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Autore: Sixteen16    04/08/2014    6 recensioni
"..Mi sembrò giusto. Decisi di presentarmi. ‘Sono Babù, piacere!’ dopo avergli passato l’ormai stropicciato foglietto aspettai la fatidica domanda, ma ciò che ritornò indietro fu questo ‘Sono Alex, il piacere è tutto mio!’ con uno smile vicino. Quando alzai la testa con la faccia un po’ da rimbambita lo trovai a fissarmi e non appena incrociò i miei occhi sorrise. Che sorriso stupendo, il suo.."
Pronti per degli Arctic Monkeys adolescenti?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In a foreign place, the saving grace was the feeling,
That it was a heart that he was stealing..
 
CAPITOLO 14
Il mattino ha l’oro in bocca!
Diceva un serial killer di un famoso film horror.
Ma fortunatamente l’ambientazione non era esattamente la stessa, anche se ci potrei mettere la mano sul fuoco che qualcuno, proprio lì in quella stanza, avrebbe ucciso pur di dimenticare la sera precedente.
Si, quella persona ero io.
Mi presento, sono Babù Evans.
Combina guai di professione.
Sedicenne nell’aspetto, ottantenne nell’animo.
Ero raggomitolata nel mio pigiama di lana (che non avrebbe indossato manco nonna Teddy) sul divano di casa Turner.
“Buongiorno Babù! Coma mai già sveglia?”
“Buongiorno Penny. Non riuscivo a dormire e sono scesa” dissi seguendola in cucina.
Mise un pentolino di acqua sui fornelli per preparare il the.
“Oggi è una giornata impegnativa..”
Fissavo un punto nel vuoto, perdendomi nei miei pensieri.
Matt era stato così dolce ieri sera!
Ma Alex.. ancora un volta mi confondeva.
E di nuovo mi ritrovavo a dover combattere tra me stessa e il provare sentimenti.
Ma la questione era proprio questa: di quali sentimenti e per chi, poi, stavamo parlando?
“..poi oggi è un grande giorno di festa e..”
Aspetta, aspetta, aspetta.
Giorno di festa?
“Penny, scusami, ma che giorno è oggi?”
Mi sorrise affettuosa.
“E’ Capodanno oggi, sciocchina!”
Cosa?
Già Capodanno?!
“Scusami un attimo devo correre a fare una telefonata!” dissi alzandomi in piedi, di scatto.
“Aspetta un attimo! Prima di scendere, sveglia Alexander! Ho delle commissioni da farvi svolgere stamattina..!”
Bene, fantastico.
Una mattina di puro divertimento, con un’allegra compagnia.
Non me ne curai e dopo aver assicurato Penny che avrei svolto il mio incarico di sveglia umana, mi fiondai nella camera degli ospiti, nonché camera mia per quel breve lasso di tempo.
Composi in fretta e furia l’unico numero che avessi mai imparato a memoria.
Ovviamente per tutte quelle volte che avevo chiamato la mia genitrice, in ansia per lei.
“Pront..”
“TU!” quasi le urlai al telefono, senza darle il tempo di rispondere.
“Buongiorno! Da quando sei diventata mattiniera?”
“Da quando quella signora sulla trentina inoltrata ha deciso di non far ritorno a riprendere le sue responsabilità!”
“Forse è il contrario.. lo sai che io non sono mai stata troppo responsabile, quel tanto che basta per..”
“..per abbandonare tua figlia nella tana del nemico?”
“Oh suvvia, nemico. Che parolone! Oh si Teddy, sto parlando con Babù.. Tesoro, ti saluta Teddy”
“Salutala da parte mia”
“Ha detto che aveva previsto la tua chiamata”
“Per caso ha anche previsto il tuo ritorno? Sai com’è.. hai una figlia qui!”
“Quanto sei sciocca!” disse facendo una risata che percepii come finta.
“Cosa c’è che non va?”
“Nulla, Babù. Assolutamente nulla”
Non mi mentire Julia, ti prego.
“Non tornerai per Capodanno, vero?”
“No.. passerò ancora un po’ di tempo qui con Teddy”
“Mh” annuii.
Non riuscivo neanche io a decifrare il mio stato d’animo.
“Tesoro devi capirmi! È molto tempo che non la vedevo.. dobbiamo recuperare il tempo perso e ricucire i rapporti”
Annuii di nuovo.
“Tu piuttosto.. come va alle prese con i baldi giovani? Sappi che qui ci siamo schierate tra team Alex e team Matt!”
“Mamma!”
Sentii Teddy urlare un ‘non la ascoltare Babù’.
“A parte gli scherzi.. come te la passi?”
“Me la passo senza un sostegno morale e nelle fauci del leone”
“Beh almeno è un BEL leone..”
“Se fossi qui ti incenerirei con lo sguardo”
“Mi mancano i tuoi sguardi assassini”
