Era
ormai mattina inoltrata nel nuovo giorno che baciò il Santuario, ma già
nell’aria vi era l’odore della sventura che aveva già colpito, lenta ed
inesorabile, i guerrieri più forti della terra.
Chiusi
nei lugubri domini della Terza Casa, un Milo esasperato, sventolava con uno
scottex stropicciato un Kanon devastato fino all’ultima molecola del suo corpo.
Il
disgraziato se ne stava sdraiato sul divano, con una pezza bagnata sulla faccia
che altro non era che uno strofinaccio per pulire la cucina, mentre mugugnava
parole incomprensibili ai più.
Le
frasi che uscivano strascicate dalla bocca di uno dei Santi più forti, erano un
concentrato devastante di improperi, lamentele, colpi e accidenti mandati a chicchessia,
conditi da qualche bestemmione irrepetibile nei confronti di Athena, del tutto
dimentico che la Divina Bambolotta gli aveva già salvato il sedere due volte.
Aldebaran
cercava di tenere lontano dai suoi artigli alcuni fogli sospetti che sembravano
essere la causa del suo malessere mentre Saga, dopo aver buttato al vento ogni
parvenza di dignità, continuava a ridere fino a quando non rimbalzò per terra in
preda a convulsioni isteriche, assomigliando a una pallina matta schizzata via
dal distributore a gettoni.
Mu,
era l’unico ad avere un’espressione affranta, mentre tutti i presenti
continuavano a guardare Kanon come se fosse l’ultima volta nell’attesa che
esalasse, per l’ennesima volta come tutti, il suo ultimo respiro.
Saga
ormai non rideva più, ululava come un lupo mannaro, in preda ad un pianto
isterico e a dei crampi addominali che manco ottomila piegamenti gli avrebbero
fatto provare.
Il
Buddha ossigenato della Sesta casa, era stato chiamato per fare in modo che,
con il suo potere illusorio degno del più grande spacciatore di ecstasy mai
esistito, potesse mandare la mente di Kanon in un posto per lui idilliaco e
farlo calmare, ma tutto era stato vano, aveva anche provato a rimandarlo in
fondo al mar ad ammirare le belle sirenette con due pocce come cocomeri che, a
sentir dire, deliziavano non poco la vista dell’ex Generale del Nord Atlantico.
<<
Si può sapere da dove è saltata fuori quella roba? >> chiese Shaka interessandosi
ai fogli tenuti da Aldebaran.
Il
torone dorato, ogni tanto gettava un occhiata su quello che vi era scritto, e
se ne fuoriusciva con “hu hu hu” e “hi hi hi”, dissimulati da colpi di tosse.
<<
Il Sommo Shion ha detto che gli sono stati consegnati da alcuni insegnanti
nella scuola e che…bhè, sarebbe meglio che non girassero troppo per evitare…
>>
<<
Posso leggere un attimo? >> chiese Camus.
Aldebaran,
guardandolo male come se fosse chissà quale pericolo, gli consegnò i fogli e
Camus, toccandoli come se fossero un detonatore pronto a esplodere, cominciò a
leggere…leggere…leggere..
Lesse
fino a quando tutti gli astanti, con un’espressione di terrore sul volto, lo
videro diventare paonazzo prima di passare al blu dopo aver attraversato una
vasta gamma di colori e sfumature.
Milo
ebbe l’impressione che gli occhi gli stessero per schizzare fuori dalle orbite,
prima di scoppiare a ridere con un pernacchione tale che lo trasformò in un
idrante, irrigando allegramente e generosamente le facce e gli occhi dei
compagni davanti a lui.
<<
Ma qui c’è scritto…che Kanon…che Kanon… >>
Non
c’era niente da fare, non riusciva a controllarsi e alla fine si unì agli
ululati di Saga, creando l’effetto di un branco di licantropi affamati.
Kanon
si tolse con uno scatto lo strofinaccio da cucina dalla faccia e gridò come un
posseduto in attesa dell’esorcista.
<<
C’E’ SCRITTO CHE KANON DI GEMINI, OSSIA IO, LO PIGLIO IN CULO CONTINUAMENTE DA
QUEL COSO DELLA VIVERNA CHE NON RICORDO NEMMENO PIU’ COME SI CHIAMA! >>
Kanon
aveva un’espressione da psicopatico mentre Milo, pur continuando a sventolarlo,
aveva talmente spalancato gli occhi da farlo sembrare un rospo.
