Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Harley Sparrow    27/07/2014    7 recensioni
Nota bene: questa one-shot non ha in alcun modo a che fare con le storie che ho pubblicato in precedenza su Frozen.
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(dal testo)
Anna realizza solo in quel momento che è la prima volta che le capita di mettere piede un luogo simile.
Muove un piede in avanti, pronta per addentrarsi un po’ di più in quell’oscurità, illuminata dalla tenue luce di una fiaccola che ha in mano la guardia che li sta scortando, ma la mano di Kristoff la trattiene per un braccio.
“Anna, sei sicura?” chiede senza sforzarsi di celare la sua preoccupazione.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Hans
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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IL SORRISO DEL MOSTRO


 
 
 
Anna realizza solo in quel momento che è la prima volta che le capita di mettere piede un luogo simile.
Muove un piede in avanti, pronta per addentrarsi un po’ di più in quell’oscurità, illuminata dalla tenue luce di una fiaccola che ha in mano la guardia che li sta scortando, ma viene trattenuta per un braccio dalla mano di Kristoff.
“Anna, sei sicura?” chiede senza sforzarsi di celare la sua preoccupazione.
“Ne abbiamo parlato tante volte, Kristoff. Voglio vederlo.” sussurra cercando di mettere da parte l’esasperazione per l’ennesimo ammonimento del suo amato, il quale rimane in silenzio per quei pochi istanti che permettono alla guardia di intromettersi.
“La cella del Principe è a prova di sicurezza: non farà del male alla principessa. Non può.”
Sentendo queste parole di rassicurazione, Anna fa un sospiro di sollievo e afferra e stringe la mano di Kristoff che le impedisce di procedere.
“Credo che sia meglio se aspetti qui…” decreta con decisione cercando gli occhi dell’uomo, che, udendo la sua decisione, porta le due mani ad afferrarle le spalle.
“Giuro che se ti fa qualcosa, io…” È palpabile la rabbia che alberga nel suo cuore, risvegliata al solo ricordo di quello che quell’uomo le aveva fatto due mesi prima.
“Ne ho già parlato con Elsa. Sarà felice di organizzare una vendetta con te…!” gli risponde la principessa con un sorriso, al pensiero delle sciocchezze inventate qualche giorno prima con la sorella, sui vari modi per annientare Hans.
“…Ma non succederà nulla, te lo prometto.” conclude dandogli un dolce bacio sulle labbra prima di allontanarsi da lui.
“Se volete seguirmi, vostra altezza…” si intromette l’altro uomo sforzandosi di non sbuffare di fronte alla tenera scena che gli si presenta davanti.
 
Prima di immergersi nell’oscurità, g
li rivolge un ultimo sguardo pieno di amore.
 
*
 
Le segrete della reggia reale sono così tetre che Anna non riesce a capacitarsi del fatto che qualcuno possa rimanere lì senza morire di solitudine, o di freddo, o di paura. Nel preciso istante in cui la luce che filtra dall’entrata svanisce, il pensiero che si sognerà quell’oscurità per giorni diventa consapevolezza.
Non ascolta le indicazioni che le dà l’uomo che la scorta, nemmeno gli ammonimenti e i consigli su come comportarsi. Pensa solo a cosa dire all’uomo che ha tentato di ucciderla e alle parole che l’hanno portata a decidere di vederlo, arrivate a lei una settimana prima.
 
Quando entra nella buia cella, la più lontana dalle altre – non sia mai che qualcuno scopra chi nasconde – nella quale è rinchiuso il principe, la prima cosa che sente in cuore è dolore: c’è un letto – forse chiamarlo letto è esagerato – ma è vuoto. Il principe si trova seduto per terra, in un angolo, con la testa fra le mani, che tormentano i capelli spettinati come se volessero conficcarsi nel cranio per scacciare chissà quale pensiero – quale colpa. Non è più il bel principe dall’aspetto immacolato conosciuto mesi prima: dai vestiti semplici che indossa, logori e sporchi, dalla barba non curata, dai capelli ribelli e leggermente più lunghi del dovuto, lo si potrebbe scambiare tranquillamente per un popolano. Lei non vedeva l’ora di poterlo vedere in quello stato, di godere della sua debolezza, ma appena lo vede, non riesce proprio a non rammaricarsi per lui.
“Avete visite…Principe…” annuncia la guardia che ha accompagnato Anna, rimanendo interdetta quando si rende conto che per un istante non ha saputo come appellarlo.
 
