AVVISO: Visto
che mi sono arrivate diverse domande/richieste riguardo il
personaggio di Kagome, ho pensato di fare qui una piccolissima
precisazione
sulla storia, in modo che tutti possano leggerla. I’ll
always find you non è incentrata sulla coppia
InuyashaxKagome,
sebbene tale coppia sia presente, ma è incentrata solo ed
unicamente su Inuyasha.
Lui è il personaggio principale, tutti gli altri hanno il
ruolo di comparse,
più o meno importanti, della sua lunghissima vita. Lo stesso
discorso vale quindi
per Kagome: lei è solo la meta di Inuyasha, è il
pretesto della ricerca e
dell’attesa. Per questo motivo non viene dato molto spazio
alla loro coppia e
anche a tutte le altre.
9. Preludio di una tragedia
Doveva
essersi perso qualche passaggio. Questo pensava Inuyasha guardando il
piccolo,
ma compatto gruppo di samurai che lo aveva circondato. Armati fino ai
denti,
vestiti con pesanti abiti che ne rendevano irriconoscibile persino
l’aspetto.
Lo guardavano dritto negli occhi, senza mostrare il minimo accenno di
timore o
indecisione. Gli avevano ordinato di non muoversi di un solo passo o in
caso
contrario avrebbero dovuto attaccare; e la posizione da combattimento
che
avevano assunto, con le katane strette saldamente e le frecce pronte
per essere
scagliate, non lasciava dubbi riguardo le loro intenzioni.
Stolti, aveva
pensato. Deboli umani che
osavano attaccare un demone come lui? Dovevano essere ubriachi, non
potevano
esserci altre spiegazioni. Non sembravano per nulla forti o dotati di
qualche
potere speciale; spazzarli via definitivamente sarebbe stato un gioco
da
ragazzi.
Eppure,
nonostante
questa sua convinzione, Inuyasha era in attesa. Sorprendentemente,
l’incredibile
sicurezza che riusciva a leggere nei loro occhi lo stava facendo
tentennare più
del previsto.
Perché
non avevano alcun timore di fronteggiare un essere che avrebbe potuto
ucciderli
tutti semplicemente con un colpo? Non riusciva a spiegarselo.
Né riusciva a
spiegarsi quella calma surreale che li aveva completamente inglobati,
estraniandoli dal resto del mondo circostante. Chi diavolo erano quei
soldati?
Che cosa potevano mai volere? Aveva un brutto presentimento, non poteva
negarlo, ma nonostante tutto, non poteva fare a meno di ripetersi
quanto una
sua vittoria schiacciante fosse assolutamente scontata: era lui il
demone,
dopotutto!
- Siamo
pronti, signore. Attendiamo i suoi ordini. – sentì
dire ad un tratto uno di
loro. La voce resa irriconoscibile ed ovattata, a causa
dell’ingombrante
maschera che copriva quasi interamente il volto, rivelando solo i
sottilissimi
occhi, ridotti a due fessure per l’eccessiva concentrazione.
- Sembra
abbastanza forte, non è vero? –
constatò il diretto interessato, seguendo un
ragionamento tutto suo, senza aspettarsi conferme o smentite. A passo
lento, si
avvicinò al demone, liberando mano a mano il volto da
quell’impedimento troppo
ingombrante, che gli impediva di confrontarsi faccia a faccia con la
sua preda.
Per gli
istanti successivi, Inuyasha e il misterioso sconosciuto si limitarono
a
scrutarsi attentamente, studiandosi fin nei minimi dettagli, cercando
di
leggere, ognuno nella mente dell’altro, quella che sarebbe
stata la mossa
successiva. Infine, lo sconosciuto piegò le labbra in un
ghigno tutt’altro che
rassicurante.
Doveva
avere una trentina d’anni, o forse poco più,
constatò Inuyasha. I lineamenti
marcati e gli zigomi piuttosto pronunciati sembravano quasi mettere in
risalto
la piega che le labbra sottili avevano assunto. I capelli neri e lisci,
che
terminavano alla base della nuca, gli ricadevano leggermente sul volto,
lasciando intravedere due occhi di un nero brillante, dotati di una
straordinaria profondità.
Senza
neppure sapere il perché ad Inuyasha venne naturale
paragonarli a quella che
per tanti anni era stata la maledizione di Miroku. Solo poche volte si
era
trovato faccia a faccia con il vortice del vento, ma
quell’incredibile
oscurità, proprio nel punto centrale di quel tremendo
potere, non l’aveva più
dimenticata. Ed ora quegli occhi gliela ricordavano in un modo
incredibile.
Guardandoli, poteva provare la stessa identica sensazione di venir
catturato,
di perdersi, come se la sua stessa anima venisse realmente risucchiata
al loro
interno.
Si
ripeté
mentalmente di stare all’erta e prestare la massima
attenzione a qualsiasi
movimento di quell’ultimo arrivato. Nonostante fosse solo un
umano, aveva la
sensazione che fosse diverso da tutti gli altri e come a voler
confermare la
sua impressione, il brutto presentimento che aveva sentito fino a quel
momento
si era di colpo acuito.
- Era tanto
che cercavo un tipo come te, sai? – gli disse ad un tratto,
guardandolo con un
entusiasmo che Inuyasha definì quasi terrificante.
– Iniziavo a stufarmi: incontrare
sempre i soliti demoni da due soldi, sconfiggerli con un unico
colpo… non è
molto divertente, non ti pare? Sono certo che puoi capirmi, deve essere
sicuramente capitato tante volte anche a te. Noi abbiamo bisogno di un
avversario al nostro livello per entusiasmarci. Non sei
d’accordo, cagnolino? -
-
Tzè,
non farmi ridere! Sei un povero illuso se credi veramente di essere al
mio
livello! – ringhiò Inuyasha minacciosamente,
scrocchiandosi le dita e andando a
posare la mano sull’elsa della spada, pronto ad estrarla da
un momento
all’altro.
Quel tipo
era riuscito ad urtarlo in appena cinque secondi di conversazione. E il
luccichio sinistro che gli leggeva negli occhi, unito a quel
fastidiosissimo sorrisetto
di scherno, non faceva altro che peggiorare il tutto, incrementando
all’inverosimile la sua voglia di ucciderlo
all’istante.
- Oh, oh!
Il cagnolino ha tirato fuori gli artigli! Mi piace… -
sussurrò sadicamente, per
poi rivolgersi ai suoi compagni, - Potrebbe essere il candidato adatto
per il
nostro piccolo esperimento. Procedete pure con la dose massima.
–
-
Sì
signore. –
Immediatamente
l’uomo interpellato si dileguò, riponendo le armi
e contemporaneamente un altro
prese il suo posto, completando nuovamente il cerchio.
- E ora
torniamo
a noi… cagnolino. - lo sentì dire ancora e
Inuyasha dovette resistere
all’impulso di strappargli con i suoi stessi artigli quel
ghigno dal volto, - Sei
decisamente un tipo interessante. -
-
Spiacente di non poter dire altrettanto: tu mi hai decisamente stufato.
–
- Oh,
beh, questo mi ferisce molto. – e mentre lo diceva, chiunque
avrebbe potuto
pensare che ne fosse realmente dispiaciuto, - Ma vedrai demone,
saprò farti
cambiare idea. –
Inuyasha
non riuscì a non lasciar trapelare tutto il suo disgusto,
prima di stabilire
che a quel tipo odioso aveva dedicato già fin troppo tempo
ed attenzioni.
Presentimenti o meno, era il momento di farla finita con quella stupida
recita.
