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Autore: Aredhel92    04/08/2014    7 recensioni
La sconfitta di Naraku avrebbe dovuto essere l’inizio di tutto: della pace, della felicità e di una nuova vita insieme, ma una verità molto più oscura e dolorosa era in attesa dietro a quell’unico attimo di gioia.
- Io quella volta ho espresso un desiderio alla sfera. […] Alla mia morte quel desiderio si dovrebbe realizzare… la sfera mi ha indotto a desiderare ciò che lei stessa voleva. -
Prima di morire, Naraku aveva esaudito il desiderio della sfera: ma che cosa desiderava in realtà la sfera? E perché aveva fatto in modo di tornare nel passato?
- E ora che cosa accadrà!? -
- Tu… scomparirai. -

Kagome era sempre stata sicura che alla fine di quella storia avrebbe dovuto fare una scelta: passato o futuro; ma la realtà era di gran lunga peggiore.
- Esprimerò un desiderio alla sfera… Le chiederò di diventare un demone completo. -
[…]
- Ti troverò. Non importa quanto tempo dovrà passare: io ti troverò sempre. -

Le avventure del grande demone cane sono solo all’inizio!
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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AVVISO: Visto che mi sono arrivate diverse domande/richieste riguardo il personaggio di Kagome, ho pensato di fare qui una piccolissima precisazione sulla storia, in modo che tutti possano leggerla. I’ll always find you non è incentrata sulla coppia InuyashaxKagome, sebbene tale coppia sia presente, ma è incentrata solo ed unicamente su Inuyasha. Lui è il personaggio principale, tutti gli altri hanno il ruolo di comparse, più o meno importanti, della sua lunghissima vita. Lo stesso discorso vale quindi per Kagome: lei è solo la meta di Inuyasha, è il pretesto della ricerca e dell’attesa. Per questo motivo non viene dato molto spazio alla loro coppia e anche a tutte le altre.

Ps. Come avrete notato, ho alzato il rating ad arancione. Forse è eccessivo, forse no. Comunque, è dovuto ad alcune descrizioni piuttosto pesanti, presenti in questo capitolo e molto probabilmente anche nel prossimo. Mi sono impressionata da sola scrivendole, quindi ho voluto avvertivi. :)  





 
I'll always find You








9. Preludio di una tragedia





  [Anno 1813]

 

Doveva essersi perso qualche passaggio. Questo pensava Inuyasha guardando il piccolo, ma compatto gruppo di samurai che lo aveva circondato. Armati fino ai denti, vestiti con pesanti abiti che ne rendevano irriconoscibile persino l’aspetto. Lo guardavano dritto negli occhi, senza mostrare il minimo accenno di timore o indecisione. Gli avevano ordinato di non muoversi di un solo passo o in caso contrario avrebbero dovuto attaccare; e la posizione da combattimento che avevano assunto, con le katane strette saldamente e le frecce pronte per essere scagliate, non lasciava dubbi riguardo le loro intenzioni. 

Stolti, aveva pensato. Deboli umani che osavano attaccare un demone come lui? Dovevano essere ubriachi, non potevano esserci altre spiegazioni. Non sembravano per nulla forti o dotati di qualche potere speciale; spazzarli via definitivamente sarebbe stato un gioco da ragazzi.

Eppure, nonostante questa sua convinzione, Inuyasha era in attesa. Sorprendentemente, l’incredibile sicurezza che riusciva a leggere nei loro occhi lo stava facendo tentennare più del previsto.
Perché non avevano alcun timore di fronteggiare un essere che avrebbe potuto ucciderli tutti semplicemente con un colpo? Non riusciva a spiegarselo. Né riusciva a spiegarsi quella calma surreale che li aveva completamente inglobati, estraniandoli dal resto del mondo circostante. Chi diavolo erano quei soldati? Che cosa potevano mai volere? Aveva un brutto presentimento, non poteva negarlo, ma nonostante tutto, non poteva fare a meno di ripetersi quanto una sua vittoria schiacciante fosse assolutamente scontata: era lui il demone, dopotutto!

- Siamo pronti, signore. Attendiamo i suoi ordini. – sentì dire ad un tratto uno di loro. La voce resa irriconoscibile ed ovattata, a causa dell’ingombrante maschera che copriva quasi interamente il volto, rivelando solo i sottilissimi occhi, ridotti a due fessure per l’eccessiva concentrazione.

- Sembra abbastanza forte, non è vero? – constatò il diretto interessato, seguendo un ragionamento tutto suo, senza aspettarsi conferme o smentite. A passo lento, si avvicinò al demone, liberando mano a mano il volto da quell’impedimento troppo ingombrante, che gli impediva di confrontarsi faccia a faccia con la sua preda.

Per gli istanti successivi, Inuyasha e il misterioso sconosciuto si limitarono a scrutarsi attentamente, studiandosi fin nei minimi dettagli, cercando di leggere, ognuno nella mente dell’altro, quella che sarebbe stata la mossa successiva. Infine, lo sconosciuto piegò le labbra in un ghigno tutt’altro che rassicurante.

Doveva avere una trentina d’anni, o forse poco più, constatò Inuyasha. I lineamenti marcati e gli zigomi piuttosto pronunciati sembravano quasi mettere in risalto la piega che le labbra sottili avevano assunto. I capelli neri e lisci, che terminavano alla base della nuca, gli ricadevano leggermente sul volto, lasciando intravedere due occhi di un nero brillante, dotati di una straordinaria profondità.
Senza neppure sapere il perché ad Inuyasha venne naturale paragonarli a quella che per tanti anni era stata la maledizione di Miroku. Solo poche volte si era trovato faccia a faccia con il vortice del vento, ma quell’incredibile oscurità, proprio nel punto centrale di quel tremendo potere, non l’aveva più dimenticata. Ed ora quegli occhi gliela ricordavano in un modo incredibile. Guardandoli, poteva provare la stessa identica sensazione di venir catturato, di perdersi, come se la sua stessa anima venisse realmente risucchiata al loro interno.

Si ripeté mentalmente di stare all’erta e prestare la massima attenzione a qualsiasi movimento di quell’ultimo arrivato. Nonostante fosse solo un umano, aveva la sensazione che fosse diverso da tutti gli altri e come a voler confermare la sua impressione, il brutto presentimento che aveva sentito fino a quel momento si era di colpo acuito.

- Era tanto che cercavo un tipo come te, sai? – gli disse ad un tratto, guardandolo con un entusiasmo che Inuyasha definì quasi terrificante. – Iniziavo a stufarmi: incontrare sempre i soliti demoni da due soldi, sconfiggerli con un unico colpo… non è molto divertente, non ti pare? Sono certo che puoi capirmi, deve essere sicuramente capitato tante volte anche a te. Noi abbiamo bisogno di un avversario al nostro livello per entusiasmarci. Non sei d’accordo, cagnolino? -

- Tzè, non farmi ridere! Sei un povero illuso se credi veramente di essere al mio livello! – ringhiò Inuyasha minacciosamente, scrocchiandosi le dita e andando a posare la mano sull’elsa della spada, pronto ad estrarla da un momento all’altro.

Quel tipo era riuscito ad urtarlo in appena cinque secondi di conversazione. E il luccichio sinistro che gli leggeva negli occhi, unito a quel fastidiosissimo sorrisetto di scherno, non faceva altro che peggiorare il tutto, incrementando all’inverosimile la sua voglia di ucciderlo all’istante.

- Oh, oh! Il cagnolino ha tirato fuori gli artigli! Mi piace… - sussurrò sadicamente, per poi rivolgersi ai suoi compagni, - Potrebbe essere il candidato adatto per il nostro piccolo esperimento. Procedete pure con la dose massima. –

- Sì signore. –

Immediatamente l’uomo interpellato si dileguò, riponendo le armi e contemporaneamente un altro prese il suo posto, completando nuovamente il cerchio.

- E ora torniamo a noi… cagnolino. - lo sentì dire ancora e Inuyasha dovette resistere all’impulso di strappargli con i suoi stessi artigli quel ghigno dal volto, - Sei decisamente un tipo interessante. -

- Spiacente di non poter dire altrettanto: tu mi hai decisamente stufato. –

- Oh, beh, questo mi ferisce molto. – e mentre lo diceva, chiunque avrebbe potuto pensare che ne fosse realmente dispiaciuto, - Ma vedrai demone, saprò farti cambiare idea. –

Inuyasha non riuscì a non lasciar trapelare tutto il suo disgusto, prima di stabilire che a quel tipo odioso aveva dedicato già fin troppo tempo ed attenzioni. Presentimenti o meno, era il momento di farla finita con quella stupida recita.

Rapidamente si guardò intorno, esaminando la situazione: quei soldati non gli avevano lasciato spiragli o vie di fuga, perciò se avesse voluto andarsene, avrebbe sicuramente dovuto usare la forza. Avrebbe potuto trasformarsi in appena pochi secondi: li avrebbe colti tutti di sorpresa e avrebbe fatto in modo di spazzarli via contemporaneamente. O in alternativa, avrebbe potuto utilizzare Tessaiga. L’attacco avrebbe richiesto meno tempo e l’effetto sarebbe stato ugualmente devastante.

- Mi dispiace, ma credo proprio che dovrò rifiutare. Non mi interessa sapere un bel niente sul tuo conto. – serrò le dita con forza, lasciando scivolare la lama con studiata lentezza, senza staccare gli occhi dal soldato. Avrebbe lanciato la cicatrice del vento prima ancora di terminare la frase. - E poi, sai… in questo periodo… sono troppo impegnato a farmi i fatti miei, per ascoltare gli sproloqui di un folle! Cicatrice del ven… -

Fu un attimo.

Il respiro gli si mozzò in gola e un sorriso di vittoria si delineò sul volto dell’uomo misterioso. Inuyasha si ritrovò a terra, le ginocchia conficcate nel terreno, Tessaiga al suo fianco, tornata una semplice spada arrugginita.

Prima ancora di capire cosa fosse accaduto, il demone iniziò a sentire il suo respiro farsi sempre più affannoso, mentre le mani e subito dopo tutto il resto del suo corpo iniziavano a tremare. Con estrema velocità si propagò in lui la sensazione che il fuoco lo stesso circondando, bruciando vivo, mentre gli rubava tutta l’aria necessaria per portare a termine il respiro. E improvvisamente, non sentì altro che un dolore lancinante, che si irradiava dalle punte dei piedi fino al cervello.

Se avesse avuto sufficiente aria nei polmoni, avrebbe urlato. Se avesse avuto ancora la forza, si sarebbe conficcato gli artigli nella carne, ferendosi e strappandosi la pelle, nel tentativo di procurarsi un dolore più inteso di quello che stava provando. Invece, non riuscì a far altro che accasciarsi al suolo ancora di più, emettendo un unico flebile gemito di dolore.

- Bum! – lo schernì l’uomo, allargando le braccia sopra la sua testa, simulando un’esplosione, – Accidenti, mi hai fatto davvero male, sai? L’attacco più potente che abbia mai visto! Non è vero, uomini? – li interpellò, facendo scoppiare una sguaiata risata di gruppo.