“A me non mancano affatto le tue frecciatine grandi quanto il British Museum”
“Che figlia insensibile che ho!” disse scoppiando a ridere, questa volta con sincerità.
“Fammi scappare, ho un impegno”
“Un appuntamento romantico?”
“Si alle 7 di mattina, appuntamento romantico al bar in fondo alla strada con una calda tazza di caffè e un terzo incomodo chiamato Margherita la Prima Donna, per gli amici Alex”
“Allora è davvero un appuntamento romantico!”
“Nossignora, Penny ha detto che ci deve affidare alcune commissioni”
“Tranquilla, vai.. noi due ci sentiamo più tardi. Sbaglio o hai il resoconto di una serata da fare?”
“Sbagli, non te lo meriti affatto!”
“Come no?” esclamò da finta indignata.
“Avresti potuto assistere al mio degrado in diretta, ieri sera.. e invece no”
“Ripeto: sei insensibile”
“E tu sentimentalmente crudele!”
“Vai su, su.. non vorrei essere la causa del tuo ritardo! Voglio dire, ti ho già affidato un evidente ritardo mentale, evitiamo anche quello sull’orario”
“Spiritosa, davvero”
“Ricordati solo una cosa..”
“Avanti spara la cazzata, dai”
“..sii prudente.”
“Tutto qui?”
“Si”
“Davvero?”
“Ovviamente no”
E ci mancherebbe altro!
È o non è una madre fuori dagli schemi?
“Ricordati di guardare in alto stasera”
“Che intendi?”
“Semplicemente di guardare in alto”
“Ma non ha senso!”
“E invece lo avrà”
“Ma..”
“Niente ma! Addio!”
“Aspetta..!”
Nulla.
Aveva riattaccato.
Che razza di madre sconsiderata!
Entrai nel corridoio sbuffando.
Bene, il secondo obbiettivo era svegliare il tizio della stanza accanto.
No, non sarebbe stato affatto un problema se non ché erano le 7 e mezzo del mattino e il suddetto tizio si era ubriacato come non mai la sera precedente.
Entrai nella sua stanza, illuminata flebilmente dalla luce del sole.
Scostai le tende ed aprii leggermente la finestra.
Eccome se faceva freddo!!
Non nevicava, ma la neve della sera prima era ancora li, quasi a voler abbracciare le strade di Sheffield.
Mi girai a guardarlo.
Accucciato sotto le coperte, di lui spuntavano solo i capelli.
Mi chiedevo come potesse respirare.
Gli scostai la coperta dal viso.
“Alex” sussurrai a bassissima voce.
Niente.
“Alex..” dissi leggermente più forte.
Mugugnò qualcosa per poi girarsi dall’altra parte.
“Alex devi svegliarti”
Prese il cuscino e se lo strinse sulle orecchie.
Fantastico, vuoi la guerra?
Mi avvicinai di nuovo alla finestra ed immersi le mani nella neve ghiacciata.
“Alex hai intenzione di svegliarti?”
“..no” si stava lamentando come un bambino.
“Va bene..”
Mi accostai a lui e in un nano secondo toccai la sua schiena.
Urlò, saltando di scatto dal letto.
Si girò verso di me, mi mise a fuoco e poi urlò un ‘ma sei impazzita?!’.
Gli sorrisi.
Non poteva non farmi ridere in quello stato.
I capelli arruffati, senza maglia e con la faccia imbronciata.
No, non poteva resistere a lungo con il broncio.
Infatti, fu lui a rilassare i muscoli del viso e a parlare per primo.
“Che ore sono? Perché mi hai svegliato? Ma soprattutto.. cos’è quello?” disse guardando il mio pigiama.
“E’..”
“Aspetta, hai davvero un pigiama rosa con gli orsetti?”
“No, ho deciso di ripescarlo dall’armadio di Julia per seguire un’improbabile moda anni ’70! Certo che è il mio pigiama, cretino!”
Mi fissò negli occhi per poi scoppiare a ridere come un forsennato.
Lo guardai accigliata.
“Per caso il signor qui presente è immune dai postumi da sbronza?”
“Dovresti saperlo che io sono immune a tutto”
“Anche a questo?” chiesi, prendendo un cuscino e lanciandoglielo in faccia.
“Sei una rompipalle”
“E tu sei un deficiente! Vestiti, Penny ha alcune commissioni da affidarci”
Mi fissò, lo fissai.
“Che c’è ora?” chiesi, in ansia.
Non volevo che mi chiedesse del giorno prima.
Non volevo parlarne, non adesso almeno.
“Se devo cambiarmi, tu devi uscire”
Tutto questo pudore da dove viene, Turner?
Sorrisi, ricordando la sera precedente, dove, senza molti scrupoli, mi aveva chiesto di spogliarlo.
C’era anche da dire, però, che il giorno prima era complice l’alcool.
In ogni caso, mi meravigliai della sua richiesta.
Ciò non toglie che ne fui felice ugualmente.
Che stesse cambiando?
“Ci vediamo giù” gli dissi prima di uscire.
 
