Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Miakuzz    03/08/2014    3 recensioni
"Perché mi hai marchiata con il tuo odore?"
Sul suo volto comparve il solito sorrisetto candido ma nei suoi occhi potei leggere per un attimo sorpresa, come se non si aspettasse quella domanda.
"Dovresti ringraziarmi, tu sei nuova in questa cittadina e gli altri gruppi avrebbero potuto prenderti di mira. Con il mio odore addosso gli altri ci penseranno due volte prima di aggredirti"
Rimasi un attimo delusa da quelle parole, chissà io cosa mi aspettavo, magari che fosse interessato a me? Quanto sei stupida Faith.
"Ah allora grazie"
"Figurati piccoletta " Mi disse lui prima di scompigliarmi i capelli per poi tornarsene nel suo branco.
Rimasi per alcuni minuti lì a guardarlo ridere e scherzare quando venni raggiunta da Adrian.
"Gliel'hai chiesto?"
Mi domando circondandomi da dietro con le braccia e cullandomi dolcemente.
"Si, in poche parole l'ha fatto perché gli facevo pena non c'è altro sotto"
Mi girai e lo abbracciai affondando il volto sul suo petto, avevo bisogno di sentirmi protetta.
"Sei sicura che non ci sia niente sotto?-Mi sussurrò all'orecchio- No perché dal modo in cui ci sta guardando viene da credere il contrario"
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La prima cosa che attirò la mia attenzione appena attraversai la soglia della nuova casa, fu la finestra a vetro grande quanto una parete dall'apertura scorrevole. Per me, che adoravo i luoghi ben illuminati e sdraiarmi  comoda sul divano per leggere, quello era il paradiso.
Senza attendere un minuto mi fiondai, come una bambina contro un gelato, sul divano affondando in esso e annusando il suo odore di nuovo, di oggetto non ancora vissuto. I miei genitori non avevano traslocato anche i mobili con noi   preferivano portarsi dietro il minimo indispensabile, il che stava a significare che il bel divano rosso della nostra vecchia casa sarebbe rimasto lì, ma ciò non era rilevante, mi sarei presto abituata a questo nuovo di un bel grigio scuro.
"Fay già sul divano?" Mi sgridò mia madre senza però trattenere un sorriso, il fatto che mi fossi già appropriata di un oggetto era un buon segno, mi sarei presto abituata.
"Perchè non prendi i tuoi scatoloni e non vai a vedere la tua nuova camera?" Mi  domandò invece mio padre  mentre finiva di trasportare in casa gli ultimi scatoloni.
Alzai di scatto lo sguardo dalla fodera del divano per guardare mio padre,  e senza farmelo ripetere due volte afferrai una scatola con su scritto il mio nome e corsi su per la scala in legno.
La mia nuova stanza non era enorme come la vecchia ma molto più accogliente: la parete opposta alla porta  era di un bel verde acqua e al centro di essa vi era una grande finestra con un balcone interno dove stazionava un divanetto e dei cuscini, un armadio a muro bianco occupava la parete di destra, mentre alla parete di sinistra c'era un letto raggiungibile solo con una scaletta e con sotto una scrivania e un computer. Rimasi incantata qualche minuto prima di poggiare lo scatolone a terra e raggiungere la finestra. Spalancai  le ante ammirando la foresta che si stagliava dietro la casetta dalla parte opposta della strada e inspirando a pieni polmoni l'aria pulita di questa cittadina sperduta. Non dovevo nasconderlo, Un pò mi mancava la mia vecchia città, la mia vecchia scuola, e quell'enorme parco dove ero solita passare le ore a rilassarmi, ma la possibilità di cambiare aria non mi dispiaceva, una nuova avventura mi aspettava e non potevo  sentirmi più elettrizzata.  Ero rimasta appoggiata con le mani sulla finestra, le palpebre abbassate mentre questi pensieri mi affollavano la mente fin che il presentimento di essere osservata fu così forte che aprii di scatto gli occhi ma l'unica cosa che vidi fu l'ombra di una figura scomparire dalla finestra della casa di fronte.  Non gli diedi molto peso e con l'idea di sfruttare quella bella giornata afferrai un libro e la borsa per  poi scendere le scale con l'intento di trovare un luogo che potesse sostituire il mio parco, un luogo dove potessi dedicarmi senza problemi alla lettura . Arrivata all'ingresso trovai  i miei genitori indaffarati a sistemare i piatti e le posate in cucina.
"Dove vai tesoro?" Mi chiese mio padre dopo avermi notata.
Mio padre, George Wilson, era un uomo sulla trentina, alto e forte, dai capelli castano scuro e gli occhi color del ciccolato mentre mia madre,Andy , anche lei giovane e dalla corporatura slanciata, possedeva chiari occhi azzurri incornicati dai boccoli biondi.
 " Volevo trovare un luogo per poter leggere tranquillamente, conoscete qualche parco qui vicino?" Chiesi afferando un mandarino e lanciandolo in aria più volte per poi riprenderlo a volo.
"Qui non ci sono parchi, c'è solo una foresta-A quelle parole mi illuminai(cosa che notò subito mia madre), se c'era un luogo che amavo quella era la foresta peccato che nella mia vecchia città non ce ne fosse una.- Mi raccomando se mai vorresti andarci, prudenza!"