- B…ast…ardo… - riuscì a biascicare Inuyasha, sempre meno consapevole della realtà che lo circondava. Velocemente anche la vista lo stava abbandonando, mentre tutto intorno a lui diventava sempre più sfocato e indistinto. Gli girava la testa.

- Che diavolo… mi hai fatto? –

- Mettete pure giù le armi. Il cagnolino ora è innocuo. –

Inuyasha mosse la mano per riprendere Tessaiga, stringendo la presa nel vano tentativo di sollevarsi, ma la spada sorprendentemente non si trasformò e nuovamente le forze lo abbandonarono, costringendolo al suolo. Non riusciva più a reggersi neppure sulle sole braccia e ad ogni respiro che prendeva, l’aria che entrava nei polmoni era sempre di meno. Aveva la sensazione di soffocare e iniziava a sudare freddo.   

- Dimmi che… mi hai fatto… maledetto! -

- Certo che sei resistente, eh! – esclamò il soldato sinceramente stupito, non nascondendo un accenno di soddisfazione nella voce, - Sei davvero forte. Pensa che a quest’ora i tuoi simili erano già belli che ridotti in cenere! Suppongo che tu sia molto diverso da loro… però mi dispiace, per quanto tu possa resistere, non riuscirai a sopravvivere. –

Inuyasha vide l’ombra indistinta dell’uomo avvicinarsi sempre di più, fino a che non si fermò proprio davanti a lui. Non riusciva a capire. Chi diavolo era quel tipo?

- Ti abbiamo iniettato un veleno molto particolare. – spiegò dopo essersi accucciato, per portarsi alla sua stessa altezza e riuscire così a guardarlo dritto in volto, - Pensa, è stato ideato appositamente per far fuori gli esseri come voi e tu hai avuto l’incredibile fortuna di essere stato la cavia di un mio piccolo esperimento. Non è fantastico? Diciamo che ho modificato un po’ la formula di base, per renderla più efficace. – continuò poi, sbuffando e sembrando quasi annoiato da quegli inutili dettagli tecnici, che di certo non voleva perder tempo ad elencare o ricordare, - L’ho testata anche su demoni minori, sai? Ma non è stato affatto divertente! Quelli hanno preso fuoco e si sono dissolti in cenere nel giro di appena tre secondi. Tre secondi! Ci credi? – allargò le braccia, enfatizzando il concetto, come se stesse raccontando la notizia più sconvolgente dell’intero universo. – Niente sangue, niente preghiere, niente dolore. Sai, io speravo di sentirli implorare pietà o di vederli agonizzare a terra e invece… puf. Solo polvere. Non puoi capire che delusione! E credimi, ero quasi tentato di abbandonare tutto, ma poi… eccoti arrivare! E io lo sapevo che saresti stato diverso da tutti quegli altri! Me lo sentivo! – si entusiasmò nuovamente, tornando a dedicargli tutte le sue attenzioni, - Ma dimmi, dimmi, cosa stai provando? Lo senti il dolore? Cos’è che fa più male? Ti sembra di bruciare o di annegare? E la testa, senti come se ci fossero tanti piccoli aghi o è più come se ti stessero mangiando vivo? -

Inuyasha si limitò ad abbassare la testa, poggiando la fronte a terra. Non sarebbe riuscito a parlare, non di nuovo. L’aria era quasi completamente esaurita e il dolore era aumentato sempre di più ad ogni parola che quel maledetto gli aveva rivolto. Era solo un umano, dannazione! Come era riuscito a farlo strisciare per terra, come un verme, senza aver alzato neppure un dito?  

- Non riesci a parlare? Oh… peccato. – fece l’altro sinceramente dispiaciuto, portandosi una mano a sostenere il mento, - Accidenti. Forse è davvero troppo forte come veleno, se neanche uno come te riesce a resistere un po’ di più… mi domando con quali altri demoni potrei mai fare i miei esperimenti… -

No, non poteva lasciarsi andare, non poteva lasciarsi sopraffare dal veleno, ma soprattutto non poteva fare ancora i comodi di quel tipo che lo guardava dall’alto in basso, credendosi il padrone dell’universo. Doveva fare qualcosa. Una qualsiasi cosa, o sarebbe stato completamente spacciato. Doveva muoversi. Doveva!  

- Apprezzo il tuo sforzo per farmi divertire ancora un po’, cagnolino, dico davvero; ma temo che ormai non ti resti molto, sai? Dovresti proprio arrenderti, così soffriresti di meno. –

Non poteva assolutamente arrendersi. Non poteva morire. Per nessuna ragione al mondo poteva infrangere quella promessa!

Con inimmaginabile fatica sollevò il busto, facendo perno sulle braccia, alimentando la sua volontà con tutto l’odio che aveva iniziato a provare per quel tipo strafottente che giocava con la vita.

Arrendersi… tzè! Col cavolo che si sarebbe arreso!

- Non ho… alcun intenzione… di morire qui. – sibilò, sollevandosi di un altro centimetro, riuscendo a parlare unicamente grazie alla sua forza di volontà, ma di nuovo fu tutto inutile e il peso del suo stesso corpo lo schiacciò a terra.     

Ad un tratto il dolore che aveva provato fino a quel momento sembrò assestarsi, ma ormai Inuyasha sapeva di essere completamente spacciato. Non aveva più forze, non riusciva a vedere niente che non fosse ad un palmo di distanza dal suo naso e anche i suoni circostanti erano scomparsi, uno ad uno, lasciando solo quelli nelle immediate vicinanze. Gli stessi odori si erano dissolti nell’aria, tanto che ormai riusciva solo a sentire il penetrante profumo della terra sotto di sé. Era certo che sarebbe svenuto in pochissimi istanti. Questa volta, la forza di volontà non sarebbe stata sufficiente.

Un violento colpo di tosse lo scosse e subito avvertì chiaramente il ritmo del suo cuore cambiare, perdere un battito e farsi più lento, mentre una nuova fitta di dolore gli attraversava il petto.

Pensò che fosse la fine.

Poi, ad un tratto, guardò la sua mano, chiusa a pugno nel tentativo di resistere a quel nuovo ed intenso dolore e sbalordito, sgranò gli occhi. Gli artigli stavano scomparendo! Si riducevano sempre di più, fino a prendere le sembianze di normalissime unghie… umane. Con un moto di sorpresa e terrore, cercò di afferrare una ciocca di capelli e portarsela davanti agli occhi. Si stavano scurendo, velocemente, dalla radice fino alle punte. Stavano diventando neri.

“Sto diventando… umano?!”

- Oh! Questa sì che è una sorpresa! – esordì l’uomo, tornando a dedicargli tutte le sue attenzioni ed esaminandolo nel dettaglio, - Non me lo sarei mai aspettato! Allora avevo ragione a definirti un tipo interessante. Sei davvero incredibile! Quindi non sei un demone come gli altri, eh? Davvero divertente! – poi, senza attendere oltre, si girò verso i suoi compagni, con gli occhi che brillavano per l’emozione da quant’era felice, - Uomini, ci sono nuovi ordini! Avvisate immediatamente la base: dite che si preparino a ricevere un nuovo ospite tra tre giorni. Comunicate anche che sarò io stesso ad occuparmene personalmente. – ordinò per poi tornare dal demone, trasformando quel sorriso radioso in un’espressione seria e pensierosa.

- Però, stando così le cose, temo che finirai col darci qualche problemino. Non te la prendi se ti faccio fare un sonnellino, vero cagnolino? Prendilo come un favore personale, che nella mia immensa bontà ti sto facendo. Sì, come un premio per essere riuscito a rimanere in vita e avermi davvero sorpreso: in fondo, se ti lascio stare così, continuerai a sentire solo dolore e non riusciremo a farci neppure una chiacchierata decente. –

Detto ciò, fece cenno ad uno dei suoi uomini di avvicinarsi, prendendo dalle sue mani una fiala di vetro, con uno strano liquido giallognolo al suo interno.

- M…aledetto… si può sapere…chi diavolo sei…? –

- Eh no, non sei carino proprio per niente. – sospirò affranto, - E io che volevo solo aiutarti, sei crudele e anche ingrato! Ma pazienza, con tutto il tempo che passeremo insieme, immagino che prima o poi ti abituerai a me. – ghignò, sentendosi stranamente felice solo all’idea. – E per rispondere alla tua domanda… a dire la verità non sono nessuno di importante, ma visto che proprio ci tieni… - si avvicinò al suo orecchio, premendo contemporaneamente con forza sul braccio, per immettergli il contenuto della fiala nel sangue, - puoi chiamarmi Kuro.* –

Inuyasha sentì solo un lieve pizzico, prima di iniziare a perdere completamente il contatto con la realtà.

- E da oggi… sarò il tuo incubo personale. –

 

Doveva per forza essersi perso qualcosa. Senza il minimo dubbio. Pensò, prima di scivolare in un sonno profondo. Magari qualche avvenimento di fondamentale importanza, che unito a diversi fatti contingenti, aveva prodotto quel risultato totalmente imprevedibile e per nulla positivo.  

Già, ma che cosa lo aveva condotto lì? Che cosa era successo?

 

 

 

***

 

 

 

[Anno 1641]

 

Da quando Inuyasha aveva riportato Keiichi da suo padre, la vita nel villaggio scorreva con una lentezza disarmante, carica di una noia che entrava fin dentro le vene, come una malattia da cui non ci si poteva riprendere. Si allenava, aiutava con i lavori pesanti, mangiava a casa dei suoi amici: tutto era come era sempre stato e di cambiamenti all’orizzonte non se ne vedeva neppure l’ombra. Per questo fu tanto più sorpreso, quando l’ultima cosa che si sarebbe mai aspettato arrivò a stravolgergli completamente l’esistenza.

- Inuyasha, dobbiamo parlarti. –

Così era iniziata la giornata che aveva dato il via a tutto. Con quella frase che per Inuyasha era diventata peggio di un pugno in pieno stomaco, dopo un’abbuffata in grande stile, quando ancora si era così pieni da avere davvero la sensazione di poter esplodere e rigettare tutto quello che era stato appena ingurgitato.

“Inuyasha, dobbiamo parlarti. Ci sposiamo.”

“Inuyasha, dobbiamo parlarti. Aspettiamo un bambino.”

“Inuyasha, dobbiamo parlarti. Nostra figlia si chiamerà Kagome.”

“Inuyasha, dobbiamo parlarti. Visto che continuiamo a sfornare mocciosi urlanti e diventa difficile star loro dietro, ci farebbe tanto piacere se ci dessi un aiuto.”

La situazione dopo tutti quegli anni era fin troppo semplice e prevedibile: quella maledetta frase non prometteva mai niente di buono per lui. Solo cambiamenti e nuove torture a cui sarebbe stato sottoposto, volente o nolente.

Prese un respiro profondo, preparandosi mentalmente ad affrontare qualsiasi cosa quei due folli dei suoi amici avessero in serbo per lui.

- Ci abbiamo pensato tantissimo prima di prendere questa decisione e anche se è difficile, pensiamo che per te sia la cosa migliore. – iniziò Sango, senza riuscire ad arrivare al punto, mostrandosi più indecisa di quanto non avesse voluto. 

