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Autore: aduial    02/08/2014    6 recensioni
"Lui è come il vento che sorregge il mio volo, sento il suo respiro nelle orecchie, le sue mani sono tra i miei capelli e poi sul mio viso".
Seconda classificata al contest "Tredici Materie" indetto da michicucciola sul forum di EFP.
Seconda classificata al contest "Contest al contrario" indetto da DonnieTZ sul forum di EFP.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angelina Johnson, George Weasley | Coppie: Angelina/George
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Contesto generale/vago
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Sei il vento tra le mie mani
 
Il sole si abbassa e sembra quasi sfiorare le cime degli alberi con le sue dita dorate. Resto ferma a mezz’aria, incapace di distogliere lo sguardo da quello spettacolo meraviglioso. Il cielo sembra essersi incendiato. Rosso come fuoco. Rosso come passione. Rosso come i suoi capelli. Sospiro. George, perché mi fai aspettare così tanto?
Punto verso terra e recupero la Pluffa che avevo inavvertitamente lasciato cadere. La stringo saldamente tra le mani e sfreccio verso gli anelli. Il vento mi fischia nelle orecchie, lo sento insinuarsi tra le mie treccine scure, frustarmi il viso. Ma non rallento, perché niente è capace di darmi quella stessa sensazione di libertà e onnipotenza. È come se, ogni volta che volo con la mia scopa, potessi dominare il mondo intero. Sollevo il braccio e tiro. Un centro perfetto.
Qualcuno applaude. Istintivamente abbasso lo sguardo e lo vedo. La sua chioma di fiamma, su cui si impigliano gli ultimi raggi del sole morente, è in perfetto contrasto con l’erba verde e brillante del campo da Quidditch. Plano con maestria e, in pochi secondi, sono in piedi davanti a lui, con la scopa ancora stretta in mano.
«Sempre ad allenarti, Capitano?» mi chiede con quel sorriso che è al contempo dolce e malandrino, quel sorriso che ho imparato ad amare. Ciononostante gli rispondo con tono acido: «Se tu, Fred ed Harry non vi foste fatti buttare fuori dalla squadra, forse non ci dovremmo allenare il doppio per vincere il campionato».
Lui continua a sorridere. «Ci? Mi sembra che qui ci sia solo tu».
Mi ha spiazzata. Completamente. Resto paralizzata qualche secondo, senza sapere cosa rispondergli, finchè non ammetto a denti stretti: «Forse, e dico forse, avevo bisogno di una valvola di sfogo».
«Orgogliosa come sempre, eh? Perché non vuoi ammettere che anche tu stai crollando?» mi chiede con tono stranamente serio. Non sono abituata a vederlo così concentrato e serio. Poi realizzo quello che ha detto. E capisco che ha ragione. Con la Umbridge, i M.A.G.O, la squadra e il mio amore impossibile, che casualmente mi sta davanti agli occhi, sto davvero per esplodere. Qualcosa dentro di me si rompe e le lacrime cominciano a rigarmi le guance, mentre stringo il manico della scopa così forte che le mie nocche sbiancano. George mi guarda stupefatto e posso capirlo. Nessuno ha mai visto Angelina Johnson piangere. Nessuno.
«Non volevo farti piangere». Sembra sinceramente dispiaciuto.
«Probabilmente lo sfogo di cui ho bisogno non è il Quidditch, ma qualcuno che mi ascolti» riesco a dire tra i singhiozzi.
«O qualcuno che ti sorregga e ti aiuti a rialzarti quando cadi» sussurra così paino, che per un secondo penso di essermi immaginata tutto. Sto per chiedergli cosa intenda, ma non faccio in tempo ad aprire la bocca che mi ritrovo tra le sue braccia. Lo guardo smarrita per qualche secondo, poi la sua bocca trova la mia. Spalanco gli occhi e la scopa mi scivola dalle mani, cadendo a terra con un tonfo leggero. Delicatamente mi mordicchia il labbro inferiore e, con un gemito, gli concedo l’accesso alla mia bocca. Lo stringo più forte mentre le nostre lingue danzano all’unisono e i nostri spiriti si fondono, diventando uno. Lui, con i suoi vuoti e le sue mancanze, smussa i miei spigoli. Mi sento completa. Libera e onnipotente. È come se stessi volando.
È come se questo fosse il mio primo vero bacio, perché nessuno era arrivato mai a toccare così in profondità la mia anima. Lui è come il vento che sorregge il mio volo, sento il suo respiro nelle orecchie, le sue mani sono tra i miei capelli e poi sul mio viso. Ci stacchiamo ansimanti e io torno ad avere la terra sotto i piedi, come dopo un morbido atterraggio. Ci guardiamo negli occhi e, mentre il sole manda il suo ultimo bagliore, sorridiamo.
 
Alcuni anni dopo
 
La porta di casa sbatte violentemente. Poi il silenzio avvolge tutto. Quell’ultima frase ancora mi rimbomba nelle orecchie: “Allora è meglio finirla qua!”. Mi sfioro le guance e non mi stupisco nel sentirle bagnate. George se n’è andato. Era da un po’ che le cose tra noi non funzionavano, ma non pensavo che sarebbe finita così. Alla fine i nostri contrasti, i nostri spigoli hanno avuto la meglio sull’amore. Troppo diversi l’una dall’altro, man mano che il tempo passava lui diventava sempre di più la tempesta che mi impediva di spiccare il volo, non il vento che mi sosteneva. Ora regna la calma dopo la tempesta. Tutto tace. Ma nessuno può volare se qualcosa non lo sostiene. Il mio sostegno, il mio vento ha smesso di spirare. E allora, semplicemente cado.
   
 
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