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Autore: Ragazzamagica    02/08/2014    4 recensioni
Questa storia parla di una ragazza che è malata di lettura. Ognuno di noi forse lo è, altrimenti non si troverebbe su questo sito, ma nessuno di noi è capace di usare certi metodi solo per leggere un libro in pace.
Pace...una parola così bella e pura, così difficile da ottenere.
Genere: Demenziale, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza sedeva, apparentemente serena, sul divano di casa propria.
Stava leggendo un libro.
Lei amava i libri. Quel che aveva tra le mani era un fantasy di un bel po' di pagine, ma lei come al solito le avrebbe spolverate in poco tempo, come era solita fare.
Aveva una velocità incredibile per leggere le cose, e anche quattrocento-cinquecento pagine, se ci si metteva e non faceva nient'altro, sarebbe riuscita a finirle in meno di un giorno. Forse c'erano altri più veloci di lei, ma di sicuro ce n'erano di più lenti.
Spesso la sua concentrazione veniva pesantemente ostacolata proprio da quei fiumi di parole, proprio da quel nero su bianco.
Ed è proprio così che deve essere: ci si deve immedesimare nella lettura, con tutti sé stessi.
Ma lei era quasi malata di libri. A costo di non mangiare e bere, stava lì, sempre a leggere, finché non finiva tutto il libro.
Poteva anche non mangiare per ore intere, per alcuni giorni, lei non si fermava.
I suoi parenti? I suoi genitori? Fatica sprecata, non riuscivano a toglierla da "quei dannati libri". Libri fantasy, libri gialli, libri tristi, di tutti i tipi.
Quel giorno stava ancora alle prese con la sua malattia.
Nessuno riusciva a capire fino in fondo, fino a quanto potesse arrivare.
Era in compagnia di un altro libro, quella sera, come già detto.
Ma come poteva riuscire, stavolta, con il gatto in calore che miagolava, accanto alla finestra; con il padre che parlava alla radio più forte della campana di una chiesa; e della madre che ascoltava musica, a tutto volume?
Poche stanze, tanto rumore.
Non poteva farcela.
Fece un sospiro profondo, cercando di rimanere calma.
Sì, ci voleva silenzio. Dove poteva trovare del silenzio?
I rumori si facevano sempre più forti, più assordanti.
E NON poteva sopportare tutto quel rumore.
La sua "malattia" le impediva di pensare lucidamente, le impediva di ragionare.
Il suo cervello non riusciva a trovare più un significato nelle parole che riceveva dagli occhi, non riusciva.
"Silenzio, silenzio, silenzio" si disse mentalmente, quasi come a volersi trattenere prima di esplodere.
Silenzio.
Silenzio.
SILENZIO...
S I L E N Z I O.
Doveva avere silenzio.
In punta di piedi uscì col suo libro in mano, prese una scala a pioli, appoggiata alle pareti esterne e la mise ben eretta sul muro. Era lunghissima, ma bastava perfettamente a raggiungere il tetto. Salì piano piano, con il libro sottobraccio. In breve, si ritrovò sul letto. Lì i rumori arrivavano in tono flebile.
Pace.
Adesso finalmente poteva stare calma.
Si sistemò per benino sul tetto di lamiera, quindi continuò a leggere il libro che aveva prima.
Poi scoprì che in realtà le mancavano, dopo qualche mezz'ora, solo poche pagine, quindi si decise a prendere il secondo libro della saga. 
Quindi si avvicinò con cautela al bordo del tetto di lamiera...ma aveva per sbaglio urtato la scala con il piede. Per quel piccolo errore da niente, la scala cadde e lei, in parole brevi, non poteva più scendere.
Qualcosa nella sua mente si innescò.
Qualcosa di pazzo, dovuto alla sua malattia della lettura.
Lei doveva leggere il libro successivo.
In quel momento.
E nemmeno qualche metro di lunghezza glielo avrebbe impedito.
Così fece un passo al di fuori del solido tetto e cadde nel vuoto.

Le palpebre le si aprivano piano piano. Non aveva ancora capito cosa fosse successo e stesse effettivamente succedendo, ma aveva capito che non era più sul tetto a cercare di scendere.
Subito si guardò intorno, ma non per guardare dove si trovasse, ma per vedere se il suo libro era ancora accanto a lei. Sì, eccolo lì, sul comodino.
Era lì che lo stava aspettando, doveva leggerlo, a qualunque costo, anche se era quello di prima doveva leggere.
Poi avvertì  qualcosa nell'aria che le fece veramente prestare attenzione a dove si trovava.
Era in un'ospedale.
E c'era silenzio.
E con lei c'era il suo compagno fedele, su quel comò.
Si sentiva debole, ma l'importante è che avesse trovato tranquillità.
Si sentiva così calma e serena lì, in quel letto da malata, che chiuse nuovamente le palpebre, pensando a draghi infuocati e case sugli alberi, e a tutti i luoghi in cui si svolgevano quelle avventure scritte che erano lì, tutte per lei...
Sognò che fosse un'eroe che salvava il mondo dai pericoli, sognò di avere a disposizione intere biblioteche, sognò di essere un'avventuriera che attraversava una foresta, di scalare una montagna alta...
Il suo ultimo sogno era quello di un uomo che si parava davanti a lei, sorridendo. Era molto vecchio e anziano, l'espressione segnata dal tempo, quasi macabra con tutte quelle rughe. Una maschera piena di solchi, ma lei lo aveva riconosciuto subito come il suo scrittore preferito.
-Da...Dan Watson- balbettò la ragazza, che lo guardava esterrefatta.
-Sì, proprio io- rispose lui tranquillamente.
-Ma...ma lei non era...-
-Sì, ero e sono- affermava, sempre con quel sorriso giulivo dipinto sulle labbra.
La ragazza prese anche lei a sorridere. Si sentiva realizzata, non sapeva come, ma aveva incontrato il suo scrittore preferito.
-Signore...ho letto tutti i suoi libri. Sono fantastici- mormorò lei, nei suoi occhi si poteva leggere che fosse al settimo cielo.
-Ti va di  leggerne altri?- chiese lui, chinandosi per stare meglio all'altezza della ragazza.
-Sì! Sì! Per favore! Farò tutto quello che vuole!- esclamò lei, euforica, incapace di non passare il peso da un piede all'altro.
-Vieni con me- l'uomo anziano le tese la mano, che l'altra accettò subito.
E insieme varcarono l'enorme massa di luce che proveniva al di là dell'oscurità.
Così abbagliante, accecante...
Da morire.


A.S.
(Angolo Scrittrice)

Sì lo so che è bruttissima e bla bla bla.
Lo so che non si sarebbe nemmeno capita la morte della protagonista senza gli ultimi due righi aggiunti dopo.
Lo so che è uno schifo, ma d'altronde è stato solo uno sclero mentale notturno (La malattia della lettura?! Andiamo! Nda Lettori).
Ma...
Un commentino me lo lasciate? c:
[Bandierina rossa, verde o bianca sta a voi!]
Che poi non so, ditemi voi sel a trama vi sembra banale (E' un idea così stupida, anche se siamo nella categoria demenziale), se avrò fatto qualche solito madornale errore con i tempi verbali e tutto.
Spero di aver "indovinato" il rating, e che tutto quadri, il BBcode eccetera.
Ma del resto siete voi quelli che recensite!
Era da un po' che non pubblicavo qualcosa, perlomeno un'One Shot, e ho finito per pubblicare questo. Mi sento realizzata! *schiva i pomodori*


  
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