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Autore: slanif    31/07/2014    2 recensioni
Accenni HanaRu
E anche nei giorni più scuri
E nei momenti peggiori
Avrai una stella cometa
A illuminare la strada
E se cadrai tante volte
Ti alzerai sempre più forte
La vita è la tua scommessa
Ma mai diventerà persa
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Song-fic ispirata dalle parole del testo della canzone “Piccole Cose” di Deborah Iurato.
 
 
 
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Piccole Cose
di slanif
 
 
 

Credo che la vita sia il confine tra i tuoi desideri e la tua strada
Credo il bene generi altro bene e che la sofferenza venga ripagata
Credo che lottare a denti stretti dia valore ad ogni tuo obiettivo
Credo che soltanto con dei sogni puoi sentirti vivo

 
Non so bene perché mi sono impuntato tanto a giocare a basket. Okay, strombazzavo ai quattro venti di amare Haruko e che volevo conquistarla diventando il migliore nello sport che lei amava, ma lo sappiamo tutti che era una menzogna persino con me stesso.
Semplicemente, credo che fosse nel mio DNA.
Avrei pensato di fare il muratore, o il fornaio, o il cameriere per tutta la vita. Non avrei mai pensato di diventare uno sportivo, un giocatore professionista di basket e di laurearmi in fisioterapia.
Sognavo cose piccole, da ragazzo, e una volta che ho capito che bisognava crescere, tutto si è ribaltato.
Le certezze che avevo sono cadute, ma non ho avuto paura. Sapevo che mi sarei dovuto impegnare, stringere i denti e mettercela tutta, perché è così che ho sempre fatto, in ogni frangente della mia vita.
Anche nel basket: ero un totale buono a nulla, non sapevo neanche il più elementare dei fondamentali, eppure gridavo ai quattro venti quanto io fossi dannatamente bravo.
Perché quello che è iniziato come uno stupido gioco, una ripicca verso chi mi diceva che non ero buono a fare niente, è diventato poi una dimostrazione ai miei amici della Guntai e ad Haruko e a tutto lo Shohoku (soprattutto al Gorilla) che io ci sarei riuscito.
Mi sono fissato un obiettivo, e mettendocela tutta, ce l’ho fatta.
E sono felice.
Perché scegliere di giocare a basket non ha cambiato solo il mio presente di adolescente, ma anche il mio futuro di uomo.
Diventare un basketman e quindi proseguire su quella strada, mi ha portato a non fare il muratore, il fornaio o il cameriere, no; mi ha portato ad essere un fisioterapista e un giocatore dell’NBA.

 

E anche nei giorni più scuri
E nei momenti peggiori
Avrai una stella cometa
A illuminare la strada
E se cadrai tante volte
Ti alzerai sempre più forte

 
Quando mai avrei pensato di poter diventare nessuna delle due cose? A scuola ero un’autentica frana e di sicuro non avevo mai fatto sport in vita mia, se non parliamo di tirare pugni; ma quello non è neanche box, perché io volevo far male e spaccare nasi, non vincere un avversario su un ring.
Quando è morto mio padre e io non avevo potuto aiutarlo, dentro di me era cresciuto un rancore così forte che non riuscivo neanche a respirare.
Ero rabbioso, incazzato nero, furente. Ce l’avevo con qualunque Dio mi sentisse, perché aveva scelto, tra milioni di persone, di portare a se proprio mio padre. Perché? E perché non ero riuscito ad aiutarlo? Mi sentivo inutile, colpevole. E quindi menavo le mani.
E poi è arrivato il basket: la luce in fondo al tunnel. Il percorso che mi ha guarito, che mi ha cresciuto come un genitore amorevole.
Lo so che è stato mio padre, da lassù, a portarmi al basket. Perché lui me lo diceva sempre: «Sei nato per fare grandi cose, figliolo.» E non è che ho scoperto qualche nuova stella o qualche nuova cura in medicina, non ho inventato niente di geniale o chissà cos’altro; ma nel mio piccolo ho fatto grandi cose. Quello che doveva fare un lavoro umile, che era considerato un teppista e un buono a nulla, alla fine nella vita ha vinto e ha ottenuto molto più di molti suoi coetanei che, pareva, avrebbero spaccato il Mondo.

 

E sorrido sempre
Anche quando non va bene niente
Io sorrido sempre
Per nascondere le sofferenze
Io sorrido sempre
Anche quando non va bene niente, ma
Basta una gioia inaspettata
Per guarire ogni ferita
Perché sono le piccole cose a cambiarci la vita
A cambiarci la vita

 
La prima cosa che mi ha fatto guarire è stato ridere. Col basket mi divertivo davvero. Mi sono sempre divertito davvero!
Fin quando ho giocato, non c’è stato giorno in cui non mi sia sentito felice come non mai nel pestare quel parquet lucido con le mie scarpe da basket.
Anche quando mi sentivo un imbranato e tutti mi facevano notare che ero solo un esaltato, mi sentivo comunque felice di poter sentire quella gomma ruvida sotto i polpastrelli.
Era rassicurante, amorevole, un punto fermo.
Era il raggio di luce delle mie giornate, la fonte della mia gioia, il luogo dove ho cambiato tutto di me stesso, dove ho imparato a conoscermi e dove ho conosciuto persone meravigliose.