Rapidamente
si guardò intorno, esaminando la situazione: quei soldati
non gli avevano
lasciato spiragli o vie di fuga, perciò se avesse voluto
andarsene, avrebbe
sicuramente dovuto usare la forza. Avrebbe potuto trasformarsi in
appena pochi
secondi: li avrebbe colti tutti di sorpresa e avrebbe fatto in modo di
spazzarli via contemporaneamente. O in alternativa, avrebbe potuto
utilizzare
Tessaiga. L’attacco avrebbe richiesto meno tempo e
l’effetto sarebbe stato
ugualmente devastante.
- Mi
dispiace, ma credo proprio che dovrò rifiutare. Non mi
interessa sapere un bel
niente sul tuo conto. – serrò le dita con forza,
lasciando scivolare la lama
con studiata lentezza, senza staccare gli occhi dal soldato. Avrebbe
lanciato
la cicatrice del vento prima ancora di terminare la frase. - E poi,
sai… in
questo periodo… sono troppo impegnato a farmi i fatti miei,
per ascoltare gli
sproloqui di un folle! Cicatrice del ven… -
Fu un
attimo.
Il respiro
gli si mozzò in gola e un sorriso di vittoria si
delineò sul volto dell’uomo
misterioso. Inuyasha si ritrovò a terra, le ginocchia
conficcate nel terreno,
Tessaiga al suo fianco, tornata una semplice spada arrugginita.
Prima
ancora di capire cosa fosse accaduto, il demone iniziò a
sentire il suo respiro
farsi sempre più affannoso, mentre le mani e subito dopo
tutto il resto del suo
corpo iniziavano a tremare. Con estrema velocità si
propagò in lui la
sensazione che il fuoco lo stesso circondando, bruciando vivo, mentre
gli rubava
tutta l’aria necessaria per portare a termine il respiro. E
improvvisamente,
non sentì altro che un dolore lancinante, che si irradiava
dalle punte dei
piedi fino al cervello.
Se avesse
avuto sufficiente aria nei polmoni, avrebbe urlato. Se avesse avuto
ancora la
forza, si sarebbe conficcato gli artigli nella carne, ferendosi e
strappandosi
la pelle, nel tentativo di procurarsi un dolore più inteso
di quello che stava
provando. Invece, non riuscì a far altro che accasciarsi al
suolo ancora di
più, emettendo un unico flebile gemito di dolore.
- Bum!
–
lo schernì l’uomo, allargando le braccia sopra la
sua testa, simulando
un’esplosione, – Accidenti, mi hai fatto davvero
male, sai? L’attacco più potente
che abbia mai visto! Non è vero, uomini? – li
interpellò, facendo scoppiare una
sguaiata risata di gruppo.
-
B…ast…ardo…
- riuscì a biascicare Inuyasha, sempre meno consapevole
della realtà che lo
circondava. Velocemente anche la vista lo stava abbandonando, mentre
tutto
intorno a lui diventava sempre più sfocato e indistinto. Gli
girava la testa.
- Che
diavolo… mi hai fatto? –
- Mettete
pure giù le armi. Il cagnolino ora è innocuo.
–
Inuyasha
mosse
la mano per riprendere Tessaiga, stringendo la presa nel vano tentativo
di
sollevarsi, ma la spada sorprendentemente non si trasformò e
nuovamente le
forze lo abbandonarono, costringendolo al suolo. Non riusciva
più a reggersi
neppure sulle sole braccia e ad ogni respiro che prendeva,
l’aria che entrava nei
polmoni era sempre di meno. Aveva la sensazione di soffocare e iniziava
a
sudare freddo.
- Dimmi
che… mi hai fatto… maledetto! -
- Certo
che sei resistente, eh! – esclamò il soldato
sinceramente stupito, non
nascondendo un accenno di soddisfazione nella voce, - Sei davvero
forte. Pensa
che a quest’ora i tuoi simili erano già belli che
ridotti in cenere! Suppongo
che tu sia molto diverso da loro… però mi
dispiace, per quanto tu possa
resistere, non riuscirai a sopravvivere. –
Inuyasha
vide l’ombra indistinta dell’uomo avvicinarsi
sempre di più, fino a che non si
fermò proprio davanti a lui. Non riusciva a capire. Chi
diavolo era quel tipo?
- Ti
abbiamo iniettato un veleno molto particolare. –
spiegò dopo essersi accucciato,
per portarsi alla sua stessa altezza e riuscire così a
guardarlo dritto in
volto, - Pensa, è stato ideato appositamente per far fuori
gli esseri come voi
e tu hai avuto l’incredibile fortuna di essere stato la cavia
di un mio piccolo
esperimento. Non è fantastico? Diciamo che ho modificato un
po’ la formula di
base, per renderla più efficace. –
continuò poi, sbuffando e sembrando quasi
annoiato da quegli inutili dettagli tecnici, che di certo non voleva
perder
tempo ad elencare o ricordare, - L’ho testata anche su demoni
minori, sai? Ma
non è stato affatto divertente! Quelli hanno preso fuoco e
si sono dissolti in
cenere nel giro di appena tre secondi. Tre secondi! Ci credi?
– allargò le
braccia, enfatizzando il concetto, come se stesse raccontando la
notizia più
sconvolgente dell’intero universo. – Niente sangue,
niente preghiere, niente
dolore. Sai, io speravo di sentirli implorare pietà o di
vederli agonizzare a
terra e invece… puf. Solo polvere. Non puoi capire che
delusione! E credimi,
ero quasi tentato di abbandonare tutto, ma poi… eccoti
arrivare! E io lo sapevo
che saresti stato diverso da tutti quegli altri! Me lo sentivo!
– si entusiasmò
nuovamente, tornando a dedicargli tutte le sue attenzioni, - Ma dimmi,
dimmi,
cosa stai provando? Lo senti il dolore? Cos’è che
fa più male? Ti sembra di
bruciare o di annegare? E la testa, senti come se ci fossero tanti
piccoli aghi
o è più come se ti stessero mangiando vivo? -
Inuyasha
si limitò ad abbassare la testa, poggiando la fronte a
terra. Non sarebbe
riuscito a parlare, non di nuovo. L’aria era quasi
completamente esaurita e il
dolore era aumentato sempre di più ad ogni parola che quel
maledetto gli aveva
rivolto. Era solo un umano, dannazione! Come era riuscito a farlo
strisciare
per terra, come un verme, senza aver alzato neppure un dito?
- Non
riesci a parlare? Oh… peccato. – fece
l’altro sinceramente dispiaciuto,
portandosi una mano a sostenere il mento, - Accidenti. Forse
è davvero troppo
forte come veleno, se neanche uno come te riesce a resistere un
po’ di più… mi
domando con quali altri demoni potrei mai fare i miei
esperimenti… -
No, non
poteva lasciarsi andare, non poteva lasciarsi sopraffare dal veleno, ma
soprattutto non poteva fare ancora i comodi di quel tipo che lo
guardava
dall’alto in basso, credendosi il padrone
dell’universo. Doveva fare qualcosa.
Una qualsiasi cosa, o sarebbe stato completamente spacciato. Doveva
muoversi.
Doveva!
- Apprezzo
il tuo sforzo per farmi divertire ancora un po’, cagnolino,
dico davvero; ma temo
che ormai non ti resti molto, sai? Dovresti proprio arrenderti,
così soffriresti
di meno. –
Non
poteva assolutamente arrendersi. Non poteva morire. Per nessuna ragione
al
mondo poteva infrangere quella promessa!
Con
inimmaginabile
fatica sollevò il busto, facendo perno sulle braccia,
alimentando la sua
volontà con tutto l’odio che aveva iniziato a
provare per quel tipo
strafottente che giocava con la vita.
