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Autore: Ciara    31/07/2014    3 recensioni
Il pacco conteneva Zuccotti di Zucca e Piume di Zucchero, ovviamente niente di classico: gli Zuccotti erano glassati al caramello e le Piume erano quelle azzurre all’anice.
I suoi preferiti.
C’era un che di profondamente sadico in quel pacco e nella lettera ad esso allegata, qualcosa che gli faceva pulsare terribilmente la piccola vena appena sotto il sopracciglio, qualcosa che gli faceva superare il limite della semplice irritazione.
Storia partecipante al contest "Amore di Mamma!" indetto da Io@ ;) sul forum di EFP
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Audrey, Molly Weasley, Percy Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Altro giro, altro contest!

Piccola storia senza troppe pretese su Percy e il suo rapporto con Molly, ci sono dei flashback, come mio solito le parti in corsivo, e non ho potuto non inserire Audry. Chissà magari prima o poi me ne uscirò con un'altra storia su di loro ( ho scoperto che Percy Weasley mi intriga un sacco ).

Come mio solito è consigliata la lettura accompagnata dalla canzone in allegato ( Disarm, The Civil Wars) e ovviamente nessuno dei personaggi mi appartiene!

Buona lettura!

Ciara

 

All you want, sweetheart

 

Disarm you with a smile
And cut you like you want me to
Cut that little child
Inside of me and such a part of you
Ooh, the years burn

« Primo Livello, Ufficio del Ministro della Magia e del Personale di Supporto da lui delegato » gracchiò la voce dell’ascensore del Ministero della Magia, Percy uscì con sicurezza dall’abitacolo e svoltò subito a destra.

Il rumore soffocato che i mocassini provocavano a contatto con il pavimento riecheggiava per tutto il corridoio.

Alcuni impiegati lo salutarono con rispetto per poi affrettarsi ai propri incarichi.

Si rigirò con impazienza la cartellina che gli aveva consegnato il Capo del Dipartimento degli Auror pochi minuti prima dicendogli che si era verificato un piccolo errore.

Piccolo.

Il Dipartimento sulla Regolamentazione della Legge Magica aveva inviato il rapporto sbagliato riguardante il comportamento di alcuni Auror durante uno degli ultimi attacchi ai Mangiamorte.

Semplicemente avevano falsificato degli atti. Cosa che a quanto pareva, sotto la precedente amministrazione di Scimgeour, non era poi tanto rara ( tutto per non far preoccupare il fin troppo apprensivo Caramell ).

C’erano degli aspetti del nuovo Ministro che apprezzava profondamente: la sua sedizione al lavoro, la serietà con cui se ne occupava e, soprattutto, il fatto che non si scomponesse di fronte a nulla.

Qualità che un Auror di vecchia data dove possedere.

Però il Ministro aveva anche una strana tendenza a sminuire quegli errori che lui avrebbe punito severamente, perché quel piccolo errore avrebbe rallentato una quantità indefinita di partiche molto importanti. In tempo di guerra non potevano permettersi che gli uffici più importanti non comunicassero in maniera corretta. Ne andava della credibilità del Ministero.

Ovviamente l’ingrato compito di rimettere tutto a posto spettava a lui.

Si lisciò una piega della camicia per poi svoltare nuovamente a destra, finalmente era arrivato all’ufficio che gli interessava. 

Sulla targhetta dorata che troneggiava sulla porta era inciso in bella calligrafia Percy Weasley.

 

Molly chiuse il libro delle favole di Beda il Bardo e lo poggiò sul suo comodino.

« Mamma, da grande voglio essere saggio come il terzo fratello » disse un Percy bambino sbadigliando.

La donna gli rimboccò le coperte e gli disse: « Tu sei bravo e intelligente. Potrai essere tutto ciò che vorrai, tesoro ».

Il bambino le sorrise.

« Voglio lavorare al Ministero come papà. E avere il mio nome sulla porta. Proprio come papà! »

Sua madre gli lasciò un baciò sulla fronte.

« Tutto quello che vorrai, tesoro ».

 

Nonostante la sua mania per l’ordine, negli ultimi mesi nel suo ufficio regnava il caos più totale: la scrivania era perennemente ingombra di pratiche e fascicoli, lettere, senza contare il via vai di gufi.

Un disastro.

Come il mio appartamento d’altronde.

In quel momento Hermes lo aspettava con un pacco e una lettera legati alla zampe; dalle dimensioni e dal modo accurato con cui la carta era stata ripiegata, gli bastò una sola occhiata per capire chi fosse il mittente.

Percy inspirò profondamente prima di abbandonare la cartella che teneva tra le mani in una delle poltroncine che facevano bella vista di fronte alla sua scrivania, quindi liberò il gufo dalla posta.