<<
Voglio sapere chi si è inventato sta cosa, lo voglio uccidere, stritolare con
le mie mani. >> disse Kanon mentre cercava di rimettersi seduto.
<<
Nessuno può attentare al mio deretano. Nessuno! >>
Camus,
dopo gli ululati, trovò un nuovo piano esistenziale, trasformandosi in ghiaccio
completo senza possibilità alcuna di tornare alla sua forma umana originale.
Venne
sostituito nella lettura da Aiolos che, senza particolari problemi, si mise a
fare la telecronaca del nuovo manoscritto ufficiale del Santuario.
<<
E i due amanti, ormai in preda ai fuochi
della passione, unirono i loro corpi come se fossero un’unica cosa…alla
faccia! >>
<<
Non ci credo. Quel “coso” mi faceva ribrezzo! Aveva due sopracciglia orribili. >>
continuava a piagnucolare Kanon.
<<
Dai Kanon, consolati, qui c’è scritto che non lo pigli sempre sempre. Ogni tanto
lo dai anche. >>
<<
Grazie Aiolos, saperlo mi risolleva davvero molto. Prendo e piglio,
giustamente. >>
Kanon
aveva già letto quella storiella scritta da ignoti, dove si raccontava di lui
che lo pigliava a destra e lo dava a sinistra, dall’alto verso il basso e
viceversa facendo anche qualche deviazione sulla tangenziale all’ora di punta.
Ma
proprio mentre Aiolos stava ancora malignamente gongolando, ecco che il pallore
si impadronì di lui mentre guardava, con uno sguardo allucinato che manco Hades
sarebbe stato in grado di fare, in direzione di un Saga che era riuscito a
rimettersi in piedi arrampicandosi su una colonna come se fosse un bradipo.
Il
centauro, sempre assenteista nelle migliori occasioni, si avvicinò al Cavaliere
di Gemini che tirava su col naso come se fosse in preda alla più violenta
rinite allergica esistente.
Guardava
lui e guardava il fogli, i fogli e lui e via così all’infinito.
<<
Che c’è? >>
Con
il suo fare recitativo, il novello Moliére brandì i fogli davanti a lui come se
fosse la già troppo famosa Excalibur.
<<
E così il Sagittario, ormai in preda alla
passione più sfrenata, si avvinghiò al suo affascinante amante dai lunghi
capelli blu, sperando che lo possedesse subito. >>
Saga
lo ascoltò, poi scoppiò di nuovo a ridere ma ecco che dopo due secondi non
rideva più.
Quel
“amante dai lunghi capelli blu” e il modo come Aiolos si era diretto verso di
lui, avevano un presagio troppo funesto.
Saga
gli strappò i fogli dalle mani e si immobilizzò come una gargolla ulteriormente
colpita dal mefitico occhiolino di Medusa.
<<
Fammi capire, qui io e te…cosa stiamo facendo di sbagliato? Perché è sbagliato
quello che stiamo facendo, non è vero? Tu non lo metti in culo a me e io non lo
metto in culo a te. Vero? Rispondi, per favore. >>
<<
A me pare che la cosa sia reciproca. >>
Saga
lesse la sua parte, condita di dettagli talmente raccapriccianti che gli veniva
da vomitare.
A
differenza del fratello, lui faceva anche le capriole, mentre ballava certe
macarene con Aiolos capaci di far impallidire i re del porno internazionale
<<
Ma come diavolo fai a rimanere così calmo? >> inveì Saga contro un Aiolos
che ormai rassegnato, si era appoggiato alla colonna annuendo e guardando da
un’altra parte.
Fu
in quel momento che Sua Magnificenza Logorroica Shion fece la sua comparsa.
Aveva
la faccia più incazzata di un babbuino mentre si alzava il sottanone nero per
impedire di ruzzolare a terra avvolgendosi come un involtino.
Senza
dire una parola strappò i fogli dalla mano di Aiolos e li guardò tutti uno per
uno.