Arrendersi…
tzè! Col cavolo che si sarebbe arreso!
- Non
ho…
alcun intenzione… di morire qui. –
sibilò, sollevandosi di un altro centimetro,
riuscendo a parlare unicamente grazie alla sua forza di
volontà, ma di nuovo fu
tutto inutile e il peso del suo stesso corpo lo schiacciò a
terra.
Ad un
tratto il dolore che aveva provato fino a quel momento
sembrò assestarsi, ma ormai
Inuyasha sapeva di essere completamente spacciato. Non aveva
più forze, non
riusciva a vedere niente che non fosse ad un palmo di distanza dal suo
naso e anche
i suoni circostanti erano scomparsi, uno ad uno, lasciando solo quelli
nelle
immediate vicinanze. Gli stessi odori si erano dissolti
nell’aria, tanto che
ormai riusciva solo a sentire il penetrante profumo della terra sotto
di sé.
Era certo che sarebbe svenuto in pochissimi istanti. Questa volta, la
forza di
volontà non sarebbe stata sufficiente.
Un
violento colpo di tosse lo scosse e subito avvertì
chiaramente il ritmo del suo
cuore cambiare, perdere un battito e farsi più lento, mentre
una nuova fitta di
dolore gli attraversava il petto.
Pensò
che
fosse la fine.
Poi, ad
un tratto, guardò la sua mano, chiusa a pugno nel tentativo
di resistere a quel
nuovo ed intenso dolore e sbalordito, sgranò gli occhi. Gli
artigli stavano
scomparendo! Si riducevano sempre di più, fino a prendere le
sembianze di
normalissime unghie… umane. Con un moto di sorpresa e
terrore, cercò di
afferrare una ciocca di capelli e portarsela davanti agli occhi. Si
stavano
scurendo, velocemente, dalla radice fino alle punte. Stavano diventando
neri.
“Sto
diventando… umano?!”
- Oh!
Questa sì che è una sorpresa! –
esordì l’uomo, tornando a dedicargli tutte le
sue attenzioni ed esaminandolo nel dettaglio, - Non me lo sarei mai
aspettato! Allora
avevo ragione a definirti un tipo interessante. Sei davvero
incredibile! Quindi
non sei un demone come gli altri, eh? Davvero divertente! –
poi, senza attendere
oltre, si girò verso i suoi compagni, con gli occhi che
brillavano per
l’emozione da quant’era felice, - Uomini, ci sono
nuovi ordini! Avvisate immediatamente
la base: dite che si preparino a ricevere un nuovo ospite tra tre
giorni.
Comunicate anche che sarò io stesso ad occuparmene
personalmente. – ordinò per
poi tornare dal demone, trasformando quel sorriso radioso in
un’espressione
seria e pensierosa.
-
Però,
stando così le cose, temo che finirai col darci qualche
problemino. Non te la
prendi se ti faccio fare un sonnellino, vero cagnolino? Prendilo come
un favore
personale, che nella mia immensa bontà ti sto facendo.
Sì, come un premio per
essere riuscito a rimanere in vita e avermi davvero sorpreso: in fondo,
se ti
lascio stare così, continuerai a sentire solo dolore e non
riusciremo a farci
neppure una chiacchierata decente. –
Detto
ciò,
fece cenno ad uno dei suoi uomini di avvicinarsi, prendendo dalle sue
mani una
fiala di vetro, con uno strano liquido giallognolo al suo interno.
-
M…aledetto…
si può sapere…chi diavolo sei…?
–
- Eh no,
non sei carino proprio per niente. – sospirò
affranto, - E io che volevo solo
aiutarti, sei crudele e anche ingrato! Ma pazienza, con tutto il tempo
che
passeremo insieme, immagino che prima o poi ti abituerai a me.
– ghignò,
sentendosi stranamente felice solo all’idea. – E
per rispondere alla tua
domanda… a dire la verità non sono nessuno di
importante, ma visto che proprio
ci tieni… - si avvicinò al suo orecchio, premendo
contemporaneamente con forza
sul braccio, per immettergli il contenuto della fiala nel sangue, -
puoi
chiamarmi Kuro.* –
Inuyasha
sentì solo un lieve pizzico, prima di iniziare a perdere
completamente il
contatto con la realtà.
- E da
oggi… sarò il tuo incubo personale. –
Doveva per
forza essersi perso qualcosa. Senza il minimo dubbio. Pensò,
prima di scivolare
in un sonno profondo. Magari qualche avvenimento di fondamentale
importanza,
che unito a diversi fatti contingenti, aveva prodotto quel risultato
totalmente
imprevedibile e per nulla positivo.
Già,
ma
che cosa lo aveva condotto lì? Che cosa era successo?
***
[Anno 1641]
Da quando
Inuyasha aveva riportato Keiichi da suo padre, la vita nel villaggio
scorreva
con una lentezza disarmante, carica di una noia che entrava fin dentro
le vene,
come una malattia da cui non ci si poteva riprendere. Si allenava,
aiutava con
i lavori pesanti, mangiava a casa dei suoi amici: tutto era come era
sempre
stato e di cambiamenti all’orizzonte non se ne vedeva neppure
l’ombra. Per
questo fu tanto più sorpreso, quando l’ultima cosa
che si sarebbe mai aspettato
arrivò a stravolgergli completamente l’esistenza.
- Inuyasha,
dobbiamo parlarti. –
Così
era
iniziata la giornata che aveva dato il via a tutto. Con quella frase
che per
Inuyasha era diventata peggio di un pugno in pieno stomaco, dopo
un’abbuffata
in grande stile, quando ancora si era così pieni da avere
davvero la sensazione
di poter esplodere e rigettare tutto quello che era stato appena
ingurgitato.
“Inuyasha,
dobbiamo parlarti. Ci
sposiamo.”
“Inuyasha,
dobbiamo parlarti.
Aspettiamo un bambino.”
“Inuyasha,
dobbiamo parlarti.
Nostra figlia si chiamerà Kagome.”
“Inuyasha,
dobbiamo parlarti.
Visto che continuiamo a sfornare mocciosi urlanti e diventa difficile
star loro
dietro, ci farebbe tanto piacere se ci dessi un aiuto.”
La
situazione dopo tutti quegli anni era fin troppo semplice e
prevedibile: quella
maledetta frase non prometteva mai niente di buono per lui. Solo
cambiamenti e
nuove torture a cui sarebbe stato sottoposto, volente o nolente.
Prese un
respiro profondo, preparandosi mentalmente ad affrontare qualsiasi cosa
quei
due folli dei suoi amici avessero in serbo per lui.
- Ci
abbiamo pensato tantissimo prima di prendere questa decisione e anche
se è
difficile, pensiamo che per te sia la cosa migliore. –
iniziò Sango, senza
riuscire ad arrivare al punto, mostrandosi più indecisa di
quanto non avesse
voluto.
- Quello
che stiamo cercando di dirti è che… - si
bloccò Miroku, facendo un respiro
profondo, - noi ti siamo grati per tutto quello che hai fatto finora.
Se non ti
avessimo incontrato, non sarebbe mai avvenuto niente di tutto questo,
non
saremmo stati così felici… a dire la
verità forse non saremmo stati neppure
vivi. – proseguì subito dopo e Sango
annuì con decisione, stirando le labbra in
un sorriso fin troppo forzato.
Inuyasha
non si sentiva affatto tranquillo e più loro parlavano,
più tutte le sue
certezze crollavano, facendogli temere il peggio.