Non è stato il rumore dei passi in avvicinamento, né il suono della porta della cella che si spalanca con un tonfo sordo, e non sono nemmeno le parole della guardia ad accendere nel principe una scintilla di curiosità tale da fargli sollevare la testa.
Rimane a guardarlo Anna, fino a quando non si decide di chiedere alla guardia se può lasciarli da soli. All’udire la voce fin troppo famigliare, il principe solleva la testa, e nel vederla spalanca gli occhi e si alza in piedi, come a voler cancellare la visione del suo stato di debolezza.
Vattene.” le dice con decisione – e rabbia – voltandosi per guardare la finestrella logora che illumina leggermente la cella.
Anna nota in quel momento le pesanti catene che gli circondano i polsi, pieni di lividi violacei.
Passato un primo momento di smarrimento, la rabbia si fa strada nella mente di Anna, proprio come quando mesi prima non era riuscita a trattenersi dal colpire la sua faccia con un pugno. Vedere quel viso, che poco tempo prima l’aveva guardata con disprezzo, le fa rendere conto di non averlo ancora perdonato, non come credeva.
“Altrimenti?” È un sibilo la sua voce, un sibilo accompagnato da un passo meccanico in avanti, in segno di sfida.
Hans avverte la minaccia nella voce, ma non si sente intimidito da quella stupida ragazzina che si trova davanti.
“Non ho niente da dirvi, principessa Anna.” risponde con semplicità in tono distaccato.
“Ti condanneranno a morte!” gli ricorda in un soffio, celando poco e male il disgusto, la paura. Voleva aspettare a introdurre quell’argomento, ma il disinteresse del principele aveva impedito di controllarsi. Mantenere la calma non era mai stato il suo forte, dopotutto.
Non le era mai andata a genio l’idea che i traditori meritassero la morte: si era sempre accalorata quando da piccola si trovava a discutere su questi temi con il suo precettore. Lui le spiegava sempre che purtroppo il mondo non è fatto unicamente di persone buone, e, di conseguenza, chi compie atti malvagi merita una punizione, qualunque sia la posizione sociale dell’interessato. Forse lei, costretta a rimanere rinchiusa nel suo palazzo per troppi anni, aveva lasciato che si facesse strada nella sua mente un’idea un po’ distorta su malvagità e giustizia, ma inseguiva un ideale, proprio quello che l’aveva portata a intraprendere quel viaggio. Tutti meritano un’altra occasione. E, se ciò non fosse possibile, meriterebbero per lo meno una punizione consona ai loro reati, purché gli venga riconosciuto e di conseguenza rispettato il diritto alla vita e dignità.
La famiglia reale di Arendelle, due settimane prima, aveva ricevuto una lettera da parte del re delle Isole del Sud il cui intento era quello di informarle che il principe sarebbe stato condannato a morte per il suo atto di tradimento, verso la corona di Arendelle, perché gli atti che aveva compiuto contro Anna ed Elsa erano stati davvero malvagi e sconsiderati; verso la corona delle Isole, perché tradendo le due donne aveva tradito il buon nome della casata dei Westergaard. Meritava la morte.
…A meno che qualcuno non presentasse entro quindici giorni qualche argomento a favore del principe, in tal caso ci sarebbe stata la possibilità di discutere sulla sua sorte.
Così Anna aveva supplicato la sorella di poter intraprendere quel viaggio al fine di poter chiedere spiegazioni, e, soprattutto, per sentire il parere del diretto interessato, prima esporsi per chiedere una punizione meno drastica. Elsa avrebbe voluto seguirla, ma aveva un regno da ricostruire, e stare via per diversi giorni era fuori discussione.
“Pensavo che la mia morte vi avrebbe fatte felici…” risponde lui facendola tornare alla realtà, con una voce fredda e misurata, in grado di non far trasparire alcun sentimento in merito alla questione.
Anna, dal canto suo, prende questa affermazione come un insulto alla sua persona e alla sua bontà, ma cerca di rimanere calma e, portandosi le mani ai fianchi, gli confida che non ha mai gradito le impiccagioni “…Neanche per uno come te.”
La verità è che, passato il primo momento di rabbia e delusione iniziali, Anna si era resa conto della completa paradossalità dei comportamenti di Hans. Certo, lei non poteva dire di avere una buona esperienza del mondo né di conoscere gli uomini, non poteva sapere che l’indole, che sia malvagia o buona, può sempre essere mascherata, eppure non riusciva a togliersi dalla testa l'idea che l’Hans che aveva conosciuto, quello che le aveva rivolto tante belle parole, poteva, anzi, doveva essere autentico. Forse aveva bisogno che le sue teorie venissero confermate più per sé stessa, per non permettere che il suo Ego venisse sconfitto in quel modo da uno stupido principe, così decide di cominciare il discorso che si era preparata.
“Lo so che non puoi essere così malvagio… Elsa mi ha detto che l’hai salvata, e…” azzarda, sperando che Elsa non si sia sognata tutto. Dopotutto aveva picchiato
la testa molto forte quel giorno…
Udendo quelle parole, Hans si volta per guardarla, e accoglie l’affermazione ingenua della principessa con un sorriso carico di cattiveria.
“Il suo salvataggio non è stato che un tragico incidente.” la interrompe guardandola attentamente, per non perdersi nemmeno per un istante la sua reazione.
“Che significa?” sussurra la principessa, trovandosi in difficoltà su un sentiero che credeva spianato.
“…Significa…” inizia il principe sedendosi comodamente sul lettino alla sua sinistra “che quel lampadario doveva metterci meno tempo per cadere.1” Cerca di guardarla fisso negli occhi, per poter cogliere lo smarrimento della principessa, ma questo smarrimento scema via in un attimo. Non può essere...
“E le parole che le hai rivolto per non farle uccidere quei due?”
“Passate il vostro tempo a parlare di me? Quale onore!” commenta il principe con una nota di fastidio mista a sarcasmo. Chissà quali sciocche congetture hanno fatto sul suo conto.
Anna rimane impassibile, come per dirgli che esige una risposta. Perché sa che quella sarà la risposta per tutto, la chiave che le permetterà di perdonarlo. La risposta però non arriva, e il silenzio si fa pesante. Eppure per il momento Anna non intende romperlo.

