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Autore: lillilola    01/08/2014    8 recensioni
Abbiamo sempre desiderato di prenderci cura di un cucciolo, no?
Ma se invece di un morbido pelo bianco, capitassero dei capelli color biondo miele?
Se invece del cucciolo, ti dovessi prendere cura di una bambola rotta?
Quanto sei disposto a evitare di romperla del tutto, e di mettere insieme i pezzi mancanti?
Facciamo così, Nikki ora è la tua bambola ferita, fanne ciò che vuoi.
Distruggila o aggiustala.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton, Irwin, Calum, Hood, Luke, Hemmings, Michael, Cliffors, Nuovo, personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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CAPITOLO 19: IL LUPO PERDE IL PELO, MA NON IL VIZIO.

 
Era passata più di una settimana da quando Nikki aveva detto ai ragazzi i progetti che aveva sul suo futuro.
Nonostante questo, Ash, non era ancora tranquillo, temeva che la sua bambolina potesse innamorarsi di qualche ragazzo che frequentava il locale in cui lei lavorava , e che così sarebbe andata via per sempre.
Perdendola per sempre.
Sapeva che sicuramente c'era già qualcuno che le faceva il filo, perché il giorno prima era entrata in casa con una rosa rossa in mano.
Aveva così paura di perderla che se la sentiva scivolare già scivolare tra le dita.
Luke andava al locale praticamente ogni giorno, sapeva che si beccava una fetta gratis di crostata di mele, e poi gli piaceva vedere la sua piccola con quel vestito bianco e nero da cameriera, sembrava un vera e propria bambola vivente.
Ogni giorno, tornata a casa dal lavoro, la ragazza divideva le mance in due, una parte finiva nel barattolo con l'etichetta con scritto "ART" e l'altra metà nel barattolo con scritto "RAGAZZI".
Era determinata nel voler contribuire alle spese di casa, anche se i ragazzi le avevano già detto che non c'era alcun bisogno, vista la loro disponibilità economica, ma lei insistette.
Voleva sentirsi libera e indipendente.
Stava finalmente cominciando a vivere la sua vita.
Ashton e Mike arrivarono alla tavola calda,  cercavano Luke a causa di un problema sorto in casa: dei calzini, probabilmente radioattivi, visto che erano stati usati dopo una partita di calcetto, che stavano sul divano.
Nessuno aveva avuto il coraggio di avvicinarsi a quei cosi.
Trovarono il biondo seduto al solito tavolo, che mangiava una fetta di crostata.
Ash, cercò la sua piccola con lo sguardo, e la trovò a servire al tavolo di alcuni ragazzi.
Il suo incubo sembrava stesse iniziando.
Sentiva che la ragazza scivolava via da lui, e come la sabbia, più stringevi le mani per tenerla, più scivolava via.
- Almeno le dai la mancia? - chiese Mike sedendosi e sapendo che lui mangiava torta gratis tutto il giorno.
Luke annuì.
- E' da quando lavora qui che ogni volta le do una banconota da 5, e ogni volta, me la ritrovo sul comodino la sera - tirò fuori dalle tasche la banconota in questione - è la stessa del giorno prima, e di quello prima ancora. E' la stesa che tento di darle dall'inizio - la  mise sul tavolo - lei la prenderà, dirà grazie, e sta sera, sarà sul mio comodino-.
Ash sorrise sentendo questa storia, era riuscito a sentire le parole di Luke, nonostante stesse fissando Nikki come un maniaco.
- Hai lo sguardo un poco ebete Ash - sussurrò Mike, che non era l'unico ad averlo notato, infatti due cameriere  lo fissavano un po' preoccupate.
Nikki finì di servire il tavolo di ragazzi e si diresse verso di loro; ma Luke, in quel momento riuscì a sentire, con il suo udito fuori dal comune, un paio di commenti sgradevoli sulla sua piccola : "me la sbatterei a sangue", "è più gnocca dello sgorbio della tua ragazza" e per finire "alla prossima faccio finire la mia mano sul suo bel sedere".
Luke si alzò di scatto, e corse da loro che ancora commentavano allegramente.
I ragazzi guardarono il biondo che si era presentato al loro tavolo piuttosto confusi, lui invece sorrise in modo leggermente sadico.
