Serie TV > Teen Wolf
Segui la storia  |       
Autore: WarHamster    30/07/2014    2 recensioni
«Tutto bene?» non aveva mai immaginato che Derek dormisse supino, è come se avesse una sorta di file mentale, una cartella da profiler, completamente dedicata a Derek Hale, solo che il 90% delle informazioni sono sue supposizioni mai comprovate. In meno di due giorni di stretto contatto ha corretto e ampliato quel file più di quanto potesse sperare. Registra anche questo, Derek che solleva di colpo il cuscino e lo fissa come un gatto di fronte a un’automobile ‒ la metafora lo fa quasi scoppiare a ridere.
«Preparo qualcosa per colazione» e Derek prova contemporaneamente due esperienze totalmente nuove: la prima è la sensazione di essere letti nella mente; la seconda è quell’inattesa e piacevole pace che si prova quando qualcuno si sta occupando di te. Scaccia con prepotenza quest’ultima immagine perché ‒ andiamo! ‒ perché dovrebbe piacergli che sia Stiles a preparargli la colazione?
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Cora Hale, Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
#3. Lay
Derek si sente come se non fosse in grado di muovere nemmeno un muscolo, ha perso la cognizione del tempo e dello spazio, potrebbe essere ovunque e potrebbe esser lì da ore, non lo sa. Si sente come tanti anni prima, quando andavano tutti in quella casa ad agosto e correvano nel bosco e esploravano posti nuovi e raccontavano storie attorno al fuoco e arrostivano salcicce e sua madre preparava i muffin ai mirtilli.
Sente l’acqua della doccia che scorre e istintivamente sa che sotto c’è Stiles e questo dovrebbe bastare a riscuoterlo dal torpore, dovrebbe riportarlo istantaneamente alla realtà, e invece continua a galleggiare nella sua strana dimensione onirica.
È come se Stiles si inserisse perfettamente in quel quadro nostalgico, non sente nulla di sbagliato nella sua presenza lì e questo forse gli manda un brivido giù per la schiena, una piccola scossa di paura che basta a risvegliarlo.
Gli brontola lo stomaco, non si aspetta certo che Cora abbia preparato la colazione, ma non ha nemmeno voglia di pensarci lui; per la prima volta dopo mesi ‒ forse addirittura anni ‒ non si preoccupa dei suoi doveri, anche se minimi come può essere il preparare la colazione, e questo lo rilassa ed elettrizza allo stesso tempo, e una parte di lui protesta, gli ricorda che rilassarsi equivale a mettersi in pericolo, e per tutta risposta Derek si preme il cuscino sulla testa.

«Tutto bene?» non aveva mai immaginato che Derek dormisse supino, è come se avesse una sorta di file mentale, una cartella da profiler, completamente dedicata a Derek Hale, solo che il 90% delle informazioni erano sue supposizioni mai comprovate. In meno di due giorni di stretto contatto ha corretto e ampliato quel file più di quanto potesse sperare, registra anche questo, Derek che solleva di colpo il cuscino e lo fissa come un gatto di fronte a un’automobile ‒ la metafora lo fa quasi scoppiare a ridere.
«Preparo qualcosa per colazione» e Derek prova contemporaneamente due esperienza totalmente nuove: la prima è la sensazione di essere letti nella mente; la seconda è quella classica scena da film, quella dove il tizio avvezzo alle sveltine si accorge che avere qualcuno che ti prepara la colazione è una bella cosa. Scaccia con prepotenza quest’ultima immagine, primo perché lui non è uno avvezzo alle sveltine, secondo perché ‒ andiamo! ‒ perché dovrebbe piacergli che sia Stiles a preparargli la colazione?


