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Autore: _matthew_    09/09/2008    3 recensioni
Una Sakura molto diversa dall'allegra ragazzina che era stata allieva del quinto Hokage. Una Sakura tormentata dall'amarezza e dai sensi di colpa.
Una Sakura che ha imparato a desiderare con tutte le sue forze che cali la sera e che non arrivi più il giorno, perchè, come dice sempre l'unico che ancora la conosce per quel che è "i ricordi sono arte, e la loro prospettiva è l'angosciosa oscurità della notte."
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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"Finalmente ti ho trovata.." un sospiro leggero, portato dal vento freddo della notte. Rimase immobile appoggiata alla ringhiera che da sulla cascata, fissando indifferente l'acqua in cui si specchiano le ultime stelle. Lui è li da qualche parte, vicino a lei.
"E' quasi l'alba, vedo" sospira ancora, contrariato dalla luce rosata che inizia a scorgersi sull'orizzonte lontano, ancora affogato nel buio della notte.
Le piaceva la notte: tutti dormivano e nessuno faceva caso a lei, una normale kunoichi che per il puro gusto dell'autodistruzione si riimmergeva per qualche ora nel passato da cui era fuggita.
"Ora basta perdere tempo..." un altro sospiro, un altra frase di quel pazzo monologo che per lei suonava fin troppo sensato. Respirò a fondo, cercando di scacciare quell'idea. Avrebbe voluto eliminarlo, ma non poteva. Ci aveva già provato tanto tempo prima; aveva già fallito.
Qualcuno l'abbracciò, passandole un braccio esile intorno alle spalle; lunghi capelli biondi le sfiorarono il volto e la schiena.
Il copri fronte del villaggio della cascata, legato intorno al collo, prese ad asciugare le lacrime che cadevano lente, mentre un lieve scampanellio annunciava l'arrivo di un altro ricordo.
Un'irriverente zazzera bionda, spettinata e ribelle, si specchiò nell'acqua di fianco alla sua immagine, mentre vuote pupille azzurre ammiravano le stelle senza vederle. Una mano si infilò tra i suoi capelli, carezzandole dolcemente la nuca; un gesto che le diede un brivido gelido, irreale, simile al puro terrore. Fantasmi, erano solo fantasmi.
"Non saluti gli amici?" Ancora lui, ancora la sua voce fredda ed atona. Fu liberata da quei contatti così inquietanti, ma solo per essere sottoposta all'ennesima prova; un altro fantasma doveva fare la sua comparsa prima del sorgere del sole.
Ino e Naruto si sedettero compostamente sul limitare del sentiero, di fronte a lei, che continuava a fissare l'acqua che correva veloce sotto di lei, senza più vederla. Un silenzio innaturale, rotto solo dal lieve suono di quel piccolo campanello.
E finalmente si decise, raccolse il poco coraggio che le rimaneva dopo una notte insonne trascorsa nei ricordi. Il sorriso che portava sulle labbra si spense alla vista di una Ino innaturalmente modesta; il sorriso che tentava di tenere vivo negli occhi morì alla vista di un Naruto dannatamente composto e silenzioso.
Poi il suo sguardo si rivolse su di lui, e fu in grado di provare nuovamente un'emozione. Terribile, certo, dolorosa anche, ma era pur sempre un'emozione; era ancora viva, lei.
"Sempre uguale, come la tua maestra" ancora il suo sospiro. Ancora lui.
"C'è chi ottiene l'eternità...chi solo la giovinezza" fu la laconica risposta.
Finalmente aveva parlato, ma non era quello che voleva dire, non erano quelle le parole che premevano per uscire dalle sue labbra ormai così abituate al silenzio.
Non rispose, non a parole, almeno. Si limitò ad un cenno della mano, facendo emergere dall'ombra il ricordo peggiore; o forse il migliore.
Capelli neri accarezzati dall'ultima brezza notturna, fisico slanciato reso eterno, occhi scarlatti di sharingan.
Tentò di respirare a fondo, ma l'aria si rifiutò d'entrare nei polmoni; la tenebra s'impossessò nuovamente del suo cuore, avvelenandola lentamente con i ricordi. Quella volta non sarebbe scomparso in una nuvola di corvi come suo solito.
"Itachi" mormorò, fissando con sguardo vacuo quegli occhi più vuoti dei suoi, destinati ad un'eterna perfezione.
Non le rispose, si limitò ad un artistico inchino sotto la guida sicura delle dita del suo creatore; un sorriso fittizio allargato sul viso.
Un piccolo gesto, e le tre marionette scomparvero così com'erano apparse.
Chiuse gli occhi, per fissare ancora un istante quei volti che la morte aveva privato di ogni espressione, e che un'arte aveva riportato ad una vita fittizia. Faceva male. Era dannatamente doloroso rivedere le persone più care in quel modo.
Il ragazzo lasciò la sua postazione, saltando sul sentiero polveroso. Le stelle erano ormai sbiadite, e l'alba stava facendo prepotentemente capolino tra le braccia della notte. Era tardi, per lui era ora di andare; e tra poco lo sarebbe stato anche per lei.
Le voltò le spalle, sorridendo di quel volto su cui gli anni erano passati senza lasciare tracce; l'unica cosa che il tempo era riuscito a scalfire era il suo animo, ora debole e distrutto dai ricordi.
"Come sono morti?" più che una domanda sembrava una supplica, un disperato bisogno di sapere. Era la prima volta che gli faceva una domanda simile; si era sempre limitata a crogiolarsi nel suo dolore, spegnendosi poco a poco. Forse era ora che iniziasse a reagire.
Si fermò, continuando a darle le spalle; le nuvole disegnate sulla lunga cappa nera che facevano a gara con le nuvole del cielo per vedere chi fra loro fosse più rossa.
Inclinò leggermente la testa, facendo tintinnare per l'ennesima volta il campanello che portava sul largo capello di canapa intrecciata. Sospirò, lanciando una fugace occhiata al cielo, ormai tinto di delicate sfumature di rosa giallo ed azzurro. L'alba era giunta, anche quel giorno era riuscita a scacciare la notte.
"Non è più tempo per le storie di fantasmi, Sakura" sussurrò "I ricordi non fanno paura se li si affronta alla luce del sole"
Perchè i ricordi erano arte, e come ogni arte che si rispetti dovevano essere visti con la giusta prospettiva. E la loro prospettiva era l'angosciosa oscurità della notte, interrotta da bagliori troppo lontani per scaldare o dare speranza; solo così i ricordi erano in grado di regalare emozioni. Distruttive, ma pur sempre emozioni.
"Domani ci sarà un'altra notte, Sasori" sospirò lei di rimando, stringendosi nelle spalle. C'era sempre un'altra notte, e nessuna si decideva ad essere l'ultima o forse era lei, a non decidersi. In fondo non doveva essere troppo complicato regalarsi l'ultima notte.
"Come sempre..." disse prima di sparire, fantasma tra i fantasmi.
E lei rimase li, immobile, a pensare a come fosse riuscito a sopravvivere...erano anni che se lo chiedeva, ma si sa: i fantasmi non regalano risposte, solo ricordi.




ciao a tutti! ecco qui un leggero delirio che mi è uscito di getto...è una storia un po' particolare, che potrebbe anche avere un seguito...tutto dipende dal parere del pubblico..! XP
spero mi lascerete un commentino...giusto per sapere che ne pensate ^^
  
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