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Autore: hikaru83    28/07/2014    8 recensioni
Finalmente è tornato, finalmente è a casa, ma come sta vivendo tutto questo Teuk?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donghae, Eunhyuk, Leeteuk
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Cosa dire, fic nata, come spesso mi accade, per i fatti suoi. Non mi prendo la responsabilità di quello che è venuto fuori (a meno che non vi piaccia), non so neanche come ho fatto a scriverla, quindi prendetela con le pinze. E ora se ne avete il coraggio, buona lettura.
 
 
Ritorno
 
 
Devo parlare con loro, devo dirgli tutto, devo assolutamente smettere di comportarmi da codardo. Ne soffriranno, lo so, ne sono certo, e questa è una delle ragioni per cui non mi sono ancora deciso a dire loro la mia scelta, ma non potevo comunque farlo per telefono. Questa cosa devo dirgliela guardandoli negli occhi.
Non sono più quello che conoscevano, due anni hanno fatto molti cambiamenti in me, non posso tornare ad essere quello che ero.
Non posso, non ci riuscirei, come potrei? Come posso tornare a ridere, a scherzare, a fare lo scemo dopo quello che ha fatto?
In questi ultimi mesi, dopo aver preso questa decisione mi sono sempre detto che ne avrei parlato a loro apertamente, sicuro che mi avrebbero capito. E ora che siamo arrivati al momento, ora che finalmente sono qui davanti a me non riesco a parlare.
Mi soffocano con i loro abbracci, sono così felici di vedermi, così felici che questi due anni sono passati che non mi hanno fatto neanche fare un passo, mi sono saltati addosso appena si sono accorti della mia presenza. E ora che sono a casa, sul nostro divano, ora che siamo tutti insieme, e siamo solo noi, ora che sarebbe il momento perfetto per dirlo, ora...ora non ce la faccio. Non riesco a fare uscire quelle maledette tre parole.
 
“...non credevo di imparare a ballare il tiptap, ti rendi conto? So fare un passo di danza che Hyuk non sa fare...” Dice Kyu. – Lascio il gruppo –
 
“Non montarti la testa Kyu, ce ne sono un’infinità che non sai fare tu...” ribatte Hyuk mentre i ragazzi ridono. – Lascio il gruppo –
 
“Lavorare con Jackie Chan è fantastico!” Continua la voce di Siwon. – Lascio il gruppo –

“Il Musical sta andando alla grande, devi venire.” È la voce di Wookie ora. – Lascio il gruppo –
 
“Uffi adesso che sei tornato tocca a me...non è giusto!” Si lamenta Min. – Lascio il gruppo –
 
“Invece di lamentarti pensa a Ye che è ancora lontano.” Risponde Shindong prendendolo in giro. – Lascio il gruppo –
 
“Mamma mia Teuk non ti posso vedere con quei capelli, sembri quasi un uomo! Speriamo che ti crescano in fretta.” È la voce scioccata di Heechul . – Lascio il gruppo –
 
Tutti cercano di raccontarmi ogni singola cosa hanno fatto, o stanno facendo, tutti vogliono la mia attenzione, e io non riesco a dire quelle tre fottutissime parole. – Lascio il gruppo –
 
Kangin è al mio fianco, il suo corpo appoggiato alla mia destra, fa qualche battuta, ridono tutti e mi sforzo di farlo anche io, è da quel maledetto giorno che non sono più in grado di ridere. Alla mia sinistra invece c’è Hae, il primo ad avermi visto, il primo a essermi letteralmente saltato addosso, l’unico a non aver aperto bocca. La cosa mi sembra strana, non sono in forma, vero, ma avere Hae fermo e zitto affianco mi fa rialzare le antenne, che non stia bene?
 