Oh he was ready to impress and the fierce excitement,
The eyes are bright he couldnt wait to get away,
I bet the juliet was just the icing on the cake
 
Avvolti nei nostri cappotti, camminavamo per le strade di Sheffield in direzione del supermarket.
Spesa di qua, spesa di là.
Ne avevamo di cose da comprare!
Magari anche due parole per interrompere quel silenzio assordante che si era creato.
“Allora..” cominciai.
Decisi che toccava a me romperlo.
“Mh” annuì guardando a terra i passi che percorreva.
“Come passate solitamente il capodanno voi Turner?”
“Niente di anticonvenzionale. Tutta la famiglia a casa e si aspetta la mezzanotte”
Questa volta annuì io.
Ok.
Era strano, troppo strano!
Troppo silenzio e lui aveva un comportamento troppo distaccato.
TROPPO.
Non sapevo assolutamente come comportarmi.
Entrammo nel supermarket quasi senza accorgercene.
“Prendo un carrello..” dissi.
“Faccio io” rispose lui.
E le nostre mani si incontrarono.
Ma fu un attimo veloce, ed altrettanto repentino fu il movimento con cui lui tirò indietro la sua mano.
Lo fissai confusa.
“Scusami”
Le parole mi uscirono di bocca da sole.
Mi ignorò bellamente e prese a spingere il carrello.
Ci tentai di nuovo.
Dovevo essermi sicuramente sbagliata.
“Devi aiutarmi assolutamente! Solitamente è Julia a consigliarmi ma è troppo lontana..”
Annuì, guardando distrattamente i barattoli disposti disordinatamente sugli scaffali.
Ti stai immaginando tutto, Babù.
Immaginazione, sì, sta correndo troppo.
Presi un respiro.
“Che ne dici se mi vesto di rosso stasera? O forse fa troppo ‘natale’” la buttai sul ridere.
Sapevo che mi avrebbe risposto ‘forse perché siamo a Natale? Scema che non sei altro’, con il suo solito fare arrogante e ironico.
“E’ indifferente” rispose mentre si rigirava tra le mani un barattolo.
Lo stesso barattolo che pochi secondi dopo gli scivolò dalle mani.
“Ci penso io..” non riuscii a terminare la frase che per la seconda volta le nostre mani si sfiorarono.
Come prima, la ritrasse velocemente e si affrettò a proseguire per la corsia del supermarket.
Scossi la testa per riprendermi e mi affiancai a lui, attenta a non sfiorarlo minimamente.
 
Make no mistake no..
 
