Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: porcozain    27/07/2014    0 recensioni
c'è una parola che fa paura.
la distanza.
Si, fa paura.
O almeno, a me fa paura.
Immaginate che la persona che amiate stia distante tanti kilometri da voi.
Fa paura vero?
La distanza è una bestia orribile, la si può sconfiggere, si, ma soltanto se si ha determinazione e il coraggio di lottare, se non si ha questa due qualità, non si va da nessuna parte.
La distanza, per i più deboli, fa stare male, ma soprattutto, la distanza uccide.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

c'é una parola che fa paura.
la distanza. 
Si, fa paura. 
O almeno, a me fa paura. 
Immaginate che la persona che amiate stia distante tanti kilometri da voi. 
Fa paura vero? 
La distanza é una bestia orribile, la si può sconfiggere, si, ma soltanto se si ha determinazione e il coraggio di lottare, se non si ha questa due qualitá, non si va da nessuna parte. 
La distanza, per i più deboli, fa stare male, ma soprattutto, per questi, la distanza uccide. 



Sono una ragazza che é molto legata alla famiglia, diciamo che quando ho un problema, posso fidarmi di loro.
Ma soltanto di mia madre, lei riesce veramente a capirmi, non sempre però. Mio padre? no, mio padre è un cretino, non capirebbe mai nulla. Parliamoci chiaro; se ho il ciclo, non posso lamentarmi da mio padre e se ho problemi di cuore nemmeno, perché sappiamo tutti che i papá sono molto gelosi delle figlie.
La sua classica risposta sarebbe «ma Alice, sei ancora troppo piccola per avere un ragazzo».
Piccola? ho sedici anni, ci sono ragazze che hanno giá perso la verginità e io non ho nemmeno dato il primo bacio, ma sorvoliamo.
Molto meglio ricorrere alla cara mammina.
Ho il privilegio di essere figlia singola, non ho nessuno che mi rompe i coglioni. Sono davvero fortunata. Però ho sempre desiderato un fratello maggiore che mi proteggesse, ma non si può avere tutto dalla vita, purtroppo.
Sono nata in America, ma i miei nonni sono italiani.
Abbiamo sempre trovato l'Italia un posto bellissimo, voglio dire: la cultura, la lingua, i ragazzi carini, ma la cosa più importante, il cibo.
Quindi ci siamo trasferiti a Roma, da circa dodici anni, quando avevo soltanto quattro anni.
So molto bene l'italiano, l'americano no, solo poca roba, mentre i miei si.




“Amore..svegliati” Ero ancora mezza intontita da non capire di chi fosse quella voce.
“Alice” Mi strofinai gli occhi e li aprii leggermente, la luce che proveniva dalla finestra mi provocava un fastidio tremendo.
Misi finalmente a fuoco, era mia madre.
“Mamma” mugolai “é estate, perché mi hai svegliata?” mi sistemai il cuscino per poi ributtarmici con la testa sopra.“e poi che ore sono?”
“Io esco con tuo padre, andiamo a fare un giro in centro, vuoi venire con noi?e comunque sono le nove e mezza” mi accarezzò i capelli
“No” sbadigliai “ preferisco stare a casa” finii
“Va bene, allora non aprire a nessuno” mi fece mentre se ne andò dalla mia camera
“No, mamma” sospirai.
Era la solita frase che mi diceva, «non aprire a nessuno», ma ti pare che apro ad uno sconosciuto?

Sentii la porta chiudersi, se ne erano andati.
Molto lentamente scostai le coperte e mi alzai dal letto, infilai le mie ciabatte e mi collegai al computer che stava sulla scrivania. Mentre scorrevo la home di facebook, sentii un 'bibip'.
Mi era arrivato un messaggio:

Ali, non immagini cosa mi sia successo, rispondi immediatamente
Da Chiara

Chiara era la mia migliore amica. subito gli risposi.
Cosa? sputa il rospo.

Sono andata a letto con Mattia

Che cosa?? stai scherzando?

No, sto dicendo la veritá

Quindi, non sei più vergine?