In tutta onestà, si aspettava dei pancakes, ma non ha nulla incontrario a caffè e pane con burro e marmellata, Stiles si limita ad una spremuta d’arancia ‒ Derek non ha ancora compreso chiaramente le sue abitudini alimentari, rimbalza dal fast food al crudismo con una velocità che disorienta.
Intanto Stiles sta raccogliendo l’ennesima istantanea mentale: Derek Hale che mangia, anche questa è un’immagine senza precedenti ‒ a pranzo e a cena si era defilato con la scusa di pattugliare intorno alla casa, mangiare con Cora si era rivelato molto meno imbarazzante del previsto considerati i loro precedenti.
«Quindi, quali sono i programmi per oggi?» Derek impiega mezzo secondo a nascondere lo shock per ciò che ha appena detto, cielo, sembrava un bambino che chiedeva dove si sarebbe andati in gita.
Stiles ci mette un altro mezzo secondo a registrare la cosa, il che rallenta notevolmente il botta e risposta e fa in modo che Cora possa entrare in cucina, assonnata e con i capelli arruffati, a interrompere il discorso.
Finisce così quel momento banalmente mistico e Stiles può semplicemente informarlo che «Niente, oggi non facciamo niente» e Derek può guardarlo stranito e Cora può fare altrettanto «Vi inizierò alla nobile arte dell’ozio, giovani padawan».
Derek istantaneamente ripensa alla fossa che ha lasciato sul letto dopo esserci rimasto per buona parte della mattina, e sì, probabilmente è già sulla buona strada, e non sa se questo sia un bene o meno.
Summer feels like                              
the indent my stomach       
makes on the bed                 
from laying on it for hours
and                             
hours.    
                          
Derek Hale ha scoperto una sacra verità: l’orologio non gira quando lo guardi. In fondo sa che è una stronzata, ma non riesce a smettere di crederci, pensava di averlo fissato per quasi venti minuti, quando erano a malapena due.
Il fatto è che non ci riesce, non è nel suo DNA non fare nulla, tenta di focalizzare l’attenzione sulla rivista di pesca sportiva che ha trovato nel borsone di Stiles ‒ magari lo sceriffo era una persona normale, magari andava a pesca tutte le domeniche mattina e portava Stiles con lui e si sorbiva i suoi sermoni pseudoanimalisti su quanto fosse innecessaria la sofferenza di quella carpa, questo prima che venisse travolto dai loro casini soprannaturali, si capisce.
Non funzione, dopo tre pagine comincia a fissare insistentemente Stiles, alle prese con la Lettera Scarlatta ‒ricorda di essere stato obbligato a leggerlo anche lui al liceo ‒ sbuffa ritmicamente, non è chiaro nemmeno a lui se lo voglia infastidire o se punti ad attrarre la sua attenzione.
«Se ti annoi così tanto almeno annoiati leggendo qualcosa di costruttivo» e gli lancia un libro addosso ‒ comincia a stupirsi del bagaglio cartaceo che si è portato appresso. Legge il titolo, Knulp, e non ne evince un fico secco, ma lo comincia comunque: dopo un’ora l’ha finito e Stiles gliene lancia un altro senza dire nulla e Derek continua a leggere fino che non gli va più e lascia cadere il libro sul tappeto. Resta immobile con la testa appoggiata alle braccia e un piacevole senso di torpore che lo avvolge senza però renderlo sonnolento; si ricorda di quanto amasse quel divano, perché odorava di casa e dava l’impressione di affondarcisi dentro, ricorda che talvolta, quando faceva un incubo, andava dormire lì e lo ritrovavano rannicchiato tra il bracciolo e lo schienale il mattino dopo. Stiles lo guarda con un sorriso benevolo mentre lui si perde nei ricordi e affonda il viso nei cuscini alla ricerca di quel sentore di famiglia.
Polvere.
Sa di polvere. L’incantesimo si spezza di colpo, Derek si ricorda di quanto faccia male ricordare i momenti felici, di come gli sia stato insegnato a nutrirsi del dolore e trasformarlo in rabbia per restare lucido. Marcia verso la porta sbattendosela alle spalle e Cora alza lo sguardo da Vogue per fissare Stiles; sembra quasi che abbia tutta l’intenzione di affidare Derek a lui, come se fosse una specie di babysitter o un santone, come se fosse davvero in grado di sanare le sue ferite ‒ perché Stiles comincia seriamente a dubitare della cosa.


