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Autore: Frank Ottobre    31/07/2014    7 recensioni
Ciao a tutti, sono ritornato dopo un bel po', causa mille motivi, ma ora penso di essere tornato davvero, spero('?)
Comunque, volevo proporre una nuova storia, ricominciare da zero. Spero che vi piaccia e mi piacerebbe se mi aiutaste a migliorarla con i vostri consigli, la storia sarà lunga e non sarà caricata interamente, visto che altre parti le scriverò solo "per me", intanto questa è una prova per vedere se può interessare, detto questo buona lettura a tutti^^
Trama: D.E.A.T.H, cinque lettere, cinque ragazzi, cinque storie, mille motivi per uccidere.
Genere: Horror, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Bondage
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                                                                                                                                                   La casa


Non poteva farlo. Darren stava dirigendosi alla casa, camminava in maniera concitata e giocherellava nervosamente con il coltello che aveva in tasca, procurandosi alcuni tagli, ma non ci fece caso, la sofferenza era ormai presenza stabile nella sua vita, quindi proseguì.
Il cielo nuvoloso, spento e grigio aggiungeva teatralità alla sua marcia, cominciò a piovere.                                                                                 
Emily, che lo stava cercando disperatamente, correva sotto la pioggia, che iniziava ad aumentare di intensità, offuscando quasi completamente la vista.
La strada era vuota, non una macchina, non un passante, nessuno a cui poter chiedere aiuto, lontana dal centro abitato, cercava di percorrere la strada a memoria e facendo uso dell’istinto, doveva fermare Darren a tutti i costi.
La casa  era vicina, ma Darren era già arrivato. Quella baracca, dove Darren aveva fatto la promessa.
Un edificio anonimo, malconcio, cadeva a pezzi e sorprendentemente riusciva a trattenere fuori buona parte della pioggia.
Aprì la porta lentamente, assaporando ogni singolo istante, quasi in estasi rimase fermo all’entrata, estraendo lentamente la lama dalla sua tasca, grondante di sangue, del suo sangue, ed entrò.
Il silenzio lo avvolse e lo stesso fece l’oscurità. Si sedette in un angolo, sorridente ed impaziente.
Passarono pochi minuti, nel frastuono della tempesta, alla quale si erano aggiunti tuoni assordanti e lampi accecanti, Darren riuscì a distinguere i passi di qualcuno.
La porta si aprì, una figura oscura calcava l’uscio, rimase lì per qualche secondo, scrutando nel buio della baracca, accertandosi che non ci fossero intrusi.
Dopo aver dato l’ultima occhiata, entrò e chiuse la porta.
Gli occhi non si erano ancora abituati al buio, ma sentì dei rumori, un cigolio di una sedia, passi su pavimento in legno ed infine notò un luccichio.
“Che cos’è?” disse sussurrando tra sé e sé. Iniziò ad avvicinarsi cautamente, ma si fermò quando vide una figura a lui familiare prendere forma.
“Darren? Che cosa ci fai qui?”
“Credo che la domanda giusta da fare sia: Lei, che cosa ci fa qui, Signor Knight?” Darren rispose con arroganza.
“Io,io, credo di essermi perso” Disse goffamente mentre arretrava.
“Perso?” ripetè divertito il ragazzo “Io non credo proprio. Sappiamo entrambi che questo incontro non è un’accidentale coincidenza. Perché non dice la verità, così farà un favore a me, ma soprattutto a lei, signore”
“Io non dirò un bel niente, non so di cosa tu stia parlando e se questo è il tuo modo di divertirti, allora sei solo un povero psicopatico. Per quanto mi riguarda, questa faccenda è assurda, me ne vado” cercò di uscire il più presto possibile.
“Dove crede di andare!?” Darren scattò per prenderlo e gli mise le mani sulla giacca zuppa d’acqua, strattonandolo lo buttò a terra ed inizio a picchiarlo violentemente con calci e pugni.
Walter non riusciva a reagire, sovrastato dalla collera di Darren, cercava di ripararsi il volto, urlando disperatamente “Aiuto!”. Darren si placò. Si pulì le mani e riprese in mano il coltello.
“Che cosa intendi fare?” domandò angosciato Walter
“Voglio che lo dica!” gridò istericamente Darren
“Cosa? Cosa?”
“Che è stato lei, ne sono sicuro, voglio che siano le sue ultime parole, voglio sentire!”
Walter scoppiò in un pianto convulso.
“Va bene. Sono stato io, l’ho fatto io. Io ho stuprato tua madre” disse singhiozzando.
Darren aveva avuto quello che voleva, forse non tutto..
“Fermo, cosa fai, no ti prego!”
Darren affondò la lama lentamente nel ventre dell’uomo, e mentre lo faceva, fissava gli occhi di Walter, ormai prossimo all’inevitabile morte, lenta e dolorosa.
Il sangue scorreva sul pavimento e Darren affondò completamente la lama nel corpo; provava gioia, sorrideva, un ghigno davvero inquietante comparve sul suo viso, infine estrasse il coltello per poi colpire con almeno quaranta coltellate il resto del corpo.
Sguazzava orgoglioso nel sangue della sua vittima, poi si alzò leggermente affaticato ed uscì alla pioggia, si stiracchiò, rivolse ancora uno sguardo al corpo del Signor Knight.
“Un bel lavoro, davvero un bel lavoro” udì alle sue spalle. Darren si voltò, riconoscendo la voce.
“Grazie, Alan, già che ci sei, mi aiuti con il corpo del bastardo?”
“D’accordo, a patto che..”
“Sì, va bene” Darren lo interruppe subito, conosceva Alan da tempo e sapeva che cosa stava per dire.
“Oh, grazie amico! Tu non sai quanti giorni sono che non mangio un pasto fresco!”
Cominciarono a mettersi subito al lavoro, mentre degli occhi tra i cespugli osservavano attentamente la scena.
 
  
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