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Autore: Stella_Del_Mattino    01/08/2014    2 recensioni
Victoire Weasley aveva programmato il suo futuro intorno a Teddy Lupin e alla loro relazione da favola, ma poi lui si è diplomato, ha scelto di seguire il corso di addestramento per Auror e la magia di quell'amore fino ad allora perfetto è gradualmente svanita.
Le promesse tradite pesano sul cuore della ragazza e l'amore lascia il posto ad altri tarli: odio, gelosia, invidia, rabbia.
Dalla storia:
Devi pagare, solo pagare, per tutto.
Devi pentirti di avermi abbandonata, del dolore che mi hai provocato, della vita che hai scelto.
Devi tornare da me strisciando, inginocchiarti davanti a me, supplicarmi di non lasciarti.
Ti presenterò il conto di ogni lacrima che ho stupidamente versato per te.
Non ti libererai di me, devi soffrire come io sto soffrendo.
***
La carriera del ragazzo era compromessa, Victoire ne era consapevole, ma, d’altra parte, lui non aveva fatto altrettanto col suo futuro? Lei aveva semplicemente seguito la legge del taglione ― occhio per occhio, dente per dente ― e adesso erano pari, eppure era tutto tranne che felice e appagata

{Storia partecipante al contest "Arsenico e altri rimedi... - il lato oscuro dell'amore di Liberty_Fede sul forum}
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Teddy Lupin, Victorie Weasley | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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NdA (le metto all'inizio perché ci sono delle precisazioni che magari se le leggete prima della storia capite meglio, ma se vi sembrano troppo lunghe bypassatele pure, poi potete spulciarle dopo la storia ;) ) : Allora, andiamo con ordine. Questa storia ha due diversi narratori: le parti con scrittura “normale” sono raccontate in terza persona (insomma, il classico narratore esterno), mentre la parte in corsivo è narrata direttamente da Victoire, che parla in prima persona, riflettendo sui suoi sentimenti.
Victoire è la protagonista e la storia segue sempre comunque il suo punto di vista.
La one shot è ambientata vicino a Natale, quando Victoire sta frequentando il sesto anno a Hogwarts, mentre Teddy si è diplomato il giugno precedente e sta seguendo il corso di addestramento per Auror.
Ho scelto di cominciare con le presentazioni “sintetizzate” dei due personaggi, perché cercavo un incipit “fresco”, che trasmettesse subito l’idea di una coppia assortita.
Si tratta per tre quarti di un’introspezione sui sentimenti di Victoire — odio, gelosia, invidia e rabbia —, dovuti praticamente all’abbandono di Teddy. Infatti, la loro storia ufficialmente non è finita, ma ufficiosamente sì, perché Teddy non mantiene le promesse fatte a Vic (di scriverle sempre, andarla a trovare sempre quando va a Hogsmeade, che niente cambierà) e lei si sente abbandonata e deve fare i conti un molti sogni e speranze tradite e non riesce a rassegnarsi al fatto che il futuro perfetto che aveva immaginato con lui non potrà avvenire. Vic lo ama ancora, anche se altri sentimenti negativi hanno la meglio, mentre lui, beh l’interpretazione è piuttosto libera, decidete voi se Teddy è solo troppo preso dal corso o non prova più interesse per lei.
Tornando alla parte in corsivo, immaginatela come un momento di riflessione. Victoire è sola nella sua stanza, fissa il soffitto e non mette più freno ai suoi sentimenti. Ci sono molte ripetizioni, tutte volute, proprio per enfatizzare e trasmettere un po’dell’ossessività con cui lei vive la situazione.
 Ogni sentimento è associato a una citazione, che riprende il contenuto del paragrafetto sul quel sentimento oppure la situazione  di Vic, e l’ultima in particolare “anticipa” il finale della storia. Nella seconda parte non in corsivo, c’è anche una frase di una canzone, che è tratta dal singolo “Riderò” dei Santa Margaret.
Nelle parti in corsivo ci sono delle paroline scritte normalmente: non mi sono scordata di mettere il corsivo, ma sono parole a cui Vic dà particolare enfasi (avete presente quando uno è u po’ fuori di sé e parla tutto a sincopi?XD)
Per quanto riguarda Teddy, il suo personaggio è caratterizzato solo attraverso gli occhi della ragazza, però per aiutarvi a inquadrarlo, vi anticipo che potete immaginarlo Tassorosso come Tonks, bravo in Difesa come Remus e come personalità con lo spirito simile a James Potter, la bontà del padre e la popolarità di Cedric. Insomma, uno di quei tipi che, pur non essendo spacconi (in questo infatti non assomiglia a James) attirano le ragazze. Vic parla sempre male di lui, ma credo si capisca che lui non è affatto il mostro che dice lei, però lei è ferita e disprezza tutto ciò che in precedenza ha amato di lui.
Tutto quello che vede Victoire, infatti è distorto dal dolore, compresa la gelosia. Troverete una donna che lei crede la sua amante perché in una foto le pare che ammicchi in direzione di Teddy. Nella storia non l’ho scritto esplicitamente, ma anche quella è solo una distorsione della realtà.
Il titolo (io sono sempre una frana con i titoliXD), può avere un doppio significato: può riferirsi al talento di Metamofomagus di Teddy, oppure alla metamorfosi della storia di Vic e Teddy, che da splendida favola sta diventando per lei un amore ossessivo. Io prediligo il doppio significato, ovvero considerare entrambe le opzioni ;)
Adesso ho finito, seriamente, mi scuso se vi ho annoiati, non mi ero resa conto di aver scritto una storia nella storia, ma volevo precisare tutto, per evitare fraintendimenti.
Adesso siete pronti per la lettura! Se arrivate alla fine fatemi sapere che ne pensate, grazie!