- Salve ragazzi. Volevo dirvi che se non la smettete all'istante di commentare, o anche solo di pensare di sfiorare la mia bambolina, l'unico che sbatterà qualcosa sarò io. Sbatterò le vostre facce in un frullatore acceso - sorrideva mentre parlava, ed era inquietantemente calmo.
Faceva davvero sul serio.
- Avete capito? - chiese calmo.
Annuirono.
- Fantastico - continuò allegro.
La bionda, nel frattempo, stava per andare al tavolo dei suoi amici, quando due cameriere la fermarono.
- Uno di quei tipi ti fissava, credo che siano dei maniaci - disse Celestine per avvisarla.
Le cameriere del locale, avevano tutte notato che Nikki era piuttosto carina, e che attirava clienti giovani, ma non riuscivano ad odiarla, il suo sguardo innocente, faceva tenerezza a tutte, e sembrava che dicesse che lei non era consapevole della propria bellezza.
- Non preoccuparti, sono i miei coinquilini - disse sorridendo e togliendosi una forcina dai capelli.
Prese il riccio rosso ribelle della ragazza e glielo mise apposto.
Come si poteva odiare una persona così?
- Grazie -.
- Non è nulla - sorrise la bionda andando al tavolo dei suoi ragazzi - dov'è Luke? - chiese notando il posto vuoto.
Mike sbuffò e le indicò il tavolo dei ragazzi di prima.
Il biondo aveva la faccia da sadico, e Nik, per evitare l'apocalisse, corse da lui.
- ...vi prenderò il collo e lo stringerò tra le...- Nikki gli prese una mano e non lo lasciò finire.
-Luke vieni. Andiamo a sederci - disse trascinandolo via- scusatelo - disse a quelli che erano appena stati creativamente minacciati dal biondo.
Il ragazzo si sedette arrabbiato. 
- Bambolina, loro avevano cattive intenzioni nei tuoi confronti e...-
- Luke - sussurrò sorridendo - non c'è bisogna che tu mi difenda sempre - gli prese la mano  - sei il mio supereroe, ma voglio imparare a farcela da sola - concluse dolcemente e dando un bacio sulla fronte al ragazzo - non odiarmi per favore - fissò i suoi occhi azzurri.
Luke aveva le lacrime agli occhi.
La sua piccola stava crescendo, e lui era così fiero di lei; si costrinse a mordersi l'interno di una guancia per non piangere.
Ma non ci riuscì.
Infatti si alzò e l'abbracciò scoppiando in lacrime.
- La mia bambina..- singhiozzò - così grande ma così piccola allo stesso tempo - la strinse più forte - sono così orgoglioso di te bambolina mia - lei sorrise - tu sei la gioia di papà! -
A questo punto le cose stavano degenerando, così Mike si alzò e lo staccò da lei prima che la soffocasse con la sua morsa.
In aiuto a Mike andò anche Ash visto che Luke sembrava attaccato alla ragazza, come se fosse una cozza sullo scoglio.
- Okay, Luke basta. Tu non sei suo padre, e ora andiamo a casa che hai dato abbastanza spettacolo ,e ci sono dei calzini radioattivi che devono essere spostati- disse Mike prendendolo per un braccio.
-Ma la mia bambina...- si lamentò il biondo.
- La rivedrai a casa tra un paio di ore, e potrai piangere - rispose Ash prendendolo per l'altro braccio.
Il ragazzo sorrise dolcemente a Nikki, mostrando quelle adorabili fossette, prima di scortare fuori il proclamato padre, che non era padre, di Nikki, assieme a Mike.
Appena uscirono Celestine andò da lei, e la vide sorridere allegra con gli occhi un po' lucidi.
- I tuoi amici sono un po' matti - disse sorridendo.
La bionda si girò verso di lei.
- Ognuno ha una famiglia un po' fuori di testa, giusto? -.
La rossa annuì.
Nikki non considerava semplici amici quei quattro matti, loro erano la sua famiglia.
La sua pazza, ma fantastica famiglia.
Mancava un'ora  e un quarto alla chiusura della tavola calda.
Mancava così poco per poter riabbracciare e consolare Luke, che sembrava essersi appropriato del titolo di padre.
Andò a riordinare uno dei tanti tavoli vuoti.
