Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Dreaming_Archer    31/07/2014    0 recensioni
Giorgia è una quattordicenne innamorata. Il suo "lui" è così perfetto, etereo, stupendo, irraggiungibile.
Un giorno, Giorgia trova nella biblioteca della scuola una lettera, la più bella lettera d'amore mai scritta.
"Ma sarebbe stato troppo facile, anche se io ho sempre voluto che fosse tutto facile. Avrei voluto che noi non fossimo così diversi, che tu capissi da uno sguardo, che non ci fosse bisogno di parole …
Perché io non le so le parole giuste, non le ho mai sapute.
Sei tu quello giusto. L’altezza giusta, i capelli perfetti, la camminata da divo. Quella faccia tanto bella da volerla picchiare e urlare: “ma perché?!”"
Quella lettera sembra cucita addosso a lei, sulle sue emozioni, sui suoi sentimenti. E allora per evitare che il triste destino scritto in quella lettera si ripeta, Giorgia deve prendere il coraggio a due mani e scoprire chi l'ha scritta. Per difendere il suo primo vero amore dal destino.
(Storia partecipante al concorso del Forum EFP "E sei i proverbi avessero ragione?")
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Bella sfigata che ho trovato”. Primo pensiero.
Mi rileggo giusto un paio di righe, perché è una delle lettere più belle che ho mai letto. In realtà è praticamente l’unica lettera d’amore che ho mai letto, ma sono sicura che se ancora si scrivessero, dovrebbero essere più o meno così.
“Ma che tristezza!”. Secondo pensiero.
In effetti questa Monica doveva esserci rimasta sotto non poco per questo ragazzo.
Poverina, un po’ me la immagino, seduta su queste poltroncine, con il quaderno sulle ginocchia, magari si è lasciata andare anche qualche lacrima mentre guardava verso la porta a vetri sperando che il suo lui entrasse a consolarla.
Mentre lo penso mi rendo conto che pure io guardo verso la porta a vetri, sperando che lui entri da un momento all’altro. 
“Sì, ma la mia situazione è diversa.” Terzo pensiero.
Insomma, mica troppo, riflettendoci. Quello che più mi colpiva di quella lettera erano le frasi riguardo al trovare le parole giuste. Perché nemmeno io le sapevo le parole giuste.
La rileggo ancora una volta, e poi un’altra ancora.
Alla fine sono a dir poco stupita. Quelle parole mi calzano addosso meglio del mio più bel paio di jeans. Monica è come me, e io sono come lei. Una parte di me non vuole ammetterlo, ma anche io sono piuttosto disperata.
Vado a scuola da mesi, lo vedo tutti i giorni e lo cerco per i corridoi, ma ancora non so nemmeno il suo nome. E se proprio devo deprimermi, non credo che lui si sia nemmeno accorto che esisto.
Ma questo è perché non voglio fargli una brutta impressione al primo sguardo, voglio trovare il momento migliore. Voglio che lui abbia un colpo di fulmine come l’ho avuto io il primo giorno di scuola, quando l’ho visto parcheggiare la macchina mentre ascoltava la musica a tutto volume. E poi tutto verrà da sé.
Esatto, è così che sarà. Io non so nemmeno chi è questa Monica. E poi se ha lasciato la lettera in un libro della biblioteca, doveva essere sicuramente poco importante. Magari uno scherzo, magari si era inventata tutto giusto per passare il tempo.
Però torno a guardare la lettera, e la rileggo di nuovo tutta dall’inizio. Non è possibile che al mondo ci siano così tante disperate come me.
A me non finirà come a questa Monica, ne sono sicura. Il mio lui capirà, e mi amerà per quella che sono. Questa lettera è solo un cattivo avvertimento, vuole portarmi male.
Forse devo soltanto rimetterla a posto e dimenticarmela.
Oppure è meglio cestinarla, ed evitare a qualcun altro di leggere quello strazio.
Mi alzo e torno nell’ingresso, decisa a buttarla.
Sto quasi per farlo, ma mi immagino di nuovo Monica. Se l’ha lasciata in un libro è perché non voleva averla sotto gli occhi, ma nemmeno buttarla via definitivamente. Forse le faceva male staccarsene, così l’ha lasciata “in pausa” in un posto sicuro.
Ma la verità è che anche a me fa male averla sotto gli occhi, perché sembra che voglia portarmi sfortuna.
