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Autore: AshenReverie    29/07/2014    1 recensioni
Noah, un ragazzo che è il ritratto della normalità.
Thia, una ragazza che è l'esempio dell'anormalità.
Un morto che non è morto.
Agitate, non mescolate. Buona lettura.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

L’inizio.

« Pronto? »

La voce graffiò le corde vocali quando rispose al telefono, Adam cercò di orientarsi nella stanza con gli occhi ancora velati dal sonno. “ Che diavolo di ore sono?”

Scalciò le coperte in cerca di un orologio mentre dall’altro capo del telefono provenivano strani rumori.

Nel buio più totale, il display luminoso della sveglia digitale lo informava ad intermittenza con un verde sgargiante che erano le 03:00 in punto.

« Pronto? » Ripeté con una nota di irritazione.

Rumori.

Mentre era in procinto di attaccare infastidito, per tuffarsi di nuovo tra i cuscini, sentì un lamento soffocato seguito da un’imprecazione.

« Ho bisogno di te. »

« Cos...- »

«-Adam, ho ucciso un uomo. »

Si mise a sedere di scatto, riconosceva quella voce.

« Thia? »

« No, tua madre. »

Sì, era proprio lei.

« Allora, lo muovi il culo o devo inviarti un fax con la mia carta d’identità? »

« Arrivo subito. » Rispose prontamente, già saltellando per la stanza con una gamba nei jeans.

« Muoviti. » Detto questo, concluse la chiamata.

Adam rimase interdetto con il telefono tra la testa e la spalla, in equilibrio su una gamba mentre si infilava i pantaloni.

Si vestì, scorse le chiamate ricevute in rubrica e chiamò l’ultimo numero.

« Cosa c’è? »

« Non ho ancora ricevuto la licenza di veggente, potresti dirmi gentilmente dove ti trovi o devo setacciare tutta la città? »

°°°

La vettura svoltò con eleganza, entrando in una stradina poco illuminata, il motore silenzioso si spense docilmente quando Adam giunse al posto prestabilito. Scese dall’auto guardandosi attorno e scorse un altro veicolo lì vicino, anche se “rottame” era più appropriato, una massa di ferraglia arrugginita su quattro ruote afflosciate.

L’auto di Thia.

Fece qualche passo scorgendo la figura minuta che usciva tremante dal macinino, quasi fosse spaventata a morte. Aveva davvero ucciso un uomo o era un altro dei suoi giochetti macabri?

« Sei lento. » lo rimproverò, quando chiuse la portiera facendo scricchiolare l’intera struttura della vettura.

La sua voce, la sua espressione irritata nascosta da uno sguardo apatico, quelle erano rimaste immutate nonostante gli anni che li avevano separati. Quella liscia cascata di capelli neri era cresciuta fino alla base della schiena e il viso era diventato più elegante, smussando i lineamenti morbidi da adolescente che aveva avuto un tempo.

Ritrovava però, la ragazza di un tempo in quegli occhi grigi, che lo guardavano come se non fossero passati cinque anni dall’ultima volta che si erano incontrati.

« Traffico. » Riuscì a dire, con voce roca. L’emozione di rivederla dopo tanto tempo lo travolse e i sentimenti ruppero gli argini che aveva costruito con fatica durante gli anni.

« Mh. » Thia lo osservò come se anche lei si fosse accorta che qualcosa era cambiato ma non aveva poi così tanta rilevanza, si avvicinò allo sportello posteriore. « Ho bisogno di liberarmi di questo. »

Detto ciò aprì lo sportello e una gamba balzò fuori, come se l’abitacolo fosse troppo piccolo per la persona incastratavi dentro.

Era un uomo, alto e muscoloso. Sembrava quasi dormisse.

« È... » Adam non riuscì a finire la frase, rimanendo incantato a guardare quel corpo stretto tra i sedili.

« Non so cos’è successo... io ero ubriaca, lui era ubriaco... ho tentato di fermarlo con una Beck’s. »

« Beck’s eh? Pensavo avessi gusti decenti. » Cercò di alleggerire l’aria ma Thia non la pensò come lui, guardandolo truce.