Mi volto verso di lui e lo vedo fissarmi, e in un istante capisco. Lui sa. Lui ha capito tutto. Lui non si è lasciato fregare. Mi ritornano in mente le parole che mi disse pochi mesi dopo la morte di suo padre: ‘Sai hyung adesso mentre cammino per strada e incontro gli sguardi della gente riesco a capire quelli che stanno passando attraverso il dolore come me, hanno, anzi abbiamo uno sguardo simile, è come se la luce fosse scivolata via dai nostri occhi, parliamo, mangiamo, a volte riusciamo anche a sorridere o addirittura a ridere, sembriamo come gli altri, ma non è vero, non sono sorrisi veri, non sono risate vere.’ Quella volta non avevo saputo fare altro che stringerlo in un abbraccio sperando di alleviare il dolore che provava, credevo di essergli d’aiuto. Solo ora so che non potevo alleviare alcun dolore, solo ora so quanto dev’essere stato difficile per lui sopportare i nostri abbracci. E infatti lui sa che per ora i loro abbracci non mi aiutano, lo sa perché anche se è stato il primo a saltarmi addosso, si è staccato quasi subito, come se si fosse reso conto di quello che provavo io. Lui sa.
 
Mi ritrovo nella mia vecchia stanza. Eunhyuk, che ha preso sul serio il suo ruolo di sostituto leader, ha immaginato che fossi stanco e mi ha detto di andare a riposare. Sono stanco certo, però prima di fare qualsiasi cosa dovevo dire loro la verità. Domani dovremo firmare il nuovo contratto, e io non ho intenzione di firmarlo, cosa diamine sto aspettando? Di arrivare in ufficio e dire: ‘Ragazzi mi spiace io non firmo!’ è questo che sto aspettando?
 
Sono sdraiato sul mio letto, le braccia piegate sugli occhi, come sono finito in questo casino? Ma soprattutto dove lo trovo il coraggio di spezzare il loro cuore?
 
“Posso?” Mi chiede a bassa voce Donghae,facendo capolino dalla porta.
 
“Le vecchie abitudini non le abbandoni eh?”
 
“No.”
 
“Non vai da Hyuk stanotte? Non vorrei se la prendesse.”
 
“Figurati, ne sarà solo felice, dice sempre che non lo faccio mai dormire in pace, e anche che sono fastidioso.”
 
“Non ha tutti i torti, tarantoli come un forsennato.” In risposta solo il suo sguardo offeso, le guance rosse e un broncio a cui non resisto. “Dai Hae vieni qui.” Gli dico sedendomi e indicando il materasso. Ci mette un secondo prima di fiondarsi accanto a me. E per un istante ricordo gli inizi della nostra carriera, prima di debuttare nei super junior, quando era un ragazzino, in certe cose è rimasto identico ad allora.
 
“Sai volevo dirti una cosa, volevo dirtela prima, ma davanti agli altri non me la sono sentita, in realtà è una cosa che volevo dirti da tanto.” Non capisco a cosa si riferisca, perché non mi guarda negli occhi? Perché sfugge il mio sguardo? Non so se voglio sentire quello che mi vuole dire, e soprattutto sono io che devo parlare, sono io che devo essere sincero.
 
“Devo dirti una cosa anche io, devo dirla a tutti ma non so come fare, quindi forse è meglio che vi parli separatamente, vedi io...”
 
“Ti prego prima di dirmi qualunque cosa ascoltami, ok?” I suoi occhi ritornano nei miei, ed è decisamente convincente. Annuisco. “Credo che tu sia davvero una persona meravigliosa, e che abbia una forza e un coraggio che io non so dove prendi.” Sgrano gli occhi, la mia bocca si apre, sono senza parole, io coraggioso? Io forte? Io? “E ti dico questo perché io al tuo posto avrei mollato tutto. Io stavo per mollare tutto.”  Lo guardo negli occhi, dire che sono sorpreso e dir poco, so che non mi sta mentendo, ma questo vuol dire che non ero riuscito a capire molto di lui quando suo padre è morto, non ho fatto niente per quello che ho sempre considerato il mio fratellino.
 
“Perché?” Ho una marea di domande da fargli, ma credo che questa ne racchiude la maggior parte. Perché volevi lasciarci? Perché non mi hai detto nulla fino ad adesso? Perché me lo stai dicendo ora? Perché hai voluto affrontare tutto da solo? E soprattutto perché hai deciso di restare?
 
