A Rebecca, la mia forza, che ha ispirato il personaggio di Mia.
A Giorgia che mi ha convinta a pubblicare nonostante avessi solo pochi capitoli
pronti.
Emma
Il
sole splendeva alto su New York illuminando il locale con i suoi raggi. La
gente entrava nel locale in continuazione portandosi dietro il freddo troppo
fitto per poter essere scaldato dal sole di quel giorno.
Pulii un paio di tavoli dalle briciole prima di tornare dietro il bancone,
guardai come la gente si sedeva infreddolita ai tavoli e si strofinava le mani
l’una contro l’altra per combattere il gelo invernale di New York. C’era chi se
ne stava seduto da solo a leggere il giornale, chi in compagnia del proprio
partner, chi in compagnia degli amici; pensai che sarebbe stato bello poter
essere dall’altra parte del bancone e godermi una cioccolata calda.
“Emma al tavolo dieci chiedono due cappuccini”
mi risvegliò Marcus dai miei pensieri, annuii e cominciai a preparare i caffè.
Preparare i cappuccini era compito mio perché ero la più brava con le
decorazioni fatte con il latte; er0 una frana a disegnare, ma per qualche
strana ragione sapevo decorare i cappuccini.
Consegnai i cappuccini a Marcus e tornai a guardare il locale gremito di gente.
Quella era una delle giornate più impegnative, il bar non era mai così
affollato, fuori faceva freddo ma c’era un bel sole così la gente usciva per
farsi una passeggiata in città e poi si rintanava nei bar per scaldarsi. Vidi Liam in seria difficoltà con una coppia di giapponesi e
risi sommessamente pensando che, se non avesse rischiato di perdere il lavoro,
li avrebbe lasciati lì senza prendere le loro ordinazioni. Sentii il campanello
della porta che stava ad indicare l’arrivo di nuovi clienti; il bar continuava
a riempirsi senza svuotarsi. Sentii una risata sguaiata e mi girai per vedere
chi erano i nuovi ospiti. Mi trovai davanti un ragazzo dai capelli biondi - a
cui attribuii la risata sguaiata -, e uno dai capelli castani, entrambi avevano
gli occhi più azzurri che io avessi mai visto. Si sedettero al bancone, il che
significava che era compito mio servirli. Mi avvicinai con un sorriso.
“Buon pomeriggio ragazzi, cosa posso
portarvi?” chiesi cordiale stringendo il blocchetto tra le mani e, con il
sorriso ancora in volto, li vidi scrutarmi per qualche secondo .
“Per me una ciambella al
cioccolato, una fetta di crostata e una cioccolata” disse il biondo scaldandosi
le mani.
“Per me una fetta di crostata e un caffè” disse poi l’altro, annuii scrivendo
tutto sul taccuino e mi allontanai per servirli, li sentii chiacchierare
sommessamente prima che Liam venisse dietro al
bancone.
“Quei due ragazzi non fanno altro che
guardarti, scegline uno e provaci” mi disse, facendomi l’occhiolino. FRisposi con un grugnito di disgusto, Liam
aveva questo pallino di trovarmi un fidanzato. A me non interessava molto
averne uno, l’avrei avuto al momento giusto. Preparai le ordinazioni dei due
ragazzi e gliele portai con il sorriso ancora stampato sul volto. Liam aveva ragione, mi guardavano, ma come guardavano me
guardavano anche Lucy e qualsiasi altra ragazza del locale, i soliti ragazzi.
Guardai con insistenza l’orologio per tutta l’ora successiva, non vedevo l’ora
di tornare a casa e godermi con tranquillità un bagno caldo. Non appena scoccò
l’ora sorrisi e andai nel retro per togliermi il grembiule; salutai Liam, Marcus e Lucy e uscii. Respirai a fondo l’aria fredda
di Manhattan, mi strinsi nel cappotto e andai verso la mia macchina. Mia madre
diceva che era inutile avere una macchina a New York; c’era molto traffico, su
questo non c’era alcun dubbio, ma era comunque comodo avere un proprio mezzo,
in più non ci si poteva fidare dei tassisti al giorno d’oggi. Salii in macchina
e accesi il riscaldamento al massimo. Le
strade erano trafficate, come al solito, e la musica degli Imagine
Dragons mi teneva compagnia mentre attraversavo il
ponte per tornare a Brooklyn.
