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Autore: Ari Youngstairs    30/07/2014    13 recensioni
{Malec|Sequel di “Shooting Stars”|Può esser letta anche separatamente}
Alec ne era sicuro: quello sarebbe stato il più bel giorno della sua vita. Poichè, si sa, il momento in cui si lega il proprio cuore ad un altro è unico e speciale.
In particolar modo, se l'altro cuore in questione è quello del Supremo Stregone di Brooklyn.
Ma tra preparativi, entusiasmo, amore e fuochi d'artificio, c'è una sgradevole sorpresa ad aspettare il Cacciatore, mentre Clary è sempre più ansiosa di conoscere l'utilità di quella nuova e misteriosa runa da lei creata...
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Magnus Bane, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“C’è una grande differenza tra il piacere e l’amore. Se ti piace un fiore lo stacchi immediatamente. Se lo ami, lo annaffi e te ne prenderai cura per sempre.”

                                           ~Kristiano Loshi
 



Isabelle si abbandonò ad una delle sedie di legno intagliate, asciugandosi il sudore che le imperlava la fronte con il dorso della mano. 
Si era svegliata prestissimo ed erano ben quattro ore che lavorava spostando sedie, sistemando fiori e legando nastri bianchi ovunque. 
«Izzy, questo dove lo metto?» Le chiese Simon, con un enorme vaso di rose colorate tra le braccia. 
«Accanto all'altare. Aspetta, ti aiuto.» Fu costretta ad alzarsi, per aiutare il neo-Cacciatore ad appoggiare delicatamente i fiori a terra senza far danni. 
Era una meravigliosa giornata di Maggio, che splendeva di sole e portava con sé quella brezza frizzante di preparativi.
Grazie ad alcune conoscenze di Magnus, Central Park sarebbe stato a loro disposizione per l'intera giornata, senza destare alcun sospetto da parte dei mondani.
«Sono felice di esser d'aiuto.» Disse il ragazzo, intento a dare un po' d'ordine ai capelli castani. «Cos'altro dobbiamo sistemare?»
In quel momento arrivò Jace, vestito di tutto punto, che teneva in mano quello che sembrava un progetto da muratore.
Salì velocemente le scalette dell'altare, aprendo l'enorme foglio davanti agli occhi dei due.
«Questa è la torta.» Annunciò sorridente, mostrando il disegno di un dolce alto due metri e mezzo.
«Ma è enorme!» Esclamò Simon, già con l'acquolina in bocca. «Pensi che riusciremo a finirla tutta?»
«Conoscendo gli invitati...» Jace arrotolò nuovamente il foglio, con aria pensierosa. «...assolutamente sì.»
Risero, mentre Isabelle lanciava un'occhiata al suo orologio: le dieci. Tra un'ora sarebbe dovuta iniziare la cerimonia, e si sentiva tesa come se fosse lei quella che doveva sposarsi. 
«Jace, dov'è il pianoforte?» Chiese, notando l'assenza dello strumento.
«Sono d'accordo con Catarina Loss: appena arriverà lo farà apparire lei.» 
Il Cacciatore ammirò il capolavoro che erano riusciti a metter su in sole quattro ore, e di come Isabelle fosse riuscita ad organizzare una cerimonia semplicemente perfetta per il fratello. 
In effetti, quell'altare pieno di fiori profumati, decorato da nastri e veli bianchi, era da favola; così come la disposizione delle sedie elegantissime, ognuna contrassegnata da un cartellino dorato con inciso il nome dell'invitato a cui era destinata. 
Nascosta dietro al piccolo palco, c'era una tavola abbastanza grande da contenere un esercito, che si sarebbe riempita di ogni ben di Dio appena la cerimonia sarebbe finita. Uno di quei pranzi in cui si può mangiare finché non si scoppia. 
Jace non poté trattenere un sorriso: Alec, il suo Parabatai, stava per sposarsi. 
Lo conosceva da quando erano bambini, e non avrebbe mai detto che si sarebbe sposato prima di lui. O addirittura, che si sposasse. 
Era sempre stato così chiuso, così responsabile e premuroso nei confronti di tutti tranne che di sé stesso, e non gli erano mai piaciuti i cambiamenti. 
Eppure, eccoli tutti lì ad organizzare il suo matrimonio.
«Per l'Angelo, Jace, vieni a darci una mano!» Gli urlarono Simon ed Isabelle, intenti a portare un enorme scatolone pieno di...
«Fuochi d'artificio?!» Domandò il biondo incredulo, aiutandoli a portare il contenitore. Notò che c'erano tutti i tipi di spari possibili ed inimmaginabili, solitamente usati per capodanno. 
«Ovvio! La festa durerà l'intera giornata, e non intendi sparare neanche un fuoco d'artificio?» Lo punzecchiò la sorella con un'occhiata divertita.
Jace non poté che concordare in pieno. 