“Odiavo tutti, dopo la malattia di papà, dopo aver saputo che non c’erano speranze, dopo averlo visto in quel maledetto letto d’ospedale,  dopo la sua morte,  odiavo tutti. Ero arrabbiato con il mondo, con Dio, con i medici, con me stesso, con chiunque fosse felice in quel momento, ma anche chi mi guardava con pietà. Odiavo il mio lavoro, che mi costringeva a sopportare le domande dei giornalisti su di lui, su di noi, su cosa provavo, avrei voluto alzarmi e andarmene senza neanche degnarli di uno sguardo, e invece dovevo rimanere, ascoltare le domande, rispondere, non hai idea di quanto odiassi ogni lacrima che sfuggiva al mio controllo, erano lacrime di rabbia oltre che dolore.”
 
“Come?” Anche questa parola nasconde più domande. Come hai fatto a restare? Come hai fatto ad andare avanti? Come hai fatto a trovare la forza per tornare a sorridere?
 
“Come? Beh ci sono diverse cose che mi hanno permesso di resistere, il tempo ad esempio. Oh non credere il tempo non cancella proprio nulla, il dolore che senti sarà sempre lì, sempre in agguato per metterti ko quando meno te lo aspetti, ma in quel nulla ci sono tante cose, non solo il dolore. Un giorno esattamente come capita per il dolore, te ne starai lì e verrai colpito all’improvviso, da una voce, da un odore, da un paesaggio, da un colore, da un sapore, da una sensazione, non so cosa di preciso, ma quella cosa ti colpirà, solo che invece che sentire un onda di dolore e un ricordo triste, i tuoi occhi si riempiranno di lacrime per la gioia. Un ricordo che pensavi di aver perso, qualcosa che ti farà sorridere senza che tu possa impedirlo. Lo so, non mi credi, ma succederà. Ma non è stato solo il tempo, non avrei resistito tanto, il mio come siete voi. Anche quando cadevo, anche quando il dolore era tanto forte da togliermi il fiato, anche quando era tutto buio, c’erano le vostre mani a sollevarmi, c’erano i vostri occhi ad allontanare il buio. C’eravate voi. C’era Hyuk, c’eri tu.” Lo guardo e fatico persino a respirare, le lacrime scendono silenziose, Hae mi sta dicendo le uniche cose che avevo bisogno di sentire. In un istante mi ritrovo a piangere sul suo petto mentre mi stringe forte nello stesso modo in cui io stringevo lui per consolarlo e ora non mi da fastidio, ora quest’abbraccio è proprio quello di cui ho bisogno, quindi forse non tutti i miei, i nostri abbracci, sono stati inutili per lui, forse almeno un po’ lo abbiamo davvero aiutato. “Ti ricordi cosa hai promesso a mio padre?” Continua a parlare mentre con una mano mi accarezza la testa. “Che ti saresti sempre preso cura di me. Adesso è arrivato il momento che sia io a prendermi cura di te, fidati, a volte anche i fratelli maggiori hanno bisogno di qualcuno che si prenda cura di loro, e i fratelli minori sono i migliori in questo.”
 
“Ho paura Hae!” Ammetto per la prima volta. “E se diventassi come lui? E se...”
 
“Shhhh smettila di dire assurdità. Sai qual è la fortuna maggiore e contemporaneamente la sfortuna maggiore di essere figli?”
 
“No.”
 
“Che non siamo e non saremo mai loro. Noi siamo solo noi, sono le nostre scelte a renderci quello che siamo non le loro. E tu sei una persona straordinaria.”
 
“L’ho odiato Hae, l’ho odio ancora!”
 
“Non devi, non serve.”
 
“Come posso non odiarlo?”
 
“Era malato Teuk, come mio padre.”
 
“Tuo padre aveva un tumore, mio padre invece...”
 
“Tuo padre l’aveva al cuore, un posto diverso rispetto a quello di mio padre, ma sempre un tumore era, un tumore che ha distrutto la sua anima pezzo dopo pezzo. È stata quella malattia a fargli fare quelle cose terribili. Ma tuo padre era altro, non solo quello. Non ridurre tutto a quello.” Non capisco come faccia a dire sempre le cose giuste. Non so neanche perché lo sto ad ascoltare, forse è perché è lui, se me l’avesse dette qualcun altro mi sarei già incazzato, ma con lui, con lui non posso.
 