-
Però…
ecco, noi abbiamo pensato che… anche se ti siamo
così tanto grati eh! –
- Oh, ma
finitela!
– esplose il demone ormai stremato. – Dite le cose
come stanno e basta! –
- Vogliamo
che tu te ne vada! – dissero in coro, in un unico respiro, e
Inuyasha riuscì
solamente a guardarli con gli occhi sgranati e la bocca spalancata.
Ogni
singolo pensiero o ipotesi, che aveva precedentemente formulato, si era
dissolto con una rapidità estrema.
Erano
impazziti. Sango e Miroku era definitivamente impazziti. Inuyasha
sapeva che
sarebbe successo, prima o poi, che era solamente una questione di
giorni, prima
che tutti quegli anni passati ad ascoltare le urla strazianti dei loro
insopportabili mocciosi iniziassero a mostrare gli effetti sulle loro
menti.
- Cerca
di capire, per te non c’è più niente
qui. Passi le giornate trascinandoti come
un cadavere ambulante, in attesa di dare l’ultimo respiro.
Non ci sono demoni
al tuo livello con cui valga la pena sgranchirsi le ossa, né
problemi che ti
tengano impegnato. Finché Keiichi e i ragazzi sono rimasti
qui ha avuto senso,
ma ora se ne sono andati quasi tutti e non puoi certo affermare che ti
piaccia
stare qui. – proseguì Sango.
Inuyasha
abbassò lo sguardo a quelle parole. Sapeva che
c’era del vero in quanto
dicevano. Quella vita per lui era forse troppo tranquilla, ed era anche
vero
che si stava arrendendo alla consapevolezza di un’attesa
infinita, però…
-
Sappiamo che lo fai per Kagome, ma Inuyasha, lei non nascerà
tanto presto e tu
non puoi continuare così. Inoltre… - e
continuò, dopo aver ricevuto un cenno di assenso da parte
del marito, - c’è
anche un altro problema: tu continui a far finta di niente, ma sia io
che Miroku
sappiamo benissimo quanto hai sofferto per la morte di Rin e per
l’allontanamento di Keiichi e Sesshomaru. Erano la tua
famiglia e il dolore che
hai provato, anche se hai cercato di nasconderlo, è
perfettamente
comprensibile. Per questo vogliamo che tu te ne vada. Noi siamo umani,
Inuyasha
e ormai siamo vecchi. Non possiamo sapere quanto tempo ci resti da
vivere. Non
vogliamo per nessun motivo al mondo che tu quel giorno sia qui.
Preferiamo
salutarti ora che stiamo bene. Non vogliamo che tu debba affrontare
anche la
nostra perdita. –
- Non devi
decidere ora. - intervenne immediatamente Miroku, notando lo sguardo
perso
dell’amico - Ma dovresti iniziare a pensarci seriamente:
è una verità che non
puoi più ignorare. –
In quel
momento, Inuyasha non aveva detto niente. Si era limitato ad
allontanarsi,
desideroso di restarsene a pensare per conto suo.
Miroku e
Sango avevano sollevato una questione a cui lui, già da
diversi anni, aveva
iniziato a pensare, precisamente da quando aveva salutato Keiichi. Era
consapevole che i suoi amici avessero un tempo limitato,
così come era
consapevole del fatto che, a prescindere dalla sua volontà,
sarebbe rimasto
solo. Era la scelta che aveva fatto all’inizio, la promessa
con cui si era
legato a Kagome. E per quanto fosse difficile, non se ne era mai
pentito.
Aveva
sempre saputo che, al momento della morte dei due, avrebbe dovuto
lasciare il
villaggio. Qualcosa nella sua testa gli diceva che era giusto
così, perché quel
luogo pieno di ricordi non faceva altro che incatenarlo al passato,
immobilizzando il tempo in tutti quei momenti che aveva vissuto con
lei,
impedendogli anche solo di guardare al futuro. E per trovare Kagome,
lui
avrebbe necessariamente dovuto guardare al futuro. Non
l’avrebbe mai trovata
restando lì e cercando nei ricordi di un passato ormai
lontano.
Così aveva
vissuto aspettando il momento in cui andar via dalla sua casa, ma non
si
aspettava che quel momento fosse così vicino, che il momento
di dire addio a
Sango e a Miroku fosse così vicino.
Eppure
non poteva fare a meno di pensare che ancora una volta quei due lo
stavano
salvando. Gli stavano offrendo l’opportunità di
non provare lo stesso atroce
dolore che aveva provato per Rin. Gli stavano dando l’ultima
spinta per andare
avanti e per procedere da solo.
Avrebbe
dovuto rispettare quel loro desiderio? Approfittarsi di ciò
che gli stavano
offrendo, pensando solo a se stesso… poteva davvero farlo,
senza poi
rimpiangerlo in futuro?
-
Inuyasha? -
Il demone
spalancò gli occhi di soprassalto, guardandosi intorno
confuso. Era così
concentrato da non aver percepito minimamente la presenza del monaco
che si
avvicinava.
- Scendi
dall’albero, devo dirti una cosa. -
Inuyasha
lo guardò perplesso, prima di realizzare con sgomento che
fosse notte fonda e
che per essere venuto a cercarlo da solo a quell’ora, non
poteva essere niente
di positivo.
Non
appena toccò terra con i piedi, Miroku si guardò
intorno con fare circospetto,
facendogli poi cenno di fare silenzio e di seguirlo.
-
Cosa…?
– cercò di dire Inuyasha, ma subito il monaco lo
trascinò nella foresta,
allontanandosi dalle case, - Hei Miroku, la smetti! Dove stiamo
andando?! -
- Sango
ci sta seguendo? – chiese di rimando, continuando a
camminare.
- Ma sei
impazzito?! Si può sapere che ti prende? –
Il monaco
non rispose e Inuyasha si trovò costretto, suo malgrado, a
seguirlo, dopo aver
naturalmente alzato gli occhi al cielo e sbuffato, con
l’espressione più
infastidita che sapesse fare.
- Posso
sapere almeno dove mi stai trascinando? –
- E
smettila di lamentarti! Non ti sto mica rapendo! -
- Che
diavolo devi dirmi di così segreto?! – e nel
chiederlo, ipotizzò mille e più
scenari, uno più fantasioso dell’altro, quando ad
un tratto una possibilità tra
tutte si impresse con forza nella mente, costringendolo a fermarsi di
colpo.
- Oddio,
non dirmelo! Non dirmelo! – quasi urlò, facendo
fermare anche Miroku.
- Cosa?
–
- Non
dirmelo, non voglio sentire! – si appiattì le
orecchie sulle testa.
- Ma
cosa? Cosa? –
- Hai
tradito Sango, vero? Miroku, quella ti ammazza! –
- Ma sei
idiota!? – urlò il monaco, colpendolo
ripetutamente alla testa, - Non tradirei
mai Sango! Mai! –
- Fermo,
fermo! Maledetto, è colpa tua! Potevi anche dirlo prima! Mi
hai trascinato via
in quel modo e poi, lasciatelo dire, quella faccia non è
proprio da te. –
- Sei un
caso perso. – sospirò il monaco, stranamente
felice del fatto che, dopo tutti
quegli anni, la stupidità di Inuyasha riuscisse ancora a
sorprenderlo.
-
Sì, ma
tu continui a girarci intorno. Vuoi dirmi che succede, sì o
no? –
E il
monaco non poté far altro che arrendersi, preparandosi a
rivelare quel segreto
che custodiva ormai da più di quarant’anni.