 
~§~


Clary aveva impiegato tutta la mattina per prepararsi: indossava un elegante tubino color acquamarina, stretto in vita e largo in gonna, con un lieve velo d'ombretto abbinato. Ma nonostante i numerosi tentativi, non era riuscita a domare i propri capelli in un'acconciatura degna di un matrimonio. 
Continuava a spazzolare le ciocche ricce e fiammanti da più di mezz'ora, ormai. 
«Clary? Sei pronta?» Sua madre entrò nella stanza, bellissima con il suo abito smeraldo che le arrivava fino al ginocchio, con un foulard leggero avvolto intorno alle braccia e tenuto fermo da due polsini argentati.
Jocelyn la vide in difficoltà, perciò le fece lasciare il pettine per legarle i capelli in una coda sul lato della testa, che terminava con dei riccioli vivaci.
«Sai che stiamo per assistere ad un evento senza eguali?» Disse alla figlia, infilandole una forcina celeste per fermare un ciuffo ribelle «È il primo matrimonio gay mai concesso dal Conclave, e probabilmente anche il primo vero matrimonio tra un Nephilim e un Nascosto.»
Clary parve confusa.
«Ma, scusa, tu e Luke allora?»
«Vedi, cara» Cominciò a spiegare Jocelyn «Finora ci sono stati soltanto due matrimoni tra uno Shadowhunter ed un Nascosto, ma erano casi particolari: il primo fu qualche secolo fa, ma non si sa molto per quali motivi venne concesso. So soltanto che era il matrimonio di Tessa Gray.»
Clary, nell'udire quel nome, tese le orecchie in preda alla curiosità.
«Davvero? Quindi Tessa si era sposata?»
«Esatto. L'altro è stato proprio il matrimonio tra me e Luke, che però era uno Shadowhunter. Inoltre, tu e i tuoi amici siete stati i nostri salvatori durante la Guerra Oscura.» Rabbrividì a quel ricordo. «Ci dovevano almeno questo favore. Invece Magnus è uno Stregone Supremo, ed Alec il direttore dell'Istituto di New York. È una situazione un po' diversa.»
Clary annuì, dando un'occhiata alle sue spalle, verso la parete dove appendeva tutti i disegni che ritraevano le persone che le erano più care: c'era un ragazzo bellissimo, dagli occhi e capelli dorati che ciondolava a testa in giù dal ramo di un albero, sfoggiando un sorriso sbarazzino.
Una Cacciatrice sensuale dai lunghi capelli d'inchiostro, minacciosa con la sua frusta dorata e i tacchi vertiginosi.
Una donna dai capelli rossi intenta a dipingere, affiancata da un uomo castano che la guardava con affetto e devozione.
Un ragazzo con grandi occhiali che faceva la linguaccia, mostrando la runa Parabatai che aveva sul braccio come se fosse la cosa più preziosa che aveva. 
Clary portò istintivamente la mano sopra il gomito, dove svettava la sua runa. 
Per finire, due ragazzi, uno con le gote rosse e un sorriso timido, l'altro dai tratti orientali ed occhi felini, che stringeva la mano del compagno guardandolo amorevolmente. 
Lo staccò dal muro e lo ripiegò con delicatezza, mettendolo in quell'orrida borsetta azzurra che la madre le aveva imposto di portare.
«Accidenti, è tardi!» Esclamò Jocelyn, inorridendo nel vedere la posizione delle lancette dell'orologio. «Luke ci aspetta qui fuori!» 
Uscirono di casa, e trovarono parcheggiato lì davanti il furgone di Luke, così familiare in ogni sua ammaccatura e macchia di fango.
«Ma guarda che belle signore.» Esclamò il licantropo, vedendole. Clary trovò che anche lui era elegantissimo, con quella cravatta rosso rubino, la giacca grigio scuro e i capelli all'indietro. «Siete davvero bellissime.»
«Grazie.» Jocelyn gli diede un veloce bacio sulla guancia, prima di prender posto  accanto a lui in quel veicolo un po' sgangherato.
Clary si sedette dietro, ma all'improvviso qualcosa cominciò a prender forma nella sua mente, un'intrico di linee scure fatto di curve e angoli.
«Mamma, non è che avresti un pastello?» Domandò, sicura di quale sarebbe stata la risposta.
Infatti, la madre estrasse dalla borsa un colore a legno nero: Clary conosceva bene Jocelyn, che non andava mai fuori casa senza un pastello.
«A che ti serve?» Le chiese curiosa, porgendole il colore.
Lei non rispose, estrasse il disegno di Alec e Magnus e cominciò a imprimere sul retro l'immagine che le era germogliata in testa. Quando ebbe finito, capì che quella era indissolubilmente una runa. Una runa che non aveva mai visto in vita sua.