<<
Che è? Vi siete riuniti qui per fare un ripasso delle cose indegne scritte qua
sopra? >>
A
quelle parole tutti si portarono una mano alla bocca, Kanon ancora ridacchiava
mentre gustava la sua vendetta contro il gemello ma Shion lo sentì e gli si
piazzò davanti.
<<
Tu…devi solo ringraziare il cielo che i tuoi ex colleghi Generali non fossero
famosi quanto te, perché sennò tu i Sette Mari te li ricordavi eccome! Piantala
di ridere o ti assicuro che ieri ho ricevuto una letterina dalla prigione di
Capo Sunion dove il custode scrive che gli manchi tanto! >>
Kanon
si ammutolì all’istante.
Shion,
deglutendo per lo schifo e arrotolandosi le maniche della palandrana sacerdotale
pesante kg 10, brandì ancora quei fogli come se fossero i sigilli di Athena che
avevano la capacità di appiccicarsi sulle cose peggio delle gomme americane.
<< Allora, visto che sono qui,
cominciamo proprio con te. Queste…storielle, chiamiamole così, sembra che
vadano molto di moda. >>
Kanon
voleva sprofondare nell’abisso più nero, perché lui aveva letto solo la parte
in cui si sollazzava allegramente facendo il trenino con Rhadacoso, e questo
era già peggio della morte, ma non aveva letto il resto.
Cominciò
a sudare mentre il verdetto divino si sarebbe abbattuto sulla sua testa sotto
forma dell’arietone Shion.
<<
Dunque Kanon, tu fai coppia fissa con Mister Sopracciglio ma stando a quanto
c’è scritto qui non disdegni la compagnia di quell’altro Generale…come si
chiama… >>
<<
Ma chi? >> chiese un Kanon sempre più emaciato.
<<
Come chi? L’amico tuo, il Pifferaio Magico. >>
<<
Il Pifferaio… >>
Poi
si ricordò all’istante.
<<
Volete dire…Sorento? >>
<<
Si, quello là. >>
Quest’altra
rivelazione shock dette un altro duro colpo alla sua mascolinità, qualcuno si
era davvero divertito a scrivere che i Generali degli Abissi si
inchiappettavano allegramente tra di loro?
Le
Sette Colonne erano in realtà un set pornografico e lui non se ne era mai
accorto o lo avevano drogato apposta?
Facevano
il trenino di Capodanno con a capo Nettuno?
Poi
però un barlume di coscienza sporca si fece largo in lui, ricordandosi che
Nettuno…lui si che avrebbe avuto i suoi buoni motivi per inchiappettarselo e
nemmeno si poteva dire che fosse ancora al sicuro, perché il viziatissimo stramegaultramiliardario
ancora vagava per il mondo in compagnia del suddetto Pifferaio Magico.
Con
questa prospettiva, Kanon pregò che la gomma americana sul sigillo di Athena, tenesse
ancora a lungo per la salvezza delle sue chiappe.
Ma
Shion Inquisitore non aveva ancora finito.
<<
Oltretutto, caro Kanon, tu sei anche esperto di adescamenti di fanciulli
innocenti, manco fossi il lupo di Cappuccetto Rosso travestito da nonna, come
testimoniano… >>
Il
tridente di Nettuno…ma dove lo aveva messo?
Un’altra
bella botta in petto più forte della precedente avrebbe risolto tutto in due
minuti.
Adesso
gli avrebbe fatto davvero comodo per cavarsi tutte le budella, impiccarsi con i
suoi intestini e non sentire altro.
<<
…come testimoniano…ah ecco. Tutte le grandissime pomiciate che ti sei fatto con
Shun di Andromeda. >>
<<
Cosa? Io non ho mai ficcato la lingua in bocca a un ragazzino! Per di più
ambiguo come quello! Devo ancora capire se è maschio o femmina e non lo capirò
mai! >> protestò.
Lo
sguardo di Shion gli fece capire che era meglio stare zitto.
<<
Saga e Aiolos. Voi due avete proprio superato i limiti della decenza a parer
mio. Abbiamo un Saga che riesce a diventare un mostro del sesso quando cambia
tinta ai capelli e un Aiolos che, poverello, non fa altro che subire. Senza
contare i momenti in cui formate l’Allegra Trinità assieme a Mu. >
Il
tonfo che si sentì apparteneva proprio a Mu, mentre Shura cercava di rimetterlo
in piedi.
