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Autore: Filmaustencat    27/07/2014    2 recensioni
-Secondo te mangio cibo per gatti?- gli feci stizzita ricordando la domanda.
-Era una supposizione: una volta ho visto un programma in tv. Parlava di gente che rimaneva reclusa un casa e mangiava solo cibo per gatti. Il tuo abbigliamento me lo ha ricordato- mi disse passando la prima scatoletta. Ok, questo bellissimo e odioso ragazzo mi aveva appena detto che gli ricordavo uno squallido programma;
-Non è appropriato dire queste cose ad una signorina benché meno ad un cliente- osservai stizzita.
-Beh- riprese lui passando la seconda scatoletta e alzando lo sguardo su di me -Mettiamola così: non è appropriato nemmeno andare in giro in pigiama- concluse sorridendo.
Uscire in pigiama per andare al supermercato non era stata una buona idea. Sofia lo capirà ben presto quando si troverà a discutere con un bizzarro cassiere che le darà del filo da torcere. Saranno battute al vetriolo e messaggi inusuali a farli avvicinare ma, "nel ragazzo bellissimo del supermercato" oltre alla battuta sempre pronta, si celano segreti che aspettano solo di essere svelati.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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PROLOGO

Non posso certo dire che uscire di casa in ciabatte e pigiama sia stata una delle mie migliori idee. 
Ma la mia sconfinata pigrizia mi aveva convinta che il pigiama che indossavo non era poi così pigiama e che quelle che avevo addosso non erano ciabatte ma scarpe da casa. Eppure adesso nel supermercato super affollato delle 6 del pomeriggio non facevo altro che cercare di nascondermi tra gli scaffali. Credo non stessi nemmeno più pensando alla spesa e probabilmente non mi ricordavo nemmeno perché ero lì. La mia unica missione in quel momento era passare inosservata senza che nessuno si chiedesse se fossi matta, probabilmente per quanto era piccolo il paese un cui vivevo il giorno dopo si sarebbe parlato della pazza del supermercato. Non potevo lamentarmi però. L'avevo scelto quel posto: ero fuggita da Milano, dal caos e dai miei genitori, o meglio da mia madre ed ero finita qui, in una casa troppo piccola anche solo per avere ospiti con solo un gatto a tenermi compagnia. Romeo! Ora ricordavo perché fossi lì: il mio micione mia aveva avvertita con un' insistenza sfiancante di essere affamato. Lo aveva fatto col solito rituale: due strusciate e un concerto di miagolii. Dovevo sbrigarmi, presi le solite scatolette e mi diressi alla cassa, c'era un po' di fila così per distrarmi iniziai a guardare le solite caramelle alla cassa. "Non devi Sofi, ricordi il proposito di dieta di ieri...e dell'altro ieri...e di..." Mi ripetevo mentalmente, anche se rimuginare sui miei fallimenti in campo di buona volontà non mi avrebbe di certo aiutata. Non che dovessi dimagrire chissà quanto, volevo giusto appianare un po' i miei fianchi mediterranei anche se secondo la mia migliore amica Alice "se sono meridionali, non puoi farci nulla. Accettali". Probabilmente non dovevo star a denigrare il mio aspetto: ero alta e magra, occhi e capelli castani. Ero un tipo. 
Finalmente arrivò il mio turno e posai le scatolette continuando a guardare altrove con una fiera espressione da "ehi, mi stanno guardando tutti perché sembro appena uscita da un manicomio, ma non importa". 
-Le mangi tu?- mi fece una voce. Ci misi un po' a capire che a parlare era stato il cassiere. Non capii in un primo momento la sua domanda. La prima cosa a cui pensai era che non lo avevo mai visto, la seconda che era bello. Molto. Avrà avuto più o meno 23-24 anni o comunque non più dei miei 26 anni. Aveva i capelli corvini e mal spazzolati, un aria strafottente e due occhi blu come il mare.
-Secondo te mangio cibo per gatti?- gli feci stizzita ricordando la domanda. 
-Era una supposizione: una volta ho visto un programma in tv. Parlava di gente che rimaneva reclusa in casa e mangiava solo cibo per gatti. Il tuo abbigliamento me lo ha ricordato- mi disse passando la prima scatoletta. Ok, questo bellissimo e odioso ragazzo mi aveva appena detto che gli ricordavo uno squallido programma;
-Non è appropriato dire queste cose ad una signorina benché meno ad un cliente- osservai stizzita. 
-Beh- riprese lui passando la seconda scatoletta e alzando lo sguardo su di me -Mettiamola così: non è appropriato nemmeno andare in giro in pigiama- concluse sorridendo. 
-Lei sta oltrepassando il limite e non permet...- non feci in tempo a finire perché lui riprese come se nulla -L'unica cosa che la salva è che lei è carina- mi disse. 
Passa la terza scatoletta. Ne avevo 5 e iniziavo a spazientirmi così come tutti i clienti dietro di me.
-Sa- gli feci io -mia madre dice che la bellezza è solo un suppellettile in una casa di intelligenza- ero fiera di aver fatto una tale citazione 
-Già- rispose semplicemente lui -perché io infatti, questo lavoro l'ho ottenuto per la mia sconfinata intelligenza"- mi fece sarcastico sottintendendo di averlo ottenuto per la sua bellezza. Passò così anche la quarta scatoletta.
-Non crede di peccare di presunzione?- gli feci io infervorata.
-Non crede di peccare di malgiudizio?- mi rispose lui.
-Questa se l'è appena inventata- gli dissi io iniziando ad imbustare la mia "spesa".
-Si, le ho già detto che l'intelligenza non è una mia qualità?- mi prese in giro e mi scoccò un falso sorriso passando l'ultima scatoletta. 
-Sono 7,12 €- mi disse svogliato. Io iniziai a rovistare nel portafoglio. 
-Un attimo solo- gli feci.
-Già- mi rispose ancora lui in attesa. Gli porsi una banconota da 10€.
-È sua abitudine concludere ogni discorso con 'già'?- gli domandai.
-Già- mi fece lui porgendo i il resto. -Sta rallentando la fila signorina, c'è altro che posso fare per lei?- mi chiese. Mi accorsi solo in quel momento di quelli dietro di me inferociti. Mi aveva fatta parlare per poi darmi la colpa. Gli scoccai un'occhiataccia di odio prendendo il sacchetto. Sarei uscita senza far casino, mi ripromisi. Ero quasi fuori...
-Ah, signorina- sentii di nuovo l'odioso cassiere -Buona cena! Anche se quella che ha preso non è la marca migliore di cibo per gatti, anzi.- ero ormai fuori quando lo sentii la sua ultima battuta, così come lo sentirono tutto gli altri clienti, stupefatti. Me l'aveva fatta. Domani si sarebbe parlato della pazza mangia cibo per gatti in pigiama. Ma fuori da negozio mentre tornavo alla mia macchina un sorriso sinistro si fece largo sul mio viso: avrei avuto bisogno di altre scatolette, di tante altre scatolette. E lui avrebbe pagato con gli interessi.





Angolo autrice: Buonasera, questo è il prologo di una storia che mi sta particolarmente a cuore di cui spero vogliate seguire lo sviluppo. Vi ringrazio molto per aver letto sino a qui. La mia intenzione è scrivere una storia divertente ma che abbia un risvolto più profondo. Mi farebbe piacere sapere che ne pensate. Aggiornerò ogni 2-3 giorni.

Un saluto, F. 

  
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