Il tavolo era alle spalle di un signore con i capelli neri e qualche ciuffo bianco; quel signore  era lì da circa l'inizio del suo turno, quindi da almeno tre ore sicure, e l'unica cosa che aveva fatto tutto il tempo, era fissare la sua tazza di caffè nero, che ogni tanto beveva, e che ogni tanto una cameriera da i capelli blu, Tiffany, riempiva di nuovo fino all'orlo.
La bionda non aveva fatto attenzione a quel signore, ma ora che il locale era quasi vuoto, aveva l'opportunità di concentrarsi un attimo su di lui.
Si chiedeva cosa ci facesse lì da solo.
Si fermò a fissargli la schiena piegata in avanti, sempre a fissare la tazza, mentre puliva il tavolo; prese il vassoio e stava per allontanarsi, quando quella schiena tornò dritta.
Nikki osservò ancora, e notò sul collo scoperto un tatuaggio particolare.
"HELENA 22\08\2006".
Quel vassoio che teneva stretto tra le mani, come un aereo, si schiantò a terra.
Tutto il locale si girò a guardarla, tranne lui, tranne quel signore dai capelli neri e bianchi; lui non si era girato a guardarla crollare a terra come il vassoio.
La bionda capì che lui, era lì per lei, era tornato a prenderla.
Suo padre, il suo vero padre, voleva di nuova sua figlia.
Sua figlia che era a terra in ginocchio, con le lacrime che si accumulavano negli occhi neri.
Aveva dei laghi di lacrime in quegli occhi.
Tiffany corse da lei, e l'aiutò a rialzarsi, evitando la porcella rotta delle tazzine.
O della bambola, forse.
- Stai bene? - chiese preoccupata la ragazza.
Nikki la guardò e sorrise.
- Sto bene - disse mentre una lacrima le solcava una guancia - sto bene - ripeté con voce ferma.
La ragazza dai capelli blu, abbracciò la bionda, e poi le passò il telefono.
- Chiama i tuoi amici, fatti venire a prendere, e vai a casa- le disse lasciandola sola.
La bionda guardò il cellulare, e digitò tremante, l'unico numero che sapeva a memoria.
Le lacrime ferme negli occhi, non aiutavano la vista.
Fece un paio di squilli, prima che la persona dall'altra parte rispondesse.
- Pronto? - chiese la voce calda e amichevole.
La ragazza trattenne un singhiozzo.
- Lui è qui - riuscì a sussurrare.
- Lui chi? E con chi sto parlando? - chiese confusa la voce.
- Ash , lui è tornato a prendermi-.
Ashton capì di chi era quella voce, ma non capì comunque  chi fosse la persona di cui lei stava parlando.
La sentiva terrorizzata, e questo gli bastava.
- Arrivo. Tu resta al telefono e parlami finché non sono lì. Ora arrivo - uscì dalla porta con il cellulare attaccato all'orecchio - piccola stai bene intanto? Ti hanno fatto qualcosa? - chiese preoccupato scendendo le scale.
La ragazza restò in silenzio, si sentiva il suo respiro.
- Io non sto bene Ash -.
Il ragazzo uscì correndo dall'edificio, e si diresse verso la tavola calda.
Aprì la porta, e una cameriera gli andò incontro.
- Cerco una ragazza che lavora qui. Si chiama Nik..-
- E' in cucina -
Mise giù la chiamata e aprì la porta della cucina, la trovò a fissare il telefono.
- Ashton io..- riuscì a dire prima di ritrovarsi tra le sue braccia.
A quel punto i laghi si spezzarono e ci  furono dei fiumi scendere dagli occhi neri.
- Lui è tornato e...-
- Lui chi? -
- Mio padre- concluse lasciando il ragazzo senza parole.
Ash lasciò la ragazza.
- Ci penso io a quel bastardo! - disse arrabbiato.
Se c'era una cosa che poteva distruggere la vita di Nikki, beh, quella cosa era suo padre.
L'uomo che odiava sua figlia.
L'uomo che ha fatto odiare sua figlia a sé stessa.
Era quello che l'aveva fatta sentire in colpa, per colpe che non aveva.
E Ashton lo odiava. Lo odiava con tutto sé stesso.
Voleva restituirgli il male che aveva fatto a sua figlia.
