ragazza bionda dallo sguardo assassino davanti a lui in quel momento.
Grazie agli dei che non è lei quella che spara i fulmini. Pensò, per quanto in realtà l’avesse anche vista usare un pugnale e la cosa non lo rincuorasse affatto.
Annabeth mantenne tuttavia una certa compostezza, limitandosi a storcere un po’ il naso.
- Si può sapere come fate a lavorare in mezzo a questo disordine? – disse poi all’improvviso, indicando sommariamente l’intera caverna (compreso lui stesso. Ehi!), - Come farete a rispettare i tempi previsti se non riuscite nemmeno a vedere il pavimento su cui camminate?
- Datti una calmata, Annabeth. - le rispose calma Nyssa. Leo aveva giusto fatto in tempo a mordersi la lingua e a trattenere un commentaccio. Ci basta solo che ti sbattano fuori pure da un cavolo di campo per semidei! E poi chi ci bada a Festus, mh? - Come ti ho detto ieri, e pure l’altro ieri, stiamo lavorando e, lo sai, noi lavoriamo così. Perciò, perché non torni a...
- Questa, per esempio, - niente, la ragazza andava avanti imperterrita. Si chinò verso terra e sollevò una piccola asta metallica, - non dovrebbe stare vicino alle fornaci? Che ci fa qui? E questo? E questo? -  continuava a sollevare oggetti e spostarli, - Mmh... potremmo rimettere tutto in ordine... Supponendo che la grotta sia lunga una ventina di metri per un terzo, - improvvisamente tirò fuori un computer da chissà dove e prese a digitare alla velocità della luce con una mano sola, facendo anche qualche passo in avanti, - potremmo rimettere tutto a posto in una giornata e mezza, se ci mettiamo d’impegno...
- Ehi, attenta a Festus! – stava quasi per prenderlo dentro!
- Vediamo, potremmo chiedere una mano alle altre cabine e se interrompessimo i lavori per...
Un attimo, stava davvero mettendo sotto sopra i suoi dischi bronzei, adesso? - Non toccare!
Annabeth finalmente si interruppe e prese ad osservarlo, con le labbra sottili e socchiudendo gli occhi, - Stavo solo cercando di aiutare. Non vi rendete conto che con un po’ di...
- Non ci rendiamo conto? Tu non ti rendi conto! Questo non è disordine, è ordine... creativo! Se toccassi qualcosa poi non ritroveremmo più niente! Perché non vai a... che ne so, giocare con il tuo computer da un’altra parte e ci lasci lavorare?
Oddio, l’ho detto ad alta voce, vero?
Però aveva ragione. Diavolo se aveva ragione. Come si permetteva Annabeth di ficcare il naso? Miss sono-quella-con-il-cervello poteva anche mettersi la sua follia manipolatrice dove diceva lui!
Mmh... beh, almeno questo non l’aveva detto ad alta voce...
- Giocare? – ripeté Annabeth con voce glaciale, - Giocare... certo, parla quello con il dragetto smontabile.
- Ehi!
- No, ascolta, sai una cosa? – disse ancora, alzandosi e chiudendo il computer di scatto, - Vienimi a trovare quando ti sentirai abbastanza maturo per affrontare una conversazione da adulto, d’accordo? Starò probabilmente giocando con il mio computer nel tentativo di capire come non fare precipitare una nave da due tonnellate! – detto ciò, tempestò fuori dalla stanza a grandi passi e testa alta.
Passò un attimo di silenzio.
- Ottimo, Leo. – disse poi Nyssa, che si rimediò una buona occhiataccia in risposta.
 
Annabeth aveva passato tante cose brutte nella sua vita e di certo da loro aveva imparato una cosa: quando qualcuno ti offre il suo aiuto tu dici grazie e accetti abbassando la testa. Non ti comporti come un stupido bambino egoista!
Quando si sedette alla sua scrivania e tirò fuori il computer dal piccolo zainetto che aveva sulla schiena, poggiandolo davanti a lei, forse ci mise giusto un pochino più di forza di quanto sarebbe stato necessario.
- Tutto a posto?
Girandosi, la ragazza scorse Malcolm in piedi dietro di lei, intento a ispezionare la libreria. Biondo come lei, con i suoi stessi occhi grigi, non aveva decisamente lo stesso umore furente che lei si sentiva addosso in quel momento.
- Sì! – rispose, secca. Era talmente arrabbiata che non pensò nemmeno di fingere, che andasse tutto bene.
Malcolm prese un libro sotto braccio e le si avvicinò.
- Mi hanno detto della sfuriata alla grotta del drago. È stato utile?
Annabeth si girò per rispondere a tono, ma trovò un sorriso così gentile ad aspettarla, che si morse la lingua.
- Sorella, ti conosco da tanto tempo. Capisco che stai...
- No, non capisci! – per quanto volesse trattenersi, la ragazza non poté proprio evitare di prorompere un’altra volta. Si alzò in piedi e prese a camminare per la stanza. – Nessuno capisce! Perché nessuno capisce? Dobbiamo fare in fretta! Non possiamo fare errori! Dobbiamo riportare Jason al suo campo! Dobbiamo trovare gli altri semidei della profezia! Il nemico è qui dietro l’angolo! Dobbiamo...
- Recuperare Percy? – la interruppe Malcolm, poggiandole una mano sulla spalla per fermarla, sempre con quel suo sorriso gentile (e terribilmente insopportabile, in quel momento). – Non conosco molto questo Leo, ma non mi sembra a prima vista uno di quelli che lavora meglio sotto pressione. Credi veramente che possa aiutarlo, tutto questo? Su, Annabeth. È semplice strategia, tu sei sempre stata brava nelle strategie.
Annabeth chiuse gli occhi e prese un respiro.
 