Non ci dovevo pensare.
Proprio no.
A quel infimo essere che..
No.
Basta.
E’ un maledettissimo chiodo fisso, dannazione!
Facciamo il punto della situazione.
Casa di.. di..
Di Alex.
No, ricominciamo.
Una doccia fresca dopo il duro lavoro!
Avevo passato tutto il pomeriggio dietro Penny a sfaccendare per pulire casa, sistemare e ordinare tutto per l’arrivo dei parenti e degli amici della famiglia Turner.
Quello sarebbe stato sicuramente un ottimo modo per distrarsi!
Se non fosse che Alex era li con me.
Non appiccicato, è ovvio.
Mi stava ben lontano.
E mi turbava questa cosa, tanto.
A dire il vero troppo, più del dovuto!
Gli ultimi mesi li avevo passati nella speranza che tutto si risistemasse.
Gli ultimi giorni li avevo passati sperando che i sentimenti di qualcuno si placassero.
E se i suoi sentimenti si fossero davvero placati?
Avevo raggiunto il mio obbiettivo, no?
E perché non riuscivo ad essere calma come avrei dovuto?
Mi fiondai sotto la doccia.
Ahh quello che ci vuole è proprio una bella doccia caaAAA..
“Aaaaaa” urlai.
L’acqua divenne improvvisamente gelida.
Quel maledetto stronzo deve aver aperto l’acqua del rubinett..
Ah, no.
Non eravamo in condizioni di prenderci in giro.
Forse è Penny.
O forse sto ammattendo.
“Babù sbrigati, gli ospiti stanno per arrivare!” sentii Penny urlarmi dal corridoio.
Mi fiondai nuovamente nella stanza.
Vestito rosso o nero? Vestito rosso o nero?
Si, stavo ammattendo.
Da quando mi facevo troppi problemi su cosa mettermi?
Da quando Julia non c’era!
Era lei a farsi problemi per me, sul mio vestiario.
E poi.. ‘è indifferente’ aveva detto Alex.
Tra i due litiganti il terzo gode!
E sia quella sottospecie di vestito grigio che Julia non mi avrebbe mai permesso di mettere!
Me lo infilai di fretta e furia, un filo di mascara e eyeliner e mi buttai letteralmente nel corridoio.
Si, letteralmente.
Difatti, tanto per cambiare, piombai di culo per terra sbattendo con forza un piede contro la porta di fronte.
La suddetta porta incriminata si aprii, lasciando uscire un ragazzo.
Se non avessi saputo a chi apparteneva quella stanza non l’avrei sicuramente riconosciuto.
Lo vidi.
Camicia, giacca e capelli perfettamente in ordine.
Una visione?
Un miraggio?
Allucinazione post caduta?
L’ologramma di fronte a me mi tese una mano, lasciando una scia di profumo che mi stordii più della caduta stessa.
“Ti sei fatta male?” chiese con premura.
No, non poteva essere Alex.
Titubai.
Se afferro la sua mano, afferro il vuoto.
Non può essere reale.
Il profumo, i capelli, la gentilezza eccessiva che non faceva parte del suo modo di rapportarsi con me.
“Credo che tu abbia sbattuto la testa, non reagisci neanche!” mi disse poi, sventolandomi una mano davanti agli occhi.
“No, io..”
“Avanti, andiamo”
Mi tirò su da sotto le braccia, come si fa con i bambini.
Sussultai.
Mi stava davvero sfiorando?
Quando poggiai i piedi per terra mi fissò negli occhi per un istante.
“Dopo di te” sussurrò, facendomi strada verso le scale.
Esitai quell’attimo di troppo che mi fece tremare le mani.
Poi proseguii verso le scale, con un groppo in gola.
“Aspetta!” mi fermò.
Mi voltai con stupore, o forse speranza.
“Non credo che tu voglia scendere in quelle condizioni”
“Quali condizioni?” chiesi confusa.
“Credo ti si sia strappato il vestito” disse, prendendo un lembo posteriore del suddetto e portandolo avanti.
No.
Non può essere.
“Non dirmi che..”
“Si” annuì.
“Tutto..?”
“Si, tutto tutto”
Mi girai per controllare le condizioni del mio didietro che era.. fantasticamente e meravigliosamente senza veli, coperto non più da un misero vestito grigio ma da semplici mutandine rosse natalizie con le renne.