Alla sua piccola Nikki.
La bionda lo guardò, non sapendo cosa il suo amico volesse fare.
- Cosa vuoi fare Ashton? -
- Sarebbe meglio chiedere cosa non voglio fare a quel bastardo, e sicuramente non voglio essere gentile - sapeva che la prima cosa che voleva fare, era quella di rompergli il naso.
Guardò la ragazza e le fece una carezza.
- Lui non ti porterà via. Non lascerò che ti porti via da me- .
Nikki fece per fermarlo, ma il ragazzo schizzò fuori dalla cucina, sapeva che la ragazza avrebbe tentato di non fargli fare cavolate.
Le uniche persone presenti nel locale erano due cameriere che stavano pulendo, il locale era vuoto, e dell'uomo dai capelli neri con i ciuffi bianchi, non c'era più alcuna traccia.
Ashton si sentì scivolare via l'unica occasione che aveva per poter dare a quel bastardo ciò che si meritava.
Tirò un pugno al muro da quanto era arrabbiato; le cameriere si voltarono a guardarlo stupite per ciò che aveva appena fatto.
Sospirò cercando di calmarsi, anche se riuscì poco nell'intento.
- Andiamo a casa - disse Nikki prendendogli la mano - non voglio che tu commetta errori a causa mia - .
Il ragazzo si girò a guardarla, e si accorse che non c'era più traccia delle lacrime di poco prima; sembrava così calma e tranquilla, un po' pallida magari, ma vedendola in quel momento nessuno avrebbe potuto immaginare che poco prima quella piccola ragazza avesse incontrato il suo diavolo.
Ashton capì che Nikki stava iniziando a chiudersi di nuovo nel suo piccolo incubo personale.
Stava per gridarle di non chiudere di nuovo quella porta, e di evitare di nuovo di lasciarlo fuori e all'oscuro di tutto.
- Ragazze io vado via un attimo prima. Ci vediamo domani. Scusate, e buona serata - disse sorridendo e trascinando via Ashton dal locale, come se fosse lui ad aver bisogno di aiuto.
Anche se forse era davvero così.
Il ragazzo era troppo preoccupato per lei, che non si accorse che sul tavolo dove prima c'era il signore dai capelli bianchi e neri, si trovava un foglietto, cosa che Nikki invece notò, ma di cui non fece parola.
Appena lo portò fuori si fermò, e gli lasciò la mano.
- Ho dimenticato una cosa. Torno subito - disse senza guardarlo negli occhi.
Temeva che potesse accorgersi della piccola bugia che aveva appena detto.
La bionda entrò in un lampo, prese quel foglietto piegato male, e se lo mise velocemente in tasca, come una ladra; tornò fuori e come se nulla fosse superò Ashton camminando velocemente.
Si sentiva male a causa di quello che stava nascondendo al ragazzo.
Ashton la guardò mentre camminava dritta per la sua strada, senza voltarsi indietro.
Mi hai lasciato fuori, di nuovo.
 

Luke sorrideva mentre Nikki gli faceva i grattini tra i capelli biondi.
Era contento di averla a casa, poteva godersela e coccolarla, e in quel caso, farsi coccolare un pochino.
Lui non era solo suo amico, lui era quello che voleva proteggerla da tutto e tutti, ma non come Ashton che lo faceva perché ne era innamorato, lui lo faceva perché ne sentiva il bisogno.
Lo stesso bisogno che aveva un padre nei confronti della figlia, o di un fratello in quelli di una sorella più piccola.
Ashton e lei non avevano più parlato dall'episodio di un paio di ore prima, e lui non sapeva se parlare a qualcuno di quello che era successo o se tenerlo per sé.
 Nel frattempo non sapeva cosa fare, e come comportarsi con lei.
Decise che ci avrebbe fatto una dormita; andò in camera e spostò la felpa che Nikki aveva appoggiato un attimo sul letto.
La prese e la spostò sulla sedia della scrivania, stava per coricarsi, quando si accorse che a terra c'era un piccolo foglietto.
Lo prese, e senza pensarci due volte lo aprì per vedere di cosa si trattasse, anche perché non aveva notato che quel foglietto era scappato fuori dalla tasca della felpa della bionda
" Domani per favore, alla fine del tuo turno, incontriamoci davanti al bar affianco. Ti dimostrerò che sono cambiato. Te lo giuro. Dammi una seconda possibilità Nikki".