 

Credo che ogni giorno sia un percorso per trovare la serenità
Credo che gli amici più sinceri li vedi nei momenti di difficoltà
Credo sia importante custodire sempre intatti gli attimi felici
Credo che ogni grande amore chieda grandi sacrifici

 
Amici sinceri, veri, che mi hanno accompagnato per tutta la mia vita.
Ancor oggi, che sono passati quasi trent’anni, li sento vicini esattamente come allora.
Perché ci sono sempre stati, per me.
All’inizio, in palestra, sfottendomi come non mai per la mia incapacità nel basket, stimolandomi a fare meglio. Era un modo tutto loro, ma ha funzionato alla grande.
E poi dopo, negli anni a seguire, nelle scelte fatte bene e in quelle sbagliate, nelle lacrime versate e nelle gioie ricevute, nelle sofferenze arrivate senza preavviso.
Sono sempre stati lì, a sorreggermi quando cadevo, ad asciugare le mie lacrime di dolore, ad abbracciarmi forte per un evento felice, a ridere con me di serenità.
Takenori, con la sua mole gigantesca e l’espressione dura, mi ha indirizzato come solo un padre saprebbe fare, portandomi a ragionare e a fare i conti con me stesso.
Kiminobu, con la sua calma e la sua ponderatezza, è stato spesso l’acqua che spegneva il mio fuoco di collera.
Ryota, con cui mi sono divertito e ho condiviso dolori sentimentali e stupidate. I pomeriggi con lui a chiacchierare, giocare alla playstation o semplicemente a fare una passeggiata, rimarranno sempre uno dei ricordi più belli della mia vita.
Hisashi, così diverso da me, all’apparenza così superficiale e invece così profondo e saldo, fermo, come una roccia. Nessuno come lui ha potuto capirmi e aiutarmi quando mi sono fatto male alla schiena, o quando pensavo di non farcela più e volevo mollare tutto.
Ayako, con la sua allegria e la sua prontezza di spirito, con la sua tenacia. Se non ci fosse stata lei e il suo fido ventaglio a scuotermi il cervello, spesso avrei fatto delle vere e proprie scemenze!
E poi c’è Kaede. Con lui non è iniziata bene, e se alla fine ero così intenzionato a diventare un buon giocatore, era soprattutto per togliergli da quella testaccia dura la convinzione che fosse migliore di me. Ma poi il tempo mi ha fatto capire che in fondo in fondo, tante cose fatte da lui nei miei confronti, sono state per me un grosso stimolo, un insegnamento. Certo, lo faceva a modo suo, dandomi un calcio nelle chiappe, ma che volete farci? Kaede è Kaede, e niente e nessuno lo cambierà mai.

 

La vita è la tua scommessa
Ma mai diventerà persa

 
Lui è stato la mia scommessa più grande.
Diventare un bravo giocatore di basket era difficile; laurearsi in fisioterapia anche; ma far innamorare di me Kaede Rukawa, è stata senz’altro quella che si definisce una dura scalata.
E’ stato un po’ come arrivare in cima al Monte Everest a mani nude, senza imbracature o bussole o corde e cavi. Niente. Mani senza guanti, mani che si sono scorticate come il mio cuore.
Spesso ho pensato di lasciar perdere, che era inutile, ma non potevo: dovevo vincere. La mia vita doveva essere perfetta. E se il basket e la laurea erano andati in porto, allora doveva andare in porto anche l’amore.

 

E sorrido sempre
Anche quando non va bene niente
Io sorrido sempre
Per nascondere le sofferenze
Io sorrido sempre
Anche quando non va bene niente, ma
Basta una gioia inaspettata
Per guarire ogni ferita
Perché sono le piccole cose a cambiarci la vita
A cambiarci la vita
Per nascondere le sofferenze
Io sorrido sempre
Anche quando non va bene niente, ma
Basta una gioia inaspettata
Per guarire ogni ferita
Perché sono le piccole cose a cambiarci la vita
Perché sono le piccole cose a cambiarci la vita
A cambiarci la vita
A cambiarci la vita

 
Ed è bastato un istante, un semplice gesto, uno sguardo. E’ bastato un solo secondo, una giornata buona, e tutto ha cominciato a girare.
E Kaede mi ha stretto la mano, intrecciando le sue dita con le mie. Per non lasciarle più.
E a quel punto ho capito che non serve fare l’esaltato, che non serve pensare che succederà chissà cosa… sono le piccole cose che cambiano tutto. E’ nelle piccole cose che c’è la bellezza. E’ nelle piccole cose di tutti i giorni che c’è il tuo futuro, in ogni passo o difficoltà che superi quotidianamente. E’ nelle piccole cose e nei piccoli gesti degli amici che capisci chi ti è davvero vicino e chi no. E’ nelle piccole cose che vivi che capisci cosa puoi o non puoi fare, chi puoi diventare. E’ nelle piccole cose che capisci che qualcuno ti ama. E’ nelle piccole cose della vita che capisci la felicità.
 
 
 
**FINE**
 
Erano secoli che non scrivevo qualcosa su Slam Dunk! Mi sento un po’ arrugginita, ma spero di non aver fatto una completa schifezza!
Appena ho sentito questa canzone, ho pensato ad Hanamichi, e in neanche mezz'ora l'ho scritta, riletta e pubblicata.
Fatemi sapere!

   
 
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