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Autore: Whity    28/07/2014    0 recensioni
Bill Kaulitz e Anis Ferchichi: due cantanti, due personaggi pubblici, due amanti che hanno smesso di nascondere la loro relazione anche ai rotocalchi.
Una coppia fortissima, bellissima, innamoratissima, issima.
Una sera, però, qualcosa non funziona.-
- Dai, Anis, sono appena tornato distrutto da Hamburg… non mi va… -.
A volte, in effetti, è solo questione di voglia.
Voglia di amare, essere amati, sorridere, gioire, godere. Ma anche vivere e lottare.
[Postata sul mio archivio dal 01.04.2010 al 08.06.2010]
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Atto Quinto
Jemand, mit dem man laufen kann
 

Ho ancora la forza che serve a camminare
picchiare ancora contro per non lasciarmi stare
ho ancora quella forza che ti serve
quando dici: "Si comincia !"

[Francesco Guccini feat. Luciano Ligabue – Ho ancora la forza]


 
Alexanderplatz era un covo di turisti, berlinesi e zingari. Un crogiolo multietnico e colorato, vociante e concitato.
Dopo la visita aveva fatto colazione e si era diretto alla macchina, decidendo sul momento potesse anche concedersi una passeggiata tra negozi e negozietti, alla ricerca della cianfrusaglia del giorno - come amava ripetere Anis -.
Si mise a passeggiare lungo Karlliebknechtstraße, superando l’Isola dei Musei e continuando a seguire la strada che lo avrebbe portato alla Brandeburger Tor. Le vetrine brillavano di borse, cinture, maglie, persino tazze e piatti. Nulla, in ogni caso, che potesse attirare la sua attenzione al punto da incuriosirlo.
Non si rese nemmeno pienamente conto di essere arrivato davanti al Madame Tussauds [1], alla cui entrata stazionavano un paio di turisti evidentemente incerti se valesse o meno la pena di passare una mezza giornata in un museo di statue come ce n’erano sicuramente altri.
Con un sorrisino sghembo decise di entrare, giusto per vedere se quella statua era ancora lì, se c’era ancora qualche curioso intento a rimirare l’immagine di un Bill Kaulitz sedicenne.
Davanti a quella statua, per la prima volta da mesi, si ritrovò a tirare le somme di un’esistenza che era stata soprattutto sfida. Dai bulli a scuola, all’amore per Anis, alla malattia, al lavoro aveva sempre lottato.
A ben vedere anche il suo grande amore era un lottatore.
Era andato avanti, conquistando piccole e grandi vittorie, deglutendo bocconi amari e sconfitte ma senza mai rinunciare. Non aveva mai mollato, nonostante le troppe volte in cui aveva creduto di non potercela fare.
Con un sorriso pensò agli ultimi mesi, alle lacrime, agli sforzi, a quella mano sempre tesa.
Sorrise pensando all’uomo nero che era stato anche la sua ombra, il suo sostegno, l’aiuto del quale aveva bisogno. Aiuto che non aveva mai lesinato. Mai, proprio mai.
Ti amo che non gli aveva mai detto erano racchiusi in tutti quei gesti, nei sorrisi di incoraggiamento, nelle carezze, negli abbracci, nei tentativi anche un po’ maldestri di farlo ridere.
Aveva abbandonato le scene per dedicarsi a concerti più intimi, forse anche più veri.
L’equazione, insomma, lo vedeva ampiamente in positivo.


Anis stava controllando la campionatura di una base, quando la porta d’ingresso si aprì.
- Schatz – mormorò sorridendo, senza però alzare gli occhi dal foglio – Sei tu? -.
Non ottenne risposta, quindi si voltò curioso. Davanti a sé trovò il compagno troppo impegnato a destreggiarsi tra pacchetti e pacchettini per potergli prestare attenzione. Si alzò dalla scrivania e si avvicinò alla porta, incuriosito da quella marea di borse fuori programma.
- Ti sei dato al pazzo shopping? – chiese con un sorriso sghembo, prima di allacciarlo alla vita e premere le labbra sulla sua fronte.
Le braccia di Bill circondarono le spalle del compagno, mentre questi arricciava il naso.
- Sulla fronte… - borbottò, prima di reclamare un bacio come si deve.
Prima di reclamare la bocca la lingua il cuore dell’altro.
Il tunisino si sciolse da quell’abbraccio e si sporse oltre l’uscio di casa per rientrare con le ultime due borse. 
- Però… - considerò quindi – hai fatto le cose in grande… – concluse con un mezzo sorriso.
Bill aveva fatto spese, il che significava la visita fosse andata veramente bene.
Era stata davvero una buona giornata.
Il moro annuì, prima di dirigersi verso il salottino e tornarvi con il cagnolino tra le braccia.
- Sai, cucciolo – mormorò direttamente alla bestiola – Ho pensato anche a te… - concluse con un sorriso, prima di affrettarsi a recuperare un pupazzetto e a tirarlo lungo il corridoio.
La bestiola scalpitò per scendere dalle braccia del padrone, quindi si mise a inseguire il pupazzo abbaiando eccitata.
- Così forse salviamo un divano – concluse il moro con una scrollata di spalle.
Anis sorrise annuendo.
- Poi… - continuò il moro, avvicinandosi ad un altro sacchetto – Ci sarebbe anche un’altra cosa – assunse un’aria ammaliante – ma sarai sicuramente pieno di lavoro, non sto a disturbarti… -.
Amore per loro era anche lanciare un’esca e sperare l’altro abboccasse, lasciandosi sedurre da un gioco di provocazioni vecchio e sempre nuovo.
Il tunisino gli si avvicinò con un sorriso, prima di afferrarlo per i fianchi e sollevarlo di peso.
- Che ne dici? – gli mormorò all’orecchio, prima di prendere a baciare la pelle pallida del collo – Lo usiamo per il secondo round? -.