- Ti devo
parlare di una cosa… è più un
presentimento in realtà, ma non volevo che Sango
si preoccupasse inutilmente. Lei è convintissima che
riuscirai ad incontrare
Kagome quando nascerà e io non voglio incrinare questa sua
sicurezza. –
concluse e Inuyasha sentì solo il suo cuore fermarsi, prima
che gli si formasse
un groppo in gola.
- Che stai
dicendo? Pensi che… tu pensi che non riuscirò ad
incontrarla?! –
- No, no,
non è questo. – cercò di calmarlo,
vedendolo già più agitato di quanto avesse
ipotizzato, - O almeno non del tutto… Non posso sapere se
sarai in grado di
incontrarla o meno, ovviamente lo spero, ma c’è un
pensiero, un presentimento,
che mi tormenta sin dal giorno in cui è scomparsa.
–
- Un
presentimento? – lo guardò sorpreso e lo vide
annuire tristemente.
- Ho
aspettato a parlartene, perché non vedevo la ragione di
creare inutili
allarmismi. Volevo avere delle prove concrete, cercare delle risposte,
ma in
tutti questi anni, l’unica cosa che ho ottenuto sono state
altre domande. Ora tu
stai per andartene… -
- Hei, io
non ho ancora… -
- Lo
farai. Ti abbiamo detto che era una tua scelta, ma in realtà
non lo è. Restare
qui… restare qui per noi, non ha senso. Devi andare,
specialmente perché, dopo
che ti avrò detto questa cosa, dovrai essere tu a continuare
le ricerche al
posto mio. Ne va della promessa che hai fatto a Kagome. –
- Ma
voi…
-
- Niente
ma. Ti caccerò dal villaggio a calci, se necessario. Quindi
ora apri bene le
orecchie e ascolta. –
Inuyasha
sbuffò, combattuto tra il desiderio di imporre la sua scelta
e quello di
ascoltare il resto del discorso. Alla fine, la curiosità
prese il sopravvento e
lui si preparò ad ascoltare quello che sapeva essere di
certo un nuovo grande
problema da affrontare.
- Immagino
che ti ricorderai che la sfera dei quattro spiriti non esaudisce i
desideri più
autentici, vero? – e dopo averlo visto annuire,
continuò: - Ogni persona o
demone che sia entrata in contatto con il gioiello ha inevitabilmente
finito col
divenire vittima del suo potere. Kikyo aveva desiderato che la sfera
scomparisse con lei, per non dover più combattere, ma come
ben sappiamo, la
sfera ha ignorato il suo desiderio, facendo in modo di tornare nel
passato
attraverso Kagome. Naraku poi, che desiderava l’anima di
Kikyo, non ha realizzato
il suo desiderio, ma è stato spinto dalla sfera stessa a
chiedere un’altra
cosa. È stato costretto ad esprimere un desiderio che
coincidesse pienamente
con il volere della sfera. E poi ci sei tu… -
-
Sì, ma
la sfera ha esaudito il mio vero desiderio: io sono diventato un demone
completo. – affermò Inuyasha, non riuscendo a
capire le preoccupazioni
dell’amico.
-
È proprio
questo il problema, non capisci? – lo riprese subito Miroku,
- Se la sfera non
esaudisce i reali desideri, allora perché il tuo
l’ha esaudito? –
- Pensi
che in realtà non l’abbia esaudito? –
- No, no,
non hai capito. Ora sei sicuramente un demone completo, su questo non
c’è nulla
da dire. Quello che sto cercando di dire è che probabilmente
la sfera ha
esaudito il tuo desiderio, perché era ciò che lei
stessa voleva. –
- La
sfera voleva che mi trasformassi in un demone completo? –
-
Sì, ma
non è solo questo, c’è di
più. Ricordi le parole della vecchia Kaede, il giorno
in cui Kagome è scomparsa? Ha detto che la sfera aveva fatto
in modo di tornare
nel passato… –
-
Sì, e
allora? –
- Ho
riflettuto a lungo su quelle parole… Perché la
sfera è tornata nel passato?
Perché portare qui Kagome? Pensaci: se la sfera non fosse
tornata nel passato,
cosa sarebbe successo? –
- Accidenti
Miroku, vuoi parlare in modo più chiaro!? Non ci sto capendo
niente! Se la
sfera non fosse tornata indietro… non sarebbe successo
niente, credo. –
- Esatto,
niente di niente. Kagome non sarebbe arrivata qui, quindi non ti
avrebbe mai
svegliato e tu saresti rimasto attaccato a quell’albero per
l’eternità. In più,
Naraku, che a quel tempo era vivo, avrebbe continuato a fare i suoi
comodi,
manipolando ogni essere vivente che si fosse messo sul suo cammino.
Probabilmente,
non sarebbe mai stato sconfitto, dal momento che, anche senza il potere
della
sfera, sarebbe stato più forte di chiunque altro in
circolazione. –
- Pensi
che la sfera abbia fatto in modo di tornare per sconfiggere Naraku,
perché era
una minaccia troppo grande? – chiese Inuyasha, cercando di
seguire il filo
logico di quel discorso fin troppo aggrovigliato.
- Lo
pensavo, all’inizio lo pensavo. – ammise
sospirando.
- E ora?
–
- Ora
penso che potrebbe esserci un altro motivo. – disse poi
guardandolo dritto
negli occhi, come se lo stesso studiando, - Se la sfera avesse voluto
solo la
morte di Naraku, allora non avrebbe avuto ragione di farti diventare un
demone
completo, sbaglio? –
- Dannazione
Miroku, arriva al punto! –
Miroku
sospirò, cercando di compiere l’impossibile
operazione di trovare delle parole
semplici con cui spiegare la questione.
- Io
penso…
penso che la sfera sia tornata qui per te, per risvegliarti, per farti
sconfiggere Naraku, ma anche per un altro motivo. –
- Quale?
–
-
È questo
il problema: non ne ho idea! Ma la sfera ti ha trasformato in un demone
completo, e questo probabilmente perché voleva che tu
vivessi, che vivessi molto
a lungo, tanto da arrivare fino all’epoca alla quale Kagome
appartiene; e che
fossi il più forte possibile. Per questi motivi, penso che
la sfera ti abbia
reso un demone completo. –
-
Perché
avrebbe dovuto volere una cosa del genere? A cosa le servo? –
- Come ti
ho già detto, questo non lo so. Nelle indagini che ho fatto,
non sono riuscito
a capire niente di più, ma posso dirti le ipotesi che mi
sono fatto. Se ho
ragione, accadrà qualcosa in futuro, non posso sapere cosa o
quando, ma accadrà
qualcosa per cui potresti essere determinante, qualcosa di enorme, che
chiarirà
una volta per tutte il motivo per cui la sfera ha voluto che tu
vivessi. Più di
così, purtroppo, non so dirti. –
Inuyasha
rimase ad osservarlo, sentendo il peso di quelle parole gravare sulle
proprie
spalle.
- Per
questo pensi che non riuscirò ad incontrare Kagome...
perché se questa minaccia
è così grande da far prendere alla sfera stessa
delle precauzioni, io potrei
anche non sopravvivere… –
- Non ho
mai detto questo! Penso solo che ciò che dovrai affrontare
sarà la cosa più
difficile della tua vita e che la sfera ti ha dato più forza
proprio per questo
motivo. Credo che dovrai stare davvero attento e prepararti ad
affrontare ogni
tipo di minaccia. È anche per questo che penso che dovresti
andare: qualsiasi
informazione riuscirai a raccogliere, qualsiasi cosa riuscirai a
scoprire,
potrà esserti utile per affrontare il tuo futuro. E per
quanto riguarda Kagome…
io… io spero davvero che riuscirai ad incontrarla. -
A
prescindere da come Inuyasha guardasse la sua situazione futura,
indipendentemente da quale angolazione usasse per studiarla, quella
nuova
scoperta faceva profondamente schifo.