Ashton guardava quel bigliettino senza sapere cosa pensare, cosa fare, come agire, e sopratutto come reagire.
Sapeva chi l'aveva scritto, o meglio lo intuiva.
Avrebbe voluto un manuale di istruzioni in quel momento, qualcosa come : "Manuale di istruzioni per idioti su come comportarsi in ogni situazione".
Si, avrebbe tanto voluto qualcosa di simile in quel momento.
Si passò una mano tra i capelli, e poi decise di rimettere a terra quel biglietto, esattamente dove lo aveva trovato; si stese sul letto con la testa che scoppiava, anche se l'unico rumore che sentiva era il silenzio.
Un silenzio che gridava comunque nella sua testa.
Chi avrebbe dovuto incontrare la sua bambolina domani?
Sentì una risata per il corridoio e poi la porta si aprì lentamente.
Il ragazzo restò in silenzio, e Nikki si sedette sul letto cercando di non fare rumore.
Sapeva comunque che era sveglio.
- Grazie per oggi - disse lei.
Ashton sospirò.
- Sai che puoi sempre contare su di me piccola - si sedette, e guardò la ragazza persa, o meglio dispersa, nei suoi pensieri.
- Se io andassi via da questa casa Ash - al ragazzo si fermò il cuore a quelle parole - che cosa potrebbe succedere? v-.
- E dove vorresti andare? - chiese con un filo di voce.
Sapeva che centrava quel maledetto biglietto.
Lei restò in silenzio, e in quel momento anche i suoi pensieri tornarono al messaggio su carta di prima.
Forse voleva tornare da suo padre. Da quel bastardo.
Ash strinse i pugni e cercò di calmarsi.
Afferrò Nikki per i fianchi e la trascinò sul letto con lui.
- Resta qui con me - le sussurrò all'orecchio.
La ragazza arrossì al buio e sorrise.
- Non vado da nessuna parte - rispose.
Ed era vero, non sarebbe andata da nessuna parte senza Ashton.
 

Il giorno dopo pioveva a dirotto, cosa che constatò Ashton appena aprì gli occhi.
Sentiva quel rumore incessante farsi sempre più forte.
Si svegliò un poco e iniziò a connettere il cervello, scese dal letto silenziosamente per non svegliare Nikki.
A terra non c'era più il foglietto di cui avrebbe tanto voluto chiedere, e di cui Nik non gli aveva parlato.
Si sentiva solo. Solo perché non ne poteva parlare ai ragazzi, o meglio non voleva, e non poteva parlare con Nikki.
Ma non gli importava di quella sensazione, perché la cosa più importante per lui, era non lasciare sola la sua piccola, non le avrebbe permesso di andare da sola a parlare con suo padre, non gli importava se lei non voleva, se lei non sapeva che anche lui sarebbe stato presente a quell'incontro di cui non aveva fatto parola con nessuno. Lui non l'avrebbe lasciata sola, fine.
Guardò la biondina muoversi un poco nel letto.
- Ash, dove sei? - chiese con la voce assonnata.
Lui sorrise.
- Sono qui -.
Lei guardò un attimo la sveglia. e mugugnò qualcosa nel sonno.
Ashton rise, era così buffa e normale in quei comportamenti.
- Ma è presto, devi già andare via? - chiese stropicciandosi un attimo gli occhi.
Ash le si avvicinò e si sedette affianco, si chinò a baciarle la fronte, e lei rispose con un sorriso.
- Non vado da nessuna parte - le accarezzò il viso e lei chiuse di nuovo gli occhi - resto qui con te bambolina -.
Ma tu resterai qui con me?
La ragazza si riaddormentò sotto lo sguardo perso di Ashton.
Non avrebbe permesso a suo padre di portargliela via, a costo di qualsiasi cosa ci fosse al mondo.
Piuttosto che farla tornare da lui, avrebbe preferito che lei si innamorasse di un ragazzo che non fosse lui, e che andasse da lui, perché l'unica cosa importante era che lei fosse felice.
Se lei era felice, lui era felice.
Suo padre di certo non l'avrebbe fatta sorridere, l'avrebbe solo trascinata di nuovo all'inferno.
