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Autore: _browneyes    27/07/2014    4 recensioni
Ashton si sveglia e, come tutte le mattine ormai, si mette ad aspettare che gli arrivi sulla guancia il solito bacio del buongiorno della sua ragazza mattiniera, ma questo non arriva.
Allora, come sempre, tasta l’altra parte del letto per vedere se sta ancora dormendo ma, al posto di un corpo femminile c’è sempre solo un pezzo di materasso freddo.
Lei è andata via.
***
«Stiamo cercando di testare come e se possiamo manipolare il nostro cervello, ad esempio in questo caso vogliamo vedere se riusciamo a provocare una voluta amnesia temporanea»
Amnesia.
Non pensare a niente.
Dimenticare.
Iniziare di nuovo.
Qualcosa si accende nel cervello di Ashton «Lo farò io.»
***
«Prima che iniziamo, deve sapere che è possibile che lei abbia dei flashback durante il processo»
Ashton inizia a sudare freddo «Che tipo di flashback?» chiede.
«Le cose che la sua mente fatica di più a lasciare andare.»
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Amnesia-


Ashton si sveglia e, come tutte le mattine ormai, si mette ad aspettare che gli arrivi sulla guancia il solito bacio del buongiorno della sua ragazza mattiniera, ma questo non arriva.
Allora, come sempre, tasta l’altra parte del letto per vedere se sta ancora dormendo ma, al posto di un corpo femminile c’è sempre solo un pezzo di materasso freddo.
Lei è andata via.
È passato quasi un mese ed Ashton non riesce a farsene una ragione.
La cerca ancora appena sveglio, la cerca prima di andare a dormire, continua a cucinare per due e continua ad aspettarla.
Tutte le mattine è la solita, vecchia storia.
Si alza e si veste, trovando in salotto l’amico Michael che dorme sul divano, come fa da giorni ormai. L’appartamento è così disordinato senza di lei e la sua mania per l’ordine.
Ashton si fa largo tra le cose malamente abbandonate a terra ed esce, con le chiavi della macchina in mano.
Sale in macchina e mette in moto nella strada deserta delle sei del mattino; lascia che le sue mani corrano al volante da sole, sapendo già dove i suoi sensi lo porteranno, dove lo portano ogni settimana.
Guida, cercando di non pensare a niente.
Alla fine arriva, al posto che una volta per lui era il più bello della città, mentre oggi è solo il più triste, solo quello che gli fa sentire di più la mancanza ma che lui, per qualche assurdo motivo, non può fare a meno di vedere.

I drove by all the places we used to hang out getting wasted
I thought about our last kiss,
How it felt, the way you tasted

Prende il telefono dalla tasca e cerca quella registrazione, quella che ormai è diventata la colonna sonora della sua vita; quella che lo fa dubitare di tutto, quello che gli fa chiedere dove abbia sbagliato, quella che lo spinge a pensare se magari c’è qualcosa che può fare.
Preme play.

«Ciao Ashton, sono io. Spero davvero che tu abbia spazio nella segreteria telefonica perché devo dirti delle cose. Mi sento davvero male a non parlartene faccia a faccia ma già so che non riuscirei a dirti nulla. Girarci intorno è inutile, quindi te lo dico e basta. Me ne vado, non so dove, ma vado via. Ci abbiamo provato Ash, ma non va, mi dispiace. Ho creduto davvero di amarti e forse era vero, ma ora è finita. Mi dispiace. Ho il volo alle nove, dovresti trovarmi a casa quando torni dal lavoro, sai per salutarci un ultima volta. Mi dispiace, davvero, ma sento che è la cosa migliore, che starò bene e anche tu. Spero di vederti a casa l’ultima volta, in caso contrario, addio.»

Ashton ancora non capisce cosa e dove abbia sbagliato, sa solo che la sua vita si è fermata in quel momento.
Sale di nuovo in macchina e guida verso il suo appartamento, chiedendosi come sempre se è solo lui o magari ci sta male anche lei. Si chiede se le manca o se lei l’ha già rimpiazzato, se ha mai letto la sua lettera o l’ha semplicemente buttata senza aprirla, se davvero sta davvero bene come suo fratello Calum ed il suo migliore amico Luke continuano a dirgli quando gli suggeriscono di voltare pagina o se quella è semplicemente una bugia.
Ma non può trovare risposte a tali domande, perciò gli rimane solo un’unica e grande consapevolezza: lui si sente solo, lui ha bisogno di togliersi tutto questo di dosso perché non ce la fa davvero più.

And even though your friends tell me you’re doing fine
And you’re somewhere feeling lonely even though he’s right beside you
When he says those words that hurt you
Do you read the ones I wrote you?

