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Autore: meiousetsuna    25/07/2014    6 recensioni
Terza classificata nel contest: Pazzi/e/ie... d'amore - di Nirvana_04
Molto fuori tempo, una storia che racconta i sentimenti di Damon per Elena durante le indimenticabili prima e seconda stagione.
Le riflessioni di un vampiro dal cuore ferito, un uomo in cerca d'amore.
Che pensa di non meritare, ma che agogna con ogni respiro, ogni battito del cuore.
Per chi, come me, spera nel ritorno della bellezza di questa coppia al lustro iniziale...
Con Amore triste, Setsuna
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Personaggi: Damon, Implied!Elena
Rating: Verde
Genere: Sentimentale, Character!Study, Triste
Avvertimenti: leggero fluff
Ambientazione: all’incirca alla fine della seconda serie
Terza classificata nel contest: Pazzi/e/ie... d'amore - di Nirvana_04

Love Philosophy

 

And the sunlight clasps the earth,
And the moonbeams kiss the sea;
What are all these kissings worth,
If thou kiss not me?
Percy B. Shelley


Quante volte ho cercato di ripetertelo, fino a costringerti a crederci, fino a convincere me stesso; sono un egoista, uno che prende quello che vuole e non si cura delle conseguenze delle sue azioni.
Un assassino, nel migliore dei casi una persona fiera di essere quello che è, che non cambierà mai.
La prima volta che ti ho incontrata ho creduto che fossi Katherine, ma l’inganno è durato poco: la luce pura del tuo sguardo, Elena, il sorriso insicuro, la gestualità ancora un po’ impacciata di una ragazza sbocciata da poco al mondo degli adulti sarebbero stati impossibili da recitare così bene, per l’altra.
Per un attimo l’istinto mi ha portato verso di te; come sarebbe stato vendicarsi dell’esistenza della sua forma, della giovane che osava illudermi con la sua presenza senza essere Katherine?
Liberatorio, probabilmente.
In ogni caso, un gesto degno dalla mia cattiva fama, con il vantaggio di un buon pasto.
Infatti, ti ho parlato dolcemente, invitandoti a riflettere su quello che volevi davvero dalla vita.

Folle amore, avventura. Non una prigione a forma di villetta con un vasto giardino circondato dallo steccato bianco, lavorare, sposarsi, avere dei figli, cucinare pranzi del Ringraziamento fino all’ultimo giorno della tua breve – brevissima – vita mortale.
“E tu cosa vuoi, Damon?” Inaspettatamente non hai negato, ma girato la domanda.
Non ho risposto la verità, perché non ero preparato a fronteggiarla.
Non eri la persona alla quale dire apertamente: ‘Mi è rimasto solo il male, solo il rancore, solo l’uccidere’.
‘Vado avanti per non dare la soddisfazione a nessuno di vedermi per quello che sono: un mostro triste, che trae piacere dall’odio di chi lo conosce perché conferma che non c’è nulla di buono in me che meriti di essere salvato, quindi non c’è motivo per sentire, le emozioni fanno schifo, portano solo sofferenza’.
Poi è sopraggiunta l’amicizia: storta, strana, ambigua.
Ci abbiamo mai creduto, Elena?

Quando sotto gli aghi di pioggia che cercavano di ferirci mi hai abbracciato, soltanto io ho provato un brivido caldo che mi accarezzava l’anima, era solo un po’ di conforto perché quella donna cattiva mi ha lasciato illudere di essere stato amato, di averla perduta, mentre rideva del mio stupido cuore di ragazzo?
Quando mi hai tradito, d’accordo con mio fratello, usando quel sottile senso di colpa che non potevo scuotere via come terriccio dalla scarpe dopo un cammino su una strada polverosa, avete spezzato il mio cuore.
Quel cuore tenebroso, abitato da demoni dispettosi, che lo masticano, lo trafiggono con minuscole lance si è contratto per smettere di battere, in modo da diventare solo un muscolo morto e inerme, insensibile.
Perché ti ho creduta incapace di colpirmi alle spalle e lo hai fatto con consumata abilità.
Perché lui ha trovato naturale usarti contro di me, per fermarmi.
È stato difficile tornare a fidarmi, per timore che non fosse vero che ci fosse qualcosa di speciale tra noi, un’intesa, un affetto: perché ti amavo, anche rifiutando di ammetterlo, non volevo scoprire il rifiuto delle mie carezze, delle domande profonde, non volevo che raddoppiassi la mia solitudine ad ogni passo con cui ti allontanavi.
Più mi chiedevi di essere migliore, più reagivo con rabbia, mi abbandonavo al male, non volevo vedere il colore della delusione nei tuoi occhi buoni quando avessi tentato e fallito; volevo che mi accettassi, che mi amassi completamente come ho bisogno, senza regole, senza limiti.