- Te
l’hanno mai detto che sei il migliore nel complicare la vita
alla gente?
Accidenti a te! – sbuffò, tentando di sopprimere
il desiderio di strapparsi i
capelli.
Miroku
gli sorrise tristemente, consapevole dei pensieri che gli stavano
passando per
la testa in quel momento, dopodiché si voltò
tornando sui suoi stessi passi. Avrebbe
voluto evitare quel discorso. Se solo avesse potuto, non gli avrebbe
detto
niente, o per lo meno lo avrebbe fatto dopo aver avuto delle certezze,
ma il
tempo a sua disposizione per compiere altre ricerche era terminato e
doveva
metterlo in guardia, doveva fare in modo che stesse all’erta,
pronto ad
affrontare qualsiasi cosa il destino avesse in serbo per lui.
- Miroku!
- lo richiamò improvvisamente Inuyasha, consapevole del
fatto che ancora una
volta, forse per l’ultima volta, l’amico lo stava
aiutando in ogni modo
possibile, - Grazie. -
***
[Anno 1757]
Inuyasha
si fece largo in mezzo al campo di battaglia, evitando di incrociare il
suo
cammino con il campo d’azione dei soldati delle due fazioni.
Non sapeva di
preciso come fosse finito lì in mezzo.
Dopo aver
lasciato quella che ormai era a tutti gli effetti la città
di Edo, si era messo
in viaggio, con le parole di Miroku ben impresse nella mente e la
convinzione
che qualsiasi cosa ci fosse nel suo futuro, l’avrebbe
affrontata e superata.
Facendo
l’esatto opposto di ciò che diversi anni prima
Sesshomaru si era raccomandato
di non fare, era andato a sud. Non sapeva per quale motivo, ma la prima
cosa
che aveva pensato di fare era stata assicurarsi che
l’avvertimento del fratello
non fosse in alcun modo collegato con quello del monaco.
Era stato
in quelle terre per anni, alla ricerca di… beh, di qualsiasi
cosa, dal momento
che era totalmente sprovvisto di piste da seguire. In quel modo, si era
reso
conto che, come era stato per la città di Edo, anche altri
villaggi erano
cresciuti a dismisura, trasformandosi radicalmente, ampliando i loro
territori
e fondendosi gli uni con gli altri.
Si era
spostato di città in città, di villaggio in
villaggio; aveva visitato isole e
montagne e interrogato migliaia di persone sulle condizioni di vita del
paese,
su eventuali contrasti o minacce.
Durante
quel lungo periodo, gli era capitato diverse volte di assistere a delle
vere e
proprie esecuzioni pubbliche. Umani che davano la caccia ad altri
umani. Non
aveva capito molto, né si era interessato molto. Sapeva solo
che quella gente,
proveniente da molto lontano, talmente lontano da sembrare quasi un
altro
universo, incuteva paura, come se di colpo, la loro presenza avesse
potuto far ricominciare
le guerre sanguinarie che avevano devastato il paese diversi secoli
prima.
Sebbene
si uccidessero a vicenda però, il numero degli umani che
abitavano le città non
sembrava calare poi di molto. La loro specie aveva iniziato una
crescita che
sembrava inarrestabile e che niente, né le carestie,
né i piccoli focolai di
epidemie, né gli omicidi di massa, sembrava in grado di
fermare.
Al
contrario, Inuyasha si era reso conto, con un accenno di sorpresa, che
un
simile fenomeno non era affatto avvenuto per i demoni. Il loro numero
era
rimasto pressappoco invariato rispetto al passato, tranne in rari casi
in cui
aveva avuto la sensazione che fosse addirittura diminuito. Se ne era
accorto girovagando
per le terre del sud, quando gli era capitato di passare intere
giornate senza
incontrare la minima traccia di pericoli. I demoni che
c’erano, per la maggior
parte, vivevano lontani dai centri abitati e per qualche ragione si
tenevano il
più lontano possibile dagli esseri umani. Altri invece,
forse più abituati al
contatto con gli uomini, non si facevano problemi a vivere in
città,
omologandosi alla massa e iniziando pian piano a perdere la natura
selvaggia
che li aveva sempre caratterizzati, a favore di maggiori
comodità.
Di quei
demoni che si erano quasi scontrati con Sesshomaru diversi anni prima,
non
aveva visto neppure l’ombra, ma aveva ipotizzato che avessero
proseguito il
loro viaggio altrove, rivolgendosi ad altri, per avere ciò
di cui avevano
bisogno.
Dopo
diversi anni, Inuyasha dovette a malincuore accettare il fatto che non
aveva la
benché minima idea di cosa quei demoni volessero dal
fratellastro, né di quale
fosse il motivo per cui, sempre secondo Sesshomaru, avrebbe dovuto
mantenersi
alla larga da quelle terre.
Allo
stesso modo, non aveva fatto il minimo progresso per quanto riguardava
gli
avvertimenti di Miroku. Nonostante i problemi che il paese si trovava
ad
affrontare, non sembrava esserci niente di così tragico da
avvalorare i timori
della sfera e quindi anche da giustificare il fatto che fosse un demone
completo.
Fondamentalmente
fu questo il motivo che lo spinse ad allontanarsi dalle terre del sud e
dirigersi in un’altra zona, con la speranza che cambiando
luogo potesse anche
arrivare a scoprire qualcosa di nuovo.
Fu
più o
meno così che un bel giorno si ritrovò nel pieno
di una battaglia. Era vicino
al confine tra le terre ad est e quelle a nord, quando aveva sentito da
lontano
l’odore e il suono di un branco di stolti umani che si
uccidevano tra loro.
Per un
attimo era stato tentato di cambiare strada e lasciarli perdere, ma poi
aveva
deciso che di allungare il suo tragitto, anche se solo di pochi giorni,
non gli
andava per niente, perciò dopo aver preso un respiro
profondo e aver incrociato
le braccia al petto, con aria annoiata, si era deciso a tagliare di
netto il
campo di battaglia.
Camminava
tranquillamente, senza che nessuno si scontrasse con lui o facesse caso
alla
sua presenza. Ed era piuttosto paradossale come scena, tanto che per un
attimo
non si sentì molto diverso da uno spettro.
Intorno a
lui centinaia di persone, vestite nello stesso identico modo, si
uccidevano tra
di loro. Inuyasha ipotizzò che si potesse trattare di un
conflitto fra due
signori locali, per l’appropriazione di una piccola porzione
di terra in
comune, ma non ci avrebbe messo la mano sul fuoco. Continuò
a procedere dritto,
quando improvvisamente un odore diverso dal solito odore umano lo
attirò e
incuriosì, costringendolo a cambiare strada.
Iniziò
ad
avanzare, scansando chiunque capitasse lungo il suo cammino, fino a che
non individuò
la fonte di quell’odore.
Un
ragazzo, un demone, piuttosto giovane a giudicare
dall’aspetto. Aveva corti
capelli scuri, occhi di un verde smeraldo particolarmente intenso e una
folta
coda rossiccia. Con lunghi artigli affilati, combatteva contro gli
umani,
uccidendoli o ferendoli, più o meno gravemente.
Quando lo
sguardo del giovane incrociò quello di Inuyasha, il ragazzo
ebbe un attimo di
esitazione, ma subito partì all’attacco,
scaraventandosi con tutte le sue forza
contro l’avversario.
