Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |       
Autore: Svazzi    29/07/2014    5 recensioni
[...]"Buongiorno signor Smith" dissi aprendo la porta e notando che effettivamente avevo davanti il vecchio signore, mi squadrò da capo a piedi prima di allungare lo sguardo dietro di me e guardare Harry che lo salutò con un gesto della mano sorridendo sornione "Signorina Austin, un po’ di contegno!" mi ammonì scandalizzato "Sono in casa mia, anzi le dispiace fare in fretta? Io e Harry stavamo per entrare nella doccia quindi avremmo un po’ di fretta" l’anziano mi fulminò con lo sguardo prima di scuotere la testa e bofonchiare qualcosa
"Oggi vengono a trovarmi dei parenti, gradirei che il volume della vostra musica e i ragazzi in casa vostra siano tenuti a bada" disse sprezzante, risi di gusto "Stia tranquillo, il rave party l’abbiamo organizzato per domani, ora se non le dispiace ho un bel ragazzo in casa mia che mi sta aspettando, buona giornata e mi saluti i parenti"[...]
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic




A Rebecca, la mia forza, che ha ispirato il personaggio di Mia.
A Giorgia che mi ha convinta a pubblicare nonostante avessi solo pochi capitoli pronti.

 

Emma


Il sole splendeva alto su New York illuminando il locale con i suoi raggi. La gente entrava nel locale in continuazione portandosi dietro il freddo troppo fitto per poter essere scaldato dal sole di quel giorno.
Pulii un paio di tavoli dalle briciole prima di tornare dietro il bancone, guardai come la gente si sedeva infreddolita ai tavoli e si strofinava le mani l’una contro l’altra per combattere il gelo invernale di New York. C’era chi se ne stava seduto da solo a leggere il giornale, chi in compagnia del proprio partner, chi in compagnia degli amici; pensai che sarebbe stato bello poter essere dall’altra parte del bancone e godermi una cioccolata calda.

 “Emma al tavolo dieci chiedono due cappuccini” mi risvegliò Marcus dai miei pensieri, annuii e cominciai a preparare i caffè. Preparare i cappuccini era compito mio perché ero la più brava con le decorazioni fatte con il latte; er0 una frana a disegnare, ma per qualche strana ragione sapevo decorare i cappuccini.
Consegnai i cappuccini a Marcus e tornai a guardare il locale gremito di gente. Quella era una delle giornate più impegnative, il bar non era mai così affollato, fuori faceva freddo ma c’era un bel sole così la gente usciva per farsi una passeggiata in città e poi si rintanava nei bar per scaldarsi. Vidi Liam in seria difficoltà con una coppia di giapponesi e risi sommessamente pensando che, se non avesse rischiato di perdere il lavoro, li avrebbe lasciati lì senza prendere le loro ordinazioni. Sentii il campanello della porta che stava ad indicare l’arrivo di nuovi clienti; il bar continuava a riempirsi senza svuotarsi. Sentii una risata sguaiata e mi girai per vedere chi erano i nuovi ospiti. Mi trovai davanti un ragazzo dai capelli biondi - a cui attribuii la risata sguaiata -, e uno dai capelli castani, entrambi avevano gli occhi più azzurri che io avessi mai visto. Si sedettero al bancone, il che significava che era compito mio servirli. Mi avvicinai con un sorriso.

 “Buon pomeriggio ragazzi, cosa posso portarvi?” chiesi cordiale stringendo il blocchetto tra le mani e, con il sorriso ancora in volto, li vidi scrutarmi per qualche secondo .

“Per me una ciambella al cioccolato, una fetta di crostata e una cioccolata” disse il biondo scaldandosi le mani.
“Per me una fetta di crostata e un caffè” disse poi l’altro, annuii scrivendo tutto sul taccuino e mi allontanai per servirli, li sentii chiacchierare sommessamente prima che Liam venisse dietro al bancone.