"Si,si tranquilli, ci vediamo dopo" E detto ciò  riposai il mandarino e sparii  dietro la porta.
Il sole rischiarava il cielo quel tardo pomeriggio e il cinguettio degli uccelli faceva da sottofondo mentre  camminavo spedita verso la foresta con le cuffie nelle orecchie. Le strade erano stranamente deserte tanto che non mi preoccupai  neanche di controllare prima di attraversare e non feci così caso alla porsche rossa che si avvicinava spedita verso di me. Quando me ne accorsi era troppo tardi e per la paura chiusi gli occhi senza riuscire a fare altro e sarei stata investita se due braccia forti non mi avessero afferrata per i fianchi spingendomi via.
La caduta mi sembrò avvenire a rallentatore :dapprima sentii il vento intrufolarsi all'interno della mia maglietta e scompigliarmi i capelli  poi la dura  terra e i muscoli doloranti e infine l'erba acarezzarmi le braccia nude. Aspettai non so quanto tempo tenendo le palpebre chiuse e quando fui sicura di essere tutta intatta  mi arrischiai finalmente ad aprire gli occhi ritrovandomi a fissarmi  due pozzi verde inchiostro appartenenti ad un ragazzo dalla bellezza mozzafiato, quest'ultimo aveva folti capelli color miele che ricadevano in ciocche corpose sul volto abbronzato come continuamente baciato dal sole, le labbra erano rosee e carnose e gli zigomi morbidi, giovanili, non sembrava dimostrare più di diciasette anni. Ero rimasta così concentrata a studiare i suoi  lineamenti che non mi accorsi della posizione in cui eravamo: lui si teneva sui gomiti per non schiacciarmi una gamba tra le mie, e una mia gamba alzata poggiata sul suo fianco; cio mi fece arrosire violentemente.
"Mi spieghi perchè prima di attraversare non guardi?" Aprì bocca lui con voce pacata  e  un'espressione pensierosa mentre il suo respiro caldo mi solleticava le guance.
"E  tu perchè non ti togli da sopra?" Risposi cercando di assumere un tono alterato che parve invece agitato.
Il ragazzo non si mosse,  anzi  si strinse maggiormente avvicinando le sue labbra al mio orecchio  e provocandomi brividi lungo la schiena.
"Non si risponde ad una domanda con un'altra, non te l'hanno mai detto?" Mi sussurrò con voce suadente  strofinando il naso sul mio collo.
A quel contatto mi sentii avampare, i brividi si intensificarono e rischiai di finire in iperventilazione.
  "Anche tu hai risposto con una domanda" Riuscii a dire ritrovata la facoltà di parlare.
Lui in risposta rise mostrando i denti candidi poi si alzò in piedi porgendomi la mano ed aiutandomi ad alzarmi.
"Io sono lex" Si presentò poi.
"Faith"
"Allora Faith non ti ho mai visto da queste parti, sei nuova?"
"Si mi sono trasferita oggi "
"E già tenti il suicidio? Aspetta almeno qualche giorno questo posto non è così male!" Mi disse Lex allargando il sorriso, la voce divertita.
"Non volevo tentare il suicidio volevo solo trovare un posto per leggere tranquillamente" Risposi  alterata dalle frecciatine di quel ragazzo , indicando la  foresta dietro di me.
Lex alla  vista di ciò che indicavo si rabbuiò divenendo di punto serio.
"La foresta non è il luogo adatto, torna a casa"
Quel repentino cambiamento in lui mi lasciò parecchio perplessa e poi non mi aspettavo certo una risposata del genere , chi era lui per decidere dove potessi o non potessi andare?
"Scusa, ma deciderò da me se è adatto o no" Risposi dandogli le spalle e inoltrandomi nella vegetazione.
Non riuscii a fare neanche tre passi che Lex mi  afferrò il braccio facendomi voltare.
"Ho detto torna a casa!"
Questa volta il suo tono era alterato e una sorta di ringhio si sentiva provenire dalla sua gola, quando mi girai potei chiaramente  notare gli occhi d'apprima verdi perdere colore per acquistare poi delle sfumature giallo ocra. Dinanzi quella visione il  mio cuore perse un battito per la paura e tutti i miei  muscoli si irrigidirono. Il ragazzo mi  si avvicinò tenendomi stretta per non farmi indietreggiare e mi sussurrò  nell'orecchio una semplice parola.
" Corri"
Non me lo feci ripetere due volte, lo superai e corsi verso casa con la paura che cresceva ad oni passo. Entrai in casa come una furia e mi chiusi la porta alle spalle, al mio fianco c'era uno specchio e potei notare che il mio aspetto era raccapricciante: avevo il volto pallido, i capelli castani scompigliati e i vestiti sporchi di terra. I miei genitori che in quel momento stavano preparando la cena,alla vista di come ero conciata cominciarono a farmi domande su domande ma io in risposta me ne andai di sopra. Dopo una bella doccia mi ficcai sotto le coperte ma quella sera faticai ad addormentarmi con in testa solo i ricordi di quegli occhi. 


Angolo Autore 
Ciao a tutti, scusate in anticio per probabili errori, spero recensiate e mi facciate sapere cosa ve ne sembra. spero a presto ciao <3
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Miakuzz