Evelyne.

 
 
 
Metamorfosi
 

Victoire Weasley, sesto anno, Prefetto, fieramente Corvonero. Per un quarto Veela.
 
Ted Remus Lupin, apprendista Auror, asso in Difesa Contro le Arti Oscure, assolutamente Tassorosso. Metamorfomagus.
 
Cosa legava due personalità stravaganti e così diverse tra loro?
L’amore, Victoire ne era sempre stata certa.
Non le era mai pesato che lui, per la sua indole spiritosa e intelligente, attirasse le ragazze come fa una calamita con gli oggetti di ferro, perché poi, ogni sera, tornava da lei.
Solo per lei i suoi capelli diventavano di un adorabile color rosa acceso. A lei riservava baci roventi e sguardi sinceri. Con lei camminava a testa alta per le vie di Hogsmeade.
Tutto questo, tuttavia, succedeva qualche mese prima, quando entrambi frequentavano Hogwarts. Ora lui si era diplomato, aveva scelto la sua strada e si era lasciato alle spalle la prima parte della sua vita, compresa Victoire.
Il rapporto era naufragato, anche se ufficialmente la coppia non si era sciolta. Teddy era andato a salutarla alla stazione di King’s Cross e si tenevano ancora in contatto, ma la corrispondenza si stava facendo sempre più rada e distaccata.
Le promesse che il giovane Lupin aveva fatto a Victoire — “Non cambierà niente tra noi”, “Verrò a trovarti ogni volta che andrai a Hogsmeade”, “”Ti manderò una miriade di gufi, sarai sempre con me” —  cadevano una dopo l’altra, tradite, e avvelenavano l’animo della ragazza.
Che ne era stato del dolce sentimento che li aveva uniti fino al giugno precedente? Non lo sapeva.
Non riceveva notizie di Teddy da settimane e, con l’avvicinarsi del periodo natalizio, l’aria allegra che dilagava a Hogwarts rendeva la sua lontananza ancora più pesante. Probabilmente presto le avrebbe rifilato un’insulsa cartolina d’auguri, con quattro parole di cortesia, come faceva con ogni membro della famiglia. Stava diventando una qualunque, non poteva accettarlo.
Nei momenti di riflessione come quello, quando rimaneva inerte sul letto, gli occhi fissi sul soffitto bluastro della sua stanza, sentiva che l’amore le occupava ancora il petto, ma non le allietava il cuore, anzi lo comprimeva, lo spremeva fino a far fuoriuscire anche l’ultima goccia di sangue.
La sua fiaba si era smontata e aveva seminato dentro di lei tarli difficili da contrastare o da estirpare.
                                                                                                                                                             