Saga
guardò Aiolos con il più grande ribrezzo di cui era capace e si allontanava
pian piano come se fosse un appestato.
<<
Tu non solo mi hai già ammazzato. Infierisci anche! >> disse ritrovando
una parvenza di dignità il quadrupede dorato.
Fu
in quel momento che Shion si erse in tutta la sua statura, respirando
profondamente per apparire più grosso, buttò via i fogli e quello che sarebbe
uscito dalla sua bocca sarebbe stata la mazzata finale, diretta ai due che, a
quanto pare, erano considerati i migliori attori protagonisti delle migliore
scene di sesso, di gelosia, e di perversione.
Erano
coloro che sembravano essere pervasi da un sentimento di amore eterno e
sincero, almeno a giudicare dai manoscritti su di loro dove erano descritte
posizioni di sandwich, alla bersagliera, trenini a due e momenti appassionati
condivisi sotto la doccia, sulla lavatrice in centrifuga, sul tappeto d’orso,
nello scantinato, nella cantina, dentro Capo Sunion nascosti nel buco provocato
da un Kanon a quell’epoca totalmente flippato peggio del fratello, e in ogni
altro luogo abbordabile e perverso esistente in tutto l’Universo.
Shion
li abbracciò fraternamente.
<<
Miei cari, avete proprio superato voi stessi. >> disse sorridendo con un
sorriso che più tirato non si poteva.
Camus,
che aveva appena iniziato a scongelarsi, subito precipitò di nuovo nell’abisso
dell’ibernazione, mentre Milo, sadico come mai era stato, puntava
pericolosamente la sua adorabile unghietta laccata contro il santo deretano
sacerdotale.
Fu
allora che il redivivo Kanon, in preda all’istinto di sopravvivenza più acuto
che potesse esistere, saltò giù dal divano, afferrò i manoscritti strappandoli
di mano ad uno Shion allibito e cominciò a strapparli a morsi.
Poi
scappò via di corsa mentre mordeva e sputava pezzetti di carta incollati di
bava tutt’ intorno.
Sembrava
che volesse fare il remake della favola di Pollicino che disseminava di
briciole la strada verso casa per ritrovarla.
<<
Acchiappate quel disgraziato! >> sentenziò Shion indicandolo come avrebbe
fatto un santo Inquisitore.
Saga,
sentendosi in parte colpevole per essere stato protagonista delle storielle a
luci rosse, in parte perché sentiva la responsabilità di dover condividere il
suo patrimonio genetico con la reincarnazione di Pollicino, cominciò a
inseguirlo come se non ci fosse un domani.
<<
Fermati! >>
<<
Fossi matto, a costo di mettere a soqquadro tutto il Santuario, distruggerò
tutto quello che trovo di compromettente. Ci tengo al mio culo, io! Poi voi…non
ne ho idea. >>
L’Onnisciente
Shion, devastato dall’idea di cosa il folle poteva combinare vista la sua lunga
lista di precedenti, rinnovò l’invito a tutti i suoi Cavalieri.
<<
Portatemi la sua testa, porca di quella miseria zozza miseranda! >>
Tutti
i Cavalieri partirono alla carica, dando il via ad una tremenda caccia alla
volpe mentre Kanon saltava le colonne, ruzzolava dalle scale, e buttava a gambe
all’aria tutti quelli che incontrava.
<<
Torma indietro, maledetto! >> gridò Saga.
<<
Ma nemmeno per sogno. >>
Aldebaran
schiantò una colonna nel correre come un indemoniato, Milo la
prese in pieno, Shaka inciampò su Milo e partì
come un razzo colpendo con una capocciata aberrante Camus direttamente
nelle
schiena, con la forza di un ariete da sfondamento.
Shura
incespicò da solo cadendo in avanti seguito da Death Mask, Aphrodite, Mu, Aiolia,
Ailos e Dokho, creando una montagna umana di Cloth destinate al riciclaggio.