Entrai in casa buttando per terra la borsa e il cappotto senza curarmi di
metterli a posto. Mi guardai intorno pensando che casa mia era davvero un
casino; nel lavandino c’erano i piatti sporchi di tutta la settimana, sul
divano erano sparse tutte le riviste che avevo letto negli ultimi giorni e la
scrivania in camera mia era cosparsa di libri e trucchi. Mia mi avrebbe
ammazzata una volta tornata a casa. Mi spogliai velocemente, andai in bagno e preparai una vasca di acqua
calda e schiuma, decisa a stare a mollo il più a lungo possibile. Mi
rilassai lasciando scivolare via il
freddo e lo stress accumulati durante la giornata. Venire a vivere a New York
era stata la cosa migliore che avessi mai fatto, tuttavia a volte la vita era
troppo frenetica e avevo decisamente bisogno di rallentare un momento.
Uscii dalla vasca tre quarti d’ora dopo, molto più rilassata di come ero
entrata Avevo sempre amato i bagni caldi, che fosse estate o inverno,
immergermi nella schiuma e chiudere gli occhi lasciando passare il tempo. Feci
appena in tempo a mettermi un maglione gigante e dei pantaloncini prima di
sentire bussare; probabilmente era in signor Smith che si lamentava ancora una
volta del volume della mia musica. Aprii senza curarmi troppo di essere
presentabile per il vecchio signore che abitava nell’appartamento di fronte al
mio, tuttavia non era il signor Smith quello davanti a me, decisamente non era
lui. Fui stregata da quegli occhi verdi che mi guardavano e mi vergognai di
avere addosso praticamente solo un maglione davanti ad uno sconosciuto.
“Posso aiutarti?” chiesi, cercando di
distoglierlo dalle mie gambe che, a quanto pare, gli interessavano molto.
“Sì, mi sono appena trasferito
all’appartamento di sotto – ecco perché c’era tanto baccano stamattina –, mi
sono completamente dimenticato di comprare il sale al supermercato e si dà il
caso che abbia già cominciato a cucinare. Potresti prestarmene un po’? Ho
provato a chiedere alla mia vicina e al signore qui di fronte, ma mi hanno
preso per un vandalo pronto a svaligiargli la casa.” risi divertita. Il signor
Smith e la signora Bell erano altri due
abitanti di questo palazzo - per fortuna non eravamo in troppi, per lo più
giovani artisti scapestrati o famiglie poco numerose -, ma loro due facevano la
parte di mille vicini rompiscatole, anziani e scorbutici, con una particolare
avversità per i ‘giovani d’oggi’. Facevano comunella davanti alla portineria
tutti i giorni e avevano sempre da ridire sul mio abbigliamento, sul fatto che
Mia uscisse con un ragazzo di colore e sulla musica che ascoltavamo. Era
confortante sapere che dopo che Seth si era trasferito l’appartamento sotto al
mio era stato occupato da un altro ragazzo e non da anziani acidi.
“Non sono dei vicini molto cordiali. Vieni,
dovrei avere un po’ di sale in cucina, non faccio la spesa da quando la mia
coinquilina è andata a trovare i suoi”.
Mi addentrai in cucina,
disordinata, e cercai nella dispensa un po’ di sale da dare a quel ragazzo che
con ogni probabilità era un modello Calvin Klein o qualcosa del genere. Trovai
abbastanza facilmente il contenitore del sale e glielo porsi, spostandomi i
capelli ancora bagnati dalla fronte.
“Grazie mille. Comunque piacere, sono Harry”
mi disse, allungando una mano e sorridendo mettendo in evidenza delle adorabili
fossette. Gli strinsi la mano e sorrisi a mia volta.
“Emma, benvenuto nel quartiere Harry” mi
sorrise ancora di più.
“Grazie Emma, ti riporterò
presto il tuo sale” annuii e lo accompagnai alla porta “Non preoccuparti, saprò
vivere senza un po’ di sale” dissi facendolo ridere, mi salutò ancora una volta
prima che chiudessi la porta di casa.
“Emma Elizabeth Austin,
che cazzo è questo porcile?” misi il cuscino sulla faccia per coprirmi dalla
luce che improvvisamente aveva inondato la mia stanza e per attenuare le urla
di quella pazza di Mia.
