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Autore: SweetHell    29/07/2014    5 recensioni
Tratto dal testo:
"Mi guardo dentro, sperando che almeno lì qualcosa funzioni ancora. E invece no.
Non sento niente. Forse ho esaurito ogni genere di sentimenti, per te. O forse ti sei portato via un pezzo di me, Kou, quando sei uscito dalla nostra casa con le tue cose?
Quando hai fatto la valigia e te ne sei andato, un po’ urlando un po’ piangendo, ti sei portato via anche tutta la mia rabbia, mi sa. Mi scappa quasi da ridere. Mi hai lasciato la tua costosissima piastra per far spazio alla mia rabbia e alla mia gelosia? Deve pesare parecchio, ora quel tuo valigione viola."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aoi, Reita, Ruki, Uruha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[Piccola noticina prima di iniziare…questa ff mi è stata ispirata dalla canzone “Gone Forever” dei Three Days Grace, per cui, per chi vuole, io consiglio di andarsi ad ascolare la canzone e, magari, anche a leggere le lirycs…se non avete voglia nessuno vi obbliga…ok, vi lascio alla storia!]
 
 
GONE FOREVER
 
 
È da quando sei uscito di casa sbattendo la porta che mi me ne sto qui, accasciato contro lo schienale del divano a guardare l’ingresso, come se ancora una parte di me sperasse di vederti rientrare tornare.
Cosa è andato storto, Kou?
Cosa abbiamo sbagliato?
Non riesco a muovermi. I miei muscoli sembrano rifiutarsi di rispondere alla mia volontà intorbidita. Smetterei anche di respirare se non lo facessi per abitudine.
Sto ancora cercando di metabolizzare quello che è appena successo, credo. Cerco di convincere me stesso che non è stato un sogno, che non ti vedrò entrare in salotto per intimarmi di alzare il culo e andare a riempire la lavastoviglie, visto stasera sarebbe toccato a me.
La casa ora è tanto silenziosa che posso sentire il suono del mio respiro spezzato.
Non rientrerai in casa piangendo, buttandoti tra le mie braccia per fare la pace, vero? Non questa volta, no. Ti sei spinto talmente tanto oltre che se ti ripresentassi non so se riuscirei a far tornare tutto come prima. E tu lo sai, lo sai bene, altrimenti non te ne saresti andato così.
Ma anche sapendolo, non posso evitare di ripercorrere mentalmente la nostra storia, la passione, i dolori, le lacrime. Abbiamo sempre superato tutto Kou, non è vero? Eppure io non ti bastavo, evidentemente.
Come dovrei sentirmi? Triste? Felice? Sollevato?
Mi guardo dentro, sperando che almeno lì qualcosa funzioni ancora. E invece no.
Non sento niente. Forse ho esaurito ogni genere di sentimenti, per te. O forse ti sei portato via un pezzo di me, Kou, quando sei uscito dalla nostra casa con le tue cose?
Quando hai fatto la valigia e te ne sei andato, un po’ urlando un po’ piangendo, ti sei portato via anche tutta la mia rabbia, mi sa. Mi scappa quasi da ridere. Mi hai lasciato la tua costosissima piastra per far spazio alla mia rabbia e alla mia gelosia? Deve pesare parecchio, ora quel tuo valigione viola.
Programmavi questo litigio da tempo? Te lo aspettavi? Io no.
È stato credule da parte tua, Kouyou, non darmi nemmeno il minimo segnale di quello che stava succedendo. O forse i segnali c’erano ed ero io a non volerli vedere. È triste essere rimasto l’unico ad amare, in una coppia. Sono davvero patetico…eppure io non ho mai smesso di amarti, Kou, mai, fin dal giorno in cui ci siamo messi insieme. Ma se ti amavo così tanto come ho fatto a non accorgermi che tu ti allontanavi? Che ormai nella tua vita era entrato quel Suzuki?
Certo che te lo sei scelto proprio bene, con quella faccia da bertuccia e quell’assurda fascetta sul naso. Ce l’ha così orribile che si vergogna a mostrarlo?
Eppure evidentemente quel tipo con la faccia da scemo ha distrutto in qualche mese tutto quello che noi avevamo costruito in anni di relazione.
Una risatina amare spezza il silenzio che regnava in casa. Sobbalzo lievemente. Chi può produrre un suono così? Fa venire i brividi.