Agli
occhi di un ipotetico spettatore la scena appariva così: Kanon in prima
posizione, Saga con uno stacco di un solo secondo che provava ad artigliarlo
per i capelli senza successo, Camus che lo stava raggiungendo a razzo con
ancora Shaka appiccicato alla schiena intento a dare la spinta propulsiva, Milo
incastrato fra le macerie, montagnola umana messa quasi fuori combattimento ed
uno Shion che guadagnava posizioni correndo mentre si alzava il sottanone,
dimostrando un agilità notevole per la sua età bicentenaria.
Kanon
correva come un ossesso, schiantando due ignare guardie, fino a che non si
ritrovò di fronte una leggiadra ancella che reggeva in mano un foglio sospetto
e ridacchiava.
Con
l’intento di strapparle i fogli di mano rallentò e Saga, partendo con un
placcaggio degno del miglior pilone rugbista, lo acchiappò per le gambe ma non
riuscì a trattenerlo poiché ricevette un calcio epocale sui denti che lo mandò
a vagare per qualche secondo nella sua famosa Dimensione Oscura.
A
causa dell’impaccio, Kanon caracollò addosso alla donnina e la povera si beccò
87 kg di peso per un 1,88 di altezza in pieno.
L’ancella
si schiantò a faccia avanti e Kanon gli finì sopra come la marmellata sulla
fetta di pane mentre tentava di strapparle i fogli dalle mani.
I
cavalieri sopravvissuti alla distruttiva staffetta, si fermarono a guardare l’indegna
scena dove Kanon cercava di spingersi sempre più in avanti per afferrare il
maltolto mentre la poverella, convinta di avere a che fare con uno stupratore
folle, si dibatteva e si divincolava nel tentativo di scappare.
<<
Ma che cazzo stai facendo? Fermati! >> le gridò lei con una grazia che
ben poco si addiceva al suo faccino delicato e fresco.
<<
Voglio quei fogli! Dammeli! >>
<<
Ma tu sei fuori! Che ci vuoi fare con la lista della spesa? >>
Ma
Kanon non aveva sentito di cosa si trattava, perché tutti quei movimenti,
quelle strusciatine e quegli affondi di bacino sulle sode natiche femminili,
impiegarono davvero poco a risvegliare gli istinti dell’ex Generale che, con la
scusa di acchiappare i fogli sospetti, si stava esibendo sempre di più in un
macabro samba con tentativo di trivellazione annesso.
La
disgraziata, non appena sentì il terzo incomodo che gli premeva inesorabilmente
sulle chiappe, spalancò gli occhi aumentando i suoi tentativi di divincolamento,
cosa che peggiorò la situazione.
E
di parecchio anche.
Kanon,
ormai persa ogni concezione di redenzione che aveva nel cervello, fece un’espressione
da assatanato, mandando in pappa tutte le sue neonate buone intenzioni.
<<
Ammazza che gnocca! Ma dammi quei fogli. >>
<<
Lasciami pervertito! >>
Saga
si precipitò sul fratello che ancora tentava di prendersi i fogli e
contemporaneamente soddisfare i suoi istinti che premevano sempre di più sulle
perfette chiappe ancellari, con la chiara intenzione di fare una bella gita
speleologica ai danni della ragazza che inveiva contro di lui peggio di un
bovaro incazzato.
<<
E molla! >> disse Saga acchiappandolo per i polpacci.
Kanon
venne tirato via da Saga e Shion che lo acchiapparono una gamba per uno, ma non
avevano fatto i conti con la sua irrefrenabile voglia di speleologia che non
aveva chiara intenzione di lasciar andare la sua voglia di esplorazione.
Si
scagliò su Saga afferrandolo per i capelli con il chiaro intento di affondare i
suoi denti sulla nuca del gemello e cercando di infilare le dita nell’occhio
sacerdotale.
<<
Ti piglio a mozzichi sulla capoccia, ti piglio! >>
<<
E sta fermo! >> rispondeva Saga mollando schiaffi epocali sulla faccia
del fratello.
Kanon
venne tirato via, mentre inveiva ancora come un dannato dal Lavello mentre veniva
riportato, strusciante con la faccia a terr,a alla Terza Casa.
Shion
si arrotolò le maniche della palandrana manco fosse un lottatore e acchiappò
Kanon per la maglia.