Ashton apre la porta e trova Michael intento a prendere appunti mentre fa colazione.
«Che stai facendo?» bofonchia sedendosi accanto a lui e cercando di capire qualcosa dalla sua grafia confusa.
«Lascia stare Ash oggi sarà una giornataccia. Quel neurobiologo matto del mio capo vuole che trovi un volontario disperato che faccia da cavia ad un esperimento.» scuote i capelli verdi tirando un sospiro.
«Che esperimento?»
Michael arriccia il naso «Stiamo cercando di testare come e se possiamo manipolare il nostro cervello, ad esempio in questo caso vogliamo vedere se riusciamo a provocare una voluta amnesia temporanea»
Amnesia.
Non pensare a niente.
Dimenticare.
Iniziare di nuovo.
Qualcosa si accende nel cervello di Ashton «Lo farò io.»
Michael si strozza con i cereali «Cosa?» chiede tossendo.
«Farò da cavia per l’esperimento»
L’altro continua a tossire «Sei matto? Dimenticheresti tutto, forse per sempre.»
«E che male ci sarebbe? Sono stanco di continuare a pensare a lei, a quando era qui, a quello che abbiamo passato; sono stanco di chiedermi se era reale o solo la mia immaginazione, perché tutti dicono che lei sta bene ma come può mentre io sto così? Ero davvero così insignificante per lei?» sospira «Devo solo dimenticarla e mi serve una mano.»

Sometimes I start to wonder, was it just a lie?
If what we had was real, how could you be fine?
‘Cause I’m not fine at all.


«Allora, è pronto?» la voce professionale di quell’uomo che Michael chiama capo scuote violentemente Ashton, come una secchiata d’acqua gelida.
Lui deglutisce e poi fa un sospiro profondo «Si»
«Bene»
L’uomo lo fa sdraiare su un lettino ed inizia, con una lentezza ed una precisione quasi maniacale, a collegare alcuni cavi ai vari computer ed altri alla sua fronte.
«Prima che iniziamo, deve sapere che è possibile che lei abbia dei flashback durante il processo»
Ashton inizia a sudare freddo «Che tipo di flashback?» chiede.
«Le cose che la sua mente fatica di più a lasciare andare.»
Lui fa un profondo respiro cercando di calmare i battiti accelerati del suo cuore.
«Prima di iniziare deve essere a conoscenza del fatto che non sappiamo se l’esperimento funzionerà.»
Ashton annuisce prima di iniziare a sentire il suo corpo intorpidirsi e poi farsi leggero come piuma.
Ti prego, funziona.
La sua ultima preghiera, prima che gli occhi si chiudano pesanti e davanti a lui resti solo il buio.

 

I wish that I could wake up with amnesia
And forget about the stupid little things
Like the way it felt to fall asleep next to you
And the memories I never can escape
Cause I’m not fine at all.


Improvvisamente attraverso il buio arriva qualcosa, una luce e, prima che Ashton possa pensare a niente, lo investe.
Si trova a scuola, o meglio alla sua vecchia scuola, in un corridoio dove, esattamente come ricordava, c’è una fila ordinata di armadietti blu.
La campanella suona, facendo riversare nel suddetto corridoio decine di studenti che prendono i libri per l’ora successiva.
E poi Ashton la vede.
Lei.
Sarah.
Con un paio di libri fra le mani e un foglio che scruta attentamente è molto più giovane di quanto Ashton la ricordasse, ma non gli importa un granchè. È la prima volta che la rivede da quando è andata via.
Preso da quel pensiero non si è accorto di una figura che è appena andata a sbattere contro la ragazza.
Quella figura è un ragazzo alto per la sua età, snello, con i capelli un po’ arruffati e ha un paio di bacchette per la batteria che gli spuntano dalla tasca posteriore dei jeans.
Ashton ci mette un attimo a riconoscerlo.
È lui, tre anni prima.
«Scusa, mi…mi dispiace. Non ti avevo vista» lo sente mormorare, in evidente imbarazzo.
Lei esibisce quel sorriso contornato da fossette che gli è piaciuto da subito «Non ti preoccupare»
Lui accenna un sorriso timido «Sono Ashton» mormora tendendole la mano mentre lei non smette di sorridere e fissarlo con i suoi occhi verdi e profondi.
«Sarah» risponde stringendo la sua mano.
«Allora…io..ecco..è meglio che vada, sono in ritardo» balbetta impacciato il ragazzo, rivolgendole un sorriso sghembo.
Lei annuisce mentre lui fa per andarsene.
«Ashton» lo chiama «scusa, ma sono nuova e ho bisogno di trovare la classe di scienze, mi daresti una mano?»
«Certo, sto andando lì»lei gli fa un gran sorriso «Grazie.»

