Fanfic su attori > Jaden Smith
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Autore: Margo Malfoy    02/08/2014    0 recensioni
Maya, irresistibile e sarcastica quindicenne americana, deve vedersela con un nuovo vicino di casa, del tutto speciale. Subito dopo che i suoi genitori sono partiti per la Cina per il periodo estivo, davanti alla sua porta si presenta Jaden Smith, sedicenne famoso a livello internazionale irresistibile almeno quanto lei.
Lei, che fin da subito crede che sia un pallone gonfiato come ogni altro attore, è diffidente e poco socievole. Ma dopo che lui presenta a Maya e alla sua migliore amica Emma i suoi amici, passano sempre più tempo insieme, fino a ché Maya è costretta ad ammettere a sé stessa che Jaden non è poi così male, dovendo tirare fuori dai pensieri più profondi che cercava di cancellare, un brutto ricordo.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mamma e papà sarebbero partiti con il volo di mezzogiorno e stavano lasciando la casa alle otto e mezza. “Comportatevi bene” disse papà baciando in ordine mio fratello, me e i gemelli. “Signorina” disse mamma rivolta a me.
“Si?” chiesi convita di aver fatto qualcosa di male.
“Non esagerare con Emma, d’accordo”
“Mamma per favore, tranquilla”
“Ok ok, Karen la porterà qui tra poco.” Karen è la madre di Emma.
“Va bene mamma.”
“Bravissime, ora io e papà scappiamo. Non fate casini” si rivolse a tutti e quattro.
“Agli ordini” dicemmo in coro; loro poi scomparvero dalla porta con le valigie. Mio fratello poco dopo uscì con i gemelli per portarli al campo estivo.
Mi stavo facendo la colazione quando il campanello suonò. Guardai attraverso lo spioncino e vidi che era Emma. Aprii la porta e tornai subito in cucina, non la salutai nemmeno. Veniva a casa mia ogni giorno dopo scuola e oggi, che finalmente erano iniziate le vacanze, si sarebbe trasferita lì per l’estate. “Ciao eh!” mi disse lei appoggiando rumorosamente, stanca e stremata le sue valigie enormi in salotto. “Buongiorno!” dissi leccandomi un dito sporco di Nutella.
“Prepari i pancake?” cambiò subito la sua espressione da potevi anche aiutarmi a ne voglio assolutamente uno.
“Si Emma, li sto preparando solo per te” dissi girando l’ammasso di uova, farina e latte in una ciotola.
“Benissimo”. Frugò tra i cassetti della cucina, prese un tovagliolo e un paio di posate e si sedette su uno dei tre sgabelli che stavano ai bordi della penisola di legno. Aprì il tovagliolino di carta e se lo infilò nella vistosa scollatura a V della sua maglietta rosa e impugnò le posate.
“Sono pronti tra poco” dissi creando una specie di cerchio con la pasta dentro alla padella. Mangiammo due pancake a testa e poi aiutai Emma a portare in camera dei miei i bagagli. Salimmo a fatica le scale di legno dipinte di bianco e arrivammo finalmente lungo il corridoio che portava alle camere.
“Dov’è che sono i tuoi?” mi chiese mentre riempiva i loro cassetti della biancheria con reggi seni e mutande di Victoria Secret.
“Staranno in Cina per l’estate. Vogliono promuovere un nuovo modello di macchina e questa volta vogliono partire dall’Asia con il marketing”.
“Fico! Adoro il lavoro dei tuoi” disse mentre passava a sistemare le magliette.
“Sì è forte, ma odio quando partono” ammisi.
“Perché?” disse mentre staccava le foto del matrimonio dei miei dalle pareti e ci appendeva le nostre fatte alle macchinette.
“Perché mi tocca stare con quei rompiscatole dei miei fratelli” dissi.
“Ma sono adorabili! E poi c’è sempre tuo fratello ad aiutarti, giusto?”
“Certo... quello è sempre fuori con i suoi amici e l’unica volta che è rimasto a casa più di due ore ha dato una festa per la quale i vicini hanno chiamato la polizia”.
“Ma dai, povero! È così adorabile” disse sognante. Ha sempre avuto una cotta per mio fratello. Ma lui ventuno anni e lei quindici, non si poteva fare.
“Sì, la mia famiglia è così adorabile finché la vedi da fuori, prova a farne parte. Genitori compresi” dissi sistemando sul comodino l’ultima foto rimasta negli scatoloni.
“Ma loro sono così...”
“Prova a dire che sono adorabili e ti butto fuori di qui a calci” dissi alzandomi dal comodino e agitando la foto.
“Ok ok, scusa. Ti capisco, anche io ho i miei problemi a casa! È per questo che sono venuta qui”. Scendemmo in salotto e ci buttammo sul divano accendendo la TV.  Lei guardò l’orario sul cellulare e mi strappò il telecomando di mano.
“Che stai facendo?”  risi.
“MTV, MTV, MTV!” lo ripeteva mentre premeva con forza sui tasti del telecomando.
“Quale celebrità per cui hai una cotta ha un’intervista?” chiesi prevedendola.
