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Autore: abritishaddicted    29/07/2014    0 recensioni
Uno racconto che analizza la gioventù del Dottore, e racconta di Anna, il suo più grande amore mai rivelato, inevitabilmente legato al Vortice del Tempo.
"Quella è l'immagine che tendo a preservare di lei, perché poi ci fu il Rito del Tempo, e tutto cambiò."
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ho pochi ricordi della mia infanzia, d'altronde, sono passati oltre ottocento anni da quando correvo tra i rossi campi coltivati nella periferia di Arcadia, la seconda città per dimensione dopo La Cittadella sul mio amato pianeta: Gallifrey. Quando terminavano le lezioni amavo passare il mio tempo con una giovane amica, ricordo che la chiamassi Anna, ma non sono certo quello fosse il suo vero nome, infondo nessuno di noi amava dire il proprio agli altri. Con lei trascorsi la maggior parte del mio tempo su quel pianeta. Ricordo i suoi capelli ramati ondularsi nel caldo vento estivo, le sue mani pizzicare la tiepida superficie del fiume Osiris, quando ci sdraiavamo a riposare esausti sotto i Soli roventi, che facevano come risplendere la sua pelle chiara. Non saprei dire quante volte bramai di baciare quelle sue labbra rosee, tanto sottili e delicate, come uno specchio di quella che era la sua essenza: tranquilla, osservatrice, quasi divina. Quella è l'immagine che tendo a preservare di lei, perché poi ci fu il Rito del Tempo, e tutto cambiò.
Quella mattina non andammo a scuola, le lezioni furono sospese in vista dei preparativi al rito, così andammo a sederci in riva all'Osiris, ad ammirare i flebili bagliori che provenivano dalle argentee acque del fiume. Sentivo i suoi profondi occhi castani su di me, li sentivo scrutare nella mia anima, alla ricerca di parole che voleva io le dicessi, ma che io non pronunciai. Le concedetti solo un rapido sguardo diretto ai suoi occhi, che non trovai, erano intenti a scrutare l’orizzonte, a godersi l'intensa alba rosea del Primo Sole. Si fece ben presto ora di andare, ci alzammo in piedi, pulimmo le nostre tuniche bluastre dai fini granelli argentei della riva, e ci abbracciammo forte per qualche secondo. Quella fu la prima volta che sentii il suo profumo, una fragranza che fui in grado di ritrovare solo nei lillà terrestri, circa 200 anni dopo. Ci dirigemmo per la città, seguendo il sentiero costeggiato da una metallica recinzione elettrificata, le luci ed il ritmo scandito dai tamburi risuonava fin dalle campagne attorno ad Arcadia, la Cerimonia stava per prendere luogo, ed il nostro turno avrebbe impiegato circa un’ora ad arrivare; io e Anna avremmo condiviso lo stesso, il che significava essere fianco a fianco nell'apertura del Vortice del Tempo, dove avremmo dovuto guardare per l'equivalente di 83 secondi terrestri. Prendemmo posto senza troppa fatica nel giardino principale, circondato dalle statue dorate degli Antichi Signori del Tempo e posizionati con lo sguardo volto proprio nel punto dove sarebbe stato attivato il Vortice, a testimoniare la dedizione di un Signore del Tempo di non voltare le spalle in fronte al futuro, nostro amico e alleato.
Anna era visibilmente nervosa, le sue rosee mani erano ora pallide e tremolanti, il suo corpo affrontava tremiti sempre più frequenti, che generavano l'attenzione del Concilio che osservava come il suo corpo esprimesse terrore, terrore per il Vortice del Tempo. Mi pento di non averle tenuto la mano, avrei potuto trasmetterle un po' di coraggio, ma non lo feci, non pensavo quanto questo avrebbe potuto cambiare il nostro futuro. La cerimonia di apertura passò in fretta, la parata dei Veterani si concluse relativamente presto, e vennero subito annunciati i nomi dei novizi che sarebbero finalmente diventati Signori del Tempo una volta concluso il Rito. I nomi pronunciati furono il mio, e quello di Anna, che fu stranamente simile a quello che mi riferì qualche anno prima durante il nostro primo incontro. Ci alzammo insieme, ci fecero posizionare in fronte al portale, e ricordo ancora come gli sguardi del Concilio, degli spettatori, pungessero sulla mia nuca come mille aghi incandescenti.
Il Portale si attivò con un suono simile ad uno squarcio, seguito da un frastuono di tuoni e un turbinio di venti fortissimi: quella fu l'ultima volta che vidi i suoi bellissimi capelli ramati muoversi in balia del vento.
Mi concedette un ultimo intenso sguardo, pieno di lacrime e accompagnato dal suo singhiozzo, io capii troppo tardi, capii troppo tardi che non avrebbe resistito al Vortice. Il suo corpo cadde a terra in preda a terribili convulsioni, le gambe scalciavano e i suoi pugni si serravano ad ogni colpo inflitto dalle gambe. Vidi i suoi occhi divenire bianchi, i suoi splendidi occhi castani ora erano vuoti e spenti, i suoi capelli ramati si intrisero di sangue che fuoriusciva lentamente dalle sue orecchie. Non potei fare nulla, Anna stava avendo una crisi provocata dal Vortice, troppo intenso per una ragazza fragile come lei, avrei dovuto capirlo, perché lei lo aveva già fatto diverse ore prima: su quella riva aveva aspettato le mie parole, parole che io tenni per me fin dal primo giorno in cui la incontrai. Glie le urlai, urlai davanti a tutti le parole che avrebbe voluto sentire, che avrei dovuto pronunciare, ma Anna non c'era più, e quelle parole si spensero insieme al Portale che venne richiuso alcuni istanti dopo. Il suo esile corpo giaceva immobile, e a dispetto del dolore e del terrore provato da quella fanciulla, il suo volto rimaneva immacolato, imperturbato da quello che io fui costretto a vedere. Anna rimase bellissima fino al suo ultimo respiro. Non ricordo cosa accadde dopo, ricordo che passai il Rito, che Anna ricevette una cerimonia, che nessuno si recò al suo funerale, un Gallifreyano che non supera il rito non è un Signore del Tempo, ed Anna non lo era. Anna era la fonte del più grande amore che io abbia mai avuto l'onore di provare.
Ti amo Anna, fin dal primo giorno che ci incontrammo fuori da quella scuola, il tempo trascorso con te è stato il migliore della mia tormentata vita, non passerà giorno che io non ripensi ai tuoi capelli ramati, ai tuoi lucenti occhi castani, al tuo fresco profumo di lillà, ti porterò per sempre nei miei cuori Anna. Questo avrebbe voluto che pronunciassi.
Perdonami Annatelyan, sempre tuo: il Dottore.
   
 
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