Quanto sei tonta ali, se ci ho scopato certo che non sono più vergine.

E come é stato?

É stato bellissimo, non puoi capire.


Certo, io non potevo capire, ero ancora vergine. Tutte quelle della mia etá non lo erano più, non che non lo volessi essere anche io, ma mi sentivo anormale.
Forse loro erano anormali.
Forse dovevo essere meno timida, più sicura di me.
Forse non lo so.
Dopo qualche ora i miei ritornarono a casa. Io ero sul divano a guardare il mio programma preferito, america's next top model.
“Allora, comprato qualcosa di bello?” girai la testa verso di loro
“No, tuo padre è un tirchio, come al solito” se lo guardò male
“Quella borsa costava un patrimonio” la guardò sbalordito.
soffocai una risatina.
“Ah, Alice” iniziò “tua zia ci ha invitate al paese dove sono ora per le vacanze, ci andiamo domani, ci stiamo per qualche giorno, ora non ricordo bene come si chiama” si mise una mano in testa “ti divertirai, ci sono i tuoi cugini e un sacco di ragazzi della tua etá” continuò
“ragazzi?” sbuffai
“Si, sarebbe anche ora che ti trovassi un ragazzo, no?”
mio padre se la stava mangiando viva
“No!” mi uscii spontaneamente “cioè, mamma sono fatti miei”incrociai le braccia al petto
“Cara, é ancora una bambina..” le mise una mano sulla spalla.
okay, in questo momento odiavo sia mia madre che mio padre.
“primo, non sono una bambina e secondo, non ho ancora trovato l'amore della mia vita, quindi, mamma non mettermi fretta"
“Hai ragione tesoro, scusami” le sue scuse erano sincere, risi e accettai le sue scuse

THE DAY AFTER


“Elena, hai preso tutto quanto?” disse papá mentre caricò le valigie in macchina
“Si” rispose mia madre mentre entrò nella macchina. Io ero giá nel sedile posteriore.
Non mi andava affatto di affrontare tre ore di macchina, per andare in uno stupido paese.
“hai preso la mia schiuma da barba?” chiese mio padre
“Si tesoro, ho preso tutto quanto, ora entra in macchina e andiamo” disse esasperata
“mi fido allora” papá saltò in macchina e mise in moto.
Poggiai le cuffiette nelle mio orecchie e partì la mia canzone preferita.
Guardai tutto il tempo fuori il finestrino.
Mi vergognavo. «non voglio fare amicizia con nessuno», pensai.
Non mi sentivo a mio agio. Non sono come le altre ragazze. «sicuramente saranno stronzi come tutti i ragazzi del mondo. Forse mi sto facendo troppi complessi, ma sono così. Aiuto, mi tremano le mani. Io non voglio andarci, voglio ritornare a casa» Queste ore passarono più veloci del previsto. Scesi dalla macchina barcollando. I miei erano giá andati a salutare mia zia. Io stavo quasi per vomitare. Non sopporto affatto la macchina. “Sono arrivati!” urlò zia per avvertire i miei cugini.
Vennero poi a salutarci tutti.
Mentre li salutavo abbozzai qualche sorriso. In realtá ero ancora mezza rincoglionita a causa delle ore passate in macchina.
“Tesoro, vuoi un bicchiere d'acqua? sei un po' pallida”
“Si, ineffetti non mi sento molto bene” mi faceva male la testa.
Mia mamma iniziò a preoccuparsi un po'.
“Ti senti male?” chiese mio padre


- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

spazio autrice

Salve a tutte ragazze.

Questa è la mia prima storia.

No, in realtà non è la prima, ma le altre non le ho mai finite, questa la finirò, promesso.
Spero comunque che vi piaccia.
Lo so che i nomi sono italiani e la storia è ambientata in Italia, ma ho provato a cambiare.
Continuerò molto presto, se avete domande sono qui @porcozain ( twitter ), mi chiamo Francesca.
Un bacio, e grazie a tutte quelle che hanno letto la mia storia! 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: porcozain