“Mia cosa ci fai già qui? Pensavo non tornassi prima di sabato” borbottai con
la voce impastata dal sonno, togliendomi il cuscino dalla faccia e mettendomi
seduta sul letto. Mi stropicciai gli occhi e mi stiracchiai.
“Volevo farti una sorpresa e tornare prima, ma
la sorpresa l’hai fatta tu a me. Da quanto non pulisci questo posto?” aveva le
braccia incrociate e batteva il piede sul pavimento, sbuffai alzandomi dal
letto. “Sono stata occupata con il lavoro, ok?”
Alzò un sopracciglio e mi
seguì in bagno “Usa una scusa migliore, lo sappiamo entrambe che sei pigra.
Comunque non preoccuparti, metto a posto io, non torno a lavoro fino a lunedì,
ma tu mi devi offrire cappuccini fino alla fine del mese Adoro i tuoi
cappuccini” mi disse allungando la mano verso di me, alzai gli occhi al cielo e
gliela strinsi “D’accordo, affare fatto. Ora ti dispiacerebbe uscire dal bagno?
Devo fare la pipì.” la spinsi fuori chiudendomi poi la porta alle spalle.
Quando arrivai in cucina era già più pulita di come l’avevo lasciata la sera
prima. Presi del succo dal frigo e mi sedetti al tavolo, mentre Mia mi
osservava.
“Cosa mi racconti?” mi chiese dopo qualche
secondo di silenzio. Alzai le spalle.
“Niente, cosa dovrei raccontarti? Tu
piuttosto, sei andata a trovare i tuoi, come è andata?” arricciò il naso e fece
uno strano verso gutturale che mi fece capire che la visita ai suoi genitori
non era andata per niente bene.
“Come vuoi che sia andata?
Mio padre non fa altro che ripetermi che sono una stupida e mia sorella è stata
tutta la settimana fuori con un ragazzo di cui non mi ha mai parlato. Ti rendi
conto che preferisce parlarne con mia mamma che con me?” addentò un
biscotto come se volesse ucciderlo.
“Gli hai parlato di José?” chiesi,
prendendo un biscotto. Scosse la testa.
“Sei pazza? Mi
chiuderebbero in un convento, nonostante sia abbastanza grande da poter
decidere da sola della mia vita” annuii distrattamente. Odiavo i genitori di
Mia, nonostante con me fossero sempre stati gentili, ma odiavo il modo in cui
la trattavano e la facevano sentire. “Tu non hai proprio niente da dirmi? Sono
stata via più di una settimana” feci spallucce. Effettivamente non era successo
niente di entusiasmante da quando se n’era andata.
“Niente di che. Il signor
Smith ha scoperto che siamo state noi a lasciargli quelle riviste porno nella
cassetta delle lettere, Liam cerca ancora di
affibbiarmi un ragazzo e un tizio che sembra uscito da un servizio fotografico
di Armani si è trasferito nell’appartamento di Seth. Se Victoria’s
Secret avesse dei modelli maschi alle sue sfilate lui sarebbe sicuramente il
primo della lista” mi ricordai di come avevo accolto il giorno prima il nuovo
vicino e le mie guance si tinsero subito di rosso, dettaglio che ovviamente non
sfuggì a Mia.
“Perché stai arrossendo?
Non dirmi che ti sei presa una cotta! Oddio devo subito dirlo a Liam” scossi la testa “Ma che dici? Solo che ieri è venuto
a chiedermi se gli potevo dare del sale e io ero appena uscita dalla vasca da
bagno. Avevo addosso solo quel maglione vecchio di mio fratello e dei
pantaloncini che ovviamente non si vedevano da sotto il maglione Non puoi
capire l’imbarazzo, non faceva altro che guardarmi le gambe” la mia amica
scoppiò a ridere senza nemmeno curarsi di come potessi sentirmi io.
“Te l’ho sempre detto che
hai delle belle gambe” disse senza togliersi quello stupido sorrisino dalle
labbra, la fulminai con lo sguardo sperando che potesse smetterla “Vado a
vestirmi o farò tardi al lavoro, vieni con me?” chiesi alzandomi e buttando il
bicchiere nel lavello senza curarmi di guardare la faccia infastidita di Mia
“Si, mi devi almeno mille cappuccini”.