- Quello che stiamo cercando di dirti è che… - si bloccò Miroku, facendo un respiro profondo, - noi ti siamo grati per tutto quello che hai fatto finora. Se non ti avessimo incontrato, non sarebbe mai avvenuto niente di tutto questo, non saremmo stati così felici… a dire la verità forse non saremmo stati neppure vivi. – proseguì subito dopo e Sango annuì con decisione, stirando le labbra in un sorriso fin troppo forzato.

Inuyasha non si sentiva affatto tranquillo e più loro parlavano, più tutte le sue certezze crollavano, facendogli temere il peggio.

- Però… ecco, noi abbiamo pensato che… anche se ti siamo così tanto grati eh! –

- Oh, ma finitela! – esplose il demone ormai stremato. – Dite le cose come stanno e basta! –

- Vogliamo che tu te ne vada! – dissero in coro, in un unico respiro, e Inuyasha riuscì solamente a guardarli con gli occhi sgranati e la bocca spalancata. Ogni singolo pensiero o ipotesi, che aveva precedentemente formulato, si era dissolto con una rapidità estrema.

Erano impazziti. Sango e Miroku era definitivamente impazziti. Inuyasha sapeva che sarebbe successo, prima o poi, che era solamente una questione di giorni, prima che tutti quegli anni passati ad ascoltare le urla strazianti dei loro insopportabili mocciosi iniziassero a mostrare gli effetti sulle loro menti. 

- Cerca di capire, per te non c’è più niente qui. Passi le giornate trascinandoti come un cadavere ambulante, in attesa di dare l’ultimo respiro. Non ci sono demoni al tuo livello con cui valga la pena sgranchirsi le ossa, né problemi che ti tengano impegnato. Finché Keiichi e i ragazzi sono rimasti qui ha avuto senso, ma ora se ne sono andati quasi tutti e non puoi certo affermare che ti piaccia stare qui. – proseguì Sango.

Inuyasha abbassò lo sguardo a quelle parole. Sapeva che c’era del vero in quanto dicevano. Quella vita per lui era forse troppo tranquilla, ed era anche vero che si stava arrendendo alla consapevolezza di un’attesa infinita, però…

- Sappiamo che lo fai per Kagome, ma Inuyasha, lei non nascerà tanto presto e tu non puoi continuare così. Inoltre… -  e continuò, dopo aver ricevuto un cenno di assenso da parte del marito, - c’è anche un altro problema: tu continui a far finta di niente, ma sia io che Miroku sappiamo benissimo quanto hai sofferto per la morte di Rin e per l’allontanamento di Keiichi e Sesshomaru. Erano la tua famiglia e il dolore che hai provato, anche se hai cercato di nasconderlo, è perfettamente comprensibile. Per questo vogliamo che tu te ne vada. Noi siamo umani, Inuyasha e ormai siamo vecchi. Non possiamo sapere quanto tempo ci resti da vivere. Non vogliamo per nessun motivo al mondo che tu quel giorno sia qui. Preferiamo salutarti ora che stiamo bene. Non vogliamo che tu debba affrontare anche la nostra perdita. –

- Non devi decidere ora. - intervenne immediatamente Miroku, notando lo sguardo perso dell’amico - Ma dovresti iniziare a pensarci seriamente: è una verità che non puoi più ignorare. –

In quel momento, Inuyasha non aveva detto niente. Si era limitato ad allontanarsi, desideroso di restarsene a pensare per conto suo.

Miroku e Sango avevano sollevato una questione a cui lui, già da diversi anni, aveva iniziato a pensare, precisamente da quando aveva salutato Keiichi. Era consapevole che i suoi amici avessero un tempo limitato, così come era consapevole del fatto che, a prescindere dalla sua volontà, sarebbe rimasto solo. Era la scelta che aveva fatto all’inizio, la promessa con cui si era legato a Kagome. E per quanto fosse difficile, non se ne era mai pentito.
Aveva sempre saputo che, al momento della morte dei due, avrebbe dovuto lasciare il villaggio. Qualcosa nella sua testa gli diceva che era giusto così, perché quel luogo pieno di ricordi non faceva altro che incatenarlo al passato, immobilizzando il tempo in tutti quei momenti che aveva vissuto con lei, impedendogli anche solo di guardare al futuro. E per trovare Kagome, lui avrebbe necessariamente dovuto guardare al futuro. Non l’avrebbe mai trovata restando lì e cercando nei ricordi di un passato ormai lontano.
Così aveva vissuto aspettando il momento in cui andar via dalla sua casa, ma non si aspettava che quel momento fosse così vicino, che il momento di dire addio a Sango e a Miroku fosse così vicino.

Eppure non poteva fare a meno di pensare che ancora una volta quei due lo stavano salvando. Gli stavano offrendo l’opportunità di non provare lo stesso atroce dolore che aveva provato per Rin. Gli stavano dando l’ultima spinta per andare avanti e per procedere da solo.
Avrebbe dovuto rispettare quel loro desiderio? Approfittarsi di ciò che gli stavano offrendo, pensando solo a se stesso… poteva davvero farlo, senza poi rimpiangerlo in futuro?

- Inuyasha? -

Il demone spalancò gli occhi di soprassalto, guardandosi intorno confuso. Era così concentrato da non aver percepito minimamente la presenza del monaco che si avvicinava.

- Scendi dall’albero, devo dirti una cosa. -

Inuyasha lo guardò perplesso, prima di realizzare con sgomento che fosse notte fonda e che per essere venuto a cercarlo da solo a quell’ora, non poteva essere niente di positivo.

Non appena toccò terra con i piedi, Miroku si guardò intorno con fare circospetto, facendogli poi cenno di fare silenzio e di seguirlo.

- Cosa…? – cercò di dire Inuyasha, ma subito il monaco lo trascinò nella foresta, allontanandosi dalle case, - Hei Miroku, la smetti! Dove stiamo andando?! -

- Sango ci sta seguendo? – chiese di rimando, continuando a camminare.

- Ma sei impazzito?! Si può sapere che ti prende? –

Il monaco non rispose e Inuyasha si trovò costretto, suo malgrado, a seguirlo, dopo aver naturalmente alzato gli occhi al cielo e sbuffato, con l’espressione più infastidita che sapesse fare.  

- Posso sapere almeno dove mi stai trascinando? –

- E smettila di lamentarti! Non ti sto mica rapendo! -

- Che diavolo devi dirmi di così segreto?! – e nel chiederlo, ipotizzò mille e più scenari, uno più fantasioso dell’altro, quando ad un tratto una possibilità tra tutte si impresse con forza nella mente, costringendolo a fermarsi di colpo.

- Oddio, non dirmelo! Non dirmelo! – quasi urlò, facendo fermare anche Miroku.

- Cosa? –

- Non dirmelo, non voglio sentire! – si appiattì le orecchie sulle testa.

- Ma cosa? Cosa? –

- Hai tradito Sango, vero? Miroku, quella ti ammazza! –

- Ma sei idiota!? – urlò il monaco, colpendolo ripetutamente alla testa, - Non tradirei mai Sango! Mai! –

- Fermo, fermo! Maledetto, è colpa tua! Potevi anche dirlo prima! Mi hai trascinato via in quel modo e poi, lasciatelo dire, quella faccia non è proprio da te. –

- Sei un caso perso. – sospirò il monaco, stranamente felice del fatto che, dopo tutti quegli anni, la stupidità di Inuyasha riuscisse ancora a sorprenderlo.

- Sì, ma tu continui a girarci intorno. Vuoi dirmi che succede, sì o no? –

E il monaco non poté far altro che arrendersi, preparandosi a rivelare quel segreto che custodiva ormai da più di quarant’anni.

- Ti devo parlare di una cosa… è più un presentimento in realtà, ma non volevo che Sango si preoccupasse inutilmente. Lei è convintissima che riuscirai ad incontrare Kagome quando nascerà e io non voglio incrinare questa sua sicurezza. – concluse e Inuyasha sentì solo il suo cuore fermarsi, prima che gli si formasse un groppo in gola.

- Che stai dicendo? Pensi che… tu pensi che non riuscirò ad incontrarla?! –

- No, no, non è questo. – cercò di calmarlo, vedendolo già più agitato di quanto avesse ipotizzato, - O almeno non del tutto… Non posso sapere se sarai in grado di incontrarla o meno, ovviamente lo spero, ma c’è un pensiero, un presentimento, che mi tormenta sin dal giorno in cui è scomparsa. –

- Un presentimento? – lo guardò sorpreso e lo vide annuire tristemente.

- Ho aspettato a parlartene, perché non vedevo la ragione di creare inutili allarmismi. Volevo avere delle prove concrete, cercare delle risposte, ma in tutti questi anni, l’unica cosa che ho ottenuto sono state altre domande. Ora tu stai per andartene… -

- Hei, io non ho ancora… -

- Lo farai. Ti abbiamo detto che era una tua scelta, ma in realtà non lo è. Restare qui… restare qui per noi, non ha senso. Devi andare, specialmente perché, dopo che ti avrò detto questa cosa, dovrai essere tu a continuare le ricerche al posto mio. Ne va della promessa che hai fatto a Kagome. –

- Ma voi… -

- Niente ma. Ti caccerò dal villaggio a calci, se necessario. Quindi ora apri bene le orecchie e ascolta. –

Inuyasha sbuffò, combattuto tra il desiderio di imporre la sua scelta e quello di ascoltare il resto del discorso. Alla fine, la curiosità prese il sopravvento e lui si preparò ad ascoltare quello che sapeva essere di certo un nuovo grande problema da affrontare.

- Immagino che ti ricorderai che la sfera dei quattro spiriti non esaudisce i desideri più autentici, vero? – e dopo averlo visto annuire, continuò: - Ogni persona o demone che sia entrata in contatto con il gioiello ha inevitabilmente finito col divenire vittima del suo potere. Kikyo aveva desiderato che la sfera scomparisse con lei, per non dover più combattere, ma come ben sappiamo, la sfera ha ignorato il suo desiderio, facendo in modo di tornare nel passato attraverso Kagome. Naraku poi, che desiderava l’anima di Kikyo, non ha realizzato il suo desiderio, ma è stato spinto dalla sfera stessa a chiedere un’altra cosa. È stato costretto ad esprimere un desiderio che coincidesse pienamente con il volere della sfera. E poi ci sei tu… -

- Sì, ma la sfera ha esaudito il mio vero desiderio: io sono diventato un demone completo. – affermò Inuyasha, non riuscendo a capire le preoccupazioni dell’amico.

