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Autore: grace_law_smith    31/07/2014    2 recensioni
"Solitamente Natasha non veniva truccata a lavoro. Be’, in realtà non ce n’era bisogno perché con “lavoro” si intendevano allenamenti su allenamenti e venire truccate sarebbe stato come un insulto, persino per una donna come la Vedova Nera."
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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storm. 

Mi rendeva nervoso ormai da qualche giorno, questo suo comportamento. Si aggirava per i corridoi in quella sua tuta nera attillata che le risaltava le forme come nessun altro capo d’abbigliamento avrebbe fatto e bisognava precisare che quella era la tenuta da battaglia. I suoi occhi verdi erano come fari che avresti visto luminosi anche a km di distanza da te e, davvero, avrei voluto evitare di fissarli così tanto. La sua postura, sempre severa e autoritaria, le conferiva un’aria snob ed eccentrica, per quanto lei (e il suo carattere) dicessero il contrario. Purtroppo, la sua personalità e il suo sguardo la tradivano, nonostante a primo impatto sembrasse una femme fatale senza scrupoli, in realtà Natasha era una buona donna, soprattutto di cuore, quando voleva lei. Una delle sue caratteristiche tanto invidiate dalle varie agenti dello SHIELD era l’autocontrollo, anche se in quei giorni stava superando il limite.
Senza un preciso motivo,  mi ritrovavo ad osservarla mentre compilava pile di moduli in ufficio. Irascibile per com’era in quel periodo io non osavo andarle a parlare ma alcuni più coraggiosi di me tentavano la sorte. Lei rispondeva male, con insulti e a volte gesti poco educati (e molto violenti). Natasha Romanoff era sempre stata il fior fiore dello SHIELD e adesso la situazione stava degenerando senza che fossimo a conoscenza del perché e sapevo bene che risalire alla causa di tale nervosismo non sarebbe servito a nulla. E nemmeno andarle a parlare (o almeno cercavo di autoconvincermi di questo per non andarle a dire nulla ed evitare cattive risposte). Quindi no, non avrei cercato la causa del problema e non sarei andato a chiederle nulla. Così io risolvevo i problemi. Non volevo essere scortese e neanche trattato male, c’era da spaventarsi quando si parlava di Natasha Romanoff incazzata. E lo era anche tanto.
Stava firmando gli ultimi fogli che le rimanevano quando si alzò di scatto e osservò la sala. Solitamente Natasha non veniva truccata a lavoro. Be’, in realtà non ce n’era bisogno perché con “lavoro” si intendevano allenamenti su allenamenti e venire truccate sarebbe stato come un insulto, persino per una donna come la Vedova Nera. Da dopo New York non si faceva altro che parlare degli Avengers, del ritorno di Captain America, cioè io, e di quanto Stark fosse stato coraggioso e anche di quanto tutti gli Avengers fossero stati fantastici. La fama aveva dato alla testa a persone come Stark (anche se con noi rimaneva il solito), ma non a me, non a Natasha. Lei continuava ad allenarsi, a migliorarsi, o almeno ci provava. Qualcosa la turbava e lo si capiva bene, anche prima delle sue frequenti crisi isteriche degli ultimi periodi. Come ho già detto, Natasha era una buona donna, di cuore e gentile con tutti, ma solo pochi, solo chi la conosceva veramente, riusciva a vedere i fulmini dentro i suoi occhi. I fulmini delle tempeste che la tormentavano dentro. Come ho già detto, autocontrollo. Per far smuovere Natasha Romanoff tanto da farle perdere l’autocontrollo dovevi essere davvero bravo.
-Steve.- sentii una voce alle mie spalle, mi girai e me la ritrovai davanti. Natalia Alianovna Romanova, meglio conosciuta come la Vedova Nera, mi reclamava.
-Natasha. Cosa succede?- cercavo di rimanere più calmo possibile, anche se stavo sudando e lei si era accorta del mio nervosismo.