Esce sulla veranda qualche secondo prima che la schiena di Derek sparisca fra gli alberi.
La cosa bella dei licantropi è che per la maggior parte della volte non c’è alcun bisogno di parlare, udito e olfatto ipersviluppati sopperiscono alla mancanza di comunicazione, ma Stiles non ha mai perso un’occasione di snocciolare sillabe inutili «Derek!» lo chiama lo stesso, anche lui si era già fermato.
«Almeno il perché. Quando te ne vai, vorrei sapere almeno il perché».
Il fatto che i suoi occhi brillino di un azzurro metallico non va preso come un buon segno, Stiles va in arresto automatico, come se avesse ricevuto un silenzioso ordine categorico ‒ non si è ancora abituato al fatto che non sia un alfa, paradossalmente lo tranquillizzavano di più gli occhi rossi.
«Come fai? Come riesci ad essere tanto ingenuo?  Ti muovi goffamente in mezzo a tutto questo senza renderti conto che sei debole e indifeso. Non c’è il tempo andare a fare scampagnate o di oziare sul divano, non è il momento di comportarsi come dei bambini, quando là fuori ci sono cose che vogliono ucciderci e portarci via ciò che abbiamo di più caro. Non è il momento Stiles, e sarebbe ora che tu lo capissi».
Quella che esce dalla gola di Stiles è una risata spezzata, la stessa che faceva suo padre quando non aveva voglia di discutere con lui, solo che Stiles di voglia ne ha eccome; scende i gradini due a due e si pianta a qualche metro da lui con una fierezza che non credeva potesse appartenergli «Io non sono debole, e non sono indifeso, solo perché non ho artigli e zanne non significa che non sappia difendermi, anzi, sono così forte da potermi permettere di non indossare una maschera. Sono libero di essere vulnerabile, libero di provare emozioni. Io corro il rischio di essere felice, Derek, tu corri e basta, pattugli, stai sempre allerta; so cosa sia l’ipervigilanza, ci sono passato, so cosa significa non avere un istante di tregua, per questo sono venuto qui. Ora puoi tranquillamente scegliere, puoi continuare a comportarti come un reduce del Vietnam o accettare che ci sono momenti in cui puoi smetterla di essere un soldato e goderti le piccole cose».


C’è un momento di straordinario silenzio, un’impasse densissima che viene interrotta soltanto dai passi incerti di Stiles. Derek è ancora immobile, una sorta di ombrosa statua greca, un Ade disorientato e assorto, e forse è proprio in quest’istante surreale che qualcosa scatta nella mente di Stiles, qualcosa che non ha nulla a che fare con il razionale ed è invece legato all’istino, al lasciarsi andare, a quel modo di vivere la vita che sta disperatamente cercando di inculcare in Derek.
Saranno al massimo cinque passi, cinque frettolosi passi, e poi, con precisione cinematografica, come se avessero provato quella scena un centinaio di volte, le sue mani sono attorno al suo collo e nella mente provata di Derek passa per un istante la convinzione che voglia strangolarlo.
Il suo respiro si mozza comunque, con Stiles che in maniera goffa e affannata si schianta sulle sue labbra e comincia qualcosa che non sa da dove arrivi né dove voglia andare.

Derek fa un passo indietro, riprende fiato, lo guarda e per la prima volta è come se avesse davanti un libro aperto; c’è sofferenza, rammarico, paura, ma anche tenerezza, gioia, ironia e quella scintilla adolescenziale di desiderio, quell’irregolarità nl suo battito cardiaco che rischia di farlo arrossire.
Fa un passo indietro, poi un altro e un altro ancora.
«Stiles, non è il momento».
(And all of a sudden              
another month is gone        
and you’ve read millions of
words).                                      
Derek aveva delle previsioni, si era fatto tutta una serie di speculazioni che aveva finito per dare come certe: Scott avrebbe mandato avanti la sua epopea con Allison, Isaac sarebbe sempre rimasto al suo fianco e Lydia avrebbe finito per accorgersi di Stiles, e anche il loro instabile umano da compagnia avrebbe avuto il suo lieto fine. Di tutte quelle sue elucubrazioni da commedia rosa non resta un bel niente, e probabilmente si darebbe del cretino, se la sua mente non fosse intasata da un groviglio confuso di pensieri e immagini.
Stiles Stilinski l’ha baciato.
E lui si trova completamente impreparato alla cosa.
Derek si lascia scivolare contro un albero, si siede a terra e spegne il cervello, appoggia la testa alle ginocchia e rimane così, immobile, cercando di concentrarsi soltanto sulle forme astrette che galleggiano dietro le sue palpebre serrate.
Il che, paradossalmente, è esattamente ciò che Stiles voleva facesse quel pomeriggio.
(All of a sudden your world has been altered).
 
Howl of the author:
Mi scuso per gli eventuali errori di battitura, ma mi sono vista costretta a postare obbligatoriamente stasera senza aver riguardato il capitolo.
Come qualcuno ha già colto, questa storia è una bussola che non punta al nord, ma siete liberissimi di fare previsioni, e io sarò lietissima di ascoltarle.
Hwyl fawr,
War.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: WarHamster