                                                                                                                                                                                                             Odio
                                                                          * Quando odiamo qualcuno, odiamo nella sua immagine qualcosa che è dentro di noi *
                                                                                                                                                              H. Hesse

 
Odio il modo in cui mi parli — insopportabile.
Odio i tuoi capelli — ridicoli.
Odio il tuo sguardo furbo — da idiota.
Odio la tua faccia — da schiaffi.
Odio il tuo umorismo — pessimo.
Odio la tua presunzione — chi ti credi di essere?
Odio il tuo buonismo — falso.
Odio la tua presenza — dannosa.
Odio la tua assenza — logorante.
Odio le tue promesse — sciocche illusioni.
Odio le tue lettere — ipocrite.
Odio le tue frasi a metà — crudeli.
Odio la tua capacità di farmi stare male — inspiegabile, inconcepibile, assurda, ingiusta.
Odio la carriera che stai iniziando — la miglior occupazione per finire stecchiti.
Odio la maniera in cui sei sparito — senza spiegarmi davvero perché.
Odio la causa del nostro fallimento — se si tratta di una persona, deve patire le pene dell’inferno, perché ha rovinato qualcosa di perfetto.  
Odio la tua felicità, perché non include anche me.
E, soprattutto, odio te.
 
                                                                                                                                                                                                          Gelosia
                                                                                                     * La gelosia nasce sempre con l’amore, ma non sempre muore con lui *
                                                                                                                                                  François de La Rochefoucauld

 
Tu, però, hai già voltato pagina.
Come potrebbe essere altrimenti? Le donne cadono ai tuoi piedi come se fossi una divinità.
Chissà cosa ci trovano in te. Sei un bamboccione, un marmocchio senza spina dorsale.
E tu cosa ci trovi in quella?
Ho visto la foto che hai mandato a Hugo —  credevi forse che Rose non me l’avrebbe mostrata? — e non capisco come tu possa fare il farfallone con una così — sciatta, vecchia, volgare — dopo essere stato con me.
Non puoi negare l’evidenza: tra i numerosi dipendenti del Ministero presenti nella fotografia, il suo sorriso melenso — da gattamorta — è riservato a te.
Chi è? Dimmelo, se ne hai il coraggio.
Il tuo capo? Un’amica di zio Harry? Un’impiegata qualunque?
Non è il tuo tipo, ha almeno dieci anni più di te e la pelle scorticata.
Non ha la mia grazia e la mia eleganza. Magari l’hai già scordato, ma erano le qualità che più amavi di me.
Se è per lei che hai abbandonato la nostra nave, hai fatto un errore madornale.
Non vale niente in confronto a me, non te ne accorgi?
Io sono nata per stare con te, non lei.
Io ti ho baciato sotto il vischio, due anni fa, non lei.
Io ho costruito, mattone dopo mattone, la nostra favola, non lei.
Io ti merito, non lei.
Io ho condiviso con te ogni attimo importante della mia vita, non lei.
Quella biondina è solo l’ultima arrivata, non le spetta niente di ciò che è mio, specialmente tu.
Non puoi dimenticarmi così, non te lo permetto.
Sei un verme: ufficialmente stai con me e te la spassi con lei.
Ma devi arrenderti, perché sei ancora mio e non avrai mai una vita sentimentale felice con un’altra.
Non ti concederò di aggiungere l’amore alla lista dei tuoi privilegi.
 
