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Autore: Ardwynna Morrigu    28/07/2014    2 recensioni
Ogni cosa ha una fine. I morti camminano sulla terra, e riflettono su dove andare.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aeris Gainsborough, Sephiroth
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Nota: Questa l'ho scritta anni fa per un evento con fict brevi ispirate al Samhain, e l'ho semplicemente riesumata. Un giorno potrei ritrovare lo sketch che la accompagnava.
 

Nota della traduttrice (Woland M): Una storia breve ma dall'atmosfera unica, vagamente metafisica. Per questo ho privilegiato, nella traduzione, termini generali o polisemici.

 

Follow The Light

 

 

Aeris avanzava sotto un cielo insaguinato. Il terreno secco scricchiolava e si sgretolava al suo passaggio. Il sole incombeva, dilatato, ad occidente, una sfera gravida di fiamme rosse, sospesa molto vicino senza accostarsi ulteriormente.

"Dunque è così che finisce, in fondo."

"Tutto finisce in questo modo, Cetra". Filamenti oscuri si coagularono accanto a lei. "È così che vanno le cose".

"Non ti arrendi mai, non è vero?". Aeris si voltò per guardare in faccia la propria nemesi. Sephiroth simulò un'alzata di spalle, più simile ad un'increspatura nella sua figura immateriale.

"Tu, sicuramente, non ti sei mai arresa". Si mosse lentamente sopra la roccia spoglia. Sottili prolungamenti del suo essere si immersero avidamente nelle fenditure, in cerca di qualche prezioso resto di vita per mantenersi.

"Non c'è niente qui," disse Aeris. "Tutto è inaridito e scomparso".

"Tranne noi".

Aeris distolse lo sguardo. "È così che va, l'hai detto tu. Ogni cosa vive, e poi muore".

"Perfino i pianeti", fu la risposta superflua di Sephiroth. I rivoli lunghi, più pallidi del Lifestream assorbito ondeggiavano attorno a lui, disegnando un volto semitrasparente.

"Perfino i pianeti". Aeris sospirò. Vagò per un po' senza meta lungo la distesa di roccia. Quel posto un tempo era stato Gongaga, sgargiante, piena di vita. Ma, come per tutte le cose, quella vita aveva lentamente oltrepassato il proprio culmine, ed era svanita, indebolendosi mentre il sole si ingrandiva e si tingeva di rosa sopra di essa.

Sephiroth si accontentò di osservare per un po' la ragazza che camminava.

"Ti manca, non è vero?". Avrebbe voluto sogghignare, ma i lunghi eoni trascorsi a rinascere, inseguendo l'eternità, gli avevano tolto la capacità di farlo.

"Non ti mancherebbe?". Aeris si voltò nuovamente verso di lui. La luce rossa del sole risplendeva attraversandola. "Se avessi passato la tua intera esistenza a far sì che qui la vita fiorisse, non ti mancherebbe una volta scomparsa?"

Sephiroth taceva. Aeris stessa era poco più che un'ombra, l'ultima traccia di pura energia vitale in un mondo che moriva. Doveva essere stata dura per lei, quei lunghi anni trascorsi a sorvegliare il Lifestream, a condurre avanti gli spiriti, ad attendere per contrastarlo ogni volta. Per far tornare l'anima determinata e sfibrata di Sephiroth nel cuore di Gaia aveva dovuto richiamare indietro Cloud tante volte, e in tante forme.

Una dopo l'altra, le essenze dei suoi amici si erano disperse per le correnti, gocce perdute in un oceano. Erano stati ovunque, in ogni foglia, in ogni germoglio, in ogni filo d'erba, l'eredità della sua vita. Anche Zack, forte come lo era stata la sua coscienza di sé, alla fine si era confuso nel flusso, risollevandosi ancora e ancora, più spesso assieme a Cloud. Erano stati, dopotutto, soltanto umani.

Ora restavano loro due, fra loro il Lifestream appena sufficiente ad essere poco più che ombre sulla roccia morta. La battaglia era giunta alla fine, e difficilmente la vittoria sarebbe stata completa.

"Sì, mi manca", disse Sephiroth. Aeris gli rivolse un rapido sguardo. "Mi manca la vita", disse. "Mi manca avere uno scopo. Questo... Qui non c'è nulla per noi". Davvero, che cosa restava per una guardiana della vita in un mondo morente? Cosa, per un tentato dio senza più nulla di cui essere il dio?

Aeris gli voltò le spalle, osservando il sole. "Sai, non tutto è perduto".

"Lo so". Sephiroth aleggiava dietro di lei. "Sono là fuori". Frammenti della vita di Gaia crescevano ancora, lontano, dove le prime colonie spaziali erano state spedite verso il vuoto. Laggiù la vita esisteva, seppur non rigogliosa, laggiù il prodotto della ricerca di un nuovo mondo, dopo che si era compreso come il loro fosse destinato a morire, andava alla deriva. Sephiroth si chinò e sussurrò all'orecchio della donna "possiamo seguirli".

"Cosa?". Anche dopo tutti quegli anni, i suoi occhi restavano di un verde splendente. Sephiroth quasi sorrise.

"Questa terra spoglia. Potremmo seguirli, andare verso il vuoto. Trovare un nuovo sole e plasmare un nuovo mondo dalle ceneri di questo. Potremmo ricominciare da capo".

Aeris fremette, tentata. "È ciò che hai sempre voluto".

"Ed ora non c'è più niente da perdere". Sephiroth sorrise. "Fra me e te dovrebbe restare forza sufficiente, se agiamo con cautela". Vide che in lei balenava la realizzazione, e seppe che, alla fine, aveva vinto.

"Fra un attimo". Aeris annuì, avvicinandosi. I suoi filamenti oscuri tentavano di confondersi con quelli di lei. Più tardi, li rassicurò Sephiroth, e si arrischiò a restingere lo spazio che li divideva. Assieme, in silenzio, osservarono il tramonto rosso del sole. 

   
 
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