“Jaden Smith, Jaden Smith, Jaden Smith!” urlò appena apparve il viso inquadrato di Jaden sul televisore.
“Quanto è meraviglioso, adorabile, bello, forte e perfetto?” si girò verso di me in attesa di una risposta. Suonò il campanello.
“Quanto lo sono tutti gli attori montati come lui”  risposi urlando mentre si alzava per aprire la porta. Adoravo quando si comportava come si abitasse veramente lì, ma probabilmente l’aveva fatto solo perché doveva essere mio fratello che riportava i gemelli dal campo estivo.
“Ma andiamo, è così adorabile!” urlò lei come risposta mentre apriva la porta.
“Ciao sono il vostro nuovo vicino” riuscii a sentire con suono ovattato dalla sala.
“Oddio mio! Oddio mio! Maya!” urlò tutta agitata.
“Cosa c’è?” chiesi urlando.
“Dio mio Maya, vieni qua!” gridò quasi arrabbiata. Mi alzai svogliata dal divano e mi avviai, trascinando le infradito rumorosamente, verso la porta.
“Maya, guarda chi si è appena trasferito qui!” intanto agitava una mano vicino al viso per farsi aria. Aprii di più la porta, che era socchiusa, per vedere chi ci fosse di così meraviglioso e mi si presentò davanti niente di meno che Jaden Smith, Jaden Smith, Jaden Smith. Avrei dovuto intuirlo dal tono così eccitato di Emma. D’altronde vivevamo a Los Angeles, ed era possibile che qualche attore, attrice o cantante si trasferisse vicino a me, soprattutto ora che avevano costruito una casa a tre piani proprio dall’altra parte della strada. Io rimasi lì a guardarlo, senza dire niente. Non sapevo se scusarmi perché Emma aveva fatto una scenata, se sbuffare perché non mi andava assolutamente di avere come vicino un attore famoso montato come lui, o se andarmene perché stavano per dare Dario di una nerd superstar in TV. Alla fine optai per presentarmi con poco entusiasmo.
“Ciao, io sono Maya” dissi alzando la mano.
“Io sono Jaden” disse facendo lo stesso e tenendo l’altra mano in una tasca dei suoi jeans aderenti.
“Oh lo sappiamo chi sei!” disse emozionata Emma.
“Lei è Emma” dissi io ridendo.
“O qualsiasi altro nome ti piaccia” disse sempre lei appoggiandosi allo stipite della porta.
“Jaden!” una voce forte chiamò il ragazzo dalla strada. Poco dopo apparvero davanti a noi Will e Willow Smith.
“Ciao ragazze, io sono Will” disse il padre.
“E io Willow” aggiunse la ragazza con un cenno del capo.
“Noi siamo Maya e Emma” dissi presentando anche lei, che era troppo scombussolata per poter aprir bocca e non dire cavolate. Davanti a lei c’era il ragazzo per cui aveva una cotta da “Karate Kid” solo perché quando era piccola non aveva mai visto “La ricerca della felicità”.
Suonò il telefono di casa e corsi verso la cornetta per rispondere. “Maya?” la voce profonda di mio fratello venne coperta dal suono di un clacson.
“Ehi Logan!”
“Senti, porto Megan e Travis a giocare a paintball, ok?”. Non potevo crederci: mio fratello che si occupava dei gemelli?
“Uhm ok. A che ora tornate?”
“Verso cena, vogliono provare la merenda del McDonald’s e poi li portavo un po’ in spiaggia”
“Che bello, una giornata libera!” dissi notevolmente sorpresa.
“Già sorellina, te la meriti”
“Va bene, ci vediamo stasera”.
Tornai alla porta giusto in tempo per sentire Emma che invitava gli Smith ad entrare.
“In realtà io e Willow stavamo andando in studio. Deve preparare un paio di demo” disse Will sinceramente dispiaciuto (il ché mi sorprese).
“E tu Jaden?” chiese speranzosa Emma.
“Uhm, io resterei. Sempre che alla padrona di casa stia bene” disse guardandomi e sorridendo. Io stavo pensando che Emma doveva avergli raccontato che ero io che vivevo lì e che lei stava lì solo per l’estate, e nello stesso tempo stavo anche realizzando che ero davanti a una delle famiglie più famose d’America (e non solo) in pantaloncini da calcio, infradito e maglia da basket di mio fratello, a cui andava aggiunto uno chignon spettinato.
“Entra pure” dissi infine. Salutammo suo padre e sua sorella e gli facemmo fare un giro della casa. Mentre passammo davanti a camera mia dissi: “Magari io mi sistemo un po’. Emma offrigli qualcosa, e non dire troppe cazzate” dissi chiudendo la porta che aveva inciso: “Se vuoi la colazione a letto, dormi in cucina”. Mi infilai un paio di shorts e una maglietta bianca, mi sciolsi i lunghi capelli color miele e mi sistemai un cerchietto elastico sottile e nero che li gonfiava un po’ sul davanti. Mi rinfilai le infradito di prima, era comunque casa mia, no?, e poi scesi le scale.
 
   
 
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