Dopo minuti interminabili, ore forse, mi stacco da lui, non piango così dal funerale, devo essere stravolto, ma mi sento meglio, come se un peso mi fosse stato tolto. Lo guardo e mi accorgo che la sua maglia bianca è zuppa delle mie lacrime.
 
“Ha ragione Rella...con quei capelli non ti si può guardare, non sembri neanche Teuk.” Mi dice con un sorriso.
 
“Non sono più quello che ero prima.” Ammetto.
 
“Tornerai a esserlo.”
 
“Ah si?”
 
“Lo sai, noi vogliamo bene a Leeteuk, il nostro lidah, gli vogliamo davvero bene, ma soprattutto tutti noi amiamo Park Jung-soo nostro fratello maggiore, mio fratello maggiore.” Adesso deve piantarla, non posso rimettermi a piangere.
 
“Ah sei qui!” La voce di Hyuk ci fa voltare verso la porta.
 
“Mi stavi cercando?” chiede Hae innocentemente. È ovvio che lo stia cercando, si lamenta sempre di non aver pace con Donghae sempre addosso, ma quando non è così va in crisi. È bello costatare che certe cose non cambiano mai.
 
“No, avevo sete e sono andato a prendere un bicchiere d’acqua.” Certo Hyuk ci crediamo tutti, peccato che la cucina sia dall’altra parte della casa e dalla tua stanza non avresti dovuto passare davanti alla mia porta.
 
“Ah ok.” Gli risponde Donghae  che invece non sembra essersene reso conto. In due anni è rimasto lo stesso tenero ingenuo di sempre.
 
“Vieni a letto?” Chiede Hyuk nel caso non fosse chiaro che deve andare con lui. Hae si volta verso di me e io annuisco.
 
“Vai tranquillo, sto bene.”
 
“Ok, buona notte fratellone.” Mi dice, si alza dal letto e raggiunge Hyukkie che non ha intenzione di muoversi fino a quando non se ne andrà lui. “A proposito, cosa volevi dirmi prima?” Mi domanda improvvisamente. Già, cosa volevo dirgli?
 
“Mi siete mancati.” Che poi non è una bugia.
 
“Solo quello? Beh ci sei mancato anche tu. Ci vediamo domani mattina, dobbiamo mettere le firme per il nuovo contratto.”
 
“Sì ci vediamo domani mattina.”
 
“Ti rendi conto hyung? Sta per iniziare un nuovo capitolo della nostra vita, non sei eccitato?” I suoi occhi sono gli stessi di quando dovevamo firmare il nostro primo contratto, è rimasto identico, è sempre quella peste del mio fratellino.
 
“Sì certo, ma ora filate a letto.”
 
“Certo umma, buona notte!” Mi sorprendo a sorridere mentre osservo Eunhyuk trascinarlo fuori dalla mia stanza e chiudere la porta. Sto sorridendo davvero? Mi sfioro le labbra, e sì, sto sorridendo. Mi sdraio sul letto e chiudo gli occhi.
 
Avevo preso una decisione. Ero sicuro che fosse quella giusta. Ma non avevo considerato la mia famiglia, i miei fratelli, come avevo potuto? Per fortuna che c’ha pensato Donghae a ricordarmelo. Perché io ho loro, non sono solo, non sarò mai solo. Questo l’ultimo pensiero prima di addormentarmi. Caro Jung-soo sei un fottuto bastardo fortunato.
 
Fine.
 
 
Note: Non chiedetemi come mi sia uscita, non ne ho idea, sarà la pioggia? Boh. Spero di non aver urtato la sensibilità di nessuno, posso solo dirvi che la rabbia di cui parla Donghae la conosco bene. Spero inoltre che vi sia piaciuta, aspetto con ansia i vostri commenti.
Ringrazio tutte le ragazze che stanno seguendo la mia long e Shi che si sta leggendo le mie fic e per colpa delle quali è sempre in ritardo...sorry.
Slanif, non so quando riuscirai a leggere questa fic, però scommetto che riconoscerai la frase che dice Rella sui capelli di Teuk...è vero te l’ho rubata! ^_____^
 
 
  
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