Le
epocali pappate che ricevette lo riportarono ad una sorta di ragione.
<<
E ripigliati! >> diceva mentre elargiva schiaffoni.
Alla
decima pappata, Kanon dette segni di ripresa.
<<
E basta! >> mugulò.
<<
Ho la faccia come una zampogna! Ho capito, ho capito. Basta che la fate finita.
Posso andare un attimo in bagno? Giuro che non scappo, basta che mi facciate
chiudere un attimo in bagno. >>
Shion
trasformò gli occhi come se fosse lo spioncino di un portone mentre lo guardava
allontanarsi, sbattere la porta e restare chiuso lì dentro.
Dopo
due secondi di silenzio, tutti e dodici i Cavalieri, Shion compreso,
scoppiarono a ridere.
<<
Deve andare in bagno lui! >>
<<
Si, come no! >>
<<
Hi hi hi! >>
<<
Hu hu hu! >>
E
giù commenti a non finire.
Ma
il loro divertimento venne presto interrotto dalla capo inserviente del
Santuario che entrò nella Casa, con carrello delle pulizie annesso, chiaramente
convinta ad entrare nel bagno per tirarlo a lucido.
Shion
strabuzzò gli occhi mentre Saga si precipitò intromettendosi tra lei e il
bagno.
<<
No! >> gridò secco mentre si spalmava sulla porta.
<<
Che c’è? >> chiese lei.
<<
E’…è occupato. >>
<<
Va bene, allora aspetto. >> disse lei tranquillamente.
Cinque
minuti.
Dieci
minuti.
La
donnona delle pulizie folli, cominciò a sbuffare in maniera impietosa,
investendo Saga con dei tornadi di vento assurdi mentre tentava di mantenere la
sua posizione a difesa dell’ingresso peccaminoso, pregando Athena che non si
facesse udire troppo forte la conclusione di quella urgentissima e anche
imbarazzante chiusa nei meandri del gabinetto.
<<
Ma quanto ci mette? Sicuri che sia ancora vivo? >> chiese l’omone con poca
parvenza di femminilità.
<<
Non si sentiva bene e quindi…poverello, lasciamolo tranquillo qualche altro
minuto. >>
Saga
disse questa frase urlando e canticchiando musichette improvvisate di cui
nemmeno lui aveva concezione.
<<
Ma perché stai urlando? >> chiese lei.
<<
Io sto urlando perché…perché…perché sono passati dieci minuti e forse è il caso
che cominci a urlare. >>
La
donnona lo guardava come se fosse un pazzo invasato.
<<
Tu non stai bene, per caso stai avendo una ricaduta delle tue? >>
A
quella frase tutti sghignazzarono divertiti, tutti tranne Saga.
<<
Il fatto è che lui…lui sarebbe mio fratello…in realtà è un uomo…si, è un uomo e
come tutti gli uomini…cioè…lui sta…ha determinati bisogni che… >>
Saga
sembrava diventato completamente dislessico senza riuscire ad articolare una
frase di senso compiuto.
Ma
la donnona, che stupida non era, capì la situazione, uscendosene con una frase
che fece sobbalzare tutti i Cavalieri intorno come palle da tennis.
<<
Ah! Ma tu stai coprendo tuo fratello che è un altro segaiolo! >> disse
ridendo come un vaccaro.
La
grazia dell’omone travestito da donna e pure male, lasciò tutti di stucco.
<<
Ci stanno più pipparoli nelle Dodici Case che in tutta la Grecia! >>
Rideva
come un cercopiteco e mandando furi dai gangheri i presenti.
Shura
alzò la mano in maniera minacciosa, puntualmente placcato da Mu e Aldebaran.
Shion,
non si sa come, si sentì preso in causa e fece finta di cercarsi le doppie
punte nei capelli, cercando di farsi sempre più piccolo e sparire alla vista
del mondo.
Camus
guardava un punto indefinito delle colonne, scoprendosi un critico d’arte
mentre favoleggiava su strane tecniche utilizzate per innalzare i colonnati
delle Case.
Saga,
che aveva ormai assunto color porpora scuro e sudava come un orso polare nella
sauna, tentava di fare finta di nulla mentre ancora montava la guardia alla
porta fino a quando questa si aprì.