 
~ф~


Maryse Lightwood aveva sempre avuto un carico di delusioni da portare sulle spalle: a cominciare dal tradimento di Robert, e per concludere con la morte di Max.
L'unica cosa di cui andava fiera, erano i suoi figli: belli, forti, coraggiosi e di buon cuore.
E sì, lei considerava anche Jace come suo figlio. Quel ragazzo, in pochi mesi, aveva addirittura cambiato cognome quattro volte per via del mistero che aleggiava sul suo vero padre biologico. Ma di una madre che gli stava accanto non se ne era vista l'ombra, e tutti dovrebbero avere una mamma a proteggerli e ad accudirli, biologica o adottiva che sia.
In quel momento, il maggiore dei Lightwood era davanti a lei mentre gli sistemava la cravatta blu cobalto. Magnus aveva ragione: gli faceva risaltare gli occhi celesti che aveva ereditato da lei.
«Come sto madre?» Chiese Alec, guardandosi nello specchio alle sue spalle. 
«Non ci credo, mi dai ancora del “voi”? Chiamami mamma. Mi piace di più.» Gli disse lei con dolcezza, cominciando a sistemargli i capelli corvini.
«Va bene. Come sto mamma?» Sì, mamma suonava decisamente meglio.
Lei lo guardò attentamente: era elegantissimo nel suo smoking nero, bello come poche volte lo aveva visto. Era cresciuto così in fretta...
«Stai benissimo.» Gli diede un bacio sulla guancia, come faceva quando era bambino e non riusciva ad addormentarsi per gli incubi.
D'un tratto, però, nei pensieri di Alec se ne insinuò uno particolarmente sgradevole, ed una domanda cominciò a premere con insistenza sulle sue labbra.
«Mamma, non doveva venire anche...papà, insieme a te?» Chiese, incapace di trattenere le parole.
Maryse sembrò esser stata presa alla sprovvista, ed Alec la vide agitarsi non poco.
Socchiuse la bocca come per dire qualcosa, ma la richiuse subito. Doveva dirglielo.
«Mi dispiace...ho cercato di farlo ragionare. Ma ormai non mi ascolta più...» Sussurrò la donna, come se fosse un segreto da nascondere. «Robert non verrà al matrimonio.»


 
~Ж~


«Allora, quanto sto bene da cento a infinito?» Magnus piroettò su sé stesso, sfoggiando il bellissimo completo bianco cucito per l'occasione: lo Stregone non aveva resistito a personalizzarlo un po', così aveva messo dei lustrini argentati sul colletto e sui risvolti delle maniche. Ovviamente, il medesimo scintillio era presente anche tra i suoi capelli.
Catarina e Tessa batterono le mani ridendo, sapendo che Magnus era perfettamente consapevole di come quegli abiti gli donassero.
«Sei uno schianto.» Affermò la Strega dai capelli candidi. «Emozionato?» 
Lui annuì, sistemandosi il papillon color crema che gli abbracciava la base del collo.
Tessa, non appena aveva ricevuto l'invito per il suo matrimonio, era affogata nella gioia: conosceva Magnus da secoli, ed era una cosa bellissima vederlo finalmente felice con la persona che amava.
Purtroppo, peró, tutto quel trambusto pre-nozze le aveva messo addosso un'incredibile nostalgia di William. Il suo William.
Fortunatamente, aveva incontrato Magnus e Catarina, che ormai considerava quasi come una nuova famiglia. Almeno, loro non li avrebbe persi tanto facilmente.
«Ragazzi, è tardi!» Esclamò la ragazza della pelle azzurra «Meglio andare.» 
Con uno schiocco di dita aprì un portale, di un color celeste acceso, in cui Tessa sparì facendo testa al trio.
Catarina bloccò Magnus per una spalla, prima che varcasse la finestra magica.
«Pensi che riuscirai a farcela...» gli chiese «...quando lui se ne andrà?»
Gli occhi felini dello Stregone si scurirono, velandosi di dolore.
«È inevitabile.» Disse semplicemente. «Per questo voglio godermi ogni singolo momento che posso trascorrere insieme ad Alec.»
Catarina gli sorrise, un sorriso d'incoraggiamento e amore, prima che entrambi varcassero il portale.   