La bibliotecaria alza lo sguardo, e mi guarda incuriosita.
Io le faccio un mezzo sorriso imbarazzata, rendendomi conto che sono rimasta per almeno un minuto immobile a fissare il cestino. Mi tolgo il chewing-gum dalla bocca, e lo butto, giusto per avere una scusa.
La lettera la tengo. «Appunti.» Faccio alla bibliotecaria, mostrando il foglio piegato. Mi sento quasi una ladra, ma lei non può sicuramente conoscere ogni singolo foglio di quella biblioteca.
Lei mi sorride, poi si avvia a spegnere il computer.
«E’ l’una.» Mi avvisa. In effetti anche i professori stanno riordinando le loro scartoffie, e ai tavoli non c’è più nessuno.
«Arrivederci.» Dico, mentre infilo la lettera nella cartella, e mi avvio verso l’uscita.
«Buona giornata.»
La campanella suona proprio nel momento in cui entro in corridoio. Una decina di porte si aprono contemporaneamente, dozzine di ragazzi e ragazze sfociano in corridoi. In mezzo secondo sono soffocata in una marea di persone.
Continuo a camminare a passo lento verso l’uscita, e cerco di rendermi il più invisibile possibile. Quando sono sola mi sembra sempre che tutti gli altri abbiano un miliardo di amici intorno, mentre io sembro la triste asociale che esce da scuola senza nessuno.
Mi lascio nascondere la faccia dalla frangia e cammino guardandomi le scarpe. In effetti sarebbe ora di cambiarle. Guardo quelle degli altri, giusto per vedere con cosa potrei sostituirle.
Banali … tristi … hanno una forma strana … quelle mai! … non male, ma non di quel colore … e poi, un paio di piedi avanti a me, quelle sì che mi piacciono. Con lo sguardo abbraccio tutta la figura che le indossa. Anche il resto non mi dispiace, insomma. Adoro i jeans di colore così chiaro, e anche la felpa blu elettrico.
Sono indossati da un Marcantonio di quasi un metro e novanta con le spalle larghe, che cammina tranquillo come se la folla intorno a lui si allargasse. Porta la cartella su una spalla sola, che gli da un’inclinazione particolare e lo costringe ad un’andatura molleggiata.
Con una mano giocherella con le chiavi della macchina, l’altra la tiene nella tasca dei jeans.
Devo alzare lo sguardo per vedergli la nuca, ha il collo largo e i capelli biondi tagliati piuttosto corti, ma con un ciuffo riccioluto che ondeggia al ritmo della camminata sull’orecchio destro.
Senza nemmeno rendermene conto mi faccio più sotto, schivo qualche cartella e qualche ragazzina e mi trovo alle spalle del mio lui.
Mi era bastato il colore dei jeans per riconoscerlo, adesso gli sono talmente incollata addosso che sfioro la sua cartella. Alzo di nuovo lo sguardo sui suoi capelli. Sono talmente in alto! Adoro i ragazzi alti, e lui è perfetto.
La folla mi spinge un po’ da parte, ma io voglio stargli vicino, voglio sentire la sua voce profonda. Chissà cosa starà dicendo ai suoi amici.
Riesco a tornare alle sue spalle, c’è una gran confusione, ma mi sembra stiano parlando di come tornare a casa. Lui parla gesticolando con la mano delle chiavi, a quanto pare non vuole accompagnare nessuno.
Non mi sono nemmeno resa conto di averlo seguito in mezzo al parcheggio, mentre di solito proseguo per il cancello. Mi guardo intorno, nessuno sembra avermi notata, così torno indietro. E’ imbarazzante fare la stessa strada a ritroso nel giro di due secondi in mezzo a tutte quelle persone, ma sarebbe ancora più imbarazzante se lui si girasse e mi ritrovasse praticamente nella sua macchina.
Però continuo a tenerlo d’occhio anche mentre esco dal cancello e mi dirigo meccanicamente alla fermata dell’autobus.
Apre l’auto, butta lo zaino sul sedile del passeggero. Saluta con un cinque i  suoi due amici, e mentre sta per entrare in macchina loro gli fanno una battuta che lo fa ridere.
Quanto vorrei ridere anch’io a quella battuta, essere seduta in quella macchina di fianco a lui, invece che in questo autobus puzzolente e sovraffollato. Almeno non fa freddo, ma è una triste consolazione.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Dreaming_Archer