Ci metto un po’ a capire che chi stava ridendo in quel modo malato ero proprio io. ero io a produrre quella risata amareggiata e sarcastica. E a questo punto, mi tocca soffocare in gola una risata ancora più forte della prima.
Cosa mi hai fatto?
Ma soprattutto…Quando ti sei accorto che le nostre tessere non si incastravano più bene, Kou? Eravamo sbagliati, vero? Sei stato davvero bravo a capirlo così in fretta, davvero…forse avevi ragione quando mi davi del cretino, mentre facevo di tutto pur di strapparti un sorriso.
Ma sono contento che tu ti sia accorto prima di me che le cose tra noi non funzionavano. Deve essere stata dura, i primi tempi, starmi accanto sapendo che qualcosa nella nostra storia si era incrinato e non sarebbe tornato come prima. O magari avevo solo iniziato ad annoiarti talmente tanto che ti sei buttato tra le braccia della prima bertuccia che ti ha sorriso per strada?
Ma se la vostra storia è durata tanto mesi quanto dici, magari avresti potuto dirmelo un po’ prima, eh? Avrei evitato di comportarmi da idiota innamorato per tanto tempo. Avevi paura mi suicidassi? Che avessi reazioni violente? O forse nemmeno tu volevi accettare di non sentire più niente per me?
Non ti devi preoccupare di questo, Kou. mi hai appena dimostrato che non ne vali la pena.
Eppure non mi sembravi tanto apatico quando facevamo l’amore sul nostro letto e tu mi sussurravi che non mi avresti mai lasciato. Venivi a letto con me solo per sentirti meno in colpa per il fatto che ti facessi scopare anche da un altro, forse. Dopotutto, sei sempre stato bravo a recitare.
Finalmente riesco a distogliere gli occhi dalla porta, ormai convinto di aver accettato che tu te ne sia andato per sempre. Il pavimento davanti a me è ancora cosparso dei cocci azzurrini che ho tirato contro la porta che si stava chiudendo alle tue spalle, un attimo prima di accasciarmi contro lo schienale di questo divano.
A proposito, da quanto tempo sono qui? Un’ora? Due? Cinque? Non lo so. E non sono nemmeno sicuro di volerlo sapere. Per me il tempo si è fermato dopo che finalmente hai avuto abbastanza palle da dirmi cosa stava succedendo.
Dovrei alzarmi e buttare quei pezzi di vetro, lo so. Ma alzarmi mi sembra ancora uno sforzo troppo grande. Lo farò più tardi, forse.
Cazzo, quanto mi bruciano gli occhi. Se abbastanza forze da muovere il culo andrei a controllare che non mi si sia ficcata qualche scheggia in un occhio. O magari si tratta solo del fatto che sto fissando il vuoto da un tempo indefinito.
Patetico.
Uno splendido aggettivo che pare calzarmi a pennello, ultimamente.
Sbatto le palpebre, in cerca di un po’ di sollievo per i miei occhi. Forse dovrei andare a dormire. Ma la mie testa è fin troppo sveglia, non riesco a smettere di pensare.
Tanto ormai non c’è più nessuno ad aspettarmi in camera, in quel letto troppo grande per me solo. Tanto vale che rimanga qui.
Chissà se dopo essertene andato sei corso a farti consolare da Suzuki. Ti sei lasciato abbracciare? Hai pianto sulla spalla? Forse no. Perché mai avresti dovuto piangere, visto che sei tu ad aver lasciato me per lui? È solo la mia fantasia che corre un po’ troppo e asseconda le mie speranze. Di sicuro avrete aperto una bottiglia di vino e ve la sarete bevuta alla vostra salute, magari abbracciati sul divano…
Ma la sai la cosa più strana di tutte, Kou? Mi sento talmente vuoto che non riesco nemmeno a essere geloso. Non ci sono rimasto male perché ti sei rifatto una vita senza di me. Ma perché l’hai fatto alle mie spalle, senza avere nemmeno il coraggio di dirmi in faccia che per te era finita da tempo.
Ma forse il fatto che io la pensi così vuol dire che in fondo anche io non ero più così innamorato di te? Non lo so. Mi sembra di non sapere più niente. Non riesco a capire se quello che sento è reale o se sia solo frutto dell’intorpidimento generale.
Non so quanto tempo rimango immobile a pensare alla nostra storia. Ma prima che possa arrivare a una qualunque conclusione, i primi raggi di sole iniziano a filtrare dalle finestre che ieri non ho avuto il tempo di chiudere.