L’animale volò dall’altra parte della stanza, dove c’erano un piccolo trespolo dell’acqua e dei Biscotti Gufici, gentile concessione degli addetti alla posta.

Hermes non faceva mai i capricci, non beccava nessuno e non pretendeva mai un premio, probabilmente perché era ben educato, ma ogni volta che tornava da era più mansueto del solito. E non era un caso. Questo Percy lo sapeva perfettamente.

 

« Questa sarà sempre casa tua, tesoro » sua madre gliel’aveva detto mentre lo salutava sul portico della Tana, la neve che cadeva copiosa e il Ministro ad aspettarlo al cancello.

 

Il pacco conteneva Zuccotti di Zucca e Piume di Zucchero, ovviamente niente di classico: gli Zuccotti erano glassati al caramello e le Piume erano quelle azzurre all’anice.

I suoi preferiti.

C’era un che di profondamente sadico in quel pacco e nella lettera ad esso allegata, qualcosa che gli faceva pulsare terribilmente la piccola vena appena sotto il sopracciglio, qualcosa che gli faceva superare il limite della semplice irritazione.

 

Sua madre lo liberò dall’abbraccio soffocante in cui l’aveva imprigionato. La vide asciugarsi velocemente una lacrima mentre passava ancora una volta le dita sulla sua spilla da Caposcuola.

« Sono così orgogliosa di te! »

Lui le aveva sorriso.

« Cosa desideri, Percy caro? Tutto quello che vuoi » gliel’aveva chiesto mentre gli accarezzava una guancia. Non aveva mai amato le effusioni della madre, ma non gliele negava perché sapeva quanto le facesse piacere che almeno uno dei suoi figli non si vergognasse delle coccole della mamma.

Sapeva anche che la situazione economica dei suoi genitori non gli avrebbe mai permesso di chiedere grandi cose, se ne era fatto una ragione tanto tempo prima.

« Zuccotti di Zucca e Piume di Zucchero, mamma ».

I suoi preferiti.

Di tanto in tanto Molly glieli spediva anche ad Hogwarts.

Osservò la madre mordersi le labbra mentre cercava di reprimere le lacrime.

« Tutto quello che vuoi, tesoro »

 

Percy si tolse gli occhiali per potersi massaggiare le tempie, costringendosi a prendere respiri lenti e profondi; sotto l’irritazione si nascondeva tanta frustrazione, dolore e una dose non indifferente di odio verso se stesso e verso la sua famiglia.

Chiuse gli occhi e cercò di imitare i movimenti che aveva usato Audry qualche giorno prima, inutilmente, visto che ora cominciava ad avere un accenno di emicrania.

« Se continui così, rischi di farti esplodere il cervello! » la voce allegra di Audry bloccò all’istante i suoi movimenti. Il ragazzo si voltò per potere rivolgere la dovuta attenzione alla ragazza.

Ovviamente senza occhiali riusciva a mettere a fuoco ben poco, distinse solo la sua figura fasciata da quello che sembrava un vestito nero. Quando fu abbastanza vicina notò anche che aveva il rossetto.

Rosso.

« Lascia, faccio io » disse lei mentre sostituiva la pressione delle dita di Percy, troppo rudi, con quella più leggera delle sue; la differenza gli fu subito evidente tanto che dovette mordersi una guancia per reprimere un sospiro di piacere.

« Meglio? » chiese piano lei.

Annuì con un cenno del capo continuando a godersi quelle attenzioni.

« Alla fine mi hai dato ascolto e ti sei tagliato i capelli » notò lei, continuando a massaggiargli le tempie. Percy nonostante lo sforzo di formare un pensiero coerente e una frase di senso compiuto non riuscì a fare altro che annuire nuovamente.

« Quando me l’hai detto, assomigliavi tanto a mia madre » le confessò lui.

 

Il caldo nella sua piccola camera alla Tana era insopportabile, ma quello era l’unico posto dove i suoi fratelli non l’avrebbero mai disturbato. Era quasi un tempio sacro e non permetteva a nessuno di entrarci senza il suo permesso.

« Tesoro, ti ho portato della limonata ».

Quando studiava d’estate sua madre gli portava sempre della limonata: entrava in camera senza far rumore, lasciava la caraffa e un bicchiere sulla scrivania di fronte a lui e gli baciava la fronte, senza mancare mai di fare commenti sui suoi capelli.

 

 Percy afferrò i polsi della ragazza e gentilmente le allontanò le mani dal suo viso. « Grazie ».

Si appoggiò al bordo della scrivania mentre le faceva segno di accomodarsi su una delle poltrone.

« Da come me ne hai parlato l’altra volta, devi volerle molto bene »

« Già…»

 

Disarm you with a smile
And leave you like they left me here
To wither in denial
The bitterness of one who's left alone
Ooh, the years burn
Ooh, the years burn, burn, burn

 

Percy le porse la scatola e la vide mordere uno Zuccotto di Zucca.