- È proprio questo il problema, non capisci? – lo riprese subito Miroku, - Se la sfera non esaudisce i reali desideri, allora perché il tuo l’ha esaudito? –

- Pensi che in realtà non l’abbia esaudito? –

- No, no, non hai capito. Ora sei sicuramente un demone completo, su questo non c’è nulla da dire. Quello che sto cercando di dire è che probabilmente la sfera ha esaudito il tuo desiderio, perché era ciò che lei stessa voleva. –

- La sfera voleva che mi trasformassi in un demone completo? –

- Sì, ma non è solo questo, c’è di più. Ricordi le parole della vecchia Kaede, il giorno in cui Kagome è scomparsa? Ha detto che la sfera aveva fatto in modo di tornare nel passato… –

- Sì, e allora? –

- Ho riflettuto a lungo su quelle parole… Perché la sfera è tornata nel passato? Perché portare qui Kagome? Pensaci: se la sfera non fosse tornata nel passato, cosa sarebbe successo? –

- Accidenti Miroku, vuoi parlare in modo più chiaro!? Non ci sto capendo niente! Se la sfera non fosse tornata indietro… non sarebbe successo niente, credo. –

- Esatto, niente di niente. Kagome non sarebbe arrivata qui, quindi non ti avrebbe mai svegliato e tu saresti rimasto attaccato a quell’albero per l’eternità. In più, Naraku, che a quel tempo era vivo, avrebbe continuato a fare i suoi comodi, manipolando ogni essere vivente che si fosse messo sul suo cammino. Probabilmente, non sarebbe mai stato sconfitto, dal momento che, anche senza il potere della sfera, sarebbe stato più forte di chiunque altro in circolazione. –

- Pensi che la sfera abbia fatto in modo di tornare per sconfiggere Naraku, perché era una minaccia troppo grande? – chiese Inuyasha, cercando di seguire il filo logico di quel discorso fin troppo aggrovigliato.

- Lo pensavo, all’inizio lo pensavo. – ammise sospirando.

- E ora? –

- Ora penso che potrebbe esserci un altro motivo. – disse poi guardandolo dritto negli occhi, come se lo stesso studiando, - Se la sfera avesse voluto solo la morte di Naraku, allora non avrebbe avuto ragione di farti diventare un demone completo, sbaglio? –

- Dannazione Miroku, arriva al punto! –

Miroku sospirò, cercando di compiere l’impossibile operazione di trovare delle parole semplici con cui spiegare la questione.

- Io penso… penso che la sfera sia tornata qui per te, per risvegliarti, per farti sconfiggere Naraku, ma anche per un altro motivo. –

- Quale? –

- È questo il problema: non ne ho idea! Ma la sfera ti ha trasformato in un demone completo, e questo probabilmente perché voleva che tu vivessi, che vivessi molto a lungo, tanto da arrivare fino all’epoca alla quale Kagome appartiene; e che fossi il più forte possibile. Per questi motivi, penso che la sfera ti abbia reso un demone completo. –

- Perché avrebbe dovuto volere una cosa del genere? A cosa le servo? –

- Come ti ho già detto, questo non lo so. Nelle indagini che ho fatto, non sono riuscito a capire niente di più, ma posso dirti le ipotesi che mi sono fatto. Se ho ragione, accadrà qualcosa in futuro, non posso sapere cosa o quando, ma accadrà qualcosa per cui potresti essere determinante, qualcosa di enorme, che chiarirà una volta per tutte il motivo per cui la sfera ha voluto che tu vivessi. Più di così, purtroppo, non so dirti. –

Inuyasha rimase ad osservarlo, sentendo il peso di quelle parole gravare sulle proprie spalle.

- Per questo pensi che non riuscirò ad incontrare Kagome... perché se questa minaccia è così grande da far prendere alla sfera stessa delle precauzioni, io potrei anche non sopravvivere… –

- Non ho mai detto questo! Penso solo che ciò che dovrai affrontare sarà la cosa più difficile della tua vita e che la sfera ti ha dato più forza proprio per questo motivo. Credo che dovrai stare davvero attento e prepararti ad affrontare ogni tipo di minaccia. È anche per questo che penso che dovresti andare: qualsiasi informazione riuscirai a raccogliere, qualsiasi cosa riuscirai a scoprire, potrà esserti utile per affrontare il tuo futuro. E per quanto riguarda Kagome… io… io spero davvero che riuscirai ad incontrarla. -   

A prescindere da come Inuyasha guardasse la sua situazione futura, indipendentemente da quale angolazione usasse per studiarla, quella nuova scoperta faceva profondamente schifo.

- Te l’hanno mai detto che sei il migliore nel complicare la vita alla gente? Accidenti a te! – sbuffò, tentando di sopprimere il desiderio di strapparsi i capelli.

Miroku gli sorrise tristemente, consapevole dei pensieri che gli stavano passando per la testa in quel momento, dopodiché si voltò tornando sui suoi stessi passi. Avrebbe voluto evitare quel discorso. Se solo avesse potuto, non gli avrebbe detto niente, o per lo meno lo avrebbe fatto dopo aver avuto delle certezze, ma il tempo a sua disposizione per compiere altre ricerche era terminato e doveva metterlo in guardia, doveva fare in modo che stesse all’erta, pronto ad affrontare qualsiasi cosa il destino avesse in serbo per lui.   

- Miroku! - lo richiamò improvvisamente Inuyasha, consapevole del fatto che ancora una volta, forse per l’ultima volta, l’amico lo stava aiutando in ogni modo possibile, - Grazie. -

 

 

 

***

 

 

 

[Anno 1757]

 

Inuyasha si fece largo in mezzo al campo di battaglia, evitando di incrociare il suo cammino con il campo d’azione dei soldati delle due fazioni. Non sapeva di preciso come fosse finito lì in mezzo.

Dopo aver lasciato quella che ormai era a tutti gli effetti la città di Edo, si era messo in viaggio, con le parole di Miroku ben impresse nella mente e la convinzione che qualsiasi cosa ci fosse nel suo futuro, l’avrebbe affrontata e superata.
Facendo l’esatto opposto di ciò che diversi anni prima Sesshomaru si era raccomandato di non fare, era andato a sud. Non sapeva per quale motivo, ma la prima cosa che aveva pensato di fare era stata assicurarsi che l’avvertimento del fratello non fosse in alcun modo collegato con quello del monaco.

Era stato in quelle terre per anni, alla ricerca di… beh, di qualsiasi cosa, dal momento che era totalmente sprovvisto di piste da seguire. In quel modo, si era reso conto che, come era stato per la città di Edo, anche altri villaggi erano cresciuti a dismisura, trasformandosi radicalmente, ampliando i loro territori e fondendosi gli uni con gli altri.
Si era spostato di città in città, di villaggio in villaggio; aveva visitato isole e montagne e interrogato migliaia di persone sulle condizioni di vita del paese, su eventuali contrasti o minacce.

Durante quel lungo periodo, gli era capitato diverse volte di assistere a delle vere e proprie esecuzioni pubbliche. Umani che davano la caccia ad altri umani. Non aveva capito molto, né si era interessato molto. Sapeva solo che quella gente, proveniente da molto lontano, talmente lontano da sembrare quasi un altro universo, incuteva paura, come se di colpo, la loro presenza avesse potuto far ricominciare le guerre sanguinarie che avevano devastato il paese diversi secoli prima.
Sebbene si uccidessero a vicenda però, il numero degli umani che abitavano le città non sembrava calare poi di molto. La loro specie aveva iniziato una crescita che sembrava inarrestabile e che niente, né le carestie, né i piccoli focolai di epidemie, né gli omicidi di massa, sembrava in grado di fermare.

Al contrario, Inuyasha si era reso conto, con un accenno di sorpresa, che un simile fenomeno non era affatto avvenuto per i demoni. Il loro numero era rimasto pressappoco invariato rispetto al passato, tranne in rari casi in cui aveva avuto la sensazione che fosse addirittura diminuito. Se ne era accorto girovagando per le terre del sud, quando gli era capitato di passare intere giornate senza incontrare la minima traccia di pericoli. I demoni che c’erano, per la maggior parte, vivevano lontani dai centri abitati e per qualche ragione si tenevano il più lontano possibile dagli esseri umani. Altri invece, forse più abituati al contatto con gli uomini, non si facevano problemi a vivere in città, omologandosi alla massa e iniziando pian piano a perdere la natura selvaggia che li aveva sempre caratterizzati, a favore di maggiori comodità.
Di quei demoni che si erano quasi scontrati con Sesshomaru diversi anni prima, non aveva visto neppure l’ombra, ma aveva ipotizzato che avessero proseguito il loro viaggio altrove, rivolgendosi ad altri, per avere ciò di cui avevano bisogno.

Dopo diversi anni, Inuyasha dovette a malincuore accettare il fatto che non aveva la benché minima idea di cosa quei demoni volessero dal fratellastro, né di quale fosse il motivo per cui, sempre secondo Sesshomaru, avrebbe dovuto mantenersi alla larga da quelle terre.
Allo stesso modo, non aveva fatto il minimo progresso per quanto riguardava gli avvertimenti di Miroku. Nonostante i problemi che il paese si trovava ad affrontare, non sembrava esserci niente di così tragico da avvalorare i timori della sfera e quindi anche da giustificare il fatto che fosse un demone completo.

Fondamentalmente fu questo il motivo che lo spinse ad allontanarsi dalle terre del sud e dirigersi in un’altra zona, con la speranza che cambiando luogo potesse anche arrivare a scoprire qualcosa di nuovo.

Fu più o meno così che un bel giorno si ritrovò nel pieno di una battaglia. Era vicino al confine tra le terre ad est e quelle a nord, quando aveva sentito da lontano l’odore e il suono di un branco di stolti umani che si uccidevano tra loro.
Per un attimo era stato tentato di cambiare strada e lasciarli perdere, ma poi aveva deciso che di allungare il suo tragitto, anche se solo di pochi giorni, non gli andava per niente, perciò dopo aver preso un respiro profondo e aver incrociato le braccia al petto, con aria annoiata, si era deciso a tagliare di netto il campo di battaglia.

Camminava tranquillamente, senza che nessuno si scontrasse con lui o facesse caso alla sua presenza. Ed era piuttosto paradossale come scena, tanto che per un attimo non si sentì molto diverso da uno spettro.
Intorno a lui centinaia di persone, vestite nello stesso identico modo, si uccidevano tra di loro. Inuyasha ipotizzò che si potesse trattare di un conflitto fra due signori locali, per l’appropriazione di una piccola porzione di terra in comune, ma non ci avrebbe messo la mano sul fuoco. Continuò a procedere dritto, quando improvvisamente un odore diverso dal solito odore umano lo attirò e incuriosì, costringendolo a cambiare strada.

Iniziò ad avanzare, scansando chiunque capitasse lungo il suo cammino, fino a che non individuò la fonte di quell’odore.

Un ragazzo, un demone, piuttosto giovane a giudicare dall’aspetto. Aveva corti capelli scuri, occhi di un verde smeraldo particolarmente intenso e una folta coda rossiccia. Con lunghi artigli affilati, combatteva contro gli umani, uccidendoli o ferendoli, più o meno gravemente.