Lo
strano essere incrociato con un facocero, guardò Kanon che usciva dal bagno con
un’espressione soddisfatta e rilassata.
<<
Pipparolo, hai pulito tutto si? Tirato la catena, pulito il lavandino o lo
specchio all’evenienza? >>
Kanon
la guardò come se si trovasse di fronte al guardiano degli Inferi e cercando di
passarle il più lontano possibile come se fosse chissà quale demone immondo, si
mise comodamente seduto in mezzo agli altri.
<<
Ah, ora va meglio. Incredibilmente meglio, aggiungerei anche divinamente.
>> disse con un sorrisetto ebete stampato sulla faccia.
Mentre
la donna delle pulizie ci dava giù di ramazza, tirando il cesso e spruzzando
disinfettante ovunque per precauzione dopo la visita di Kanon, Shion prese la
parola, mentre tentavano di riprendersi dalla mazzata di deodorante che quasi
li stese al suolo.
<<
Vorrei avere la vostra attenzione, cosa che non mettete mai in niente. Se mi
aveste lasciato il tempo di spiegare, vi avrei detto che questi scritti sono
già stati tutti requisiti e distrutti. Che pensate? Sono stato per due ore a
vomitare leggendoli, quindi non ce ne sono più in giro e potete stare
tranquilli. >>
Ma
tutti i presenti lo sapevano che se anche i promettenti virgulti venivano
minacciati a scuola, a casa avrebbero potuto fare quello che gli pareva e già
si immaginavano cassetti, cassettini, materassi e cuscini pieni di indegne
schifezze.
Bisognava
fare tabula rasa.
Assolutamente.
I
Cavalieri ebbero così permessi di perquisizione e di pignoramento coatto e
quello che trovarono li lasciò a bocca aperta.
Non
vi era una casa, abitata da adolescenti, dove non esistessero fogli,
fogliettini e hard disk completamente saturi di scene da kamasutra dorato.
Si
amavano, litigavano, facevano pace e per suggellare la loro ritrovata unione
non c’era niente di meglio che una splendida lambada per ritrovare la pace
persa.
Saga
non ci faceva più nemmeno caso, se la faceva con Aiolos, poi appariva il trio
con Mu ma poi lesse una cosa nuova che gli fece mancare le gambe e sarebbe
stramazzato al suolo privo di sensi se Shura e Milo non lo avessero acchiappato
al volo.
<<
No, sopporto tutto ma non questo. Non posso restare inchiappettato da mio
fratello. >>
La
santa capra e lo scorpione folle, fecero una faccia che andava al di là del
disgusto mentre si propinavano in schiaffoni sonanti sulla faccia di Saga per
farlo riprendere.
Death
Mask leggeva di lui e Aphrodite, ma ogni tanto lui e Shura si guardavano in
cagnesco come per sottolineare quello che leggevano.
Sembra
che l’ambitissima Trinità non fosse amata solo da Saga, Aiolos e Mu, ma anche
da Death Mask, Shura e Aphrodite.
<<
Fammi capire. >> disse Death Mask.
<<
Perché io devo essere il primo della fila?
E tu l’ultimo? >> chiese più incazzato del solito.
<<
Vogliamo parlare di me che sto in mezzo? >> sentenziò un Aphrodite che si
sentiva la cotoletta impanata tra due fette di pane.
A
fine giornata, al centro dell’arena, si era formata una montagna di fogli alta
30 metri con una circonferenza alla base di cinque.
Con
somma e divina soddisfazione, Shion gli appiccò fuoco gongolando come un
piromane per la gioia dei suoi guerrieri che ballavano, saltavano e brindavano
alla buona riuscita dell’impresa.
Ma
a loro non era bastato.
Dovevano
evitare che tutto questo si ripetesse e quindi tra minacce, sotterfugi,
tangenti e mazzette pagate ai genitori, riuscirono a comprarsi la loro lealtà
con la promessa che avrebbero quotidianamente controllato ogni lugubre pertugio
dove i figli avrebbero potuto nascondere le prove compromettenti.
Quando
la sera calò, nel Santuario sembrava tornata la calma, peccato che Shion lo
sapeva che non sarebbe durata a lungo.