Sospira Hans, e sente che da questa risposta non può scappare. Aveva cercato di motivare a sé stesso quell’atto. Non voleva che gli altri pensassero che voleva salvare la regina, eppure era proprio questo che aveva cercato di fare: salvarla da sé stessa, non farla morire da assassina.
Sospira Anna, e si muove inquieta sul suo posto man mano che il silenzio si fa più assordante, e si maledice per l’ingenuità con cui è entrata in quella cella, convinta che lui si sarebbe prostrato ai suoi piedi implorando il perdono. E invece si ostina a rimanere in silenzio, a rendere tutto più difficile.

Il principe alza lo sguardo e lascia trasparire l’indecisione sul dirle ciò che gli passa per la testa oppure no. Alla fine parla, ma non sono quelle le parole che la principessa voleva sentire.
“Sappiamo entrambi che quel bacio non ti avrebbe salvata.” inizia cambiando argomento senza troppe cerimonie.
“Perché?” chiede la principessa, senza riuscire a frenare quella stessa nota di infantilità e di smarrimento che aveva assunto la sua voce quando Hans le aveva confessato per la prima volta i suoi veri piani.
Perché?!” chiede a sua volta il principe accompagnando l’esclamazione a una risata di scherno. “Prova a chiederlo al montanaro che quel giorno sembrava volermi sventrare con lo sguardo quel giorno2” le risponde l’uomo, e il sarcasmo presente nella sua voce si fa sentire sempre di più, man mano che continua. “Quando, le nozze? O vi siete già sposati?” continua guardandole le mani in cerca della una fede nuziale, fede che non c’è, non ancora.