 “Quei due ragazzi non fanno altro che guardarti, scegline uno e provaci” mi disse, facendomi l’occhiolino. FRisposi con un grugnito di disgusto, Liam aveva questo pallino di trovarmi un fidanzato. A me non interessava molto averne uno, l’avrei avuto al momento giusto. Preparai le ordinazioni dei due ragazzi e gliele portai con il sorriso ancora stampato sul volto. Liam aveva ragione, mi guardavano, ma come guardavano me guardavano anche Lucy e qualsiasi altra ragazza del locale, i soliti ragazzi.
Guardai con insistenza l’orologio per tutta l’ora successiva, non vedevo l’ora di tornare a casa e godermi con tranquillità un bagno caldo. Non appena scoccò l’ora sorrisi e andai nel retro per togliermi il grembiule; salutai Liam, Marcus e Lucy e uscii. Respirai a fondo l’aria fredda di Manhattan, mi strinsi nel cappotto e andai verso la mia macchina. Mia madre diceva che era inutile avere una macchina a New York; c’era molto traffico, su questo non c’era alcun dubbio, ma era comunque comodo avere un proprio mezzo, in più non ci si poteva fidare dei tassisti al giorno d’oggi. Salii in macchina e  accesi il riscaldamento al massimo. Le strade erano trafficate, come al solito, e la musica degli Imagine Dragons mi teneva compagnia mentre attraversavo il ponte per tornare a Brooklyn.
Entrai in casa buttando per terra la borsa e il cappotto senza curarmi di metterli a posto. Mi guardai intorno pensando che casa mia era davvero un casino; nel lavandino c’erano i piatti sporchi di tutta la settimana, sul divano erano sparse tutte le riviste che avevo letto negli ultimi giorni e la scrivania in camera mia era cosparsa di libri e trucchi. Mia mi avrebbe ammazzata una volta tornata a casa. Mi spogliai velocemente,  andai in bagno e preparai una vasca di acqua calda e schiuma, decisa a stare a mollo il più a lungo possibile. Mi rilassai  lasciando scivolare via il freddo e lo stress accumulati durante la giornata. Venire a vivere a New York era stata la cosa migliore che avessi mai fatto, tuttavia a volte la vita era troppo frenetica e avevo decisamente bisogno di rallentare un momento.
Uscii dalla vasca tre quarti d’ora dopo, molto più rilassata di come ero entrata Avevo sempre amato i bagni caldi, che fosse estate o inverno, immergermi nella schiuma e chiudere gli occhi lasciando passare il tempo. Feci appena in tempo a mettermi un maglione gigante e dei pantaloncini prima di sentire bussare; probabilmente era in signor Smith che si lamentava ancora una volta del volume della mia musica. Aprii senza curarmi troppo di essere presentabile per il vecchio signore che abitava nell’appartamento di fronte al mio, tuttavia non era il signor Smith quello davanti a me, decisamente non era lui. Fui stregata da quegli occhi verdi che mi guardavano e mi vergognai di avere addosso praticamente solo un maglione davanti ad uno sconosciuto.

 “Posso aiutarti?” chiesi, cercando di distoglierlo dalle mie gambe che, a quanto pare, gli interessavano molto.

 “Sì, mi sono appena trasferito all’appartamento di sotto – ecco perché c’era tanto baccano stamattina –, mi sono completamente dimenticato di comprare il sale al supermercato e si dà il caso che abbia già cominciato a cucinare. Potresti prestarmene un po’? Ho provato a chiedere alla mia vicina e al signore qui di fronte, ma mi hanno preso per un vandalo pronto a svaligiargli la casa.” risi divertita. Il signor Smith e la signora Bell erano  altri due abitanti di questo palazzo - per fortuna non eravamo in troppi, per lo più giovani artisti scapestrati o famiglie poco numerose -, ma loro due facevano la parte di mille vicini rompiscatole, anziani e scorbutici, con una particolare avversità per i ‘giovani d’oggi’. Facevano comunella davanti alla portineria tutti i giorni e avevano sempre da ridire sul mio abbigliamento, sul fatto che Mia uscisse con un ragazzo di colore e sulla musica che ascoltavamo. Era confortante sapere che dopo che Seth si era trasferito l’appartamento sotto al mio era stato occupato da un altro ragazzo e non da  anziani acidi.

 “Non sono dei vicini molto cordiali. Vieni, dovrei avere un po’ di sale in cucina, non faccio la spesa da quando la mia coinquilina è andata a trovare i suoi”.

Mi addentrai in cucina, disordinata, e cercai nella dispensa un po’ di sale da dare a quel ragazzo che con ogni probabilità era un modello Calvin Klein o qualcosa del genere. Trovai abbastanza facilmente il contenitore del sale e glielo porsi, spostandomi i capelli ancora bagnati dalla fronte.

