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Autore: Mary P_Stark    04/08/2014    4 recensioni
Autumn Hamilton, Guardiano dell'Aria e fratello ribelle del clan guidato dal serioso Winter, vive ormai stabilmente da tempo a Tulsa, la patria dei Tornado. A guida di un gruppo di Cacciatori di Tornado, studia il sistema di poterli governare, controllare, esaminare senza pericolo. La sua vita procede apparentemente liscia come l'olio, lontana dagli affetti che tanto l'avevano ferito anni addietro, anche se l'incontro recente con Summer ha lasciato strascichi nel suo animo. Possibile che il suo odio per Winter sia stato inutile, vano? Autumn non lo crede, ma il tarlo del sospetto è ormai presente dentro di lui, e sarà Melody ad aiutarlo, in principio in modo del tutto inconsapevole, a venire a capo di questo mistero. E, al tempo stesso, a riportarlo a una vita vera, una vita che vale la pena di essere vissuta. Ma ombre oscure sono in agguato, e per Autumn e Melody non sarà così semplice scoprire la nuova via per la felicità, così come per gli altri gemelli Hamilton. -QUARTA PARTE DELLA SAGA "THE POWER OF THE FOUR" - Riferimenti alla storia presenti nei racconti precedenti.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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- Questa storia fa parte della serie 'The Power of the Four'
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N.d.A.: Molte di voi si sono chieste come fosse il rapporto tra Winter e Autumn, prima dell'arrivo di Erin. Bene, ora potrete scoprirlo. Buona lettura, e benvenute nel mondo di Autumn!


 
Prologo.


 
 
“Ehi, Win, scommetto quello che vuoi che non riesci a battermi, stavolta!” rise allegramente Autumn, portando con sé la sua scatola di freccette.

Levando il capo dal libro che stava consultando, il gemello sollevò uno scuro sopracciglio e scrutò il fratello con aria derisoria, replicando: “Autumn, quando mai mi hai battuto, a freccette?”

“Potrebbe essere la volta buona… dai, accontentami!” ghignò l’altro, dandogli una pacca affettuosa sul braccio nel passargli accanto.

Il ghigno divenne un sorriso furbo, e Winter non poté che rispondere con un altro identico e pieno di sfida.

“E va beneee. Vorrà dire che sarò clemente” acconsentì allora il gemello, levandosi in piedi con eleganza per seguirlo nel salottino.

La casa che avevano trasformato nella loro piccola, accogliente tana dopo la morte dei loro genitori, stava diventando davvero troppo stretta, per loro.

Se era già difficile convivere con tre donne, in casi normali, per Win e Autumn, diventava praticamente impossibile quando sopraggiungevano le vacanze di primavera.

E tutti loro tornavano dai rispettivi studentati all’università.

Le loro stanze, adatte più a dei ragazzini che a dei giovani adulti, e maghi, erano  strette come le restrizioni ai loro poteri.

Era generalmente impossibile tenerli a bada, in special modo quando si ritrovavano tutti assieme.

Il Potere dei Quattro era forte, in loro, e mai Brigidh si sarebbe aspettata di incontrare un simile concentrato di bravura.

Anche se i loro maestri l’avevano messa in guardia fin dall’inizio, sulle loro enormi potenzialità.

Ma rimanevano dei giovani di diciannove anni, con caratteri diametralmente opposti e opposti modi di vedere le cose.

E anche una Veggente come lei poteva avere qualche difficoltà a tenerli a bada.

Il Training di apprendistato era terminato solo l’anno precedente, e gli Adepti della dea che erano giunti lì da Dublino, mandati con il solo scopo di allenarli, avevano spergiurato fossero i più forti Dominatori di sempre.

Osservare i due giovani Hamilton, attraverso la sua sfera di cristallo, era quasi come rubare loro l’intimità, ma intervenire in quel momento non le pareva giusto.

Brigidh distolse lo sguardo dalla sfera e la avvolse con un pesante telo di velluto scuro dopodiché, levatasi in piedi dal suo scranno, si volse a fissare la giovane in piedi alle sue spalle.

Non poteva piombare in casa come se nulla fosse, non con quello che le sarebbe spettato di fare di lì a poco.

Pur non volendolo, pur sapendo di stare tradendo anche l’ultima promessa fatta alla sorella, sorrise mesta alla ragazza in sua compagnia e mormorò: “Dobbiamo andare.”

 
∞∞∞

Autumn sorrise grato al fratello, che rispose con uno altrettanto lieto, altrettanto complice.

A Winter era sempre piaciuto avere un fratello maschio, oltre alle sorelle, specialmente da quando mamma e papà li avevano lasciati.

Certo, lui adorava alla follia anche Spring e Summer, e così pure zia Brigidh, ma non era la stessa cosa.