Quando lo sguardo del giovane incrociò quello di Inuyasha, il ragazzo ebbe un attimo di esitazione, ma subito partì all’attacco, scaraventandosi con tutte le sue forza contro l’avversario.
Inuyasha evitò il colpo con estrema facilità, decidendo all’istante che contro quel moccioso non sarebbe stato necessario estrarre Tessaiga. Continuò a parare la raffica di colpi che veniva sparata senza un preciso schema di combattimento nella mente, né tantomeno con un briciolo di filo logico.
Il ragazzo però non sembrava essere particolarmente scoraggiato da quella differenza abissale di forza che esisteva tra lui e il suo avversario; anzi, continuava ad incalzarlo, non dandogli, almeno nella sua mente di presuntuoso adolescente, un attimo di respiro.

Inuyasha si ritrovò inconsciamente a sorridere, quando nella sua testa l’immagine di quel ragazzino si sovrappose a quella di Keiichi. Glielo ricordava terribilmente. Il mezzo-demone infatti, quando era ancora all’inizio del suo allenamento e combatteva con Inuyasha, per imparare come muoversi al meglio e come rispondere alle mosse dell’avversario, faceva gli stessi identici movimenti sconclusionati e terribilmente affrettati che vedeva fare ora al suo avversario. Entrambi si muovevano in modo esagerato, dimenticando quasi che l’obiettivo primario era mettere il nemico in condizione di non combattere più.

Quando improvvisamente il primo colpo del piccolo demone andò a segno, Inuyasha si riscosse dai suoi pensieri, decidendo che era arrivato il momento di smetterla di giocare.

- Hei ragazzino, si può sapere chi sei!? Perché stai combattendo contro gli umani? – riuscì a chiedergli, mentre tornava a schivare i suoi attacchi.

- Potrei chiederti la stessa cosa, cagnaccio! –

Inuyasha, come se fosse stato colpito da un fulmine a ciel sereno, smise di evitarlo, bloccandogli un braccio, proprio mentre quello stava per colpirlo.

- Come mi hai chiamato? – chiese più curioso che arrabbiato.

- Hei tu! – proruppe improvvisamente una voce alla sue spalle, - Lascia subito mio figlio se tieni alla tua vita! –

Inuyasha ghignò lasciandolo andare, ormai consapevole del perché quell’odore, che lo aveva subito attirato, gli era sembrato familiare.

- Non ci credo! Sei davvero tu botolo?! -

- Ma guarda, e così questo è tuo figlio. Non credevo che fossi ancora in vita, lupastro! –

I due vecchi rivali si squadrarono a vicenda, ghignando, e per un attimo ad entrambi sembrò di essere tornati indietro di quasi duecento anni, a quando lo spirito di competizione e la gelosia caratterizzavano il loro rapporto.

- Questo dovrei dirlo io a te! A quanto pare la tua pellaccia è più dura di quanto pensassi. – constatò Koga avvicinandosi, ignorando i molti combattimenti corpo a corpo che avvenivano tutt’intorno.

- Papà, tu conosci questo demone? – domandò poi il giovane demone, affiancando il genitore.

- Sì, è una vecchia conoscenza. –

- Si può sapere che ci fai qui, a combattere gli umani, con un moccioso appresso? – chiese Inuyasha, indicando distrattamente il ragazzino al suo fianco.

- Moccioso a chi?! Se mio padre non ci avesse fermato, saresti morto! – protestò lui minaccioso, imbronciandosi appena, a causa della poca considerazione che riceveva costantemente, tanto da parte degli estranei, quanto da parte dei suoi stessi fratelli.

- Tzè! Ma che dici, ragazzino? Se non riuscivi neppure a colpirmi! –

- Ah sì?! Vogliamo scommettere, stupido cane?! –

- Non sei male piccoletto, per lo meno non sei un codardo come tuo padre, ma sappi che contro di me non hai speranza. –

- Ripetilo se hai il coraggio! Mio padre non è un codardo! – urlò scagliandosi contro l’avversario, ma Koga, dando prova di non aver minimamente perso la sua velocità in tutti quegli anni, si frappose tra i due.

- Ora basta, Shun!** Piuttosto, voglio prima sapere perché tu stai partecipando a questa battaglia. Come hai detto, è una faccenda da umani, non dovrebbe interessare anche te, eppure sei qui… -

- Non stavo combattendo, ero solo diretto a nord e la strada più veloce passava proprio in mezzo ai soldati. Poi ho sentito il moccioso e mi sono incuriosito. –

- Ma guarda… quindi te ne vai in giro tutto tranquillo come se niente fosse. E io che ti immaginavo morto, o da qualche parte a struggerti per lei. –

Inconsciamente Inuyasha si trovò a stringere i pugni, fino a che le nocche non divennero bianche. Da quanto tempo non parlava ad alta voce di lei? Anche quando i suoi amici erano in vita, raramente avevano toccato l’argomento, come se ci fosse un tacito accordo che impediva loro di parlarne. Ma dopo aver lasciato il villaggio, non una sola volta era capitato che qualcuno accennasse a Kagome: e questo, principalmente, perché la maggior parte di coloro che sapevano erano morti. Sentirla nominare, dopo tutto quel tempo, era incredibilmente strano e forse, almeno in parte, quasi piacevole. O per lo meno, era piacevole il pensiero che qualcuno del suo passato fosse ancora vivo.   

- Shun, raggiungi i tuoi fratelli. Per oggi non combattiamo più. – si decise poi ad aggiungere Koga, non distogliendo neppure per un secondo lo sguardo da Inuyasha.

- Ma io voglio combattere ancora! –

- Non serve, chi cerchiamo non è qui. Lascia che si uccidano da soli. Vai, io ti raggiungo subito. –

Il giovane demone sbuffò, seguendo stizzito l’ordine del padre, lasciando il campo di battaglia per dirigersi verso le montagne.

Una volta che il figlio si fu allontanato a sufficienza, Koga tornò a rivolgere la sua attenzione ad Inuyasha e i due restarono a fissarsi per quello che sembrò un tempo interminabile.

- Tra quanto nascerà? – gli domandò infine Koga, facendo finta di guardarsi attorno con noncuranza. Aveva visto perfettamente l’espressione afflitta che era comparsa non appena aveva accennato a Kagome e senza saperne precisamente il perché, quello sguardo lo aveva urtato. L’Inuyasha che si piangeva addosso, quello che non tirava fuori la grinta, lo detestava più di chiunque altro. Semplicemente non era Inuyasha! E sicuramente una persona del genere non meritava di stare accanto a Kagome.   

- Di certo non vengo a dirlo a te, stupido lupo! –

- Pazienza, ma se credi di riuscire a fermarmi con così poco ti sbagli di grosso. Non hai ancora vinto e io non ti lascerò la via libera senza combattere. Kagome non ha mai fatto la sua scelta e dal momento che, quando nascerà, non conoscerà né te né me, vorrà dire che saremo pari e che avrò le tue stesse possibilità con lei. –

- Sei forse uscito fuori di testa, dannato!? Tu sei già sposato! –

Koga alzò gli occhi al cielo, guardando la limpida distesa azzurra dietro la coltre di nubi, riflettendo sulla risposta da dare, mentre un velo di tristezza gli attraversava il volto. Sì, lui era sposato…

- Ayame è morta. -

Lo era stato…

In un passato recente, che ai suoi occhi sembrava già troppo lontano. E gli mancava ogni singolo giorno, quel passato. Tanto quanto gli mancava lei, la sua risata, la sua spontaneità, il suo essere assolutamente perfetta per lui.

Inuyasha spalancò gli occhi, boccheggiando e farfugliando sillabe senza senso. Era così incredulo che per un momento fu addirittura tentato di domandargli se fosse la verità, ma lo sguardo del suo vecchio rivale era troppo sincero e troppo disperato, per credere che le cose stessero diversamente.

- Per questo sto partecipando a questa battaglia. E anche a molte altre. - aggiunse poi, riducendo gli occhi a due fessure e fremendo di rabbia, - Per ucciderli tutti. -

- Sono stati degli umani?! –

Inuyasha non riuscì a non chiederlo. La sua voce fu più rapida dei pensieri, che arrivarono solo il secondo successivo ad intimargli di tacere.

- Sì… anche se, non so come. – fissò un punto all’orizzonte, lungo il crinale di una montagna, riflettendo su ogni singola parola da pronunciare, come se ogni lettera gli costasse uno sforzo incredibile, - La foresta è stata avvolta dalle fiamme… abbiamo provato a scappare, ma il fuoco era troppo veloce… Ho perso metà della mia tribù, quella notte… e Ayame… lei è tornata indietro, ha salvato nostra figlia, ma… - si bloccò incapace di proseguire oltre, consapevole del fatto che Inuyasha avrebbe compreso da solo il resto della storia, - Poi c’è stata un’imboscata. – continuò, sentendo la rabbia tornare a crescere più feroce di prima, - Gli umani erano in attesa dei sopravvissuti ed erano pronti a combattere. –

- Come… -

- Non lo so! Non ne ho idea! Hanno sconfitto i più forti come se non fossero altro che mosche! Quando sono arrivato da loro… era già tardi. Avevo perso tutto… la foresta, i miei compagni e… lei. Non so come abbiano fatto, ma era tutto un loro piano, li ho sentiti! E in quel momento, ho memorizzato i loro odori. – ghignò al ricordo della promessa che aveva fatto quella stessa notte col suo sangue, - E ho giurato che a costo della mia stessa vita, li avrei uccisi tutti, dal primo all’ultimo.-

Quando alla fine tornò a rivolgere la sua attenzione ad Inuyasha, sembrò come se il tempo per loro si fosse fermato, mentre tutt’intorno la tragedia continuava ad infuriare.

- Ah, non ti sopporto proprio, cagnaccio pulcioso! – esclamò Koga improvvisamente e Inuyasha non poté fare a meno di sobbalzare, a causa dell’inaspettato e repentino cambio d’umore. - Non ho bisogno della tua pietà, chiaro?! – continuò, con la voce carica di disprezzo per quello sguardo mesto che si vedeva rivolgere, - Piuttosto faresti meglio a preoccuparti di trovare un modo per conquistare Kagome, perché quando nascerà puoi star certo che non mi tirerò indietro con lei. –

Nessuno doveva permettersi di guardarlo con pietà, specialmente uno stupido botolo buono a nulla! Avrebbe fatto meglio a preoccuparsi di sé stesso, piuttosto!

- Dannato lupastro… non mi sembri poi così afflitto. –

- Quanto mancherà alla sua nascita? Cento anni? Duecento anni? Per allora starò più che bene, credimi, e tu non avrai la minima possibilità. – concluse sbeffeggiandolo, spiccando poi un balzo che lo portò dall’altro lato del campo di battaglia.

- Ci vediamo, botolo! – gli urlò correndo via come il vento, lasciando un imbambolato e perplesso Inuyasha a fissare il punto dove l’aveva visto sparire.

Che diavolo era successo? Non poteva fare a meno di chiederselo.

Stava solo andando per la sua strada ed ora doveva anche preoccuparsi che quello stupido gli mettesse i bastoni tra le ruote con Kagome?!