 “Grazie mille. Comunque piacere, sono Harry” mi disse, allungando una mano e sorridendo mettendo in evidenza delle adorabili fossette. Gli strinsi la mano e sorrisi a mia volta.

 “Emma, benvenuto nel quartiere Harry” mi sorrise ancora di più.

“Grazie Emma, ti riporterò presto il tuo sale” annuii e lo accompagnai alla porta “Non preoccuparti, saprò vivere senza un po’ di sale” dissi facendolo ridere, mi salutò ancora una volta prima che chiudessi la porta di casa.

“Emma Elizabeth Austin, che cazzo è questo porcile?” misi il cuscino sulla faccia per coprirmi dalla luce che improvvisamente aveva inondato la mia stanza e per attenuare le urla di quella pazza di Mia.
“Mia cosa ci fai già qui? Pensavo non tornassi prima di sabato” borbottai con la voce impastata dal sonno, togliendomi il cuscino dalla faccia e mettendomi seduta sul letto. Mi stropicciai gli occhi e mi stiracchiai.

 “Volevo farti una sorpresa e tornare prima, ma la sorpresa l’hai fatta tu a me. Da quanto non pulisci questo posto?” aveva le braccia incrociate e batteva il piede sul pavimento, sbuffai alzandomi dal letto. “Sono stata occupata con il lavoro, ok?”

Alzò un sopracciglio e mi seguì in bagno “Usa una scusa migliore, lo sappiamo entrambe che sei pigra. Comunque non preoccuparti, metto a posto io, non torno a lavoro fino a lunedì, ma tu mi devi offrire cappuccini fino alla fine del mese Adoro i tuoi cappuccini” mi disse allungando la mano verso di me, alzai gli occhi al cielo e gliela strinsi “D’accordo, affare fatto. Ora ti dispiacerebbe uscire dal bagno? Devo fare la pipì.” la spinsi fuori chiudendomi poi la porta alle spalle.
Quando arrivai in cucina era già più pulita di come l’avevo lasciata la sera prima. Presi del succo dal frigo e mi sedetti al tavolo, mentre Mia mi osservava.

 “Cosa mi racconti?” mi chiese dopo qualche secondo di silenzio. Alzai le spalle.

 “Niente, cosa dovrei raccontarti? Tu piuttosto, sei andata a trovare i tuoi, come è andata?” arricciò il naso e fece uno strano verso gutturale che mi fece capire che la visita ai suoi genitori non era andata per niente bene.

“Come vuoi che sia andata? Mio padre non fa altro che ripetermi che sono una stupida e mia sorella è stata tutta la settimana fuori con un ragazzo di cui non mi ha mai parlato. Ti rendi conto che preferisce parlarne con mia mamma che con me?” addentò un biscotto  come se volesse ucciderlo.

 “Gli hai parlato di José?” chiesi, prendendo  un biscotto. Scosse la testa.

“Sei pazza? Mi chiuderebbero in un convento, nonostante sia abbastanza grande da poter decidere da sola della mia vita” annuii distrattamente. Odiavo i genitori di Mia, nonostante con me fossero sempre stati gentili, ma odiavo il modo in cui la trattavano e la facevano sentire. “Tu non hai proprio niente da dirmi? Sono stata via più di una settimana” feci spallucce. Effettivamente non era successo niente di entusiasmante da quando se n’era andata.

“Niente di che. Il signor Smith ha scoperto che siamo state noi a lasciargli quelle riviste porno nella cassetta delle lettere, Liam cerca ancora di affibbiarmi un ragazzo e un tizio che sembra uscito da un servizio fotografico di Armani si è trasferito nell’appartamento di Seth. Se Victoria’s Secret avesse dei modelli maschi alle sue sfilate lui sarebbe sicuramente il primo della lista” mi ricordai di come avevo accolto il giorno prima il nuovo vicino e le mie guance si tinsero subito di rosso, dettaglio che ovviamente non sfuggì a Mia.

“Perché stai arrossendo? Non dirmi che ti sei presa una cotta! Oddio devo subito dirlo a Liam” scossi la testa “Ma che dici? Solo che ieri è venuto a chiedermi se gli potevo dare del sale e io ero appena uscita dalla vasca da bagno. Avevo addosso solo quel maglione vecchio di mio fratello e dei pantaloncini che ovviamente non si vedevano da sotto il maglione Non puoi capire l’imbarazzo, non faceva altro che guardarmi le gambe” la mia amica scoppiò a ridere senza nemmeno curarsi di come potessi sentirmi io.