Inuyasha
evitò il colpo con estrema facilità, decidendo
all’istante che contro quel
moccioso non sarebbe stato necessario estrarre Tessaiga.
Continuò a parare la
raffica di colpi che veniva sparata senza un preciso schema di
combattimento nella
mente, né tantomeno con un briciolo di filo logico.
Il
ragazzo però non sembrava essere particolarmente scoraggiato
da quella
differenza abissale di forza che esisteva tra lui e il suo avversario;
anzi,
continuava ad incalzarlo, non dandogli, almeno nella sua mente di
presuntuoso
adolescente, un attimo di respiro.
Inuyasha
si ritrovò inconsciamente a sorridere, quando nella sua
testa l’immagine di
quel ragazzino si sovrappose a quella di Keiichi. Glielo ricordava
terribilmente. Il mezzo-demone infatti, quando era ancora
all’inizio del suo
allenamento e combatteva con Inuyasha, per imparare come muoversi al
meglio e
come rispondere alle mosse dell’avversario, faceva gli stessi
identici movimenti
sconclusionati e terribilmente affrettati che vedeva fare ora al suo
avversario. Entrambi si muovevano in modo esagerato, dimenticando quasi
che
l’obiettivo primario era mettere il nemico in condizione di
non combattere più.
Quando
improvvisamente il primo colpo del piccolo demone andò a
segno, Inuyasha si
riscosse dai suoi pensieri, decidendo che era arrivato il momento di
smetterla
di giocare.
- Hei
ragazzino, si può sapere chi sei!? Perché stai
combattendo contro gli umani? –
riuscì a chiedergli, mentre tornava a schivare i suoi
attacchi.
- Potrei
chiederti la stessa cosa, cagnaccio! –
Inuyasha,
come se fosse stato colpito da un fulmine a ciel sereno, smise di
evitarlo,
bloccandogli un braccio, proprio mentre quello stava per colpirlo.
- Come mi
hai chiamato? – chiese più curioso che arrabbiato.
- Hei tu!
– proruppe improvvisamente una voce alla sue spalle, - Lascia
subito mio figlio
se tieni alla tua vita! –
Inuyasha
ghignò lasciandolo andare, ormai consapevole del
perché quell’odore, che lo
aveva subito attirato, gli era sembrato familiare.
- Non ci
credo! Sei davvero tu botolo?! -
- Ma
guarda, e così questo è tuo figlio. Non credevo
che fossi ancora in vita,
lupastro! –
I due vecchi
rivali si squadrarono a vicenda, ghignando, e per un attimo ad entrambi
sembrò
di essere tornati indietro di quasi duecento anni, a quando lo spirito
di
competizione e la gelosia caratterizzavano il loro rapporto.
- Questo
dovrei dirlo io a te! A quanto pare la tua pellaccia è
più dura di quanto
pensassi. – constatò Koga avvicinandosi, ignorando
i molti combattimenti corpo
a corpo che avvenivano tutt’intorno.
-
Papà,
tu conosci questo demone? – domandò poi il giovane
demone, affiancando il
genitore.
-
Sì, è
una vecchia conoscenza. –
- Si
può
sapere che ci fai qui, a combattere gli umani, con un moccioso
appresso? –
chiese Inuyasha, indicando distrattamente il ragazzino al suo fianco.
- Moccioso
a chi?! Se mio padre non ci avesse fermato, saresti morto! –
protestò lui
minaccioso, imbronciandosi appena, a causa della poca considerazione
che
riceveva costantemente, tanto da parte degli estranei, quanto da parte
dei suoi
stessi fratelli.
-
Tzè! Ma
che dici, ragazzino? Se non riuscivi neppure a colpirmi! –
- Ah
sì?!
Vogliamo scommettere, stupido cane?! –
- Non sei
male piccoletto, per lo meno non sei un codardo come tuo padre, ma
sappi che
contro di me non hai speranza. –
- Ripetilo
se hai il coraggio! Mio padre non è un codardo! –
urlò scagliandosi contro
l’avversario, ma Koga, dando prova di non aver minimamente
perso la sua
velocità in tutti quegli anni, si frappose tra i due.
- Ora
basta, Shun!** Piuttosto, voglio prima sapere perché tu stai
partecipando a questa
battaglia. Come hai detto, è una faccenda da umani, non
dovrebbe interessare
anche te, eppure sei qui… -
- Non
stavo combattendo, ero solo diretto a nord e la strada più
veloce passava
proprio in mezzo ai soldati. Poi ho sentito il moccioso e mi sono
incuriosito. –
- Ma
guarda… quindi te ne vai in giro tutto tranquillo come se
niente fosse. E io
che ti immaginavo morto, o da qualche parte a struggerti per lei.
–
Inconsciamente
Inuyasha si trovò a stringere i pugni, fino a che le nocche
non divennero
bianche. Da quanto tempo non parlava ad alta voce di lei? Anche quando
i suoi
amici erano in vita, raramente avevano toccato l’argomento,
come se ci fosse un
tacito accordo che impediva loro di parlarne. Ma dopo aver lasciato il
villaggio, non una sola volta era capitato che qualcuno accennasse a
Kagome: e
questo, principalmente, perché la maggior parte di coloro
che sapevano erano
morti. Sentirla nominare, dopo tutto quel tempo, era incredibilmente
strano e
forse, almeno in parte, quasi piacevole. O per lo meno, era piacevole
il
pensiero che qualcuno del suo passato fosse ancora vivo.
- Shun,
raggiungi i tuoi fratelli. Per oggi non combattiamo più.
– si decise poi ad
aggiungere Koga, non distogliendo neppure per un secondo lo sguardo da
Inuyasha.
- Ma io
voglio combattere ancora! –
- Non
serve, chi cerchiamo non è qui. Lascia che si uccidano da
soli. Vai, io ti
raggiungo subito. –
Il
giovane demone sbuffò, seguendo stizzito l’ordine
del padre, lasciando il campo
di battaglia per dirigersi verso le montagne.
Una volta
che il figlio si fu allontanato a sufficienza, Koga tornò a
rivolgere la sua
attenzione ad Inuyasha e i due restarono a fissarsi per quello che
sembrò un
tempo interminabile.
- Tra
quanto nascerà? – gli domandò infine
Koga, facendo finta di guardarsi attorno
con noncuranza. Aveva visto perfettamente l’espressione
afflitta che era
comparsa non appena aveva accennato a Kagome e senza saperne
precisamente il perché,
quello sguardo lo aveva urtato. L’Inuyasha che si piangeva
addosso, quello che
non tirava fuori la grinta, lo detestava più di chiunque
altro. Semplicemente
non era Inuyasha! E sicuramente una persona del genere non meritava di
stare
accanto a Kagome.
- Di
certo non vengo a dirlo a te, stupido lupo! –
- Pazienza,
ma se credi di riuscire a fermarmi con così poco ti sbagli
di grosso. Non hai
ancora vinto e io non ti lascerò la via libera senza
combattere. Kagome non ha
mai fatto la sua scelta e dal momento che, quando nascerà,
non conoscerà né te
né me, vorrà dire che saremo pari e che
avrò le tue stesse possibilità con lei.
–
- Sei
forse uscito fuori di testa, dannato!? Tu sei già sposato!
–
Koga
alzò
gli occhi al cielo, guardando la limpida distesa azzurra dietro la
coltre di
nubi, riflettendo sulla risposta da dare, mentre un velo di tristezza
gli
attraversava il volto. Sì, lui era sposato…
- Ayame
è
morta. -
Lo era
stato…
In un
passato recente, che ai suoi occhi sembrava già troppo
lontano. E gli mancava
ogni singolo giorno, quel passato. Tanto quanto gli mancava lei, la sua
risata,
la sua spontaneità, il suo essere assolutamente perfetta per
lui.