Si, rosse.
Perché il rosso porta fortuna in questo periodo.
E cazzo se si vede!
“Torno in camera, ci vediamo giù” dissi sfrecciando e abbassando lo sguardo dalla vergogna.
Oh merda.
Si può essere più imbranati di così?
La risposta è NO.
Il dilemma torna.
Rosso o nero?
E se scendessi solo in biancheria intima?
Sai che divertimento!
E se non scendessi proprio?
Penny mi trascinerebbe giù con un fucile puntato alla tempia.
“Ah, fanculo” rantolai.
Presi il telefono e chiamai Julia.
“Pront..”
“Rosso o nero?” chiesi.
“Cosa? Babù.. di che stai parland..”
“Dimmi solo se rosso o nero”
“Rosso.. ma di che..”
“Grazie Julia! Buona serata!”
E riattaccai.
Mi sfilai il vestito strappato e presi quello nero.
In realtà non so perché non lo avessi scelto fin dall’inizio.
Era semplice.
Maniche lunghe, una scollatura a barca non eccessiva, stretto in vita per poi aprirsi in una gonna a ruota che scendeva fino a qualche centimetro sopra il ginocchio.
Anche la tinta non era niente male.
Nero, con dei grandi pois, sempre neri ma di una tonalità leggermente diversa.
D’improvviso mi arrivò un messaggio.
‘Visto che non mi avrai ascoltato affatto e ti sarai SICURAMENTE messa il vestito nero, abbi almeno la decenza di metterti un tocco di rossetto rosso. Firmato: quella sciagurata di tua madre’
Lessi con attenzione.
Figuriamoci.
Dove lo vado a prendere io un rossetto rosso?!
Il telefono vibrò di nuovo.
‘P.s il rossetto rosso lo trovi nella tasca anteriore della tua valigia. Prevedo tutto, io!’
Presi quello che doveva essere il rossetto e mi guardai allo specchio.
Ma si.. perché non accontentarla?
Lo misi con calma e pazienza, prendendo un fazzoletto per togliere le sbavature.
Ma chi aveva inventato questa tortura per noi donne?!
Aprii la porta soddisfatta e pronta per scendere.
Mi guardai un’ultima volta nello specchio del corridoio.
Può quel tocco di femminilità (che non hai mai avuto) farti sentire, una volta tanto, diciamo.. più bella?
Mi misi in posa.
O se non bella almeno carina?
Cambiai posizione e mi feci l’occhiolino da sola.
Dai, facciamo accettabile e la finiamo qui.
Feci una smorfia.
No, sono davvero un caso perso.
Avrei zero femminilità anche se vestissi i panni di Sophia Loren negli anni della sua gioventù.
“Lascia perdere lo specchio”
Mi bloccai di scatto.
Una figura era apparsa dietro di me.
Lo fissai con gli occhi sgranati.
Ne stavo combinando una dietro l’altra.
“Che ci fai qui? Non eri sceso?!”
“Ti ho aspettata”
Lo guardai ancora dallo specchio.
Lui guardava me.
Dovevo tentarci.
Non poteva essere tutto perduto.
“Alex..”
“Ho parlato con Matt, tranquilla”
“Perché diavolo non parlate prima con me e sentite per una buona volta la mia versione dei fatti prima di imputtanarvi parlando tra voi due solamente?” sbuffai.
“Babù io non ce l’ho con lui”
“Ce l’hai con me infatti”
“Ti sbagli, non ce l’ho con nessuno”
“Certo, questa mattina eri, effettivamente, stranamente calmo, forse un po’ troppo! Sarà a causa del clima che ti ha congelato il cervello? O l’alcool di ieri, chi lo sa!”
Respirai a fondo.
Dovevo calmarmi.
Mi voltai piano.
“Cosa ti ha detto Matt?”
“In realtà niente di ché”
“Qualcosa che ti ha fatto cambiare il tuo modo di comportarti nei miei confronti sicuramente”
“In realtà no”
E allora cosa stava succedendo?
Non capivo.
“Scendiamo?” mi chiese.
Lo scrutai tentando di decifrare il suo stato d’animo.
Rilassato, con un tocco di tranquillità che non guasta mai.
Ma come caspita faceva?
Non ci capivo più nulla, oppure il mondo era entrato in rotta di collisione con la mia bolla personale di insicurezze e finte sicurezze.
Annuii e lo precedetti giù per le scale.
 