“Io ero tornata per te!” esclama Anna con rabbia, in risposta. Lei aveva fatto una promessa e voleva mantenerla, e lui le aveva sputato in faccia tutto il disprezzo nei suoi confronti, incurante del sacrificio che stava facendo, lasciare Kristoff per lui; incurante dei suoi sentimenti. “Non hai il diritto di prenderti gioco di me! Ti avrei dato tutto 
tutto!  e tu hai preferito gettare nel fuoco quello che c’era fra noi, e –” continua sentendo il respiro intensificarsi per la rabbia, quando viene interrotta dalle parole del prigioniero.
“– Non c’era niente fra di noi, Anna…” dice come se fosse una cosa risaputa, elementare.
Non appena queste parole si perdono nell’aria, cade di nuovo il silenzio. Silenzio in cui Hans si gode il viso rabbuiato della principessa, e lei realizza per la prima volta che lui ha ragione. Che davvero non c’era niente di niente fra di loro. Forse solo un po’ di simpatia, niente di più.
“…Kristoff ne vale cento di te!” commenta infine a mezza voce, ma lui la sente perfettamente.
Tu non sai niente di me!” le urla alzandosi minacciosamente in piedi, e facendola arretrare di qualche passo. “Tu non hai… idea… di quello che ho passato – di quello che sto passando!” le dice avvicinandosi sempre di più, ma le pesanti catene lo bloccano quando si trova a pochi piedi dalla ragazza, che lo guarda spaventata per questo eccesso di rabbia. Vedendo che non gli è possibile avvicinarsi e, probabilmente, sentendo il dolore provocato dalla morsa delle catene sui lividi, per nascondere il viso contratto dal dolore, un dolore antico, ben radicato nel suo cuore – nella pelle – dà le spalle alla sua interlocutrice, che balbetta un timido sebbene infuriato “Aiutami a capire…”
Ma lui non lo sente, o non vuole sentirlo perché non vuole aiuto. Nessuno può aiutarlo, e allora torna a sedersi per terra, nella stessa posizione in cui Anna lo aveva trovato, e le ripete di andarsene, questa volta con più arroganza.
…Eppure lei rimane, intestardita sullo scopo per cui si è immersa in quell’inferno.
“Non ho bisogno della tua compassione.”
“Non voglio compatirti!” risponde con disprezzo la principessa. Lei vuole solo capire, non trovare un modo per non odiare l’uomo che ha cercato di uccidere lei e sua sorella. Si avvicina di nuovo, questa volta più vicino, al punto che il bordo della gonna del suo vestito sfiora i piedi del principe, il quale si ostina a non volerla guardare. Si abbassa in ginocchio, senza curarsi del vestito che sicuramente si sporcherà a contatto con il sudiciume della cella.
“Dammi un solo motivo per chiedere a tuo fratello di risparmiarti, ti prego.” lo supplica, lo supplica perché vuole dimostrare a sé stessa e al mondo che nessuno merita la morte, che Hans non può essere così cattivo, irrecuperabile. “Ti prego!” ripete con una certa urgenza nella voce.
“Lasciami. Solo.” sussurra lui in un tono che non ammette repliche.
Anna rimane a guardarlo per un’infinità di tempo, sperando che lui sollevi lo sguardo e le racconti cosa lei non sa di lui; cosa lo ha spinto a compiere quei gesti, oltre alla brama di potere; perché non le ha risposto alla domanda su Elsa. Cosa nasconde agli altri con così tanto vigore. Che si fosse innamorato di lei? Magari non era propriamente amore, ma desiderio, quello sì… Dopotutto glielo aveva confessato.

Tu non sei all’altezza di Elsa.