Nella mia manifestazione più vera, che non ti ho nascosto - non ci sono riuscito.
Il mio autolesionismo che mi protegge dai colpi esterni.
Il mio grandioso Io, che non lascia spazi vuoti che gli altri si rifiutano di occupare.
Il mio decidere tutto da solo, così non tenderò una mano per trovarla vuota.
Il mio nascondere quello che faccio di buono, perché non diventi una pretesa che devo soddisfare.
Finché non ti sei avvicinata un po’ troppo e mi hai visto attraverso la maschera; ora sono perduto, spaventato, trafitto, temo che ciò che hai scoperto non valga abbastanza, rispetto alla composta sicurezza che Stefan ti può offrire.
Quando aspettavo di morire, sei stata generosa con me, mi hai perdonato tutto.
Ma è semplice intenerirsi della tortura degli altri, quando una nuvola oscura si spande sul viso, crescendo in intensità, togliendo brillantezza agli occhi – e so che ti piacciono i miei occhi quando ti spogliano con lo sguardo e ti rispetto ancora di più perché non scappi per impedirmelo – lasciandoli di un blu cupo, spento come un cielo d’autunno, come un terreno brullo coperto di foglie cadute.
È stato allora che hai iniziato ad amarmi, anche se avresti voluto liberarti di quel tuo scomodo sentimento, irrazionale e inaccettabile, anche se con ogni respiro cercavi di spingermi fuori dai tuoi polmoni, soffiandomi via tra le labbra socchiuse.
Anche se quando il tuo sangue si riscaldava mentre mi avvicinavo, iniziavi con l’indietreggiare per poi arrenderti a te stessa, senza poter frenare un brivido mentre le mie mani ti accarezzavano i capelli, donandoti la dolcezza di cui sono colmo, Elena, seppure non mi concedo di esporla davanti al mondo.

Scorre dentro di me, ma posso scacciarla quando si presenta senza essere invitata, semplicemente scatenando l’Essere sbagliato che è in me.
Invece come avresti potuto liberarti dal male che ti provocano la mia presenza, la mia assenza, le mie parole e il mio silenzio, la mia indifferenza e la mia passione, quello che ti turba perché sa di me, della nostra intesa, che neghi perché sia io a rivendicarla?
Se ti ho consegnato la mia anima per custodirla in un luogo migliore del mio petto, rinnegheresti la tua compassione insieme a lei, dovresti distruggerle insieme, menomarti pur di tenermi fuori dal giardino profumato che è la tua capacità di amare, cospargere quel terreno fertile di sterile cenere.
Consolami, baciami di nuovo, sorvegliami, arrabbiati, sceglimi.
È quello che sai fare meglio, vero? Il motivo per cui mio fratello ti appare così adatto è perché non ti contraddice, ti lascia libera, purché questo significhi che resterai con lui.
Vieni da me, affrontami, cancellami questo sorrisetto fastidioso, cambialo con quello che vuoi tu, dimostrami che la mia esistenza ha uno scopo, Elena.
Fallo adesso, mentre ti avvicini, ogni passo pesante per le catene di paura che ti attanagliano, adesso, mentre posi le dita sul mio viso e forse la mia nuova vita può cominciare. Oggi.


Spero non sia la cosa più insopportabile che abbiate mai letto!
p.s. = ovviamente l’immagine è della 5° serie, ma la trovo assolutamente adatta al racconto

 

 

 

  
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