“Ciao Lucy” salutai la mia collega che stava servendo dei clienti.
“Ciao Emma. Mia sei
tornata?” chiese poi rivolta alla mia amica.
“Questa mattina. Emma mi
ha fatto trovare una bella sorpresa” sbuffai andando nel retro per prendere il
mio grembiule, Mia si sedette al bancone aspettando paziente che le preparassi
un caffè. “Se sapessi disegnare un dito
medio con il latte lo farei” dissi cominciando ad armeggiare con la macchinetta.
Diedi a Mia il suo cappuccino prima di concentrarmi sugli altri clienti che
erano seduti al bancone. Fortunatamente alle 10.00 del mattino il locale non
era affollato, non come all’ora di pranzo perlomeno, così potevo
tranquillamente sgranocchiare qualche biscotto o rubare qualche muffin.
“Cosa facciamo stasera?” chiesi a Mia
che era rimasta seduta al bancone a leggere per tutta la mattinata. Il locale
cominciava ad affollarsi. “Non lo so, credo che venga Josè. E` un problema?”
scossi la testa. José era un tipo a posto, nonostante pensassi che
probabilmente non sarebbero durati a lungo.
“Va bene, allora dopo il
lavoro passo a prendere qualche film” sentii qualcuno battermi sulla spalla e
mi girai vedendo Marcus che mi trafiggeva con lo sguardo “Ci sono dei nuovi
clienti seduti al bancone, vai a servirli o proibisco a Mia di venire qui”.
Alzai gli occhi al cielo e
guardai chi erano i nuovi clienti, per poco non
soffocai con la mia stessa saliva; Harry, il nostro nuovo vicino, era
seduto con i due ragazzi che erano venuti il pomeriggio precedente al locale.
Insieme a loro c’era un altro ragazzo che non avevo mai visto.
“Ve l’avevamo detto che le
cameriere sono fighe in questo posto” sentii sussurrare il castano che avevo
visto il giorno prima “Hey, Emma” lo zittì Harry
tirandogli una gomitata, sorrisi e vidi con la coda dell’occhio Mia alzare la
testa dal suo libro e osservarci, mentre dietro i ragazzi Liam
alzava i pollici e mi faceva l’occhiolino.
“Ciao Harry – sorrisi –
cosa posso portarvi?” chiesi nervosa, tamburellando la matita sul taccuino “Due
piadine con prosciutto e formaggio, un hamburger con pancetta e un hot dog”
disse il biondo squadrandomi da capo a piedi come aveva fatto il pomeriggio
prima “Da bere cosa vi porto?” chiesi annotando velocemente tutti gli ordini
sul blocchetto.
“Quattro birre” parlò Harry, alzai lo sguardo e li guardai scettica.
“Almeno ce li avete più di
ventuno anni?” il castano dagli occhi azzurri scoppiò a ridere, mentre il
ragazzo che non avevo visto prima di quella mattina mi rispose divertito “Ne
abbiamo ventidue, tranne Louis che ne ha ventiquattro – indicò il ragazzo
castano che non aveva ancora smesso di ridere –
nonostante sembri decisamente più piccolo” aggrottai le sopracciglia.
Non sembravano affatto così grandi, gli avrei dato massimo vent’anni, ma non
ventidue o addirittura ventiquattro.
“Lou
smettila di ridere, sta solo facendo il suo lavoro – lo rimbeccò Harry – hai
bisogno di vedere i documenti?” mi chiese con voce roca, scossi la testa
incapace di parlare, ero troppo impegnata a guardare i suoi occhi “Torno
subito” staccai il foglietto dell’ordinazione e lo lasciai a Cesar - il cuoco
della tavola calda-. Vidi Liam sorridermi come un
imbecille, mentre tornava dietro al bancone.
“Chi è quello riccio che ti
ha salutato?” mi chiese con fare indagatore. Dio odiavo Liam
e la sua ossessione di trovarmi un ragazzo e come se non bastasse Mia mi
guardava con le sopracciglia alzate in attesa di una risposta.
“Quello è il nostro nuovo
vicino, quello di cui ti ho parlato stamattina Mì”
sussurrai stando attenta a non farmi sentire da quei ragazzi.
