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Autore: Ron_Man94    09/09/2008    2 recensioni
Questo Racconto Epico narra di Medea. La principessa/maga protagonista di molti miti greci e della tragedia di Euripide. La storia di una donna, che per amore lascia il suo universo, e che viene abbandonata dal suo amore, Giasone, padre dei suoi figli. Ma Medea sa come vendicarsi . . .
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anche Ron_Man94 esordisce negli originali, con un racconto epico ispirato a una delle mie tragedie preferite:

Medea.

Non si tratta di una faccenda molto allegra, ma spero di rendere l`atmosfera magica e suggestiva che questo grande mito mi ispira.

Inoltre oggi ho visto il film Medea di Pasolini, interpretato da Maria Callas, la voce migliore del mondo e l`attrice perfetta per questo ruolo.

Chiedo scusa per l`inizio un po` crudo.

Fatemi sapere che ve ne pare . . .

 

 

 

 

Il sangue scorreva come un ruscello ai suoi piedi.

 

Il rito era terminato.

 

Ora il sacerdote offriva a ognuno il sangue e le interiora della vittima.

 

Il sacrificio umano avrebbe reso felice il Dio e prosperi i campi della Colchide.

 

Ea. Una città scavata nel tufo, dove le galline e le bestie varie razzolavano davanti al palazzo del re.

 

Il re, suo padre, il grande Eete, figlio del possente sole Elio, luce del mondo.

 

La principessa si allontanò dal luogo del sacrificio.

 

Tutti la guardavano con rispetto.

 

E non solo perché era la figlia del sovrano.

 

Era anche per i suoi poteri.

 

Del resto, era di stirpe divina. Suo padre era fratello di Circe, la grande maga.

 

E lei non era da meno.

Tutti avrebbero ricordato il suo nome.

 

Medea.

 

Si appoggiò al tronco di un mandorlo ombroso.

 

Sentiva il peso delle enormi collane che le pendevano dal collo, e delle pietre che le adornavano la fronte e abbellivano i lunghi capelli corvini raccolti sotto il velo.

 

Ma non ne soffriva.

Quella era la sua vita, il suo mondo, il suo universo.

Poco lontano dal mandorlo si estendeva la vasta foresta.

 

Medea vi si immerse, senza pensare.

 

La guidavano i suoi piedi, come spesso accadeva, ma in cuor suo sapeva dove si stava dirigendo.

 

Dopo qualche minuto si ritrovò in mezzo ad un denso fumo.

Riusciva però a vedere abbastanza bene cosa aveva davanti a sé.

 

E come non vederlo.

Un enorme drago, immortale e gigantesco.

Incuteva terrore solamente pensare a lui.

 

La maga l`aveva già visto altre volte, ma la paura nel vederlo era sempre la stessa.

 

Quella fiera non era lì per caso.

Custodiva un oggetto sacro, un oggetto che era lì da anni, ormai.

 

Un oggetto che molti avrebbero voluto possedere.

 

Perché possedere quell`oggetto ti rendeva potente, glorioso, vincitore.

 

Il drago sputò una lingua di fuoco.

 

Il fuoco. Il fuoco . . . Il fuoco!!!

 

 Medea vedeva le fiamme circondarla, opprimerla, e del sangue sulle sue mani.

 

Era il suo sangue.

 

Il fuoco la cingeva, la bruciava, la torturava.

 

Fuoco e sangue.

 

Non si può tornare indietro.

 

Solo questo pensiero aveva nella mente ora, mentre la visione finiva.

 

Non si può tornare indietro . . .

 

La giovane si alzò e si sistemò le vesti.

 

Non si può tornare indietro.

 

Vide una figura avvicinarsi a lei, un uomo.

 

Non si può tornare indietro.

 

                              

  
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