Ancora
un giro
di
giostra
Era
bello guardarlo dormire. Era bello sentire il suo respiro pesante, le
gambe intrecciate alle sue, la carne infuocata sotto le dita.
Sembrava così libero, così... ragazzo. Sperava
che nei suoi sogni
trovasse Jessica, che fosse felice, che sorridesse, perché
il suo
sorriso era bellissimo ed era troppo importante per non
accenderlo.
Dean lo guardava in silenzio, la testa sorretta sul
pugno chiuso ed il gomito puntellato sul cuscino del letto di quel
motel. Aveva cigolato mentre si muovevano, e sospettavano di aver
rotto un paio di molle e di aver sciupato la carta da parati dietro
la testiera che sbatteva contro il muro a ritmo con la danza delle
loro anime. Dovevano anche aver fatto cedere qualche doga, ma d'altra
parte non era colpa loro se era un materasso di più che
seconda
mano. Loro dovevano viversi, comunicare, sentirsi. Il tempo che
restava non era mai abbastanza e non avevano né voglia
né modo di
pensare all'evitare di rompere oggetti. Loro stessi erano giocattoli
rotti, arrugginiti, usati troppe volte: ogni tanto dovevano essere
egoisti, e loro, almeno in quel momento, erano la priorità.
Ai letti
ci avrebbero pensato.
Dean, nella penombra della stanza
rischiarata ad intermittenza solamente da una squallida insegna al
neon all'esterno di quel loro temporaneo rifugio, osservava
ciò per
cui ancora calcava la Terra: Sam addormentato, con i capelli
disastrati dai gesti bisognosi del maggiore. Quei capelli un po'
troppo lunghi che venivano continuamente spostati dietro l'orecchio
da un gesto distratto, perché lo infastidivano quando gli
cadevano
sugli occhi. Sam, così intelligente, che nonostante la
pacatezza era
vita, con quelle piccole rughe di concentrazione proprio al centro
delle sopracciglia, le palpebre appena strette in due fessure attente
e vivaci. Chi aveva detto che gli occhi grigi potevano risultare
piatti? Un coglione, senza dubbio, perché per Dean il grigio
era il
colore più vivo e luminoso del mondo. Più del
giallo. Molto più
del giallo.
Le labbra di Sam erano socchiuse e perfino nel sonno
non perdeva quel lieve broncio quasi onnipresente su quel viso che
ormai era di un adulto. Sam, quando veniva guardato, trasmetteva
consapevolezza, anche se Dean era libero di ammetterselo solamente in
quei momenti, quando le loro carni si toccavano ed avevano le coperte
ed il loro odore di sesso a nasconderli al mondo.
Prese un
profondo sospiro e poi tornò ad accomodarsi sotto a quella
coltre di
sicurezza che riuscivano a crearsi, un languore velenoso e
stucchevole al centro della bocca dello stomaco.
Passò un braccio
attorno alla vita di Sam, mentre posava la fronte contro la sua
guancia e respirava in quella nicchia tra collo e spalla. Oh, c'era
un morso violaceo sopra la clavicola del fratellino.
Dean sorrise
tra sé, mentre si chinava a baciare quell'ennesimo marchio
impresso
nella carne del minore, alcuni suoi, alcuni – e
perlopiù – dei
mostri che si rintanavano negli armadi o sotto ai letti e che loro
due erano così cretini da cacciare.
Nel momento stesso in cui
chiuse gli occhi, però, la voce impastata e arrochita di Sam
si
attorcigliò intorno ai loro corpi come volute di fumo
agrodolce:
«...Dean?» Biascicò, facendo cigolare
ancora un po' quel materasso
impegnato nel voltarsi verso il maggiore, che tuttavia
preferì
restare rintanato nel luogo dove tutto gli veniva reso facile e
possibile. Restò a casa sua, nonostante i movimenti
dell'altro:
nella nicchia tra collo e spalla di Sam.
«Torna a dormire.» Gli
rispose Dean dopo alcuni istanti, sfiorandogli il profilo della
mascella con le labbra appena socchiuse, nel tentativo di
riaccompagnarlo a quella tranquillità donata dal sonno che
raramente
andava a trovare i due fratelli.
«Eri sveglio.» Soggiunse il più
piccolo, socchiudendo le palpebre a quei tocchi lievi della bocca del
maggiore. Aveva sempre ammirato le labbra di Dean, ed in
realtà lo
avevano anche sempre un po' incuriosito. Si chiedeva se sarebbe stata
contemplabile la possibilità che potesse essere stato lo
stesso
fantasma del Botticelli a tornare per disegnare le labbra di Dean con
la stessa accuratezza con cui aveva disegnato i capelli della Venere.
Gli pareva molto plausibile, a vederle.
«Già, ma tu no, quindi
chiudi quella bocca e torna a dormire.» Sam sentiva il
sorriso
dell'altro sulla pelle mentre protestava a quel modo col suo solito
"chiudi quella
bocca".
Tipico.
«Dean, che ore sono?»