La scena cambia ed Ashton si ritrova su una collina. La collina verso la quale continua a guidare la mattina.
Quella collina.
Ci sono due ragazzi a pochi passi da lui.
Sono gli stessi ragazzi della scena precedente, solo più grandi, di un anno forse.
Stanno parlando, concitati.
«Quindi andrai al ballo con Luke?» butta lì lui, seduto sull’erba.
La mora di fianco a lui alza appena le spalle «Si»
Il pugno del ragazzo si contrae, in uno scatto di rabbia «Ah» commenta atono.
Sarah lo guarda, preoccupata dal suo tono «C’è qualche problema?»
Lui scuote la testa.
«No, assolutamente no.»
Lei si morde il labbro «Ah, mi era sembrato» mormora.
Rimangono in silenzio, a guardarsi l’un l’altra di sottecchi, cercando di non farsi notare.
«Allora, è meglio che vada. Si è fatto un po’ tardi e domani ho un compito in classe quindi devo ripassare.» mormora titubante ed imbarazzata la ragazza, per poi recuperare la borsa dal prato ed alzarsi.
Ashton vede il se stesso più piccolo sospirare e guardarla andare via. Poi si riscuote.
«Sarah!» la chiama e lei si ferma, voltandosi a guardarlo mentre lui si alza e si dirige verso di lei.
«A dire il vero c’è un problema.»
Lei aggrotta le sopracciglia e si morde il labbro inferiore, come fa sempre quando è nervosa «Cosa c’è?»
Alza appena lo sguardo per poter guardare negli occhi il ragazzo.
«Non voglio che vai al ballo con Luke» le dice.
Lei alza un sopracciglio «Perché?»
Ashton fa un sospiro profondo «Perché lui non ti ama. Io si. Io ti amo.»
Sarah lo guarda sorpresa, piacevolmente sorpresa e poi lui la bacia.
Un bacio senza pretese, senza secondi fini, solo un bacio.
Il ragazzo aspetta che lei lo allontani e gli urli contro chiedendogli cosa sta facendo e come accidenti gli sia saltato in mente; invece quando si allontanano impercettibilmente l’uno dall’altra, l’unica cosa che la ragazza fa è dirgli: «Ce ne hai messo di tempo, non ci speravo quasi più» per poi far scontrare di nuovo le sue labbra con quelle del ragazzo.
Ashton, quello vero, quello del presente, quello che sta osservando la scena a pochi metri da loro sente il macigno nel suo stomaco farsi insopportabilmente pesante e i suoi occhi farsi irrimediabilmente lucidi.

La scena cambia di nuovo.
Ashton si trova a casa sua.
Il sé stesso passato sta entrando dalla porta per trovarsi davanti la scena che gli avrebbe cambiato la vita.
Sarah con due valigie ed un biglietto del treno in mano.
Un biglietto solo.
Solo andata.
Ad Ashton si blocca qualcosa nello stomaco.
«Sarah..che succede?» le chiede cercando di ignorare la brutta sensazione che sente nella pancia ed il groppo in gola.
Lei sospira «Tu, tu non hai sentito i messaggi in segreteria..vero?»  sbatte le palpebre come se stesse cercando di trattenere le lacrime.
Lui scuote la testa «Io..no»
Sarah annuisce «Ti prego, fallo»
Il ragazzo prende il suo cellulare dalla tasca ed ascolta il messaggio che poi sarebbe diventato la terribile colonna sonora della sua ormai cupa vita.
Il messaggio finisce e tra i due cala il silenzio mentre Ashton cerca di contenere le lacrime per evitare che gli cadano dagli occhi.
«Quindi te ne vai?» domanda debolmente, con la voce che trema.
Gli occhi verdissimi della ragazza si riempiono di lacrime «Si»
Lui deglutisce ed annuisce, cercando di digerire la notizia anche se sa perfettamente che non ci riuscirà.
«E noi? Tutti i sogni che avevamo fatto? I nostri piani?» una lacrima cade sul viso chiaro della ragazza, seguita da un’altra e un’altra ancora. «E’ finita Ashton, tutto questo è finito.»
Le sue lacrime si trasformano in un pianto che porta via tutto il trucco che aveva sul viso eppure Ashton la trova bellissima anche così.
«Perché?» mormora lui, senza avere il coraggio di guardarla.
Sarah sospira tra i singhiozzi «Perché non funziona più! Non c’è più quello che c’era prima, non sto più bene come prima.»
«Secondo me funzionava» dice lui.
Lei gli fa un mezzo sorriso, forzato «Per te Ashton, ma non per me e» sospira «non posso vivere in una bugia»
Lui annuisce «Come puoi andare via così? Con così tanta leggerezza?» sussurra sedendosi sul divano.
«Non me ne vado con leggerezza, ci ho pensato tanto» mormora «e non posso nascondere che mi mancherai, ma è la cosa migliore per tutti.»
Ashton rimane in silenzio, fissandola e sperando che lei cambi idea. Ma lei non lo fa.
«Devo andare» mormora dopo un po’.
Lui annuisce e lei va verso di lui per poi abbracciarlo, come ha già fatto migliaia di volte. Solo che questa è diversa ed entrambi lo sanno bene.
Ashton la stringe a sé respirando per l’ultima volta il suo profumo, quello che gli piace tanto.
«Ash» lo chiama lei, con la voce ancora rotta «non chiamarmi, non scrivermi, non cercare di contattarmi, ti prego. Dobbiamo andare avanti. Entrambi. »
Il ragazzo annuisce debolmente guardandola come per stamparsi bene in mente il suo viso in ogni dettaglio.
Poi lei lo bacia, delicatamente e lui sente sulle sue labbra il sapore di vaniglia e fragola del lucidalabbra di lei.
Chiude gli occhi, sperando che quell’istante non passi mai, ma quando li riapre lei si è già separata da lui.
«Addio Ashton» sussurra ad un centimetro dalle sue labbra e poi si dirige verso la porta, con gli occhi ancora luicidi. Una volta all’ingresso fa un gran sospiro e poi si volta a guardare il ragazzo per l’ultima volta, poi esce e sbatte la porta dietro di se, portando via a quella casa tutto ciò che ancora rimaneva di lei.
Ashton rimane atono, a fissare la porta pregando che lei torni indietro.
E passa un’ora, poi due, tre, quattro senza che Sarah si rifaccia viva.
Allora lui capisce che non tornerà.
«Addio» sussurra alla porta chiusa ormai da tempo prima di sprofondare nel suo dolore.
Ashton, l’Ashton del presente che cerca di dimenticare tutto questo sente ancora la stilettata al cuore che ha ricevuto in quel momento e sente la ferita del suo cuore riaprirsi come una voragine.
Non sta bene.