And even if somehow we could have shown you the place you wanted,
Well I'm sure you could have made it that bit better on your own
 
Un brusio aleggiava nel soggiorno imbandito a festa di casa Turner.
Tutta l’allegra famiglia era disposta su una lunga tavolata intenta a chiacchierare e ridere del più e del meno.
Solo qualche mezz’ora prima, erano stati fatti dei complimenti ad Alex su come fosse cresciuto bene, ed aveva ricevuto una decina di pizzicotti sulla guancia, tutti da persone diverse.
Io me l’ero svignata.
In effetti risultava troppo ambigua la mia presenza in quel giorno di festa.
Ma ero grata a tutti per avermi ignorata bellamente.
Non volevo impicci, ne dare spiegazioni di alcun tipo.
Ma soprattutto, non volevo mi fosse attribuito un titolo che ne io, ne Alex avevamo stabilito.
Del resto nessuno dei due voleva stabilirlo!
E state pur certi che non l’avremmo mai fatto.
Finchè..
“Avanti, vogliamo sapere come vi siete conosciuti!” disse un’anziana signora seduta tre o quattro sedie più in la.
La tavolata tacque improvvisamente.
Si voltarono tutti verso me e Alex, che fino a quel momento non c’eravamo neanche scambiati uno sguardo.
“A scuola” rispose lui, con tono gentile.
Si alzò un coro di ‘oh’ e di ‘ah’ sdolcinati.
Qualcuno diceva ‘un amore sbocciato fra i banchi’ e qualcun altro ‘che teneri’.
Rimandai indietro un conato di vomito.
No, tutta questa sdolcinatezza no.
“E ditemi, da quanto vi frequentate?” chiese ancora.
“In realtà noi due non ci frequentiamo”
Questa volta fui io a rispondere.
“Siamo semplicemente amici” conclusi.
Se ci potevamo ancora considerare tali, visto il suo comportamento alquanto bizzarro.
Prima geloso, poi mi ignorava e poi riprendeva a parlarmi come se nulla fosse.
Sorrisi soddisfatta di aver terminato l’argomento.
“Oh in realtà è solo un po’ timida! Ci frequentiamo da qualche mese”
Mi voltai di scatto.
Aggrottai la fronte e lo guardai perplessa.
Ma cosa cazzo stava blaterando?
Di nuovo partirono i cori strapazza budella.
Feci per aprire bocca, ma Alex mi tirò un pizzico da sotto al tavolo.
“Reggimi il gioco” mi sussurrò poi, nell’orecchio.
Che stava succedendo?
“Eh signorina! Finalmente qualcuno che riesce a conquistare il nostro bel giovanotto”
Tentai di sorridere.
Ma quello che mi uscii non era un sorriso, piuttosto una smorfia di sarcasmo.
 “Già, chissà come mai!” dissi ironica.
Mi arrivò un altro pizzico.
“Tesoro, qual è il tuo nome?”
Ah no, un’altra noia!
“Elizabeth” risposi noncurante.
Alex sgranò gli occhi.
“Oh piacere di conoscerti Elizabeth, posso chiamarti Liz, vero? Benvenuta in famiglia!” una donna addirittura si alzò per stamparmi due baci sulle guance.
“Liz?” pronunciò Alex, scandendo bene le tre sillabe.
“Si, amore?” risposi io, scandendo la frase con ancor più ironia, se possibile.
“Posso scambiare due parole con te?”
Non feci in tempo a rispondere che Penny sopraggiunse nel soggiorno.
“La cena è servita!” annunciò.
E tutti tornarono ai loro affari.
 
And I bet she told a million people that she'd stay in touch,
Well all the little promises they dont mean much,
When theres memories to be made
 