“Te l’ho sempre detto che hai delle belle gambe” disse senza togliersi quello stupido sorrisino dalle labbra, la fulminai con lo sguardo sperando che potesse smetterla “Vado a vestirmi o farò tardi al lavoro, vieni con me?” chiesi alzandomi e buttando il bicchiere nel lavello senza curarmi di guardare la faccia infastidita di Mia “Si, mi devi almeno mille cappuccini”.

“Ciao Lucy” salutai la mia collega che stava servendo dei clienti.

“Ciao Emma. Mia sei tornata?” chiese poi rivolta alla mia amica.

“Questa mattina. Emma mi ha fatto trovare una bella sorpresa” sbuffai andando nel retro per prendere il mio grembiule, Mia si sedette al bancone aspettando paziente che le preparassi un caffè. “Se sapessi disegnare  un dito medio con il latte lo farei” dissi cominciando ad armeggiare con la macchinetta. Diedi a Mia il suo cappuccino prima di concentrarmi sugli altri clienti che erano seduti al bancone. Fortunatamente alle 10.00 del mattino il locale non era affollato, non come all’ora di pranzo perlomeno, così potevo tranquillamente sgranocchiare qualche biscotto o rubare qualche muffin.
 “Cosa facciamo stasera?” chiesi a Mia che era rimasta seduta al bancone a leggere per tutta la mattinata. Il locale cominciava ad affollarsi. “Non lo so, credo che venga Josè. E` un problema?” scossi la testa. José era un tipo a posto, nonostante pensassi che probabilmente non sarebbero durati a lungo.

“Va bene, allora dopo il lavoro passo a prendere qualche film” sentii qualcuno battermi sulla spalla e mi girai vedendo Marcus che mi trafiggeva con lo sguardo “Ci sono dei nuovi clienti seduti al bancone, vai a servirli o proibisco a Mia di venire qui”.

Alzai gli occhi al cielo e guardai chi erano i nuovi clienti, per poco non  soffocai con la mia stessa saliva; Harry, il nostro nuovo vicino, era seduto con i due ragazzi che erano venuti il pomeriggio precedente al locale. Insieme a loro c’era un altro ragazzo che non avevo mai visto.

“Ve l’avevamo detto che le cameriere sono fighe in questo posto” sentii sussurrare il castano che avevo visto il giorno prima “Hey, Emma” lo zittì Harry tirandogli una gomitata, sorrisi e vidi con la coda dell’occhio Mia alzare la testa dal suo libro e osservarci, mentre dietro i ragazzi Liam alzava i pollici e mi faceva l’occhiolino.

“Ciao Harry – sorrisi – cosa posso portarvi?” chiesi nervosa, tamburellando la matita sul taccuino “Due piadine con prosciutto e formaggio, un hamburger con pancetta e un hot dog” disse il biondo squadrandomi da capo a piedi come aveva fatto il pomeriggio prima “Da bere cosa vi porto?” chiesi annotando velocemente tutti gli ordini sul blocchetto.
“Quattro birre” parlò Harry, alzai lo sguardo e li guardai scettica.

“Almeno ce li avete più di ventuno anni?” il castano dagli occhi azzurri scoppiò a ridere, mentre il ragazzo che non avevo visto prima di quella mattina mi rispose divertito “Ne abbiamo ventidue, tranne Louis che ne ha ventiquattro – indicò il ragazzo castano che non aveva ancora smesso di ridere –  nonostante sembri decisamente più piccolo” aggrottai le sopracciglia. Non sembravano affatto così grandi, gli avrei dato massimo vent’anni, ma non ventidue o addirittura ventiquattro.

Lou smettila di ridere, sta solo facendo il suo lavoro – lo rimbeccò Harry – hai bisogno di vedere i documenti?” mi chiese con voce roca, scossi la testa incapace di parlare, ero troppo impegnata a guardare i suoi occhi “Torno subito” staccai il foglietto dell’ordinazione e lo lasciai a Cesar - il cuoco della tavola calda-. Vidi Liam sorridermi come un imbecille, mentre tornava dietro al bancone.

“Chi è quello riccio che ti ha salutato?” mi chiese con fare indagatore. Dio odiavo Liam e la sua ossessione di trovarmi un ragazzo e come se non bastasse Mia mi guardava con le sopracciglia alzate in attesa di una risposta.