 
 
 
                                                                                                                                                                                                         Invidia
                                                                                                                               * L’invidioso è un impotente incapace di rassegnarsi *
                                                                                                                                                                              Gervaso

 
Tu sei sempre stato un gradino più in alto di me, dannazione.
Da una vita sei il cocco di zio Harry e dei nonni.
Agli occhi di tutti ormai sei l’uomo di casa, mentre io solo una bambina.
Ti tengono sotto una campana di vetro, ti considerano il figlio ideale e, in fondo, quando eravamo davvero una coppia, ero io che dovevo sentirmi fortunata a stare con te.
Persino a Hogwarts ti distinguevi.
Eri popolare, lo studente modello — geniale ma non sfigato —, l’idolo dei più piccoli.
Una volta, al sesto anno, hai salvato il gatto di una Grifondoro, che si era arrampicato sul Platano Picchiatore e non riusciva a scendere, e sei stato acclamato come un eroe. Quando io, invece, ho preparato con successo e al primo tentativo il Distillato di Morte Vivente — sai quant’è difficile quella pozione? In pochissimi la eseguono subito bene — , sono stata snobbata.
È così ingiusto.
Io merito più di te, eppure nessuno mi valorizza.
Io valgo più di te, delle tue battute scadenti, del tuo sorriso di facciata e di quella bontà stucchevole.
Ma tu hai tutto ciò che desideri — il lavoro dei tuoi sogni con tanto di amante orripilante —, mentre a me cosa resta?
Avevo pianificato il mio futuro intorno a te, alla nostra relazione, e ora non ho più niente. Nessun piano B.
 
 
                                                                                                                                                                                                           Rabbia
                                                                                                         * Le conseguenze della rabbia sono molto più gravi delle sue cause *
                                                                                                                                                           Marco Aurelio

 
Non ho niente per colpa tua.
Tu hai stravolto i nostri progetti.
Non ne avevi il diritto.
La nostra casa al mare.
Il nostro matrimonio in grande.
La nostra luna di miele in Italia.
I nostri bambini con i tuoi capelli e i miei occhi.
Le nostre vacanze a Villa Conchiglia.
Il nostro viaggio in Australia.  
La nostra vita insieme.
Tutto è svanito per colpa tua.
Forse era soltanto una presa di giro?
Non meritavo di essere ingannata per due anni.
Non dovevi permetterti di prenderti gioco di me.
Stavolta non puoi cavartela con uno dei tuoi “È tutto a posto, Vic.”
Mi devi... non so nemmeno io cosa. Delle scuse? Non me ne faccio niente. Il futuro che volevo? Non puoi ridarmelo.
Sei ignobile, non perfetto come ti dipingono gli altri.
Dimmi, io non ero abbastanza per te? La tua popolarità richiedeva una ragazza alla tua altezza? Ero troppo studiosa, troppo nella norma, troppo sofisticata, con troppi sogni e troppi valori?
Va’al diavolo.
Non meriti più niente, né perdono né amicizia, tantomeno pietà.
Devi pagare, solo pagare, per tutto.
Devi pentirti di avermi abbandonata, del dolore che mi hai provocato, della vita che hai scelto.
Devi tornare da me strisciando, inginocchiarti davanti a me, supplicarmi di non lasciarti.
Ti presenterò il conto di ogni lacrima che ho stupidamente versato per te.
Non ti libererai di me, devi soffrire come io sto soffrendo.
 
Slam.
La porta della camera di Victoire sbatté e la sua compagna di stanza, una ragazza dalla corporatura robusta e appassionata di oggetti babbani, ridestò la Weasley dai suoi vaneggiamenti.
« Ciao, Kate » borbottò Vic.
Kate rispose al suo saluto con un sorriso gentile e si sfilò dalle orecchie le cuffiette dell’mp3 che teneva in tasca.
Le note di una canzone  dilagarono nell’ambiente, soffuse ma coinvolgenti.
Riderò della tua luce quando si sarà spenta, stava cantando una voce femminile.
 Quelle poche parole si impressero a fondo nella mente di Victoire e, come un fulmine nel bel mezzo del temporale, le rischiararono le idee. Improvvisamente sapeva cosa fare per placare la rabbia e gli altri sentimenti malevoli che le ostruivano il cuore. La soluzione era un termine solo, che da settimane si aggirava nelle sue riflessioni,  restando, fino ad allora, non identificato: vendetta.
 