Aveva la sensazione che Koga l’avesse detto solo per provocarlo, ma temeva anche che, dietro quelle parole, potesse esserci un fondo di verità. D’altra parte, nel momento in cui Kagome fosse venuta al mondo, sarebbero stati due perfetti estranei per lei e se Koga si fosse messo in testa di conquistarla veramente? Lui non avrebbe certo potuto fare affidamento sul passato che li aveva uniti, sulle avventure vissute, sul destino o su altro che non fosse solamente nella sua testa. E con il suo caratteraccio poi… E se Kagome si fosse innamorata di Koga?

Il pensiero lo urtò in modo inimmaginabile, portandolo a sfogarsi contro gli stupidi e deboli soldati che lo circondavano e che si ritrovarono stesi a terra, ansimanti e sconvolti da quella furia che era esplosa improvvisamente e aveva quasi fatto fermare lo svolgimento di un’intera battaglia.
Non appena Inuyasha si rese conto di aver fatto piazza pulita intorno a sé, si fermò. Non trovava giusto che Koga avesse le sue stesse possibilità con Kagome, non dopo tutto quello che aveva passato, ma decise in quel momento che se quel lupastro da quattro soldi voleva la guerra non gli avrebbe certo reso le cose facili. Si sarebbe battuto al meglio di sé e in caso le buone maniere non fossero servite, l’avrebbe ucciso: infondo erano secoli ormai che desiderava farlo fuori, no?

 

 

 

***

 

 

 

[Anno 1813]

 

- Signore, il prigioniero sta riprendendo i sensi. -

Era confuso e la testa pulsava dolorosamente. Dove si trovava?

- Bene. Lasciamo pure che si risvegli, ma inizia a preparare la terza fiala di sedativo, potrebbe essere necessaria. -

Che cosa era successo? Perché non riusciva a ricordare?

- Ben svegliato, cagnolino. Spero proprio che tu abbia fatto dei bei sogni. -

Sentiva solo suoni confusi ed ovattati. Qualcuno stava parlando? Chi era? Una densa ed impenetrabile nebbia lo avvolgeva completamente, ottenebrandogli i pensieri.

- Abbiamo fatto in modo di non turbarti troppo durante il viaggio, ma ci sono stati un po’ di imprevisti… -

Quella voce… quel timbro profondo, ma allo stesso tempo carico di una vena derisoria… non ricordava, ma inspiegabilmente nella sua testa era associato ad una brutta sensazione. Quella voce era familiare. La conosceva? Chi era?

- Anzi, diciamo pure che sei stato tu l’imprevisto. Non ci aspettavamo che riacquistassi la tua natura demoniaca, né che la riacquistassi in così breve tempo. Come avevo ipotizzato, sei davvero un caso eccezionale. Pensa, sei un esperimento talmente divertente, che ho chiesto espressamente di potermi occupare solo di te. Dovresti sentirti onorato di avere la mia completa attenzione, sai? –

Ne era sempre più sicuro: aveva già sentito quella voce. Si sforzò di mettere a fuoco l’immagine dell’uomo davanti ai suoi occhi. Non era molto alto, né tantomeno si poteva dire che fosse imponente. Indossava un abbigliamento comodo, con vestiti forse eccessivamente grandi per la sua esile corporatura. Ad una prima occhiata sarebbe potuto sembrare inesperto in materia di combattimento, il classico principiante, ma ad uno sguardo più attento, si poteva notare immediatamente la muscolatura perfettamente scolpita, segno di un intenso e costante allenamento, come anche le decine di cicatrici e ferite, evidenti regali di scontri passati e recenti. La carnagione chiara poi faceva risaltare, lungo tutto l’avambraccio, un disegno piuttosto articolato, inciso sulla pelle, raffigurante un fiore di loto, con il prolungamento del gambo che, girando intorno al polso, arrivava al centro del palmo della mano.
Prima ancora che riuscisse ad osservarne il volto, un nome si impresse a fuoco nella sua mente e alcune rapide immagini lo assalirono con violenza.

- K…Ku…ro. –

- Ma che bravo! – si entusiasmò l’uomo, ghignando soddisfatto, - Riesci già a parlare e ricordi addirittura il mio nome. Sono davvero colpito. –

- Do…dov…e… - tentò di dire agitandosi, ma la voce, così come i suoi stessi pensieri, non sembravano essere sotto il suo diretto controllo.

Kuro lo osservò pensieroso per qualche secondo, prima di rivolgersi ad altri due uomini dietro di lui, che si affaccendavano mischiando tra loro diversi liquidi, contenuti in piccole ampolle di vetro. 

- Lascialo lì. Per il momento non mi sembra che ne abbia bisogno. Le sue funzioni sono ancora rallentate dal veleno in circolo. –

- Signore, potrebbe essere rischioso, il demone… -

- È un ordine. O mi hai forse sentito chiedere il tuo parere? – lo gelò, assottigliando lo sguardo e abbassando il tono della voce ad un sussurro, provocando uno stato di ansia in tutti i presenti. – Non c’è necessità di sedarlo prima del tempo… anche perché, in caso contrario, non potrei chiacchierare con il mio nuovo amico. - continuò, tornando poi a rivolgersi ad Inuyasha con il solito ghigno. - E a proposito, cagnolino, ti do un consiglio personale, vedi di non sforzarti troppo, se non vuoi rischiare di ucciderti con le tue stesse mani. Non vorrai mica morire davanti ai miei occhi, senza prima aver avuto almeno la possibilità di divertirci un pochino, ti pare? Detto ciò, suppongo di poter rispondere alla tua domanda, visto che sei stato così bravo da ricordarti di me. –

Fece un paio di passi all’indietro, allargando le braccia e indicando lo spazio che li circondava.

- Sono onorato di darti il benvenuto nel principale centro sotterraneo di ricerca del paese! Ma puoi vederlo tu stesso: non dovresti avere ancora problemi con la vista, o sbaglio? –

Inuyasha, suo malgrado, si trovò costretto ad ubbidire, cercando contemporaneamente di riportare alla mente tutti gli avvenimenti degli ultimi giorni e di trovare un modo per tornare in forze e fuggire.

Era uno spazio ristretto, quello in cui si trovava. Scarsamente illuminato da poche candele e lampade ad olio, che venivano spostate a seconda delle necessità, finendo di volta in volta per illuminare o oscurare completamente un angolo della stanza. Il tutto creava un inquietante gioco di ombre, che contribuì a produrre nel demone una sensazione di disperazione crescente.

Vi erano circa cinque persone nella stanza e tutte lo guardavano con gli stessi occhi impauriti e disgustati. Tre di loro erano in piedi dietro un tavolo da lavoro, intenti a trafficare con ampolle piene di liquidi colorati. Un altro era vicino a lui. Lo guardava dall’alto in basso, non perdendolo un secondo di vista e a differenza di tutti gli altri, era ancora vestito per la battaglia, con le armi ben riposte, ma pronte in qualsiasi momento ad entrare in azione. Infine, accanto a lui… Kuro.

Immediatamente Inuyasha distolse lo sguardo continuando la sua ispezione. Ogni volta che incontrava quegli occhi, sentiva la rabbia assalirlo e non poteva assolutamente permettere che fosse la furia cieca a guidarlo o avrebbe bruciato miseramente ogni sua possibilità di liberarsi. Doveva ragionare. Doveva rimanere lucido.

Respirò profondamente, nel tentativo di calmarsi, quando improvvisamente un odore intenso di ferro e marciume lo colpì con violenza, facendogli torcere lo stomaco. Non lo aveva notato prima, ma l’intera stanza era impregnata di quell’odore nauseabondo. A forza, soppresse i conati di vomito, sforzandosi di resistere senza respirare ulteriormente.
Kuro si avvicinò, ghignando soddisfatto, alla vista di quel demone totalmente in suo potere e Inuyasha si decise ad osservare il punto esatto della stanza da cui proveniva quel fetore.

Non fu una sorpresa. Lo aveva capito immediatamente, ma nonostante ciò non poté fare a meno di sentirsi ancora più male. Un mucchio di cadaveri di demoni era ammassato in un angolo. Tutti ricoperti di sangue, impilati uno sopra l’altro. Vittime di indicibili torture che si erano protratte per mesi, se non di più.
Alcuni erano stati smembrati, privati di diverse parti del corpo che giacevano ammassate a pochi metri di distanza, in un insieme di arti di cui sarebbe stato impossibile stabilirne l’appartenenza. Ad altri demoni era stata strappata via tutta la pelle dal corpo e in base ad alcuni tagli più profondi, facilmente individuabili, si potevano riconoscere le numerose incisioni che erano state fatte prima di procedere con lo scuoiamento. Infine, e Inuyasha poté solo immaginarlo dalla vista di un altro piccolo cumulo, costituito interamente da organi interni di ogni tipo e dimensione, una gran parte di quei demoni doveva essere stata aperta e ripulita dall’interno, in ogni singola parte.  

- Sì, lo so, non è molto bello. – disse ad un tratto Kuro, piegando le sue labbra in una smorfia e riportando l’attenzione su di sé, - Ho chiesto di poterlo sistemare un pochino, ma purtroppo hanno bocciato la mia idea. Vogliono usare i cadaveri per fare altri esperimenti. Ho provato a spiegar loro che è noioso lavorare sui morti, che è molto più divertente farlo sui vivi e vedere la disperazione oscurare completamente i loro occhi, mentre si sottomettono completamente, implorando di poter essere uccisi. Io l’ho spiegato! Ma nessuno mi ha dato retta… quindi mi dispiace, ma dovrai condividere la stanza con i tuoi simili. Oh, non fare così! - proseguì poi, sempre più divertito dalle espressioni di disgusto e rabbia che riusciva chiaramente a leggere sul volto del demone, - Loro sono così contenti di averti qui! Non vedi i loro sorrisi? – indicò i volti lacerati e sfigurati, sui quali le espressioni di terrore e disperazione sarebbero rimaste impresse per l’eternità.

Inuyasha non voleva crederci. Quella che stava vivendo non era la realtà. Non poteva essere reale! Perché quei morti? Perché quegli esperimenti? Possibile che dopo tutte le fatiche fatte e il dolore subito, il suo destino fosse davvero divenire parte di quel mucchio? Uno tra tanti, lasciato a marcire nelle profondità della terra, destinato a diventare un frammento di ossa senza nome, fra mille altri frammenti di ossa senza nome?

No. Si rifiutava di crederci. Non poteva essere quello il suo futuro. Doveva reagire, doveva andarsene.

- Piuttosto… - ricominciò a parlare Kuro, nel tentativo di allontanare la mente del suo prigioniero dai pensieri di rivolta che già gli leggeva negli occhi. Si sarebbe divertito un mondo a spegnere una volta per tutte quel fuoco. - visto che ho risposto ad una tua domanda, che ne dici di rispondere tu ad una mia? – e non poté fare a meno di guardarlo con una lacerante curiosità, - Che cosa sei? -

Inuyasha, stranito, distolse lo sguardo, ignorando quasi subito la domanda, cercando di impiegare tutte le sue energie nel tentativo di fare un movimento, un qualsiasi movimento.  