 
~Щ~


«È arrivato lo sposo!» Gridò Jace quando vide apparire il portale, da cui si riversarono i tre Figli di Lilith.
Come di tradizione, lo sposo venne assalito da tutti gli invitati presenti.
«Chi manca?» Sussurrò Isabelle a Simon, il quale spulciava una lista di nomi che teneva nella tasca della giacca.
«Zaccaria e Malcom Fade sono arrivati due minuti fa da Los Angeles, dovevano ritirare non so cosa per gli sposi. Maia e Bat sono arrivati giusto in tempo per sistemare la console. Manca soltanto...» Simon sbiancò.
«Chi?» Incalzò Isabelle, ma dando un'occhiata al gruppo che in quel momento si sistemava sulle sedie, lo capì da sola. «Mio padre. Manca mio padre.»
Immaginava già la reazione del fratello: ci sarebbe rimasto male per tutta la vita, ma infondo, che colpa ne aveva lui? Robert non meritava di partecipare al matrimonio del suo primogenito, non dopo quello che aveva detto e fatto.
Ben presto tutti si misero seduti, ed Isabelle prese posto accanto a sua cugina Aline: era avvolta in un kimono rosso e oro, i capelli scurissimi tenuti in una crocchia decorata da un fiore orientale, che però non riconobbe. 
Non aveva un volto esattamente felice, ma la Cacciatrice capì immediatamente il perché: stava stringendo forte l'anello dei Blacktorn, quello che le aveva donato Helen tempo prima.
«Secondo quali tradizioni viene celebrato questo matrimonio?» Le chiese la Nephilm dai tratti orientali, spezzando il silenzio che si era creato tra loro due.
«Nessuna.» Rispose lei, sfoggiando un sorriso. «Questa è la nostra tradizione»