Nikki era particolarmente nervosa quel giorno al lavoro, sperava che il tempo si fermasse, che quel dannato orologio sopra il bancone non muovesse più le sue lancette che sembravano correre in avanti troppo alla svelta; la ragazza ancora non aveva preso una decisione riguardo l'appuntamento di che ci sarebbe stato di lì a poco.
Non sapeva se tornare a casa e fare finta di nulla, o se parlare con suo padre.
La tentazione di scappare via, e andare lontano, in quel momento era tremendamente forte.
Lanciò uno sguardo all'orologio, mentre puliva un tavolo, mancava solo  mezz'ora alla fine del suo turno.
Luke aveva finito il suo abituale pezzo di torta da almeno una decina di minuti, e guardava incuriosito la sua bambina, la vedeva spaesata, con la testa tra le nuvole.
Non sapeva se dirle qualcosa o lasciare che ci pensasse da sola, come una persona adulta.
La biondina si passò una mano tra i capelli, sperava che mettendosi in ordine i capelli, anche la sua confusione trovasse un ordine.
L'amico la guardava preoccupato, e poi all'improvviso la ragazza venne verso di lei.
- Luke - disse sedendosi di fronte a lui -voglio chiederti una cosa-
Lui le sorrise contento di poterla aiutare.
- Tutto quello che vuoi piccola -.
- Credi sia giusto perdonare le persone nonostante le azioni che hanno fatto in passato? -.
Il biondo restò spiazzato da questa domanda, e restò a fissare l'amica in modo pensieroso, anche perché non sapeva cosa risponderle. 
Senza contare che quella che stava per dare come risposta avrebbe avuto molto più valore di una risposta qualsiasi.
- Io penso di sì - disse comunque poco convinto - credo che perdonare qualcuno, sia giusto se la persona che chiede il perdono è davvero pentita-.
Nikki sorrise raggiante, quelle erano le parole che voleva sentirsi dire, e grazie a lui, ora sapeva cosa doveva fare.
Sarebbe andata all'appuntamento, e se suo padre si sarebbe scusato, lei lo avrebbe perdonato, perché in fondo quell'uomo era sempre suo padre nonostante tutto, e fatto quello, avrebbe potuto lasciare alle spalle il passato.
Poteva liberarsi da quell'opprimente passato, e più ci pensava, più sentiva il profumo della libertà.
Quel peso che la portava a fondo ogni volta, si sarebbe finalmente staccato, e lei sarebbe potuta salire in superficie.
Luke non capiva in che modo potesse averla aiutata, l'importante era che in quel momento sorrideva.
La bionda si alzò sorridendo.
- Grazie - diede un bacio sulla fronte a Luke - oggi tornerò a casa un poco più tardi, ma non preoccuparti. Avvisa i ragazzi, va bene?-
Il ragazzo annuì e si alzò.
- Dopo prepariamo i biscotti?- chiese contento di averle fatto tornare il sorriso anche se non sapeva esattamente come aveva fatto.
Lei rise, annuì, e poi tornò a lavorare.
Nel frattempo Ashton, si era seduto in disparte sul marciapiede, e aspettava.
Aspettava...
Aspettava...
Aspettava...
Improvvisamente dalla porta sul retro del locale in cui lavorava la sua bambolina, uscì un volto familiare.
Era nervosa e con lo stomaco sottosopra, come se stesse facendo una partita a twister da solo.
Ashton finì di aspettare, perché ora toccava a lei aspettare qualcuno.
Si guardava attorno alla ricerca di ciò che cercava.
Il ragazzo si nascose un attimo meglio, nell'esatto momento in cui un'auto spense il motore.
La ragazza si sentiva sempre più nervosa, e ora che non doveva più aspettare le sembrava di stare addirittura peggio di quando doveva aspettare.
Il rumore dei passi si fece largo nel silenzio di quel momento.
Sembrava una passerella infinita quella che l'uomo stava facendo.
- Ciao Nikki - disse fermandosi davanti a lei.
Ashton notò lo sguardo basso della sua bambolina, non riusciva a guardare quell'uomo negli occhi.
- Ciao...- sussurrò senza voce.
L'uomo sembrò sorridere a quel punto.