Giornate come quelle costituivano una quotidianità preziosa, uno di quei piccoli tesori da custodire e proteggere.
Giornate in cui tornare a casa carico di roba probabilmente inutile sorridendo come se non ci fosse un domani. Giornate in cui era bello passare un pomeriggio a letto, a fare l’amore e respirare con la bocca dell’altro.

Anis scivolò lentamente fuori dal corpo dell’amante, prima di coricarsi al suo fianco e reclamarlo di nuovo a sé.
Il moro mugolò, prima di arricciarsi contro il suo fianco e sbadigliare sonoramente.
- Coccole – mormorò appoggiando la testa sulla spalla dell’altro.
Questi si concesse una piccola risata, prima di prendere a carezzargli le spalle.
- Ma non ne hai mai abbastanza? – gli sbuffò sulle labbra, prima di sfiorarle con un bacio.
Sulle labbra di Bill affiorò un sorriso furbo, quasi tenero nel suo essere persino comicamente losco.
- Perché accontentarsi? – rispose poi – Certe cose non tornano indietro, tanto vale godersi quello che si ha e andare avanti -.
Anis rafforzò la stretta sui fianchi dell’amante, prima di sfiorargli una guancia con un bacio.
- Richtig, Schatz – mormorò – Sono perfettamente d’accordo -.
Il moro alzò un poco lo sguardo per incontrare gli occhi del tunisino.
- E quando non si ha voglia di fare la strada da soli – mormorò, senza riuscire ad interrompere il contatto visivo. Senza volerlo veramente fare - basta guardarsi attorno per trovare qualcuno con cui correre – concluse.
La vita è un sentiero, una strada, un percorso.
Ci sono le discese, le salite, le curve e gli scossoni.
Ci sono millemila prove disseminate su di un cammino tutto da scoprire, esami da affrontare per crescere, per sognare, per volare in alto. Ostacoli che non si superano da soli, difficoltà che si affrontano insieme.
Ciò che conta, in fondo, è solo averne voglia.
Voglia di vivere e di combattere.
Sempre
.

DAS ENDE


[1]: Sicuramente è notizia di dominio pubblico, in ogni caso sotto il nome Madame Tussauds sono compresi vari musei delle cere, ospitati in diverse città [Londra, Berlino, Washington DC, Shangai, Hong Kong, Amsterdam, Holliwood, Las Vegas, New York, Bangkok]. Voleste dare un’occhiata, nell’home-page si vede anche la statua incriminata ;-] (nonché immagine iniziale xD) http://www.madametussauds.com/


Ringraziamenti
Dicessi di non essere affezionata a questa vicenda mentirei. Palesemente. La amo come si amano - suppongo - i figli, senza se o ma. La rileggo spesso e - pur non amando particolarmente i complimenti - mi dico che tanto male non è. ;)
A questo punto potreste tranquillamente voler chiudere la pagina - nessuno se la prenderebbe con voi lo faceste ;-) -, nel caso decideste di proseguire con la lettura invece capirete un paio di cose in merito alla fanfiction. [Cosa forse inutili, ne convengo. Ma siamo in ballo, come si suol dire xD].

La domanda cardine è sempre la stessa, il solito vecchio ma mai obsoleto perché.
"Lust (vom Leben und Streben)" non è nulla di diverso da un tributo. 
Ho scelto di mettere in ballo - per la prima vera volta - qualcosa di me, traducendo parte delle mie esperienze (come osservatrice e - volendo - parte in causa) per ricreare un universo forse un po' brutale, cattivo, scomodo ma ehi... così è la vita.

 

Non sto a dirvi chi sia la bambina, mi sembrerebbe stupido arrivati a questo punto sottolineare l'ovvio ;-). 
La persona di fianco a me è stata tutto. Nei dieci anni che l'ho avuta a fianco è stata una zia, una complice, una sorella, una confidente, un'amica, una maestra di vita, millemila altre sfumature che - volete per il coinvolgimento, volete per l'incapacità di mettere nero su bianco le emozioni - davvero non credo di poter rendere in maniera efficace. 
E' a lei che Lust (vom Leben und Streben) è dedicata, è per lei che ho ricreato luci ed ombre di un percorso che l'ho vista compiere, per lei e forse anche un poco per me.
Danke. ♥
   
 
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