Quelle labbra erano un crimine contro l’umanità.

Audry era tutto ciò che non cercava in una ragazza.

Era carina, okay.

Molto carina.

Concentrata sul suo lavoro.

Era una caratteristica che aveva sempre apprezzato, la dedizione al lavoro. Era segno di disciplina e rigore.

Controllo.

Sì, avere le cose sotto controllo gli era sempre piaciuto.

Invece lei era distratta, sempre allegra, rumorosa. Aveva la risata più contagiosa che avesse mai sentito.

Ed era incredibile che lui provasse tutto quell’interesse nei suoi confronti.

« Questi me li ha mandati lei » cominciò a spiegarle. « Una coercizione camuffata da regalo ».

La ragazza lo osservò corrugando la fonte, i boccoli scuri le ricadevano scomposti intorno al viso.

« Domani mio fratello si sposa ».

Il ragazzo strinse forte il bordo della scrivania fino a farsi venire le nocche bianche.

« Il mio fratellone si sposa e io sarò l’unico a non esserci » questo lo disse ad occhi chiusi.

Tutto perché lui era troppo ambizioso, orgoglioso e cocciuto.

Nell’ultimo anno era diventato tutto ciò che i suoi genitori gli avevano insegnato ad odiare, frequentava persone che parlavano alle spalle della sua famiglia e non faceva nulla per impedirlo.

Tutto per una scrivania e una targhetta.

« Avete discusso? » gli domandò lei, le dita che sfioravano le sue per fargli allentare la presa sul legno della scrivania.

« Audry, sei intelligente. Lavori nel Dipartimento accanto a quello di mio padre, ti sarai già fatta un’ idea; e poi la gente mormora » rispose secco lui.

« Beh, io voglio saperlo da te ».

E lei sorrideva, sorrideva sempre. Anche quando lui era acido, o sgarbato. Sorrideva e non chiedeva altro che una storia.

La osservò mentre si portava una Piuma di Zucchero alla bocca.

Quelle labbra erano un crimine contro l’umanità.

Percy si ritrovò a pensare che l’indomani Fred e George avrebbero fatto strage di ragazze al matrimonio. Non si sarebbe aspettato niente di meno.

« Li ho insultati nel peggior modo possibile ».

 

L’Ordine della Fenice ed Harry Potter.

Non si parlava d’altro.

La Guerra alle porte, la lealtà verso la propria famiglia, i propri principi.

E a lui mai un pensiero, mai una pacca sulla spalla per tutto il lavoro che aveva fatto, la carriera che aveva intrapreso.

Anzi, suo padre non faceva altro che ripetergli che il Ministro lo stava usando per arrivare ad Harry.

« Solo perché in questa famiglia nessuno ha un minimo di ambizione nella vita, non significa che io sia come voi » era furioso, rosso in viso e a pochi centimetri dalla faccia di suo padre.

« Fuori da casa mia! »

Gli stessi occhiali cerchiati di corno in bilico sul naso.

Non aveva mai visto sua padre così arrabbiato.

« Vorrei solo che una volta tanto foste felici per me » la voce quasi una supplica.

Quando aveva finito di raccogliere i suoi averi in un vecchio borsone era uscito in cortile senza rivolgere la parola a nessuno.

Sua madre l’aveva seguito, aveva sentito i suoi passi e i suoi singhiozzi.

La donna aveva tentato di abbracciarlo ma lui l’aveva fermata.

« No, stavolta no ».

Molly aveva cercato di ricomporsi: si era asciugata le guance e gli aveva sorriso.

« Tutto quello che vuoi, tesoro »

 

Audry continuava ad accarezzargli il dorso della mano.

« Dovresti andare in ogni caso. A tua madre farebbe piacere » tentò lei.

Percy si limitò ad alzare un sopracciglio scettico.

« Non dopo quello che le ho detto. Tutto quello che ho fatto ».

La ragazza si alzò dalla sua poltroncina e si poggiò alla scrivania accanto a lui.

« Sai, uno scrittore Babbano ha scritto che “Il cuore di una madre è un abisso in fondo al quale si trova sempre il perdono”. E io credo che abbia ragione » mentre lo guardava negli occhi gli strinse la mano.

Percy si limitò ad annuire, lo sguardo fisso sulle sue labbra rosse.

« Almeno promettimi che ci penserai » gli disse lei prima di baciarlo.

Sapeva di anice.

Era sicuro che gli avesse lasciato delle tracce di rossetto sulla bocca.

Quelle labbra erano un crimine contro l’umanità.

 

I used to be a little boy
So old in my shoes
And what I choose is my voice
What's a boy supposed to do?
The killer in me is the killer in you
My love
I send this smile over to you
Disarm, The Civil Wars

  
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