Toc toc.
“Occupato!” sentenziai.
Dannazione, volevo solo un po’ di tregua!
Avevo dovuto rispondere a tremila domande.
Tremila.
Io e Alex avevamo dovuto metterci d’accordo con un solo sguardo per una serie di dettagli sulla nostra tanto fantasiosa, quanto irreale in qualunque dimensione, relazione.
Ovviamente ognuno di noi due aveva lasciato dar sfogo alla fantasia.
Forse un po’ troppo.
Tipo quando il nonno di Alex mi aveva chiesto se fosse stato lui a farsi avanti.
E io con tanta nonchalance, avevo risposto che in realtà ero stata io, solo perché ‘in fondo, in fondo, lo sappiamo com’è il nostro Alex: un grande pauroso e timidone! Vero amore?’ (con una vagonata d’ironia).
Ma anche lui si era preso le sue rivincite.
Per esempio quando mi avevano chiesto come avessi fatto a ‘conquistarlo’, aveva insistito per rispondere lui dicendo che ero riuscita a rubare il suo cuore attraverso la mia bellezza naturale: ‘non m’importa quando non si fa la ceretta, oppure le sue labbra sono adornate da quei baffettini che sembrano di un ragazzetto di dodici anni. Mi piace così com’è!”.
Ora avevo bisogno di una pausa.
Così mi ero rifugiata in bagno.
Toc toc.
Ancora?
Santa miseria.
“E’ occupato!” ripetei, annoiata.
“Sono io!”
Sbuffai.
“Come se il fatto che sia tu a bussare, giustifichi il fatto che tu possa entrare”
“Quindi posso entrare?”
“No, certo che non puoi!” risposi esausta.
“Volevo fare il gentile e chiederti il permesso, ma nel tuo vocabolario non esiste la parola gentilezza! Quindi ti avviso, sto per entrare!”
Aprì la porta con una mano sugli occhi.
“Non sei seduta sul water, vero?”
Scossi la testa.
Ma quanto poteva essere idiota?
“Sono di fronte a te, cretino”
“Ah, eccoti” disse, chiudendo la porta.
“Che vuoi, biscottino?” chiesi facendogli il verso.
“Eizabeth? Ti chiami davvero così?” disse scoppiando a ridere.
“Sei libero di credere quello che vuoi ma.. no. Non è quello il mio nome”
“Certo Liz. E perché mentire allora?”
“Non volevo rogne. Sai quanto può essere petulante la gente?”
Aggrottò le sopracciglia.
“Tu piuttosto.. sapresti dirmi da quand’è che io e te ci frequentiamo? Sai com’è, credo di aver perso qualche episodio di questa infinita telenovela!”
“Non volevo rogne”
Lo fissai accigliata.
“Sai quanto può essere petulante la gente?”
“Mi stai prendendo per il culo?” chiesi infastidita.
“Sono serio. Ogni anno i miei parenti mi scocciano chiedendomi di fidanzate e roba varia. Quest’anno ho colto l’occasione”
“Colto l’occasione di rompermi le palle per una serata intera?”
“In due è più divertente rispondere a certe domande imbarazzanti”
Beh,  su questo aveva ragione.
“Quindi?” chiesi.
“Cosa?” mi rimandò lui la domanda.
“Perché ti sei catapultato nel bagno?”
“Non volevo averti sulla coscienza, pensavo te la fossi presa”
“E perché mai? Potrei forse perdere l’occasione di metterti in ridicolo di fronte ai tuoi parenti?”
“Ovviamente no!” sorrise.
“Beh, allora esci di qui, si o no? Mi devo ritoccare il trucco” sorrisi anche io, ma tentai di nasconderlo.
Lui lo notò e sembrò rassicurarsene.
Poi si avviò verso la porta.
Ok.
Credo fermamente che questo ragazzo abbia sviluppato dei disturbi di doppia personalità.
E mi spaventa.
Diavolo, se mi spaventa!
 
And I hope you're holding hands by new years eve,
They made it far too easy to believe,
That true romance cant be acheived these days
 