Leo stava facendo rimbalzare dei sassolini sull’acqua del lago.
Cioè, avrebbe fatto rimbalzare dei sassolini nel lago se a) ne fosse stato anche solo lontanamente capace (quelli si limitavano ad affondare, per Efesto!) e b) uno dei suddetti sassolini non fosse andato a centrare la testa di una nereide all’incirca un paio di minuti prima e quella lo avesse minacciato di morte certa se ci avesse riprovato.
Perciò, in realtà, Leo se ne stava seduto sulla riva del lago e si limitava a borbottare tra sé qualche imprecazione ogni tanto, peggio di un vecchietto ad un cantiere edile.
Quando sentì un fruscio al suo fianco, quasi non finì dentro al lago dallo spavento.
Quando capì chi si era avvicinato al suo fianco, preferì esserci finito per davvero.
Senza fare tanti complimenti, Annabeth si sedette e gli porse un bastoncino con qualche marshmallow abbrustolito infilato dentro.
- Sono avvelenati? – le chiese, appena un po’ acido. La ragazza si limitò a continuare a fissarlo, alzando giusto un sopracciglio.
A quel punto, Leo afferrò il bastoncino con poca grazia e (perché fidarsi è bene, ma è meglio non fidarsi) lo annusò, prima di metterlo in bocca. Annabeth non protestò, anche perché ormai non lo guardava più, aveva lo sguardo fissato verso l’orizzonte al di là del lago e aveva un non so che di triste negli occhi.
Oh, no. Non mi freghi.
La ragazza prese un respiro. - Mi dispiace per oggi. – esordì, mentre Leo ripeteva a se stesso che era suo diritto e dovere civico (qualunque diavoleria significasse) rimanere arrabbiato, dopo la sfuriata di quel pomeriggio. – Cioè, mi dispiace per come mi sono comportata, ma non per quello che ho detto.
Cosa? Leo aprì la bocca per rispondere e si girò verso di lei talmente velocemente che il bastoncino gli cadde e andò a finire in acqua, dove non sarebbe stato altrettanto apprezzato.
- Aspetta, lasciami spiegare. Penso davvero che i tempi potrebbero essere velocizzati, se studiassimo un attimo la situazione, ma è stato sbagliato da parte mia presentarmi lì e pretendere di imporvi il mio, di piano. Sono abbastanza intelligente per rendermene conto.
Forse si era girata verso di lui in quel momento, ma Leo aveva deciso che sarebbe stato molto più interessante osservare i marshmellow affondare lentamente davanti a lui.
- Sai, non sono la pazza isterica che tu credi. – continuò Annabeth, con un tono addolcito (e Leo riuscì perfino a trattenersi da quel “Come no!” che sentiva sulla punta della lingua). Quando si arrischiò a lanciare un’occhiata, si accorse che la ragazza era ancora rivolta all’orizzonte, anche se sembrava persa in altri pensieri, - È che... è che dobbiamo muoverci. – prese un respiro, - Io... devo rivedere Percy. Non mi basta sapere che è vivo, Leo. Abbiamo passato così tanto io e lui che finché non lo avrò vicino, finché non potrò toccarlo (e tirargli la bella sberla che si merita) io non potrò stare tranquilla. O dormire. O smetterla di fare la pazza isterica. Fa... male e lo so che suona come una stupida cotta adolescenziale, ma non ci posso fare niente.
Quando concluse, Leo non aveva ancora chiuso la bocca e doveva avere un’espressione molto poco arguta sulla faccia. Oddio, sono arrossito di nuovo.
Con lo sguardo fisso a terra, prese un respiro e fece per alzarsi.
– Ok, scuse accettate. – sussurrò. Quando incontrò lo sguardo di Annabeth, sorrise nel suo solito modo obliquo, per quanto poco se ne sentisse in vena.
 
(- Ahi!
Qualcuno gli aveva appena forse lanciato un marshmallow?
Nereidi...)






Note: Non pubblico qualcosa nella sezione di Percy Jackson da... beh, secoli. Quando mi ero appena iscritta a EFP ero arrivata alla battaglia del labirinto più o meno e mi ero cimentata in una long che poi non avevo portato a termine (ora cancellata). Adesso sono di nuovo qui, dopo essermi riletta tutti i libri, aver fangirlato un po' di qui e un po' di là ed essermi finalmente decisa a scrivere (a completare almeno) qualcosa in merito. Mah. Mi sento molto... nuova, del fandom, per quanto in realtà lo sia poco, quindi niente... spero vi piaccia questa one-shot, non so che aspettarmi.
Scusate la longaccine, alla prossima,
Aout ;)





 
 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Aout