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Autore: mamie    03/08/2014    1 recensioni
Un momento di respiro e i pensieri di Aglaïs, la guaritrice delle driadi di Brokilon, da "Il battesimo del fuoco".
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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IL CANTO DELLA DRIADE
 
 
Vallis erat picei et acuta densa cupressu…
Ovidio – Le Metamorfosi
 
A Col Serrai un usignolo canta.
La conca, immersa nella notte stellata, echeggia quieta di quel canto ardito, ma nient’altro la turba. Le sue grotte profonde sono silenziose, le sue sorgenti mormorano quiete, persino il canto delle driadi si è fermato.
Aglaïs è uscita da una grotta a respirare l’aria e la calma della conca. È stanca. Uno degli Elfi feriti, dell’ultimo commando che aveva trovato rifugio a Brokilon, è morto sotto i suoi occhi. Aglaïs sa che non può fermare la morte, nemmeno lei. Può, talvolta, allontanarla o rimandarla a tempi più maturi, ma fermarla no.
Le fonti di Col Serrai sono impregnate di magia, e le piante che crescono nella conca curano molte ferite e molte malattie, ma non bastano sempre.
Aglaïs a volte gli tiene le mani, a quelli che camminano incerti fra il mondo dei vivi e quello dei morti. Lo fa perché sentano di non essere soli in quel viaggio oscuro. A volte con la sua voce dolcissima canta delle ninnenanne più antiche del bosco stesso di Brokilon, canzoni il cui significato si perde nell’ombra dei secoli. Canta perché se ne vadano in pace, stanchi del mondo e delle sue assurde guerre, stanchi della fatica di vivere. A volte canta perché tornino indietro, per infondere loro il coraggio di risvegliarsi alla luce e alla sofferenza del tempo.
L’ha fatto anche con lo strigo, quello strano essere che non è né uomo, né elfo, né mago, ma ha qualcosa in comune con tutti, persino con le driadi. Spera che un giorno qualcuno lo faccia anche per lei.
 
La polla d’acqua limpida, lì accanto, sembra un piccolo specchio rotondo, oscurato dal tempo. Aglaïs vi immerge le mani e lascia che la sua frescura le salga su per i polsi, attraverso le vene azzurrine che si intravedono sotto la pelle tanto bianca da essere quasi trasparente.
L’usignolo tace, stanco anche lui di cantare. Il silenzio profondo della conca calma poco a poco i suoi pensieri. Sente la forza vitale delle piante e dell’acqua dispiegarsi attorno a lei, avvolgerla come un abito morbido, cucito su misura.
Non sta a lei farsi domande. Queste spettano a Eithné dagli Occhi d’Argento, la Signora di Brokilon.
Lei, Aglaïs la guaritrice, li cura e li accompagna. Gioisce per loro e piange per loro: driadi e uomini e elfi e persino strighi. Lo farà finché dureranno gli antichi alberi di Brokilon, finché la guerra e il fuoco non verranno a bruciare anche quella foresta e seccare le sue fonti. Allora forse le driadi spariranno, così come sono già sparite molte cose in quel mondo devastato.
Ma gli alberi rinasceranno, lei lo sa. Gli alberi sono più forti delle guerre.
Aglaïs alza il capo e sorride alla volta oscura del cielo e alle sue lontane stelle.
 
  
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