Solo con Autumn aveva ammesso quanto gli mancasse Kimmy, quanto i suoi sorrisi lo ossessionassero la notte, quanto il solo pensiero che un altro ragazzo potesse baciarla lo mandasse al manicomio.

Autumn era stato gentile con lui ogni volta e, ogni volta, lo aveva ascoltato con il cuore aperto.

Certo, lo aveva anche preso in giro per quella cotta adolescenziale, ma in fondo si era sempre mostrato comprensivo con lui, e lo aveva aiutato nei momenti di sconforto.

Per Autumn, invece, le cose erano un po’ diverse.

Si era sempre confidato molto poco e, a parte il giorno del funerale dei loro genitori, non l’aveva mai più visto piangere.

Sapeva quanto dovessero mancare anche a lui, ma sapeva anche quanto mostrare i suoi sentimenti non gli piacesse, specialmente quelli che Autumn riteneva potessero farlo apparire debole.

Durante il training di apprendistato, a cui tutti loro si erano sottoposti, erano stati presi da dubbi, paure e crisi d’ansia, ma solo Autumn non aveva mai mostrato agli altri cosa realmente avesse patito in quegli anni.

Non dubitava che anche i suoi studi, per diventare un degno Guardiano dell’Aria, fossero stati duri eppure, di quel periodo della sua vita, non aveva confidato nulla a nessuno.

E ora questa visita dall’Irlanda, a rimescolare nuovamente le loro vite.

La zia era stata vaga nelle spiegazioni, ma Winter non vi aveva trovato nulla di strano.

In fondo, se n’erano andati dalla terra natia proprio per non avere a che fare coi nonni.

Normale che Brigidh volesse proteggerli dalle cattive notizie, visto e considerato che era stata proprio lei a riallacciare quei rapporti, volutamente interrotti anni addietro.

La zia li avrebbe messi al corrente di tutto non appena lo avesse ritenuto necessario, non un attimo prima.

Quando infine raggiunsero il salottino, e raccolse dalla mano di Autumn le sue freccette, Win scagliò un paio di dardi giusto per prova, e il gemello lo imitò parimenti.

Già sul punto di iniziare la partita, il suono di una risatina trillante scampanellò nella casa, sorprendendoli entrambi e Winter, volgendosi per primo, lanciò un’occhiata confusa in direzione di una bellezza ramata a lui sconosciuta.

Autumn, già sul punto di scagliare il primo dardo, si volse a mezzo proprio nel momento del lancio e, a occhi sgranati, fissò lo sguardo in due iridi color dell’erba in primavera.

Per un istante, pensò che il cuore gli si sarebbe fermato per sempre.

Il dardo cadde malamente a terra, riportandoli tutti alla realtà e la giovane, sorridendo a entrambi i giovani Hamilton, asserì: “Scusate, vi ho disturbato proprio nel momento peggiore.”

La erre strascicata con cui pronunciò le parole, il tono dolce e dal timbro dichiaratamente irlandese, fecero fremere Autumn come una corda di violino.

Ma quando Brigidh entrò a sua volta nella stanza, ebbe un brutto presentimento, che cancellò in un colpo solo il piacere della visione di quella bellissima ragazza.

Avvolte le esili spalle della giovane con un braccio, la donna fissò i nipoti senza sapere bene da dove cominciare.

Come dare una simile notizia?

Come consegnare uno dei suoi nipoti al destino a cui, sua sorella e suo cognato, avevano sperato di non dover condannare?

Come dire a uno di loro che il suo errore, la sua paura, i suoi  dubbi, sarebbero stati la causa prima di un ennesimo dolore?

Winter, ignaro dei dubbi della zia, parlò per primo.

Si avvicinò alla sconosciuta con la mano protesa, dicendo: “Io sono Winter, tanto piacere.”

“Piacere mio, Winter. Io sono Erin O’Hara” mormorò la ragazza, sorridendogli calorosamente.

Il giovane rispose al sorriso con sincero apprezzamento e simpatia e Brigidh, con un sospiro tremulo, mormorò al nipote: “Lei è la tua Promessa, tesoro.”

Il brutto presentimento si tramutò in orrore e, mentre il gemello sgranava gli occhi per poi arrossire fino alla radice dei capelli, Autumn percepì con chiarezza un nuovo, profondo sentimento: l’odio.

Winter divenne il bersaglio di quel sentimento, un attimo dopo aver udito la zia proferire simili parole e, mentre Erin sorrideva comprensiva a un confuso futuro sposo, Autumn desiderò poter radere al suolo tutto quanto.

Perché, in nome della Tessitrice di Destini, la donna di cui si era innamorato al primo sguardo, doveva sposarsi con il gemello?!






 
  
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