“Stai scherzando? Noi
abitiamo con quel figo al piano di sotto? E i suoi
amici?” chiese allungandosi sul bancone per vedere meglio i quattro in faccia. Liam rise passandosi una mano tra i capelli “Quello biondo
e quello castano sono venuti ieri, devono essere tornati per l’eccellente
servizio di Emma” lo fulminai con lo sguardo e andai verso la cucina dove Cesar
aveva preparato le ordinazioni dei quattro ragazzi. Lasciai i piatti davanti a
loro e riempii quattro bicchieri di birra “Buon appetito” feci per
allontanarmi, ma la voce di Harry mi bloccò. “Hai da fare stasera?” lo guardai
confusa, voleva per caso chiedermi di uscire? No, impossibile, guardando lui e
i suoi amici, specialmente quello seduto alla sua sinistra con i capelli neri e
la pelle leggermente più scura, sembravano dei modelli appena usciti da un
servizio fotografico. “La mia coinquilina è tornata e penso che staremo a casa
a guardare un film con il suo ragazzo” risposi, mettendomi nervosamente una
ciocca di capelli dietro l’orecchio, abbassai lo sguardo incapace di sostenere
il suo e poi mi girai verso Mia che scuoteva la testa “D’accordo, allora ci
becchiamo in giro”.
“Sei una completa imbecille” mi insultò Mia, mentre tirava il pollo fuori dal
forno. Alzai gli occhi al cielo.
“Smettila Mia” la ammonii
sperando che la finisse di insultarmi.
“Ti ha invitata ad
uscire!” esclamò mettendo a tavola la cena.
“Non mi ha invitata a
uscire, mi ha chiesto se stasera avevo da fare. Quindi smettila, per piacere.”
Sbuffò “Sei proprio
imbranata” la ignorai, mettendomi in bocca un pezzo di pollo. Possibile che non
potesse lasciarmi in pace? “Non ti lamentare se non hai un ragazzo dopo” la
guardai sperando che il mio sguardo potesse ucciderla.
“Non mi sono mai
lamentata, ora per favore non parliamone più”
dissi guardando il cibo nel mio piatto. Mia mi guardò per qualche
secondo poi decise di lasciar perdere, sapeva che quello era un argomento
delicato.
“Josè arriverà qui per le
9.30” annuii senza alzare gli occhi dal piatto “Io vado in camera, ho dei
trucchi da provare e devo finire di leggere un libro” finii in fretta la mia
cena sotto lo sguardo indagatore della mia migliore amica poi mi alzai e mi chiusi
in camera mia. Presi il telefono, ci attaccai le cuffie e cominciai a sentire
la musica. Presi il diario che mi portavo sempre in giro - di cui nessuno
sapeva l’esistenza, nemmeno Mia -, lo aprii alla prima pagina bianca e
cominciai a scrivere.
AMORE:
la verità è che voglio innamorarmi, sentire le farfalle nello stomaco, stare
sveglia la notte per stare al telefono, piangere e ridere, soffrire e sentirmi
viva; ma sono troppo codarda, troppe delusioni e troppe poche gioie. Non so
nemmeno cos’è l’amore e forse mai lo saprò.
Chiusi
il diario e lo misi a posto, nascosto dietro gli altri libri. Presi “Il vecchio
che leggeva romanzi d’amore” e cominciai a leggere, dimenticandomi di tutte le
preoccupazioni.
Eccomi qua,
allora so di aver fatto una pazzia a pubblicare, questa storia l’ho appena
iniziata e ho pronti solo due capitoli, non so ancora bene dove andrà a finire,
né quanto sarà lunga, ma la mia carissima amica Giorgia (Obsessionjall)
mi ha convinta a pubblicarla.
Il banner è opera mia e fa schifo, ma è il primo banner decente che mi sia mai
venuto, la storia è dedicata alla mia Rebs (Ladyme) che ha ispirato il personaggio di Mia e, per quanto
possa sembrare patetico, il personaggio di Emma è un po’ ispirato a me.
Non chiedo chi sa quante recensioni, ma mi farebbe piacere un parere!
Vi lascio anche i miei contatti nel caso in cui volesse
chiedere/scrivere/ricevere spoiler
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Un bacio
Sil