 
~₩~


Magnus non ricordava di esser mai stato così teso, in ottocento anni. Mai
Era lì in piedi, sull'altare, a decifrare le espressioni dei volti altrui.
Zaccaria era accanto a lui, poiché si era gentilmente offerto di celebrare le nozze. Infondo, era stato un Fratello Silente.
In prima fila, c'erano i testimoni: Jace a destra, Tessa a sinistra. 
Quest'ultima, gli aveva raccontato che Malcom si era letteralmente messo a fare i capricci per venire. Lo aveva conosciuto grazie a lei secoli prima, ma non immaginava che gli si fosse affezionato. 
Dietro, intravedeva Maia con il suo amico licantropo, Simon e Clary seduti accanto ai genitori di lei.
C'erano poi i due Stregoni, Malcom e Catarina, che gli sorridevano, lei con il pollice azzurro all'insù.
Ovviamente, erano presenti anche Isabelle e Aline, e Magnus notò che accanto a lei c'erano due posti vuoti. Uno era di Maryse, ma l'altro non gli veniva in mente.
Non c'erano esattamente tante persone, ma entrambi gli sposi avevano deciso così: soltanto gli amici più cari.
In quell'istante Magnus comprese a chi era destinato il posto vuoto: al padre di Alec. 
Sentì ribollire nel suo stomaco un moto di rabbia, quasi omicida, nei confronti dell'uomo, ma si smorzò quando all'improvviso si aprì un portale.
Da questo fece il suo ingresso Maryse, bellissima nel suo abito blu scuro, che teneva a braccetto una persona ancora più bella.
Jace si alzò e raggiunse il palchetto, facendo un cenno del capo a Catarina: con un suo schiocco delle dita, davanti al Cacciatore apparve un grande pianoforte, bianco immacolato.
Cominciò a suonare, note dolci e lente, senza fretta. Calò il silenzio.
C'era un tappeto rosso a dividere in due gruppi le sedie, portando direttamente all'altare, su cui i due Lightwood stavano camminando a passo solenne: Maryse a testa alta e decisa come sempre, lo sguardo perso davanti a lei.
Gli occhi di Alec, visibilmente emozionato, erano per una persona sola: stava guardando Magnus, e ancora non riusciva a credere che sarebbe diventato suo marito.
Una volta arrivati Maryse lo lasciò per andare a sedersi, e rimasero loro due sull'altare, stringendosi forte le mani.
«Se oggi siamo qui a festeggiare» iniziò Zaccaria con solennità, mentre Jace concludeva il suo brano «è perché due anime hanno deciso di unirsi per sempre l'una all'altra, dando importanza soltanto alla forza del loro amore.» 
Alec strinse ancora più saldamente le mani di Magnus, poiché l'emozione lo stava assalendo. 
Lo Stregone gli sorrise con dolcezza, e questo bastò per calmarlo: finché c'era lui, sarebbe andato tutto per il verso giusto. 
«Adesso, dite le vostre promesse.»
Magnus prese un po' di fiato, mettendo in ordine le frasi che si era accuratamente preparato, e cominciò:
«Alexander Gideon Lightwood, le promesse che vorrei farti sono infinite. Come quello che provo per te. Prometto che ti resterò sempre accanto in ogni momento, bello o brutto che sia, lo affronteremo insieme come abbiamo sempre fatto. Ti prometto che rispetterò ogni tua scelta, e che amerò ogni tuo singolo difetto. Gli ostacoli sono stati tanti, ma li abbiamo superati tutti. Ho scoperto che con te sono un uomo migliore, migliore di quanto lo sia mai stato. E ti amo anche per questo.»
Alec maledisse quella lacrima che non era riuscito a trattenere, asciugandola più velocemente che poté.
Dando un'occhiata al gruppo che li stava guardando, notò che sia sua madre che sua sorella si erano commosse. 
Aprì la bocca per parlare, ma non uscì una parola. Si era scordato tutto ciò che voleva dire.
“Sono fottuto” si diceva “Semplicemente fottuto”. 
«Allora, Alexander?» Chiese una voce profonda «Tu non le dici le tue promesse?»
Tutti si voltarono indietro, verso la fonte della voce: Robert Lightwood, in giacca e cravatta, stava camminando con disinvoltura verso il proprio posto.
«Robert?!» Eclamò Maryse stupefatta «Avevi detto che...»
Lui la zittì con un gesto della mano.
«So quel che ho detto. Sono un idiota per averlo anche solo pensato. E poi...» Guardò suo figlio, sorridendogli. Era una delle prime volte in cui Alec, riconobbe la sincerità in un gesto d'affetto nei suoi confronti. «...non potevo mancare al matrimonio di mio figlio.»
E si mise seduto accanto a Maryse, incitando il Cacciatore a continuare.
Peccato che Alec fosse talmente incredulo ed emozionato da non riuscire a pensare.
“Per l'Angelo”, ecco tutto ciò che riusciva a comporre nella propria testa.
Magnus, vedendolo in difficoltà, gli baciò i palmi delle mani.
«Vorrei sentire le tue promesse, Alec.» Gli sussurrò, con estrema dolcezza. 
«Magnus Bane.» Riuscì a dire tutto d'un fiato «Io...io ti prometto che, durante la mia vita, tu sarai l'unico ed il solo nel mio cuore. Ti prometto che me ne infischierò di tutte le critiche, gli insulti, o chissà che altro, che mi indirizzeranno perché sono uno Shadowhunter che ha sposato uno Stregone. In passato me la sono presa tante volte, facendomi venire degli stupidi dubbi su di te, su di me, su tutto. Adesso non ne ho più, perché se c'è una cosa di cui sono sicuro, è che ti amo. Grazie per essermi stato accanto quando ne avevo bisogno.»
Quelle parole avevano emozionato tutti, lo si vedeva dagli occhi lucidi di alcuni, dai sorrisi commossi di altri. 
Alec si sfilò l'anello fiammante dei Lightwood, mettendolo all'anulare sinistro dello Stregone, e lui imitò il gesto: non avendo un vero anello di famiglia, aveva scelto quello più bello e prezioso che possedeva, d'oro puro, con uno zaffiro incastonato.
«Bene.» Disse Zaccaria. «Con il potere che mi è stato conferito dall'Angelo, vi dichiaro ufficialmente sposati. Potete sigillare il patto con un bacio.»
Magnus prese i fianchi del Cacciatore e lo avvicinò a sé, pochi millimetri a separare le loro labbra.
«Aku cinta kamu.» Sussurrò semplicemente, prima di appoggiare le labbra sulle sue e scatenare un applauso di gioia.