Sono stato sveglio tutta la notte a pensare a te. A te che te ne sei andato. Per sempre.
A te che sicuramente in questo momento dormi sereno tra le braccia del tuo nuovo ragazzo.
Con un sospiro, mi faccio forza e, dopo qualche protesta dai miei muscoli intorpiditi, riesco finalmente ad alzarmi in piedi. Mi è anche venuto mal di testa. Passo una mano sul viso, cercando di non pensare a come dev’essere sfatto per la mancanza di sonno. Chissà che aspetto orribile che ho.
Ed ancora una volta per causa tua, Kou.
Abbasso lo sguardo ai miei piedi. I cocci di vetro sono ancora tutti lì, che attendono di essere raccolti. Ho una mezza idea di lasciarli lì e andare a provare a dormire, ma non mi fido a lasciarli lì. Conoscendomi, potrei dimenticarmene e squartarmi un piede.
Con un sospiro, barcollo fino allo sgabuzzino e tiro fuori paletta e scopa. Chissà se sarà tanto facile raccogliere anche i cocci del mio cuore. Sempre che sia rotto, ovvio. Al momento non saprei, visto che non me lo sento più. Se ne sta lì, pulsa, ma per il resto è come non averlo. Non dovrebbe farmi male, Kou? Ora che te ne sei andato per sempre?
Ma siccome non ho risposta, imbraccio la scopa e comincio a pulire.
 
***
Mi sveglio che è ormai sera. Ho dormito quasi tutto il giorno, un po’ nella speranza di smettere di pensarti, un po’ perché non e la facevo a guardare lo specchio rimandarmi un’immagine tanto sfatta, con gli occhi iniettati di sangue e le occhiaie che facevano provincia.
Per un po’ mi aggiro per casa, mettendo in ordine i piatti su cui abbiamo mangiato per l’ultima volta. Poi vado a farmi una bella doccia tiepida. Stasera uscirò a bere qualcosa. Non lascerò che il fatto che tu te ne sia andato mi condizioni troppo.
Tu la tua vita se la sei rifatta, no? Quindi credo di avere tutti i diritti di seguire il tuo esempio.
Mentre mi spoglio ed entro nella doccia, mi ritrovo a pensare che sia strano che io mi sento così. Insomma, è appena finita una storia che portavo avanti da anni, su cui avevo investito, con una persona che amavo più di me stesso. Perché ora mi sento così? Mi sento ancora meglio del solito. Tranquillo. come se niente mi avesse toccato. Continuo a pensare a te, certo. Ma continuo anche a respirare, a mangiare e a vivere. Non avevo immaginato che la mia vita potesse andare avanti tanto bene anche senza di te, che ti divertivi tanto a scompigliarmi i capelli appena sistemati solo per farmi incazzare, che poi ti avvicinavi e per farti perdonare premevi le labbra contro le mie e mi stringevi forte.
Eppure è passato solo un giorno e una notte, ma io sono qui, che mi preparo a uscire. Senza di te. Almeno non dovrò fare attenzione all’orario di rientro. Tanto non ci sarà nessuno ad aspettarmi, giusto? Tanto vale che me la spassi un po’.
Dopotutto non mi mancherà tornare a casa la sera e trovarti ubriaco marcio sul nostro divano, dopo una delle tue serate con i tuoi amici, che, tra parentesi, non ho mai sopportato. E non mi mancherà nemmeno guardarti mentre vomiti l’anima nel water e giuri che questa è l’ultima volta che bevi così tanto, che tu con l’alcool hai finito.
Lo hai ripetuto per sette anni, ma ieri, mentre crollavo esausto sul letto, ho trovato una lattina di birra accartocciata sotto il tuo cuscino.
Mi sfugge un sorriso amaro. Non sei nemmeno capace di mantenere le promesse che facevi a te stesso, perchè mai mi sono illuso che avresti mantenuto quelle che facevi a me?
Non mi manchi.
Non mi manchi.
Non mi manchi.
Continuo a ripeterlo dentro di me.
Non mi manca sentire il tuo respiro pesante acconto a me, la notte.
Non mi manca il sorriso che ti illuminava gli occhi quando eri felice.
Non mi mancano i tuoi stupidi bronci quando non ottenevi subito quel che volevi.