-Steve, questi moduli riguardano New York, non ne ho idea. Sai che non sono adatta a stare in ufficio e non ne capisco molto, ma devi firmare qui.- non la stavo ascoltando. Ero troppo intento ad osservarla minuziosamente. Si era truccata e anche bene, quella mattina. Aveva scurito e allungato le folte ciglia che adesso le risaltavano gli occhi verdi e le incorniciavano perfettamente il volto. Il rossetto era dello stesso rosso fuoco dei capelli corti e ben sistemati con una coda alta. Incantevole come sempre e sexy come non mai, proprio in quel momento Natasha non veniva tradita né dal carattere né da ciò che negava sempre: era severa sia dentro che fuori.
-Capitano?- e rieccomi di nuovo sul pianeta Terra, la Vedova reclamava. –Devi firmare questi documenti e il prima possibile. Ho cose da fare.- tendeva la mano verso di me con dei fogli in mano.
Presi una penna dalla mia scrivania e senza neanche leggere cosa stessi firmando scrissi “Steve Rogers” dove dovevo scriverlo.
-Grazie.- disse asciutta, in fine. Fece per girarsi e ritornare alla sua postazione quando poi mi guardò (e credo si sia anche accorta della mia espressione imbambolata senza senso) e mi disse: -Ti va, qualche sera, di andare a prendere un gelato insieme? Magari domani sera?- fu talmente disinvolta nel chiederlo che per un attimo dimenticai la Natasha incazzata che era stata in quei giorni. Forse ero troppo incantato per accorgermi dell’espressione da ebete che avevo assunto, ma lei no e se ne accorse e finalmente, non so dopo quanto tempo, vidi l’accenno di un sorriso sul suo volto ma fu come un fantasma, l’attimo dopo sparì e la sua espressione tornò dura e contratta come lo era stata per giorni.
-Non lo so… sono molto impegnato ultimamente.- ed era vero.
-Oh, capisco. Ci si vede allora.- Natasha liquidò il discorso con un gesto della mano e si girò.
-Natasha!- il suo nome mi uscì di bocca senza che lo volessi. Che stupido.
-Sì?- mi guardò di nuovo. Questa volta non avrei fallito.
-Be’, domani sono molto occupato. Facciamo stasera?- provai ad assumere lo stesso tono usato da lei poco prima ma non ero bravo quanto lo era stata Natasha. Lei mi sorrise e fu un sorriso strano, uno di quelli spontanei che vorresti nascondere ma che riusciresti a vedere anche al buio. Un sorriso che non mostrava quasi mai.
-Certo. A stasera allora.- non si scompose più di tanto. Un sorriso e un invito per prendere un gelato, ecco cosa avevo ottenuto oggi da Natasha Romanoff. Nessuna parolaccia, nessuno sgarbo, nessuna violenza. Un sorriso, il più bello che avessi mai visto, e un gelato. Potevo davvero ritenermi soddisfatto.
Quando lei si voltò di nuovo, rilassai le spalle. Mi sentii sorprendentemente sollevato e non più impaurito e nervoso. Il cuore batteva a mille, niente a che vedere con l’adrenalina e la rabbia di New York. Questa era una sensazione strana, una sensazione nuova, inspiegabile. Non solo ero riuscito a non farmi prendere a calci in culo dalla donna più sexy che avessi mai visto, ma ero anche stato invitato a uscire. Mentre esternamente avevo l’aspetto di un duro, del Capitano, del soldato che combatte per la patria, dentro ero talmente felice che qualsiasi cosa, anche Stark che giocava e si vantava della sua armatura, mi sarebbe sembrata bella. Bella come lo era lei quando sorrideva, quando era nervosa, quando combatteva, quando firmava i moduli, quando mi guardava negli occhi. Oh, quegli occhi. Quei grandi occhi verdi che, nonostante i fulmini e le tempeste, riuscivano ad ipnotizzarmi e a rendermi più cretino di quanto non lo fossi. Forse ce l’avevo fatta, forse ero riuscito a calmarla. Come ho detto all’inizio, io non sarei andato da lei, ma non avrei mai pensato che lei potesse venire da me. 


Buonasera a tutti! Avevo in mente di scrivere una OS fluff su Nat e Steve da un po' di tempo e oggi mi sono sentita ispirata! Be', spero vi piaccia, buona lettura!
Grace. 

 
  
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