Sbadigliò poi, lasciando perdere ogni eroico tentativo di
resistere
al richiamo dei sogni per stringersi contro il maggiore, che lo
accolse con il solo gesto dell'aumentare la presa attorno alla sua
vita.
«Le quattro e un quarto... abbiamo ancora qualche ora,
Sammy. Sta' tranquillo.» Assicurò Dean con un
bisbiglio, mentre
posava la fronte contro quella del fratello, osservando il suo viso
da sotto le palpebre socchiuse. Già: Sam poteva stare
tranquillo.
Poteva dormire, per quella notte, perché c'era Dean a
vegliare su di
lui. Non era un angelo, non era Dio, o altre puttanate di quel
genere. Non era niente se non un uomo a cui restava meno di un anno
di vita e che non aveva niente se non una mitica Impala ed un
rapporto malsano, corrotto, di dipendenza dal suo stesso fratello.
Quel fratello che ora giaceva tra le sue braccia e gli respirava
sulle labbra, che lo guardava di tanto in tanto da sotto le ciglia
mentre tentava pigramente di non cedere al sonno. Ed a ben pensarci
–
Dean lo realizzò in quel momento – era in quei
momenti che si
sentiva il più fortunato del mondo. Era il più
forte. Più di
Batman.
Sorrise tra sé ai suoi stessi pensieri, crogiolandosi
nell'odore della pelle sudata di Sam, nell'aria calda e pesante che
li circondava.
«Sam, quando pensi che sia cominciato? Perché in
realtà non è normale.»
Lo dovette chiedere, però,
interrompendo quel languido e denso cullarsi nel torpore del sesso,
della notte e dell'amore. Non ci pensava spesso, a quel loro legame.
E non gliene fregava un cazzo se si trattava di una cosa normale o
della cazzata del secolo, ma era curioso. Perché lui non
riusciva a
collocarlo in un preciso momento, come si poteva fare con una
relazione sana. Non c'era stato un primo bacio, o una prima notte
insieme. Era stato normale e naturale, era stato giusto. O almeno,
per loro era giusto, e dal momento che erano stati trascinati nella
merda fin dal loro primo giorno di vita, se quello era ciò
che li
faceva stare bene, che avvenisse. Chi se ne fregava se era una cosa
inconcepibile a chi era normale. Di normale loro avevano sempre avuto
ben poco. Avevano loro stessi e nient'altro, e se questo comprendeva
delle scopate col proprio fratello, dei baci ben poco casti ed un
amore incomprensibile ai più... i proprietari del motel se
ne
sarebbero fatti una ragione. Loro di sicuro non avrebbero ripagato i
danni alla stanza.
«Io non penso che abbia avuto un inizio, Dean.
Si trattava solamente una questione di tempo. E comunque no, non
è
normale, ma non importa. Ci rende felici, giusto? A me, per esempio,
rende felice. A te?»
La voce di Sam era calma. Gli aveva
confermato i suoi stessi pensieri con tranquillità e
naturalezza,
rendendo giusto un qualcosa che di accettabile aveva poco nel mondo
altrui.
Lo amava anche per questo.
Dean fece un mezzo sorriso
prima di rispondere: «Sì. Mi rende
felice.»
Sam gli posò un
lievissimo bacio sul pettorale, per spostarsi poi sul pomo d'Adamo e
alle labbra, soffiandogli lì una breve risatina, baciandolo
un'ultima volta in quel punto.
«Allora smetti di fare domande.»
Il maggiore annuì appena, sporgendosi per spingere le labbra
su
quelle del fratello, la lingua andò rapida a lambirne i
contorni. Si
registrò un mugolio, da qualche parte in quel motel. Si
registrarono
mani a vagare di nuovo sui corpi, un bisogno che si risvegliava, un
fratello minore che, nudo, montava a cavalcioni sulla vita del
maggiore, con le mani di quest'ultimo che trovavano la carne dei
fianchi del compagno, stringendola, le unghie che tornavano ad
imprimersi nella pelle già fitta di cicatrici e segni.
Un ansimo
ed ancora uno. Ripartì un altro giro di giostra. Uno dei
tanti,
prima che il tempo di essere felici finisse.
Walking_Disaster's
corner:
Buonasera a tutti! Nuova della sezione e
del mondo di Supernatural. Sono ancora alla sesta stagione (anche se
non volete sapere in quanto tempo ci sono arrivata alla sesta... poco
per essere considerato un qualcosa di sano. Davvero poco.), ma non
potevo risparmiarmi dallo scrivere un qualcosa Winchest. Quel che
hanno Dean e Sam è... non so, io personalmente li amo
insieme, anche
se ho una non trascurabile preferenza per Dean. Penso che, da slasher
incallita, sarò destinata come tanti altri allo shippare la
Destiel,
ma per me, almeno per il momento, è tutto Winchest e
nient'altro,
quindi bon, beccatevi questa e recensite, pls.
Alla prossima
(yup, molto probabile che scriverò qualcos'altro,
conoscendomi) ed
un Castiel sex slave a chi mi fa sapere che ne pensa <3
Thanks and so much love,
WD