E non mi manca nemmeno lasciarmi abbracciare da te dopo aver fatto l’amore, sentendo la tua pelle nuda sfregare contro la mia, mentre mi inebriavo del tuo odore.
No, non mi manchi.
È questo quello di cui sto disperatamente cercando di convincermi.
Dopotutto, se tu non senti la mia mancanza perché dovrei sentirla io?
Esco dalla doccia in accappatoio, mentre penso a cosa mettermi stasera e a come, e se, truccarmi.
Perché stasera, Kou, ti dimostrerò che riesco a vivere bene senza di te quanto tu puoi vivere senza di me. Ti dimostrerò che non mi manchi per niente.
Dopotutto, mi sento davvero molto meglio ora che te ne sei andato.
 
***
Torno a casa che sta albeggiando.
Non saprei a che divinità appellarmi per essere riuscito a tornare senza fare incidenti. Non mi sarei perdonato se avessi perso pure la mia bimba, la mia bella Jaguar. Poi ci mancava che si rompesse solo la mia chitarra e quel punto avrei potuto anche considerare l’idea di andarmi a buttare dal prima grattacielo.
Sei sempre stato geloso della mia auto, Kou. mi accusavi sempre di amarla più di quanto amassi te. Quasi sai essere cretino, amo…Kouyou. Come se avessi sul serio preoccuparmi più di un’auto, per quanto bellissima e costosissima potesse essere, invece che ti te.
Solo per questo, dovrebbero darmi un premio per aver convissuto con un cretino come te per tanti anni.
Scuoto la testa. Devo essere ancora più ubriaco di quanto pensassi, se sto ancora pensando a certe cose.
Esci dalla mia testa, Kou. Ti prego. Non ce la faccio più…
Sono uscito per dimenticarmi, ma ho finito solo per rendermi conto di quanto sono stato stupido. L’alcool non mi ha distratto, mi ha reso solo più disperato. Non bevevo così tanto da solo da anni. Ho persino fatto a botte con un cretino, al bar, sai? E non me la sono cavata nemmeno male, contando quanto ero ubriaco.
Attraverso la casa, strascicando i piedi fino a raggiungere il nostro, ma ormai solo mio, letto e mi ci lascio cadere a peso morto.
Lo sapevi che i prezzi dei Love Hotel sono aumentati parecchio dall’ultima volta che ci siamo stati, Kou? Ma forse tu lo sai meglio di me, non è vero? Non è lì che andavi a incontrare il tuo Suzuki? O forse stavate direttamente a casa sua?
Mi raggomitolo in posizione fetale sul letto.
Non è giusto cazzo. Per niente.
Ho un mal di testa lancinante, eppure non posso fare a meno di confrontarti mentalmente con Ruki, il primo ragazzo con cui abbia mai fatto sesso da quando mi sono messo con te.
Era magro quanto te, ma più basso. Con i capelli biondi tinti, come i tuoi ma un po’ più chiari. Me lo sono scelto proprio bene, eh? Ero talmente ubriaco che all’inizio lo avevo scambiato per te. Anche se aveva delle lenti color ghiaccio e degli assurdi pantaloni dorati. Tu non avresti mai messo una cosa del genere, ma a quel ragazzo donavano parecchio. O magari ero solo tanto ubriaco.
Ero davvero convinto che scoparmi qualcuno mi avrebbe aiutato a lasciarti perdere, sai? Invece è successo l’opposto. Mi sono accorto che, a dispetto di tutto, ti voglio ancora, oh se ti voglio. Sei un brutto stronzo, eppure è il tuo di nome che ho urlato mentre affondavo dentro il corpicino caldo di Ruki, prima di venire.
Povero Ruki.
Mi ha anche dato il suo numero di telefono, sai? Anche se sono fuggito in quel modo dalla stanza, finito l’amplesso.
Perché non mi lasci in pace? Cosa altro vuoi da me? Ti sei preso sette anni della mia vita per poi buttarli via. Ti sei preso il mio cuore e te lo sei portato via. Ora vuoi anche la mia mente?
Mi sento spaccato in due. Forse è colpa dell’alcool. O forse l’alcool ha solo spazzato via una parte di quell’intorpidimento che mi aveva preso dopo la nostra ultima litigata. Fatto sta che da una parte sono maledettamente contento che tu non ci sia. Davvero. Non credo che riuscirei a perdonarti, nonostante tutto il mio amore. Per cui è meglio che tu te ne sia andato per sempre, no?