- Sul fatto che sei un demone non ci sono dubbi. - lo studiò con particolare attenzione e lentezza, facendo vagare lo sguardo sul suo corpo, - I capelli, le orecchie e gli artigli parlano fin troppo chiaro. Inoltre abbiamo già confermato che la composizione del tuo sangue è tipicamente demoniaca. Eppure non puoi essere un demone normale. Il veleno che ti abbiamo dato avrebbe dovuto attaccare tutte le cellule demoniache presenti nel tuo corpo e tu saresti dovuto morire al massimo nel giro di qualche minuto. Quindi, cosa sei? Come hai fatto a sopravvivere? –

Se chiudeva gli occhi era quasi sicuro di poterci riuscire. Solo un movimento. Solo un piccolo movimento. Un piccolo…

- Hei, hei, cagnolino. Andiamo, non si fa così! – lo rimproverò senza il minimo timore nella voce, - Mi costringi a farti male, se ti agiti in questo modo. La vedi tutta questa gente intorno a te? Tutti loro hanno una paura folle che tu possa attaccarli, perciò capisci bene che, se ti agiti, loro potrebbero anche farsi prendere dal panico e ucciderti per errore. Non vorrai certo avere la sfortuna di morire proprio ora che ti ho catturato, vero? Abbiamo ancora tanto di quel tempo per divertirci, tu ed io. -

- Bastardo… -

L’uomo sospirò scuotendo la testa sconsolato.

- Vedo che non riesci proprio ad essere un po’ più gentile con chi cerca di aiutarti, eh? Lo sai, lo dico per il tuo bene, è inutile che ti impegni, non esiste una sola possibilità in tutto l’universo che ti consenta di uscire vivo da qui. –

E a quelle parole, vide la sua nuovissima preda sussultare e un ghigno affiorò spontaneamente sul suo volto. Quel demone era così divertente.

- Le senti queste catene? – chiese ancora, toccandogli distrattamente i polsi e le caviglie, non perdendo neppure per un secondo quell’aria vittoriosa, che aveva avuto sin dal primo momento in cui l’aveva incontrato.

Inuyasha sgranò gli occhi sbalordito, osservando il punto indicato. Non le aveva sentite. Non aveva percepito nulla, fino a che Kuro non le aveva sfiorate. Aveva sentito i muscoli pesanti e si era accorto che non rispondevano ai suoi comandi, ma non si era minimamente accorto delle catene. Possibile che l’effetto del veleno dentro il suo corpo fosse ancora così forte, tanto da non fargli percepire neppure qualcosa che lo teneva immobilizzato?

- Le abbiamo sottratte ad un demone diversi anni fa… il poverino si trovava qui, proprio dove ora ti trovi te. Era piuttosto resistente, nonostante fosse solo un demone di razza inferiore, ma nonostante ciò, è stato molto divertente giocare con lui. Alla fine si è arreso e proprio prima di morire, ci ha rivelato la particolarità di queste catene. Sono degli oggetti davvero meravigliosi, in grado di assorbire l’energia demoniaca: più tu ti agiterai, più loro ti prosciugheranno, completamente. Quindi, come vedi, non c’è possibilità che tu esca da qui. Ora, cagnolino, perché non rispondi alla mia domanda? Come hai fatto a resistere al veleno? -

Kuro aveva una teoria. O forse era più giusto chiamarla una sensazione. L’aveva formulata nel momento stesso in cui aveva visto Inuyasha diventare umano e contemporaneamente, aveva anche compreso le numerose implicazioni, che quella sua idea avrebbe avuto sul futuro e sulla loro missione. Doveva soltanto avere una conferma. E averla da quel demone, che perdeva la testa alla minima provocazione e che ai suoi occhi era come un libro aperto, sarebbe stato un gioco da ragazzi.

Inuyasha respirò profondamente, cercando di calmare il cuore che batteva impazzito e la sensazione di nausea che gli offuscava le idee.

Sentiva il discorso di quell’uomo risuonargli nella testa e sapeva che ogni singola parola detta era l’assoluta verità. Sentiva tutto il suo potere confluire verso quelle catene e venir risucchiato rapidamente. Inoltre, gli uomini che lo circondavano, per quanto sembrassero intenti nei loro lavori, non lo perdevano di vista un solo secondo. Sicuramente, in quel covo maledetto, dovevano essere attrezzati per eliminarlo all’istante, in caso desse problemi di qualsiasi tipo.

Non aveva alcuna possibilità di riuscire a fuggire, realizzò con sgomento.

- Cagnolino? Ci sei? – chiese, agitandogli una mano di fronte agli occhi, ricevendo in cambio uno sguardo di puro odio, - Mi rispondi? -  

- Che vuoi che ne sappia… del tuo stupido veleno! –

- Oh… forse non hai tutti i torti. In fondo non puoi aiutarmi, se non capisci neppure di cosa sto parlando, giusto? –

L’ottusità di quel demone giocava decisamente a suo sfavore, ma dopotutto si trattava solo di condurre il discorso lì dove desiderava e dove era certo che avrebbe avuto la sua conferma.

- Ricordi quando ti ho detto che sugli altri demoni su cui è stato testato, il veleno ha distrutto le cellule demoniache nel giro di pochi secondi, riducendoli in cenere? Ho fatto degli esami anche su di te e devi sapere che il veleno ha attaccato le tue cellule, ma invece di ucciderle, le ha solo private del loro potere. In questo modo, solo per poche ore, tu sei diventato perfettamente umano. – concluse enfatizzando l’ultima parola, celando un sorrisetto compiaciuto nel momento in cui vide Inuyasha distogliere lo sguardo. Una conferma e se avesse avuto ragione, avrebbe ottenuto il più grande tesoro di tutti i tempi: un’arma, che avrebbe segnato la definitiva vittoria dell’uomo su qualunque tipo di demone.

- Non sembri molto sorpreso, cagnolino. – gli sussurrò all’orecchio, dopo essersi chinato su di lui, ridacchiando appena al pensiero che quel presentimento sarebbe diventato certezza.

- Si può sapere che diavolo vuoi?! –

- Ti ho appena detto che sei diventato umano per qualche ora e tu non hai fatto la minima piega. –

- E allora? –

- Allora, non siete forse noti per disprezzare gli umani, voi demoni? –

- Tzè… non sono certo come te, razza di bastardo. –

- Interessante… quindi non disprezzi gli umani, né sei sorpreso di essere diventato uno di loro per un po’ di tempo… Lo sai, cagnolino, in quest’ultimo periodo mi sono interessato molto a delle voci, delle antiche leggende, riguardo il frutto dell’unione di demoni e umani. Si dice che queste creature, questi mezzi-demoni, in determinati periodi, perdano i loro poteri demoniaci, divenendo totalmente umani… -

Lo studiò attentamente, per coglierne anche la minima reazione, per poi continuare:

- E sai, se non sapessi che sei un demone completo, potrei quasi supporre che nelle tue vene scorra il sangue... di un mezzo-demone. – e osservò con immensa soddisfazione i suoi occhi dilatarsi appena, - Dimmi, hai idea di cosa capiti a questi mezzi-demoni, quando entrano in contatto con il veleno, cagnolino? – ghignò sadicamente e prima ancora di sentire la risposta, la sua risata divertita e vittoriosa si propagò per tutta la stanza.

- Scusa, scusa. – respirò poi affannosamente, asciugandosi le lacrime e cercando di calmare l’attacco di risa. – Non è carino ridere così, ma cagnolino, sei troppo divertente! Scommetto che muori dalla voglia di ascoltare una storia, vero? – disse e si sedette accanto a lui, incrociando le gambe e le braccia.

- Devi sapere che ormai è parecchio tempo che noi umani facciamo esperimenti sui demoni. Cercavamo qualcosa in grado di annientarvi completamente e all’istante. Siete una razza estremamente pericolosa e se vi si lascia anche solo l’attimo di respirare, riuscite a capovolgere una situazione tragica in vostro favore. Lo ammetto, i primi tentativi sono stati un vero disastro, tanto che spesso sono stati gli stessi umani ad avere la peggio. Ma alla fine abbiamo trovato un modo: usando il vostro stesso sangue, abbiamo creato un’arma in grado di distruggervi e per un po’ ci siamo creduti invincibili. Poi, improvvisamente, la scoperta! Non siete tutti uguali! Lo ammetto, è stato un po’ scioccante scoprirlo e capire che sarebbe stato necessario trovare diversi modi per farvi fuori. Con i demoni comuni non avevamo problemi: per quanto fossero forti, alla fine riuscivamo sempre ad avere la meglio. Lo stesso discorso non valeva però per altre due categorie. Sono sicuro che puoi indovinarle. – fece una pausa, aspettando una risposta che però non venne, - No? Bene, allora te lo dico. La prima categoria è costituita da quelli che voi chiamate demoni maggiori. Creature davvero splendide. Hanno una fierezza e una tenacia incredibili, superiori a quelle di qualsiasi altro essere vivente. Per non parlare poi del loro attaccamento alla vita! È grande quasi quanto il loro smisurato orgoglio. Riuscire a farne fuori uno è stata la gioia più grande della mia vita. Ah… quando ho visto arrivare la consapevolezza della morte e la luce abbandonare i suoi occhi! Non ha detto una sola parola, sai? È rimasto in silenzio, mantenendo intatta la sua fierezza fino alla fine, ma i suoi occhi… Kami, se parlavano i suoi occhi! Ah… scusami sto divagando, ma sono davvero bei ricordi. Anche se quella volta ho quasi rischiato di morire, ne è valsa davvero la pena! Non mi ero mai divertito tanto! –

- Tu sei pazzo! – ringhiò Inuyasha agitandosi, ma le catene gli impedirono anche il più piccolo movimento.

- Cagnolino! Non serve essere gelosi! Anche io e te ci divertiremo tanto, promesso. –

E ancora una volta il demone sentì solo il disgusto e l’insopprimibile desiderio di piantargli gli artigli nella carne.

- Dove ero rimasto? Ah, certo! I demoni maggiori. Sai, è per loro che ho voluto perfezionare il veleno, per renderlo ancora più letale, un qualcosa contro cui neppure loro avrebbero potuto resistere. E pensavo davvero di esserci riuscito, vedendo la tua prima reazione, ma poi… accidenti! Hai distrutto tutti i miei sogni! –

- Quanto mi dispiace… il tuo stupido veleno non funziona poi così bene. – ghignò, sentendo una leggera punta di soddisfazione all’idea di averlo urtato almeno un pochino.