“Dieci, nove, otto..”
Tutti insieme con il bicchiere in mano, pronti a brindare per quest’anno nuovo.
“..sette, sei, cinque..”
Io ero li, ferma, allo stipite della porta, pensando all’anno passato.
Pensavo al mio trasferimento a Sheffield, alle persone che avevo conosciuto e quelle che erano sempre state con me.
Avrei voluto brindare con tutti loro e per loro.
A Julia, madre strampalata.
Che, a ruoli invertiti, sarebbe stata una figlia perfetta e io una madre troppo severa, ma nonostante questo le volevo bene con tutti i suoi difetti e lei me ne voleva con tutti i miei drammi adolescenziali.
A Teddy.
Che, sangue del mio sangue, era riuscita a diventare subito parte di me.
A mia sorella, Lizzie.
Che al momento non sapevo che fine avesse fatto, ma non potevo non augurarle tutto il bene possibile.
“..quattro, tre, due..”
Alla famiglia Turner.
Che mi aveva accolta come una figlia.
A Jamie ed Andy.
A loro, che mi avevano accettata senza troppe difficoltà e con cui avevo condiviso dei mesi magnifici.
A Matt.
Che non avevo ancora capito che ruolo potesse avere per me, ma che per ora mi limitavo a voler bene come forse non avevo mai voluto ad un amico.
Ed infine ad Alex.
Alzai lo sguardo per trovarlo tra tutta la gente nel soggiorno.
“..uno..”
Una mano si poggiò sulla mia spalla e mi voltai.
“..zero!”
Scoppiò una sinfonia di ‘buon anno nuovo’ e tutti cominciarono ad abbracciarsi e a brindare.
Guardai Alex di fronte a me.
“Un brindisi” mi propose.
Annuì.
“A questo nuovo anno, che sia migliore di quello precedente” disse.
Sorrisi.
“Non cambierei nulla di quello vecchio”
O forse si.
“Allora facciamo così.. a questo nuovo anno, che possa essere ancor più magico di quello appena trascorso”
Fece per avvicinare il suo bicchiere al mio, ma lo bloccai.
“Aspetta, anche io voglio fare un brindisi”
Lo fissai.
“Ad Alexander David Turner” dissi.
Toccò a lui sorridere.
“Perché mai?”
“Perché ho mentalmente brindato a tutte le persone che ho conosciuto e mancavi tu all’appello”
“Bene, allora brinderemo anche a te”
Avvicinai il mio bicchiere al suo, mentre ci fissavamo negli occhi.
“A Babù Evans” disse infine.
Alzai il bicchiere per berne il contenuto e guardai in su.
Un rametto di vischio spuntava, in tutto il suo splendore, dall’alto della porta.
‘Guarda in alto’ aveva detto Julia!
Era forse questo che intendeva?
Che mente assolutamente diabolica, la sua.
Portai giù lo sguardo.
Alex mi guardava dritta negli occhi.
“E’ un rametto di vischio quello?” chiesi stupidamente.
“Si” mi rispose, senza neanche guardare sopra la sua testa.
Rimase un attimo fermo, per poi coprire la distanza che ci divideva.
 “Buon anno nuovo, Babù” sussurrò, prima di avvicinare le sue labbra alle mie.
 
You are the only ones who know
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
---siete liberissimi di non leggere questo angolo autrice. Anzi, NON LEGGETE---
 
 
 
Daaaai, sono passati appena tre mesi.
“No, Sixteen. Non sei assolutamente giustificabile per questa tua assenza”.
Esatto, non lo sono.
Ma porgerò le mie scuse affinché possiate perdonarmi.
Perché mi perdonate, vero?
Vi posso assicurare che questo capitolo è scritto su 19 pagine e mezzo di word (vabbe che vado diecimila volte a capo, ma poco importa)(ovviamente questa nota è esclusa dal conteggio pagine). In ogni caso l’importante è la qualità, non la quantità. Anche se alla fine, sto dormendo in piedi e pur avendolo riletto più e più volte continua a non convincermi. Ma se non la smetto di tentare di capire cosa c’è che non va, non lo pubblico più. Quindi, al solito, spero nelle vostre recensioni per migliorare. E spero che possiate perdonare (l’attesa) i millemila errori che avrò fatto ancora una volta. Patiently. Quando mi deciderò a rileggerla tutta, aggiusterò (credo, forse nel duemilaecredici). Ci terrei a precisare (per chiunque legga le mie note a fondo capitolo, non ci spero troppo a dir la verità visto che scrivo un sacco di boiate) che “Margherita la prima donna” è un ragazzo/uomo (vecchio nell’aspetto, bambino nell’animo)  realmente esistente. È una prima donna per il semplice motivo che canta in un gruppo e prima di conoscerlo l’ho soprannominato così (e i restanti membri della band sono Timidino il bassista, Lucacollajeep il chitarrista1, BriannaMay il chitarrista2 e Er Kebabbaro il batterista). Perché vi dico questo? Perché..
Bene. E’ ora di salutarvi!
No scherzo, non c’è un motivo per cui ve lo dico. Semplicemente mi andava J
In ogni caso.. caspita ragazze.
Vorrei ringraziare ogni singola di voi che recensisce questa storia.
State aumentando e io vi adoro.
Ognuna di voi ha un posticino nel mio cuore.
Anche ogni singolo lettore silenzioso.
Vi adoro tutti.
Ora basta, tolgo il disturbo. Ho rotto abbastanza.
Alla prossima,

Sixteen
 
 
Quasi dimenticavo.. non penso servano presentazioni per la canzone da cui ho preso il titolo del capitolo! <3
  
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