Il problema è che dall’altra parte io pagherei oro pur di poterti stringerti di nuovo tra le braccia. Voglio asciugare le tue lacrime coi miei baci e guardarti mentre sorridi. Perché senza di te io cosa sono?
Sono vuoto, ecco cosa sono.
Cosa devo fare ora che tu te ne sei andato via, lasciandomi qui?
Mi raggomitolo più strettamente sul letto, passandomi una mano tra i capelli. E noto che nella tua parte di letto c’è ancora il pupazzo a forma paperella viola che mi hai regalato l’anno scorso, per consolarmi del tuo viaggio di due settimane a Osaka per lavoro.
Senza rifletterci troppo, allungo la mano, prendo il pupazzo e me lo stringo al petto. Ha ancora il tuo profumo. L’avevi pure spruzzata con la tua acqua di colonia preferita, quando me l’hai data.
Mi amavi ancora, quel giorno? O il tuo è stato solo un gesto di pietà?
Sento una fitta trapassarmi il petto. Allora dopotutto ce l’ho ancora, un cuore. Ci voleva solo una notte di sesso con il piccolo Ruki per resuscitarlo un po’.
Fa male, ora. Dannatamente male. E gli occhi hanno ripreso a bruciarmi. Ma stavolta non credo sia la stanchezza, perché sento qualcosa di tiepido scivolarmi lungo la guancia e proseguire lungo la linea del collo, fino a infrangersi contro la camiia nera che avevo indossa per uscire. Non ci vuole molto perché altre lacrime vadano a raggiungere la sorella. E me ne sto lì, rannicchiato, stringendo al petto una paperella di peluche viola intrisa del tuo odore, incapace di trattenere le lacrime salate che hanno iniziato a sfuggirmi da sotto le ciglia.
Smetterò mai di amarti, Kou? Mi permetterai di andare avanti?
La morsa che sento al petto si stringe sempre di più, soffocandomi. Mi sento quasi mancare l’aria. O forse sei solo tu a mancarmi…dopotutto tu e l’aria avete una cosa in comune, no? Mi siete sempre stati entrambi necessari.
Cosa posso fare?
Infilo una mano in tasca. Tra le dita sento frusciare il pezzettino di carta che mi ha dato Ruki, scarabocchiando in fretta il suo numero dietro un post-it del Love Hotel.
E mi tornano in mente gli occhi color ghiaccio di quel ragazzo. E il suo sguardo triste. Troppo triste per una persona della sua età.
Chissà quel è il colore naturale dei suoi occhi.
E il motivo della sua tristezza.
E mentre stringo forte quel pezzettino di carta tra le dita, finalmente sento la morsa al petto allentarsi un po’. Forse la risposta è questa. Forse dovrei richiamare Ruki. Sospetto che nemmeno mi abbia detto il suo vero nome.
Con la mano che non stringe il foglietto mi asciugo le ultime lacrime. Mi sento esausto. Fisicamente e mentalmente.
Esci dalla mia testa Kou.
Non mi hai ancora fatto abbastanza male?
Stringo di più al petto la papera viola. Ma l’ultima cosa a cui penso prima di cedere al sonno sono gli occhi color ghiaccio di Ruki.
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice: Ehilà! Sono ancora io ^^ Vi chiederete cos’è questa roba…beh…non lo so neanch’io .___. La verità è che mi sono innamorata di Gone Forever dei Three Days Grace e non sono riuscita a non iniziare questa ff. Magari ora che l’ho scritta quella maledetta canzone smetterà di risuonarmi in testa in tutti i momenti. Comunque…spero che voi ci abbiate trovato uno straccio di trama perché a me non pare ci sia ç_ç Insomma boh, non avevo mai scritto niente di così introspettivo né tantomeno usando il presente ç_ç Quindi  fatemi sapere…anche solo per dirmi cosa non vi è piaciuta.
Poi. Dedico questa shot a VmpAnna perché senza di lei questa…cosa non esisterebbe, visto che per colpa sua ho scoperto questa meravigliosa canzone *-* (Anna, spero che la shot ti piaccia più di quanto piaccia a me…altrimenti per farmi perdonare ti dedicherò una pwp più avanti xD) e a Lisa (non so il tuo nick su efp lol) e i nostri pinguini (?).
Detto ciò io mi dileguo e vado a continuare Captivity…spero davvero che sia venuta decente ç_ç
Un bacio a tutte,
Fra.
 
  
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