« Ce la fai a guidare? » Chiese arrendendosi, chiuse lo sportello. Chissà se quel rottame avrebbe resistito per un altro paio di chilometri.

Annuì posando lo sguardo sull’auto, come se ne fosse intimorita. « Cos’hai in mente? »

« Tu stammi dietro, al resto penso tutto io. »

« È ciò che mi preoccupa. »

°°°

Le luci dei lampioni sfrecciavano via come tante piccole stelle cadenti, come se non fosse l’auto a muoversi ma tutto il resto a spostarsi intorno. Le mani, ghiacciate, sul volante tremavano mentre attraversava la strada.

Non riusciva a crederci, stava aiutando qualcuno a nascondere un cadavere, senza nemmeno troppi scrupoli. Era una di quelle cose che si domandava a sé stessi, domande assurde come “se incontrassi Angelina Jolie che faresti?” oppure “se avessi una Ferrari per un giorno?” ecco, “se un amico ti chiedesse di nascondere un cadavere?” non rientrava nei comuni standard.

Anche perché chi gliel’aveva chiesto non era un amico. Non sarebbe riuscito a reputarla un’amica nemmeno se non l’avesse amata così schifosamente tanto.

Il bello della loro relazione e che i normali sentimenti come amore e amicizia le erano del tutto estranei, il che lo riportava cinque anni indietro, quando era stato suggellato quel fatidico patto.

Sterzò in un sentiero naturale e si fermò, appena uscì dall’auto anche se non si voltò sentì chiudere l’inconfondibile sportello dell’auto di Thia.

« Dove ci troviamo? »

« In un posto abbastanza isolato, tranquilla. »

Aprì il portabagagli e prese la vanga.

« Ti sei attrezzato. » Commentò Thia con un velo d’ironia cupa.

Adam non aggiunse nulla, iniziò solo a scavare in un punto impreciso, ad ogni vangata un pezzo del passato veniva a galla, fino ad assorbirlo completamente, quando Thia lo chiamò, preoccupata per la sua salute mentale, si accorse che era quasi l’alba.

Trascinò il corpo fuori dall’auto e fu allora che la ragazza crollò, si accasciò a terra, accanto al ragazzo disteso sul terriccio umido. « Non volevo accadesse, io... io lo amavo. Non doveva morire. »

Il ragazzo si inginocchiò affianco a lei, mettendo da parte il proprio cuore che stava cercando un modo per suicidarsi senza l’ausilio del padrone, per via di quella confessione.

« Forse è meglio che tu vada a casa, sei stanca e scossa. Ci penso io qui. »

Thia tirò su col naso, anche con gli occhi rossi e il viso devastato dalla disperazione rimaneva la ragazza più bella che avesse mai incontrato. « Ma io... -»

« -Non serve a niente che tu stia a guardare, ti farà soffrire di più. Vai, ti chiamerò appena ho finito. Ricordi come tornare, vero? »

Lei annuì, anche se ancora dubbiosa.

« Ti chiamo. » continuò Adam, per convincerla.

« E come farai per tornare a casa? »

« Chiamerò un taxi, verrò a prenderla domani. »

Prima di rialzarsi, sconfitta, Thia lasciò una breve carezza sulla guancia cinerea del ragazzo, lasciandosi sfuggire una lacrima, poi senza voltarsi o proferire parola, salì in auto e andò via.

Adam scosse la testa, tornando al suo divertentissimo compito. Spinse il corpo verso la buca e fu allora che sentì un lamento.

Il ragazzo si mosse socchiudendo gli occhi. « ... dove mi trovo... ahi, la testa... » sbiascicò qualcos’altro ma Adam non lo seguì, colto dal panico, non doveva esser morto?

Afferrò la vanga stringendola tra le mani e prima che potesse voltarsi verso di lui la lasciò cadere sulla testa dell’uomo.

  
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