Ci fu un silenzio imbarazzante tra i due.
- Perché ? -chiese lei all'improvviso.
- Perché voglio chiederti scusa. Scusa per non essere stato il padre che meritavi. Scusa per averti fatto del male - mise una mano sulla spalla della figlia, e Ashton si dovette trattenere dal dover andare là a toglierla e gridargli che non doveva permettersi di toccare la sua bambolina.
Anche lei sembrò non apprezzare particolarmente quel gesto.
- Io ti perdono -.
- Davvero? Allora torni a casa con me? - quella che fece non era esattamente una domanda, era più un'affermazione mascherata da domanda.
La bionda alzò improvvisamente lo sguardo per la prima volta, e lo guardò stupita.
Lei non voleva tornare a casa con lui, ma questo Ashton non lo poteva sapere.
Ti prego bambolina, ti prego, non farlo.
La ragazza fece un passo indietro a quel punto, sembrava avesse appena visto qualcosa che non le piaceva, qualcosa che le faceva un po' paura.
- No - rispose sussurrando - non verrò a casa con te-.
Leggermente, fece un altro passo indietro.
Voleva allontanarsi da quell'uomo.
- Ma io sono la tua famiglia, e tu sei la mia - le prese un braccio - devi tornare a casa con me - era supplichevole, e non mollava la presa da quel braccio.
Nikki lo guardò non sapendo cosa fare.
- Tu sei mio padre, ti ho perdonato, ma non tornerò a casa con te - lo guardò decisa negli occhi - non tornerò mai più a casa da te- disse secca.
La presa sull'esile braccio iniziò a diventare una morsa.
Le unghie che si infilavano nella pelle.
- Non ha importanza quello che vuoi tu..- la faccia della ragazza era dolorante.
Ashton li raggiunse e la prima cosa che fece fu sferrare un pugno in pieno viso a quell'uomo.
Preso alla sprovvista mollò la presa sulla ragazza.
Ash si mise davanti a lei per proteggerla.
L'uomo alzò il viso e incrociò lo sguardo del ragazzo.
Uno sguardo tremendamente arrabbiato e deciso a fare qualsiasi cosa per proteggere Nikki.
Il labbro superiore dell'uomo sanguinava, e il suo sguardo era stupito, e irritato, non poteva sopportare che qualcuno si mettesse in mezzo tra lui e sua figlia.
- Senti ragazzino non sono affari che ti riguardano - disse con voce profonda - dovresti andartene prima di...-
- Se non se ne va all'istante, la prima cosa che farò, sarà quella di romperle il naso da bastardo che si ritrova sulla faccia - lo sguardo era fisso in quello dell'uomo, aveva davvero intenzione di fargli del male, e molto - la seconda sarà quella di portarla personalmente alla polizia, e assicurarmi che buttino la chiave della sua cella. Ha capito? - il tono di voce era minaccioso, e metteva i brividi.
Per quanto potesse essere esperto di risse, l'uomo sapeva di essere vecchio e di non avere la stessa forza fisica del ragazzo. Sarebbe finito a terra dopo un paio di pugni. E di finire al fresco, non ne aveva decisamente voglia.
Lanciò un ultimo sguardo alla figlia.
- La prossima volt...-
Ashton rise.
- Non ci sarà una prossima volta, perché se la vedo anche solo per sbaglio qui nei paraggi, le posso assicurare che non sarò l'unico a prenderla a pugni - sorrise in modo inquietante - ora se ne vada -.
Il messaggio venne recepito forte e chiaro.
L'uomo si allontanò, con la coda tra le gambe, molto probabilmente non sarebbe più tornato.
Dopo aver mandato via il padre di lei, il biondo si girò verso la ragazza 
- Stai bene? - chiese Ashton stringendole la mano per paura che crollasse a terra.
Sapeva di aver fatto una domanda stupida.
La ragazza restò in silenzio e strinse più forte la mano che aveva tra le sue.
Aveva gli occhi di un nero liquido in quel momento, si morse le labbra per non piangere.
- Smettetela di chiedermi come sto.. Sto male. Ecco come sto realmente. Vorrei solo non sentire più tutto questo schifo di vita che continua a portarmi al passato quando cerco di voltare pagina- le lacrime scorrevano involontariamente, ma la sua voce era ancora ferma.