Forse era rimpianto, per tutto quello che voleva fare nella vita, ma che per una serie di sfortunati eventi3 non era riuscito ad ottenere. Potere, gloria, rispetto
“Sei solo una bambina viziata.” incomincia il principe, deciso a mandarla via a ogni costo “Cosa pensi di ottenere con me? Volevo solo la testa mozzata di Elsa, e il suo regno, quello sì. Ti avrei dato la possibilità di diventare la mia regina, di vivere, ma tu hai voluto andare a cercarla, e così ti sei condannata. Perché dovrei sfuggire alla condanna? Devo pagare per aver tradito il mondo.” la sua voce si è fatta un sibilo, sempre più penetrante, sempre più doloroso.
Piena di rabbia verso di lui, per quello che ha detto di sua sorella, e soprattutto perché si ostina a voler morire, decide di andarsene e di dare il via libera per la sua esecuzione. Dirige la collera anche verso sé stessa, per aver fallito nel suo intento di dimostrare che dopotutto, all’inizio, non si era completamente sbagliata su di lui.
Si alza di scatto e si dirige verso la porta, gli occhi che lacrimano per l’ennesima delusione che quell’uomo le ha dato.
Però quando si trova sulla soglia della porta, sente la voce di Hans, ovattata e roca.

“Il fatto che io sia un mostro non implica che voglio che tutti lo siano. Elsa non lo è.” le confessa alzando lentamente la testa.

Negli occhi, luccica la consapevolezza che la sua affermazione farà crollare l’appena nata determinazione della principessa di approvare la sentenza di morte.
Anna esita per un istante, indecisa se voltarsi e chiedergli ulteriori spiegazioni, ma poi esce senza guardarsi indietro, consapevole che ora sarà tutto più difficile.
Il tonfo della porta di ferro dichiara concluso l'incontro.
 
...E quando sa per certo di non avere nessuno che lo guarda, Hans sorride.



 

 
 
 
Note:
1 Ebbene sì. Hans non ha mai voluto salvare Elsa: dei genietti, su Tumblr, hanno rallentato la scena e si può notare che, prima di deviare il colpo di balestra, Hans guarda in alto, come per prendere la mira. E se anche non fosse una cosa spontanea, mi piace pensare che lui volesse ucciderla veramente.
2 L’avete notato, vero? Quando Hans si alza in piedi, il coraggioso Kristoff si fa avanti, poi Anna lo ferma e molla il pugno ad Hans.
3 Scusate, mi è uscita così… xD (“Una serie di sfortunati eventi”, per chi non lo sapesse, è il titolo di un film stupendo che a breve guarderò)
 
 

 
 
Ho sempre Less than just a Spare di Saitou Catcher nel cuore quando scrivo di Hans, e questa one-shot non fa eccezione. (se non avete voglia di cercarla, guardate fra le mie preferite e leggetela, perché è davvero bella!)
 
Nelle fanfiction che ho scritto su Frozen mi diverto sempre a descrivere una Anna che prova un enorme odio nei confronti di Hans, poi però mi sono detta “Cavolo, lei è una principessa Disney! Lei non odia!” Nel senso, secondo me il suo essere buona e gentile non le può far provare istinti omicidi nei suoi confronti...
…Con questo non voglio negare ciò che ho scritto nelle mie fanfiction in precedenza. Ci tengo a ricordare che questa non ha minimamente a che fare con l’universo di Bring me to Life.
Ho voluto tentare di farvi conoscere una Anna che cerca la via del dialogo, prima di odiare completamente e gratuitamente.
 
La storia si conclude con una sentenza sibillina: immagino che tutti si siano chiesti il perché dei comportamenti di Hans, che passano dalla bontà alla cattiveria con la stessa velocità con cui uno che soffre di bipolarismo passa dalla depressione all’euforia. A parer mio Hans non ha mentito ad Anna sul perché ha voluto impedire a Elsa di compiere una strage.
Ma perché glielo ha detto alla fine?
Perché lui è manipolatore, calcolatore e sa volgere gli avvenimenti a suo favore (in teoria), ed è consapevole che questa affermazione farà vacillare la rabbia di Anna nei suoi confronti, e che quindi chiederà clemenza verso il re delle Isole del Sud (che credo proprio le verrà accordata).
Però alla fine sorride di soddisfazione, quindi ha detto la verità oppure no? Lo ha fatto per Elsa e Anna oppure per sé stesso?
Sta a voi decidere.
(Per me, in questa storia, lo ha fatto per sé stesso)
 



Vi auguro buone vacanze con questo stupido sexy-Hans
  ♥  (cit.)
Anzi, ve ne do due!
 


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