- Oh… cagnolino, cagnolino, sei uno spasso. Il mio veleno funziona perfettamente. Il problema sei tu. O forse sarebbe meglio dire che la chiave di tutto sei tu. Ricordi che avevo nominato due categorie di demoni vero? Sembra quasi un paradosso non ti pare? Potevamo sconfiggerli tutti, tranne i più forti e… i più deboli. Assurdo! L’ultimo scalino della nostra società, inutili mezzi-demoni, ritenuti un crimine e un affronto da entrambe le razze, riuscivano a sopravvivere grazie al loro sangue umano. E indovina, cagnolino? A contatto con il veleno, diventavano umani, proprio come te. Eravamo sorpresi, all’inizio, ma non sembravano una così grande minaccia: una volta trasformati in umani mantenevano quella forma, come se non fossero mai stato altro. Riuscivano a ritornare mezzi-demoni, solo se entravano in contatto con altro sangue demoniaco. Nessuno li vedeva come una minaccia, ma io ho fatto in modo di tenerli d’occhio: sospettavo infatti che prima o poi uno di loro avrebbe mostrato una capacità completamente diversa dagli altri, che si sarebbe verificato un cambiamento nel funzionamento del loro organismo. Ero sicuro che qualcuno si sarebbe ritrasformato in mezzo-demone spontaneamente e a quel punto anche gli altri sarebbero stati in grado di compiere una simile evoluzione. Aspettavo con impazienza l’arrivo di questo qualcuno, ma tu sei andato al di là di ogni mia immaginazione! Tu che sei un demone, sei riuscito a non soccombere al veleno, diventando umano, come se fossi un semplice mezzo-demone; e poi, non contento di avermi sorpreso, ti sei addirittura ritrasformato e tutto da solo! Sai questo cosa significa?! – gli domandò, esplodendo per l’entusiasmo, - Non so ancora come un fenomeno simile sia possibile. Non so se considerarti un’eccezione, un’anomalia o il miracolo che la tua specie stava aspettando, ma il tuo sangue, il tuo preziosissimo sangue, è la chiave di tutto! Grazie a te, riuscirò a creare un veleno che avrà effetto anche sui mezzi-demoni, impedendo la trasformazione. Finalmente anche loro moriranno all’istante e definitivamente! E a quel punto nessuno potrà più fermarci! -

- Sei solo un lurido bastardo! Non te lo permetterò mai! Ti ucciderò prima che tu possa anche solo provarci! -

- Cagnolino, - sussurrò Kuro, allontanandosi e tornando poi con la fiala di sedativo pronta per essere usata, - Sarà un vero onore essere ucciso da te e credimi, aspetterò con ansia quel giorno. –

Esattamente come era successo solo pochi giorni prima, fece pressione sul braccio, mentre Inuyasha si limitava a fissarlo confuso e sbalordito. Non c’era il minimo accenno di ironia nella frase che aveva pronunciato. Possibile che fosse sincero? Che desiderasse davvero la morte?

- Però, permettermi di dirti un’ultima cosa: è un avvertimento. Sai, non vorrei che ci rimassi male in futuro. Se pensi che tutto questo finirà con me, ti sbagli di grosso. – ghignò, riducendo la sua voce ad un sussurro, - Io non sono nessuno; qualcuno molto più in alto di me muove i fili e non c’è modo che tu riesca ad impedire il raggiungimento dei nostri obiettivi. Nessuno, nessuno in tutto l’universo ci impedirà di realizzare il nostro desiderio. -

- Che cosa… volete? – chiese Inuyasha in un sussurro, iniziando a perdere nuovamente contatto con la realtà.

- Lo sterminio dell’intera razza demoniaca. -

 

 

 

 

 

 

 

 

* Kuro: nero.

** Shun: velocità.

 

 

Angolino (chilometrico) di Aredhel

 

Siete adorabili! Siete maledettamente adorabili, sappiatelo. Insieme ad un’altra marea di aggettivi, tutti estremamente positivi e lusinghieri. Mi avete reso felice, che felice è dire poco, perché mi avete scritto dei commenti spettacolari, che davvero mi hanno lasciato a bocca aperta. Ho cercato di non farvi aspettare un’eternità, purtroppo con scarso successo. :( Spero comunque che il nuovo capitolo vi sia piaciuto e passando a cose serie… *^* ditemi, ditemi, Kuro non vi piace da impazzire? *^* Perché io lo sto adorando! Non doveva neanche esistere, ma poi è successo che ero completamente bloccata e non mi veniva l’ispirazione per continuare a scrivere, allora ho pensato: va bene, che male c’è?, facciamo parlare almeno uno di quei soldati che catturano Inuyasha, così magari rendo le cose più interessanti. E non mi sono più fermata! È sadico da far paura, con un cervello grande quanto un pianeta, un bastardo come pochi e per cattiveria… ok non fa concorrenza a Naraku, almeno credo… per il momento :P ma ci si avvicina moltissimo! Ed è stupendo! No ok, sono impazzita per questo personaggio, il che non è affatto un bene eheh. Vi premetto solo che il suo comportamento così crudele avrà delle… attenuanti, chiamiamole così. La mia pazza mente, non contenta di averlo semplicemente presentato, gli ha ricamato dietro tutta una storia con i fiocchi, che si scoprirà nel prossimo capitolo e sinceramente spero di farvelo piacere tanto quanto sta piacendo a me.
Dell’incontro con Koga, invece, che ne pensate? E più importante, la tremenda rivelazione di Miroku! Ora capite perché l’incontro con Kagome non è così scontato come poteva sembrare?
E infine, quanti di voi, guardando Inuyasha, si sono chiesti per quale caspita di motivo i demoni non esistano nell’epoca di Kagome? Io almeno un milione di volte! Così ci ho ricamato un po’ sopra. :P Spero che la mia idea vi sia piaciuta.
Si preannunciano tempi mooooooooooooooolto duri per il povero Inuyasha, che non se la passerà affatto bene (per dirla in modo gentile).

 
A questo punto, mi dispiace ma vi tocca, torna il vostro angolino preferito! Al solito, se vi interessa per capire qualcosa in più sul contesto generale, leggete, altrimenti ci si vede direttamente nel prossimo capitolo, il cui titolo è ignoto persino a me. :P

UN PO’ DI STORIA!

Vi ricordate quando in uno dei capitoli precedenti vi ho parlato della battaglia di Sekigahara del 1600, che segnò l’inizio dello shogunato Tokugawa? Vi ho anche scritto che i Tokugawa regnarono per circa due secoli, cioè fino al 1868 e che l’imperatore, sebbene per tutto questo tempo fosse fisicamente presente, di fatto non aveva potere.
I Tokugawa, possiamo dire praticamente da subito, iniziarono a temere per il loro potere. Diciamo che è una cosa abbastanza normale e frequente nella storia: più accumuli potere e arrivi a detenere certe posizioni di rilievo, più inizi a vedere minacce e nemici ovunque intorno a te. Quindi, iniziarono a sentire una certa pressione e si sentirono minacciati tanto dalla figura dell’imperatore che avrebbe potuto reclamare il potere in qualunque momento, quanto dagli stranieri che arrivavano sempre più numerosi nel loro paese. E a proposito degli stranieri, in particolare c’è da fare una precisione: dal 1549 i Gesuiti avevano iniziato ad approdare sulle coste giapponesi con l’intento di convertire quei popoli. Niente di nuovo insomma, se non fosse che il grande numero di stranieri e di conversioni fu visto come una minaccia per lo shogunato, prima dallo shogun Hideyoshi e poi anche dai Tokugawa stessi, che temevano una loro alleanza con l’imperatore. Fu così che nel 1597 iniziarono le persecuzioni cristiane, che continuarono per ben due secoli; nel 1614 poi il Cristianesimo venne bandito e infine si arrivò al 1641 (la data in cui Miroku fa il bel discorsetto ad Inuyasha. Non è un caso. Diciamo che Miroku da bravo osservatore aveva iniziato ad avvertire, seppure debolmente, il peso di quel nuovo cambiamento all’orizzonte).
Proprio nel 1641, Tokugawa Iemitsu varò un decreto con cui diede inizio alla politica di isolazionismo nota con il nome di Sakoku (paese blindato). Sostanzialmente era vietato ogni tipo di contatto (di qualsivoglia tipo) con gli stranieri: a loro era proibito entrare (e per chiunque venisse preso c’era la pena di morte), ai giapponesi era proibito uscire.
Ora, sfruttando ampiamente la licenza poetica normalmente concessa, mi sono permessa di collegare queste persecuzioni alle persecuzioni dei demoni. È infatti plausibile, nella mia mente e spero anche nella vostra, che i Tokugawa potessero vedere nei demoni un potere troppo grande e quindi una minaccia di gran lunga più temibile di quella che era rappresentata da semplici stranieri per lo shogunato. Ho immaginato così che le persecuzioni dei demoni potrebbero iniziare seriamente intorno al 1750 (ossia quando quella dei Cristiani era ormai quasi alla fine), fatta eccezione per alcuni piccoli… esperimenti(?), avvenuti precedentemente rispetto a questa data: vedi il gruppo di demoni che chiedeva aiuto a Sesshomaru e vedi anche la morte di Ayame avvenuta circa nel 1730.
 

Volevo poi farvi una piccola precisazione: le armi da fuoco (che mi hanno fatto dannare come un’ossessa, perché a me serviva qualcosa di pericoloso e quasi letale e invece qui mi combattono tranquillamente con le spade fino al 1800!) dicevo, le armi da fuoco esistono ed esistono precisamente dal 1543, quando i portoghesi le importarono (ricordate che la squadra dei setti ne fa già uso, vero?).
Nonostante ciò, però, sotto i Tokugawa l’uso e la produzione delle armi da fuoco fu molto limitato: katane, lance e frecce erano l’armamentario all’ordine del giorno. Solo nella seconda metà dell’800 la presenza delle armi da fuoco diviene significativa, perché si stavano affacciando gli Stati Uniti e il Giappone aveva un serio bisogno di difendersi.
In generale sto cercando di rispettare questa quasi assenza di armi da fuoco, lasciando il momento migliore per dopo, ma qualcuna qua e là comparirà necessariamente, anche perché sono dell’idea che Inuyasha un samurai con la katana se lo mangia a colazione, un tizio che gli spara un proiettile in pieno petto… eh, magari qualche problemino glielo dà; voi che dite? XD

 
Ultima informazione “storica”: i riferimenti medici (quei maledetti!) sono stati impossibili da trovare! Tutto quello che ho scritto di sedativi, veleni, e somministrazioni varie è unicamente frutto di mie ipotesi e fantasie, perché come ho già detto mi sono scervellata senza riuscire a trovare un accidente! Se sapete qualcosa voi, illuminatemi vi prego! Esistevano i sedativi in quell’epoca in Giappone?! E le siringhe?! Venivano fatti i prelievi di sangue?! T_T

 
MINI ANGOLINO DI GEOGRAFIA (ve lo avevo anticipato ed è necessario, ma poi vi giuro che sparisco!)

Ipotizzando come centro la città di Edo/Tokyo, ad est ci sono le terre dove risiede la tribù di Koga, i regni ad ovest sono sotto il controllo di Sesshomaru e a sud c’è l’isola di Kyushu, che è estremamente importante! È infatti proprio su quest’isola che sbarcano gli stranieri e i Gesuiti! Ed è proprio lì che ho deciso di fare partire le persecuzioni. In particolare i Gesuiti fondano il centro della loro opera di evangelizzazione nella città di Nagasaki, principale città costiera dell’isola. Ecco svelato il mistero dietro la frase di Sesshomaru dello scorso capitolo: “non andare a sud” era riferito proprio al fatto che le primissime persecuzioni iniziano lì.

 

Se siete arrivati fin qui, vi adoro! <3 <3 <3 <3

Baci, Aredhel

 

  
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