Ferma e un po' disperata. 
Forse era una voce stanca.
- Ogni volta che mi rialzo cado di nuovo... E sono solo così stanca di alzarmi - il ragazzo la prese tra le braccia - non puoi immaginare quanto io invidi la tua vita. A volte vorrei che fosse la mia - sussurrò mentre lui le asciugava una lacrima che correva via come il vento.
Lui le sorrise e le fece alzare lo sguardo per trovare il suo.
Nero e verde si confusero per un attimo in quello sguardo.
- Anche io vorrei che la mia vita fosse la tua - sorrise guardando l'espressione confusa della ragazza - così non soffriresti più- sussurrò dolcemente.
Nikki lo guardò senza dire nulla.
Si alzò solo in punta di piedi, sfioro la bocca del ragazzo e poi posò le sue labbra su quelle di Ashton.
Aveva reagito istintivamente, e il suo istinto le gridava di baciare quel ragazzo così speciale.
Si allontanò subito dopo e notò la faccia sconcertata di Ashton, e fu in quell'istante che forse non avrebbe dovuto seguire quello che le gridava la voce nella sua testa.
Tornò alla sua statura normale si posò le mani sulla bocca.
Sapeva di aver combinato un disastro.


PERDOOOOOOOOONOOOOOO CIAMBELLINE MIE!
P E R D O N A T E M I!

So che ora mi odiate... lo so!
Mi dispiace tantissimo per il ritardo, per L'ENORME RITARDO, è che sono stata nel college a York due settimane, e quando sono tornata, ero distrutta! Sono stata tre giorni a letto a fare l'ameba :'( 
Da ora sarò più puntuale promesso piccole mie.
E per scusarmi ho fatto un capitolo piuttosto lungo, non so se avete notato e.e 
Anzi probabilmente si, visto che vi starete chiedendo qualcosa come "Ma sta qua che ca**o fa i capitoli così lunghi e pallosi?" e fate bene a chiedervelo, però mi si spezzava il cuore se avessi dovuto dividere questo bel capitolone(?)
Spero davvero che mi perdoniate, e che il capitolo vi piaccia.
Ma ora passando alle cose più serie, sapete hce in Inghilterra ho mangiato praticamente SOLO patate,  credo che nel mio intestino stia crescendo una piantagione di patate, non sto scherzando; comunque il piatto forte, come vi dicevo, sono le patate: patate cotte, crude, con la buccia, fritte con la buccia, al forno, patate senza buccia, fritte senza buccia, patate condite con altre patate...
Credo anche di aver preso un colorito giallognolo, tipo Simpson.
Ma forse sono sempre stata color giallino e mi sbaglio... mah.
Anyway, come vanno le vacanze? Ma ci pensate che siamo ià ad Agosto? Io non ci voglio tornare a scuola, voglio stare a letto, a mangiare i biscotti e a fare l'ameba!
Ma sopratutto a mangiare biscotti :3 
CHE IN INGHILTERRA NON C'ERANO! C'è ma vi rendete conto? La patria dei muffin e dei dolci ipercalorici, sapete quanti biscotti ho mangiato? EBBENE, NESSUNO. Per non parlare dei muffin, anche di quelli il conto è ZERO!
Spero che abbiate mangiato biscotti anche per me nel periodo in cui sono misteriosamente sparita e poi riapparsa.
Come vi vanno le vacanze comunque? Siete già state al mare? Siete belle abbronzate? O ancora vi preparate per la prova costume? 
Ora vi lascio che so di essere appena tornata, *voce in sottofondo:"AHN, MA E' APPENA TORNATA.."*  (non so se ve la ricordate la pubblicità della crociera che facevano un po' di tempo fa.. ma forse sono vecchia io e la conosco solo io), e già vi sto scartavetrando le ovaie.
Ciao piccole ciambelline bellissime, vi ringrazio per le recensioni dello scorso capitolo, e per chi si ostina a mettere la storia tra le preferite\seguite\ricordate.. e ancora a quei matti che mi mettono tra gli autori preferiti <3 vi amo, ma per la vostra sopravvivenza celebrale, vi consiglio di non farlo.
Un bacione biscottine .
Lily** 

P.s. Buone vacanze c:
   
 
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