“Quello è il nostro nuovo vicino, quello di cui ti ho parlato stamattina ” sussurrai stando attenta a non farmi sentire da quei ragazzi.

“Stai scherzando? Noi abitiamo con quel figo al piano di sotto? E i suoi amici?” chiese allungandosi sul bancone per vedere meglio i quattro in faccia. Liam rise passandosi una mano tra i capelli “Quello biondo e quello castano sono venuti ieri, devono essere tornati per l’eccellente servizio di Emma” lo fulminai con lo sguardo e andai verso la cucina dove Cesar aveva preparato le ordinazioni dei quattro ragazzi. Lasciai i piatti davanti a loro e riempii quattro bicchieri di birra “Buon appetito” feci per allontanarmi, ma la voce di Harry mi bloccò. “Hai da fare stasera?” lo guardai confusa, voleva per caso chiedermi di uscire? No, impossibile, guardando lui e i suoi amici, specialmente quello seduto alla sua sinistra con i capelli neri e la pelle leggermente più scura, sembravano dei modelli appena usciti da un servizio fotografico. “La mia coinquilina è tornata e penso che staremo a casa a guardare un film con il suo ragazzo” risposi, mettendomi nervosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio, abbassai lo sguardo incapace di sostenere il suo e poi mi girai verso Mia che scuoteva la testa “D’accordo, allora ci becchiamo in giro”.

“Sei una completa imbecille” mi insultò Mia, mentre tirava il pollo fuori dal forno. Alzai gli occhi al cielo.

“Smettila Mia” la ammonii sperando che la finisse di insultarmi.

“Ti ha invitata ad uscire!” esclamò mettendo a tavola la cena.

“Non mi ha invitata a uscire, mi ha chiesto se stasera avevo da fare. Quindi smettila, per piacere.”

Sbuffò “Sei proprio imbranata” la ignorai, mettendomi in bocca un pezzo di pollo. Possibile che non potesse lasciarmi in pace? “Non ti lamentare se non hai un ragazzo dopo” la guardai sperando che il mio sguardo potesse ucciderla.

“Non mi sono mai lamentata, ora per favore non parliamone più”  dissi guardando il cibo nel mio piatto. Mia mi guardò per qualche secondo poi decise di lasciar perdere, sapeva che quello era un argomento delicato.

“Josè arriverà qui per le 9.30” annuii senza alzare gli occhi dal piatto “Io vado in camera, ho dei trucchi da provare e devo finire di leggere un libro” finii in fretta la mia cena sotto lo sguardo indagatore della mia migliore amica poi mi alzai e mi chiusi in camera mia. Presi il telefono, ci attaccai le cuffie e cominciai a sentire la musica. Presi il diario che mi portavo sempre in giro - di cui nessuno sapeva l’esistenza, nemmeno Mia -, lo aprii alla prima pagina bianca e cominciai a scrivere.

AMORE: la verità è che voglio innamorarmi, sentire le farfalle nello stomaco, stare sveglia la notte per stare al telefono, piangere e ridere, soffrire e sentirmi viva; ma sono troppo codarda, troppe delusioni e troppe poche gioie. Non so nemmeno cos’è l’amore e forse mai lo saprò.

Chiusi il diario e lo misi a posto, nascosto dietro gli altri libri. Presi “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” e cominciai a leggere, dimenticandomi di tutte le preoccupazioni.

 

Eccomi qua, allora so di aver fatto una pazzia a pubblicare, questa storia l’ho appena iniziata e ho pronti solo due capitoli, non so ancora bene dove andrà a finire, né quanto sarà lunga, ma la mia carissima amica Giorgia (Obsessionjall) mi ha convinta a pubblicarla.
Il banner è opera mia e fa schifo, ma è il primo banner decente che mi sia mai venuto, la storia è dedicata alla mia Rebs (Ladyme) che ha ispirato il personaggio di Mia e, per quanto possa sembrare patetico, il personaggio di Emma è un po’ ispirato a me.
Non chiedo chi sa quante recensioni, ma mi farebbe piacere un parere!
Vi lascio anche i miei contatti nel caso in cui volesse chiedere/scrivere/ricevere spoiler
Facebook:
https://www.facebook.com/sil.efp.5 Ask: http://ask.fm/Rupert__
Un bacio
Sil

 

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Svazzi