 
~¥~

La festa era andata per il meglio: dopo lo scoppio di applausi e gli abbracci di felicità, avevano pranzato con ogni tipo di pietanza.
Ovviamente, come aveva previsto Jace, l'enorme torta di cioccolato purissimo era finita nel giro di neanche dieci minuti.
Il pomeriggio era volato tra chiacchiere, risate e regali per gli sposi: Alec -che, finalmente, si era chiarito con suo padre- aveva ricevuto un arco nuovo, fatto  di legno d'ebano indistruttibile e decorato da intarsi e rune d'oro. 
Magnus, invece, un set di trucchi nuovo quanto costoso con glitter di ogni colore inclusi.
Bat aveva provveduto alla musica, e per ore Cantral Park era diventato la loro piccola discoteca privata.
Magnus aveva persino chiesto al marito di ballare, ma poi il suo concetto di “ballo” si era rivelato un tentativo di sedurlo davanti agli altri, ma la cosa si era rivelata alquanto divertente per tutti. In particolar modo per Jace e Isabelle, che non facevano altro che dare gomitatine maliziose al fratello.
Il sole era già tramontato, e qualche timida stella scintillava in lontananza.
Clary continuava a fissare la nuova runa, cercando di capirne l'utilità. Ma nulla.
«Ehi, Clary.» Alec si sedette sull'erba accanto a lei. Era sprizzante di felicità, contento come poche volte Clary lo aveva visto. «Cos'è quello?» Chiese, indicando il foglio.
«Oggi mi è venuta in mente una nuova runa.» Disse lei, mostrandogliela «Ma non so a che serve, ancora.»
Alec l'esaminò con cura, sicuro che non fosse presente nel Libro Grigio: era una stella nera dotata di ali, circoscritta in quello che sembrava un sole.
La rossa girò il foglio e gli fece vedere il disegno di lui e Magnus insieme, ed il Cacciatore disse che era il più bello che avesse mai visto.
Uno scoppio fece vibrare l'aria, e una nube di luci colorate esplose nel cielo.
«Andiamo a sparare anche noi?» Le chiese il moro sorridente, indicando il gruppo di persone poco distanti da loro.
Lei annuì e andò verso il suo fidanzato, intento ad armeggiare con un altro fuoco d'artificio.
«Vuoi sparare tu il prossimo, Clary?» 
Lei guardò con attenzione il piccolo missile, con la lunga corda che penzolava dalle mani del biondo. 
Catarina e Malcom provvedevano ad appiccar fuoco alle micce, ed altri due spari esplosero in alto, stavolta lanciati da Isabelle e Aline.
Ed eccola, una lampadina si accese nella sua testa.
«Jace, potresti darmi il tuo stilo, per favore?» 
Lui non obiettò, e le porse quella che sembrava una piccola bacchetta, tenuta nascosta nella tasca dei pantaloni.
La Cacciatrice tracciò la nuova runa sul fuoco d'artificio, che partì con la velocità di un fulmine in cielo: non scoppiò normalmente come gli altri, ma una volta esploso fece piovere scintille dorate su tutti loro, rendendolo un luogo magico e surreale. 
“Questo è un sogno.” Pensò Alec, mentre vedeva quei coriandoli luminosi cadere dal cielo.
Magnus lo raggiunse correndo attraverso la pioggia di luci, ed il Cacciatore lo trovò talmente bello da sembrare un miraggio.
«Alec...» Mormorò lui, ma il marito lo precedette baciandolo con slancio.
«Aku cinta kamu, Magnus.» Le punte dei loro nasi si toccavano, e lo Stregone lo sollevò per la vita facendogli penzolare i piedi da terra. Lo strinse più forte e gli diede un altro bacio, e un altro ancora, mentre Alec si reggeva al suo collo.
E poi furono soltanto loro, i loro baci, la loro gioia, ed una pioggia di scintille infinita e luminosa. Come il loro amore.


 
 
Angolo Autrice
Oddio. Sono 3.625 parole...spero non vi siate annoiati leggendo. 
Sappiate che in questa OS ci ho messo il cuore, ed è proprio per questo che mi farebbe un piacere enorme sapere che ne pensate. Critiche accettate, ovviamente, soprattutto perché non sono sicura di aver fatto esattamente un buon lavoro.
Ringrazio tutti in anticipo, sia chi leggerà semplicemente, sia chi sarà così gentile da lasciare un parere ♥️
Grazie davvero di cuore. 
   
 
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