***
Il primo giorno delle vacanze natalizie, Victoire entrò con nonchalance al Ministero e salì fino al secondo piano.
Fonti certe — nonna Molly, che lo aveva saputo da zia Ginny, la quale aveva sentito il diretto interessato parlarne con Harry — le avevano detto che Teddy e gli altri tirocinanti dividevano un piccolo ufficio al Quartier Generale degli Auror, dove conservavano le relazioni delle loro prime missioni, che, alla fine dell’anno, avrebbero dovuto consegnare a zio Ron, responsabile del corso di addestramento.
Teddy, in particolare, era impegnato in una ricerca ambiziosa, che ripercorreva la storia del Dipartimento Auror fino alle origini.
Victoire si addentrò nella sezione “Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia” e proseguì spedita verso le ultime stanze, che, stando ai racconti dei suoi zii, erano riservate agli Auror, ma, arrivata circa a metà del corridoio, s’immobilizzò.
Oltre una porta semiaperta, che recava la scritta “Ufficio per l’Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani”, una donna bionda lavorava celermente.
L’avrebbe riconosciuta ovunque: era la stessa che, nella foto commemorativa del Ministero, piccola tradizione che i dipendenti ripetevano ogni anno prima di Natale, ammiccava in direzione di Teddy.
La ragazza si avvicinò alla soglia, meditando la mossa più conveniente.
Non poteva utilizzare la magia al di fuori di Hogwarts, ma aveva uno zio che gestiva il miglior negozio di gadget per scherzi.
Affondò la mano nella sua borsa ed estrasse una sfera trasparente, contenente un prodotto volatile quasi trasparente — l’ultimo brevetto di zio George, la “Polvere ScappaChePizzico”, con effetto urticante.
Lasciò cadere sul pavimento la pallina, che rotolò fin sotto la scrivania della bionda e si schiuse.
La donna iniziò subito a grattarsi, poi, vedendo delle grosse macchie rosse allargarsi sulla sua pelle, lanciò un paio di grida stridule.
Victoire si allontanò in fretta, assaporando una soddisfazione malsana, in grado di attenuare, solo in minima parte, la rabbia, ma non il dolore.
Trovare l’ufficio degli aspiranti Auror non fu difficile — era il più piccolo e disordinato — e anche entrarvi fu un gioco da ragazzi, visto che era deserto e qualcuno aveva dimenticato di sigillare l’uscio.
C’erano molti fascicoli, ognuno dei quali identificato da un’etichetta, su cui era scritto il nome dell’apprendista a cui apparteneva.
« Smith C., Boot G., Parker K. » lesse Victoire, cercando il plico giusto. « Lupin T. »
Soppesò per un attimo i fogli che aveva in mano, assalita da un’improvvisa e inattesa esitazione.
Quella era l’occasione ideale per prendersi la rivincita che le spettava, perché non si decideva a procedere?
Una voce proveniente dal corridoio la fece trasalire.
« Buon pomeriggio, Callie. Che ti è successo? »
Teddy.
Stava parlando con la donna bionda, si interessava a lei.
La gelosia tornò a farsi sentire, trascinando dietro di sé l’invidia, l’odio e rinfocolando la rabbia.
Vic smise di pensare, tirò fuori dalla borsa una Penna Autocorreggente, calibrata su misura per quel caso, e la depositò sul primo documento.
Quella iniziò a cancellare e riscrivere alla velocità della luce, cambiando ogni parola del lavoro di Teddy e trasformandolo in un testo senza senso, dettatole dalla Weasley.
Quando anche l’ultima frase fu modificata, la penna si ritirò, tornando nella sua custodia.
Victoire lasciò il fascicolo dove l’aveva trovato e uscì dall’ufficio, chiudendosi la porta alle spalle.
Di Teddy non c’era più traccia. Forse stava cercando un rimedio per le pustole della bionda.
La carriera del ragazzo era compromessa, Victoire ne era consapevole, ma, d’altra parte, lui non aveva fatto altrettanto col suo futuro? L’aveva smontato, cambiato, cancellato a suo piacimento.
Lei aveva semplicemente seguito la legge del taglione ― occhio per occhio, dente per dente ― e adesso erano pari, eppure era tutto tranne che felice e appagata.

 
  
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