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Autore: Luna Spenta    02/08/2014    0 recensioni
Brittany ha solo 17 anni quando la sua vita cambia radicalmente: trovarsi all'improvviso catapultati in una nuova città, dovendo cancellare tutto il proprio passato pur di proteggere le persone che si amano, può essere un'esperienza scioccante ma allo stesso tempo ricca di sorprese. Una nuova vita, una nuova storia, un nuovo amore. Ma il passato tende a ripresentarsi in tutta la sua irruenza... Si può davvero costruire il domani cancellando tutto quello che si è vissuto ieri?
DAL TRENTESIMO CAPITOLO:
In quella doccia c'era il suo profumo, il profumo di tutte le volte che mi aveva insaponato la schiena, che mi aveva sfiorata, toccata, baciata, morsa in quella stessa cabina.
Quante volte avevamo fatto l'amore lì? Quando sarebbe successo di nuovo? E soprattutto... sarebbe successo o no?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Avevamo perso tutto e ci eravamo trasferiti.
Mia madre aveva combinato un sacco di guai. 
Las Vegas è una città per ricchi, un posto pieno di opportunità, ma anche pieno di insidie e tentazioni, e lei era caduta in ogni possibile trappola.
Aveva sposato un italiano ricco e meschino, aveva scoperto i suoi tradimenti, aveva richiesto il divorzio e gli aveva spillato un sacco di soldi, mettendosi contro lui e tanti suoi amici potenti, potenti e soprattutto senza scrupoli.
Era stata umiliata, ricattata e minacciata; era finita a spogliarsi in un locale per loro volontà ma non era bastato.
Quegli uomini chiedevano sempre di più: più soldi, più favori, più sesso e quando avevano chiesto anche me, lei aveva finalmente capito che l'unica soluzione era andarcene.
Scappammo quando io avevo 17 anni e mio fratello Bill solo 11.
Ricordo che quella notte non riuscivo a dormire. In realtà era un'abitudine aspettare che mamma tornasse, dato che di solito era fuori fino a tarda notte.
Ovviamente ho scoperto solo dopo chi la teneva lontano tutto quel tempo e soprattutto cosa era costretta a fare pur di non vedere i suoi errori ritorcersi contro quello che aveva di più caro: i suoi figli.
Pur non sapendo dove fosse, ero sempre molto preoccupata e per quanto lei inventasse scuse più o meno verosimili, avevo  da un po' l'impressione che ci fosse qualcosa sotto. Una specie di campanello d'allarme mi avvertiva che c'era aria di pericolo.
Tornando a quella notte, lei rientrò prima del solito e venne immediatamente nella mia stanza. -Vestiti- mi disse col tono di chi non ammette repliche. -Ce ne andiamo, devi preparare i bagagli-.
La guardai disorientata e cercai di farle qualche domanda, ma lei sembrava non ascoltarmi nemmeno. Quando finalmente mi decisi ad alzarmi dal letto e ad accendere le luci, mi sembrò di vedere mia madre per la prima volta in tutta la mia vita: aveva un tubino nero, che le stava decisamente piccolo, strappato su un fianco. 
La sua chioma lucente era raccolta in una coda alta e adornata con glitter colorati.
Il trucco era pesante. Evidentemente aveva pianto, perché un alone nero le contornava gli occhi rossi e gonfi.
Smisi di fare domande e la strinsi forte, mentre lei riprese a piangere scossa da incontrollabili singhiozzi. Ero spaventata a morte, ma cercai di fingermi forte in modo che potesse sentirsi al sicuro, e trovasse magari il coraggio di parlarmi, di spiegarmi cosa stava accadendo.
Non lo fece mai. Scoprii la verità solo quando era troppo tardi.
Quella notte lasciammo Las Vegas per sempre.
Ricordo come se fosse ieri il viaggio in aereo: Bill sembrava emozionato, per lui era tutta un'avventura. Io invece sentivo il cuore martellarmi nel petto.
Non solo ero preoccupata per mia madre, ma stavo anche realizzando all'improvviso che stavo lasciando tutto: non avrei mai più rivisto casa mia, né i miei amici, né Adam.
La mamma si rifiutava di dirmi la destinazione e mi aveva chiaramente detto che quello era un addio e che per il nostro bene non avrei dovuto mettermi in contatto con nessuno a Las Vegas, neanche con quello che per me era l'unico vero grande amore della mia vita.
Ripensai a quegli otto mesi in cui con lui avevo condiviso ogni cosa e mi si strinse lo stomaco.
Rividi per un istante i suoi ricci biondi sotto le mie dita e gli occhi color miele che mi facevano impazzire ogni volta; risentii la sua risata argentina e mi immaginai tra le sue braccia per un'ultima volta. 
Adam era stato il primo in tutto e mi aveva sempre trattato come una principessa. Io lo stavo abbandonando senza un saluto o una spiegazione... non se lo meritava. Mi sentivo tremendamente in colpa nei suoi confronti e anche in quelli di Linda e Jessica, le mie migliori amiche. Le immaginai preoccupate per la mia scomparsa improvvisa ed ebbi l'impulso di prendere il portatile e scrivere loro che stavo bene e non dovevano essere in pensiero. 
Mia madre sembrò leggermi nella mente.
-Brit quando atterreremo dovremo abbandonare alcune cose... computer, telefoni, documenti... è per il nostro bene-
-Perché?- -Siamo in un programma di protezione testimoni- disse sottovoce perché Bill non sentisse -e dovremo cambiare identità, quindi lasceremo alla polizia tutto quello che potrebbe far risalire a noi-
Sgranai gli occhi e cercai di saperne di più, ma come previsto non volle spiegarmi nient'altro. In momenti come quello odiavo avere 17 anni. 
Mi sentivo in una specie di età di mezzo: non ero piccola abbastanza perché mia mamma si preoccupasse di tenermi nascosti i problemi come faceva con Bill, ma non ero neanche grande a sufficienza perché me ne parlasse apertamente.
Quello che sapevo era che la mia famiglia aveva bisogno di me e non avevo scelta se non quella di cancellare i primi 17 anni della mia vita, amicizia e amori inclusi, e lasciarmi catapultare in una nuova città, dove il mondo mi avrebbe conosciuta con un'altra identità e dove, forse, prima o poi, sarei riuscita a sentirmi di nuovo a casa. 
  
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