I remember the day you told me you were leaving
I remember the make-up running down your face
And the dreams you left behind you didn’t need them
Like every single wish we ever made

Ashton ripiomba nel buio.
Sente delle voci familiari e attorno a se rivede baci rubati, risate, foto. Lei. Ovunque.
Lui ha bisogno di dimenticare.
Chiude gli occhi cercando di resistere alla tentazione di guardare e cerca di non ascoltare le voci che vanno mescolandosi fra loro.
Poi all’improvviso finisce.
Una mano lo scuote e lui apre gli occhi a fatica, venendo accecato dalle forti luci di un ambulatorio.
«Sembra che sia andato tutto bene» sente dire ad una voce che gli pare familiare ma che non riesce a ricollegare con nessun volto.
La voce di un uomo parla con una ragazza «Non doveva succedere, è colpa mia» la sente mormorare lui.
«Ashton» lo chiama un ragazzo con i capelli verdi, sollevando la sua attenzione da quella strana conversazione.
Lui lo squadra attentamente «Chi sei tu?»
Michael accenna un sorriso «Sembra che abbia funzionato»
Sente due voci concitate arrivare dietro di lui, così si volta.
Un uomo fa un cenno ad una ragazza mora.
Gli sembra familiare, ma non ricorda nulla di lei.
«Ti ricordi di me?» gli chiede lei flebilmente.
Ashton deglutisce e poi scuote la testa «No, mi dispiace»
Sul viso di lei appare un’espressione che sembra essere triste, quasi delusa, anche se la ragazza cerca di mascherarlo forzando un sorriso.
«Comunque sono Ashton» dice lui tendendole la mano che lei stringe dandogli una strana sensazione.
«Piacere, Sarah» mormora lei per poi abbracciarlo, con sua grande sorpresa.
«Sicura che non ci siamo già incontrati?» le chiede lui, stringendola titubante.
Lei alza i suoi occhi verdi luicidi fino a farli scontrare con quelli del ragazzo «Sono una tua vecchia amica, ma tu non lo ricordi.»

If today I woke up with you right beside me
Like all of this was some twisted dreams
I’d hold you closer than I ever did before
And you’d never slip away

 

 

AWAPUNGAAA
Salve.
 Innanzi tutto mi presento. Sono Mars e sono anni che sono ossessionata da questi quattro ragazzi di cui solo oggi mi ritrovo a scrivere (mi rivedrete presto in questa sezione  eheh).
A dire il vero non ho molto da dire, solo che amo davvero questa canzone e ho amato ancora scriverci su questa os che spero possa piacervi (mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate)
Beh non so che dire quindi grazie se avete letto fin qui 
Un bacio
-Mars
Ah, su twitter sono @xaustinftoned

  
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