Inuyasha
spalancò gli occhi, boccheggiando e farfugliando sillabe
senza senso. Era così
incredulo che per un momento fu addirittura tentato di domandargli se
fosse la
verità, ma lo sguardo del suo vecchio rivale era troppo
sincero e troppo
disperato, per credere che le cose stessero diversamente.
- Per questo
sto partecipando a questa battaglia. E anche a molte altre. - aggiunse
poi,
riducendo gli occhi a due fessure e fremendo di rabbia, - Per ucciderli
tutti.
-
- Sono
stati degli umani?! –
Inuyasha non
riuscì a non chiederlo. La sua voce fu più rapida
dei pensieri, che arrivarono
solo il secondo successivo ad intimargli di tacere.
-
Sì…
anche se, non so come. – fissò un punto
all’orizzonte, lungo il crinale di una
montagna, riflettendo su ogni singola parola da pronunciare, come se
ogni
lettera gli costasse uno sforzo incredibile, - La foresta è
stata avvolta dalle
fiamme… abbiamo provato a scappare, ma il fuoco era troppo
veloce… Ho perso
metà della mia tribù, quella notte… e
Ayame… lei è tornata indietro, ha salvato
nostra figlia, ma… - si bloccò incapace di
proseguire oltre, consapevole del
fatto che Inuyasha avrebbe compreso da solo il resto della storia, -
Poi c’è
stata un’imboscata. – continuò, sentendo
la rabbia tornare a crescere più
feroce di prima, - Gli umani erano in attesa dei sopravvissuti ed erano
pronti
a combattere. –
-
Come… -
- Non lo
so! Non ne ho idea! Hanno sconfitto i più forti come se non
fossero altro che
mosche! Quando sono arrivato da loro… era già
tardi. Avevo perso tutto… la
foresta, i miei compagni e… lei. Non so come abbiano fatto,
ma era tutto un
loro piano, li ho sentiti! E in quel momento, ho memorizzato i loro
odori. –
ghignò al ricordo della promessa che aveva fatto quella
stessa notte col suo
sangue, - E ho giurato che a costo della mia stessa vita, li avrei
uccisi
tutti, dal primo all’ultimo.-
Quando alla
fine tornò a rivolgere la sua attenzione ad Inuyasha,
sembrò come se il tempo
per loro si fosse fermato, mentre tutt’intorno la tragedia
continuava ad
infuriare.
- Ah, non
ti sopporto proprio, cagnaccio pulcioso! – esclamò
Koga improvvisamente e Inuyasha
non poté fare a meno di sobbalzare, a causa
dell’inaspettato e repentino cambio
d’umore. - Non ho bisogno della tua pietà,
chiaro?! – continuò, con la voce
carica di disprezzo per quello sguardo mesto che si vedeva rivolgere, -
Piuttosto
faresti meglio a preoccuparti di trovare un modo per conquistare
Kagome, perché
quando nascerà puoi star certo che non mi tirerò
indietro con lei. –
Nessuno
doveva
permettersi di guardarlo con pietà, specialmente uno stupido
botolo buono a
nulla! Avrebbe fatto meglio a preoccuparsi di sé stesso,
piuttosto!
- Dannato
lupastro… non mi sembri poi così afflitto.
–
- Quanto
mancherà alla sua nascita? Cento anni? Duecento anni? Per
allora starò più che
bene, credimi, e tu non avrai la minima possibilità.
– concluse
sbeffeggiandolo, spiccando poi un balzo che lo portò
dall’altro lato del campo
di battaglia.
- Ci
vediamo, botolo! – gli urlò correndo via come il
vento, lasciando un
imbambolato e perplesso Inuyasha a fissare il punto dove
l’aveva visto sparire.
Che
diavolo era successo? Non poteva fare a meno di chiederselo.
Stava
solo andando per la sua strada ed ora doveva anche preoccuparsi che
quello
stupido gli mettesse i bastoni tra le ruote con Kagome?!
Aveva la
sensazione
che Koga l’avesse detto solo per provocarlo, ma temeva anche
che, dietro quelle
parole, potesse esserci un fondo di verità.
D’altra parte, nel momento in cui
Kagome fosse venuta al mondo, sarebbero stati due perfetti estranei per
lei e
se Koga si fosse messo in testa di conquistarla veramente? Lui non
avrebbe
certo potuto fare affidamento sul passato che li aveva uniti, sulle
avventure
vissute, sul destino o su altro che non fosse solamente nella sua
testa. E con
il suo caratteraccio poi… E se Kagome si fosse innamorata di
Koga?
Il
pensiero lo urtò in modo inimmaginabile, portandolo a
sfogarsi contro gli
stupidi e deboli soldati che lo circondavano e che si ritrovarono stesi
a
terra, ansimanti e sconvolti da quella furia che era esplosa
improvvisamente e
aveva quasi fatto fermare lo svolgimento di un’intera
battaglia.
Non
appena Inuyasha si rese conto di aver fatto piazza pulita intorno a
sé, si
fermò. Non trovava giusto che Koga avesse le sue stesse
possibilità con Kagome,
non dopo tutto quello che aveva passato, ma decise in quel momento che
se quel
lupastro da quattro soldi voleva la guerra non gli avrebbe certo reso
le cose
facili. Si sarebbe battuto al meglio di sé e in caso le
buone maniere non
fossero servite, l’avrebbe ucciso: infondo erano secoli ormai
che desiderava
farlo fuori, no?
***
[Anno 1813]
- Signore,
il prigioniero sta riprendendo i sensi. -
Era
confuso e la testa pulsava dolorosamente. Dove si trovava?
- Bene.
Lasciamo pure che si risvegli, ma inizia a preparare la terza fiala di
sedativo, potrebbe essere necessaria. -
Che cosa
era successo? Perché non riusciva a ricordare?
- Ben
svegliato, cagnolino. Spero proprio che tu abbia fatto dei bei sogni. -
Sentiva
solo suoni confusi ed ovattati. Qualcuno stava parlando? Chi era? Una
densa ed
impenetrabile nebbia lo avvolgeva completamente, ottenebrandogli i
pensieri.
- Abbiamo
fatto in modo di non turbarti troppo durante il viaggio, ma ci sono
stati un
po’ di imprevisti… -
Quella
voce… quel timbro profondo, ma allo stesso tempo carico di
una vena derisoria… non
ricordava, ma inspiegabilmente nella sua testa era associato ad una
brutta
sensazione. Quella voce era familiare. La conosceva? Chi era?
- Anzi,
diciamo pure che sei stato tu l’imprevisto. Non ci
aspettavamo che riacquistassi
la tua natura demoniaca, né che la riacquistassi in
così breve tempo. Come
avevo ipotizzato, sei davvero un caso eccezionale. Pensa, sei un
esperimento talmente
divertente, che ho chiesto espressamente di potermi occupare solo di
te.
Dovresti sentirti onorato di avere la mia completa attenzione, sai?
–
Ne era
sempre più sicuro: aveva già sentito quella voce.
Si sforzò di mettere a fuoco
l’immagine dell’uomo davanti ai suoi occhi. Non era
molto alto, né tantomeno si poteva dire che fosse imponente.
Indossava un
abbigliamento comodo, con vestiti forse eccessivamente grandi per la
sua esile
corporatura. Ad una prima occhiata sarebbe potuto sembrare inesperto in
materia
di combattimento, il classico principiante, ma ad uno sguardo
più attento, si
poteva notare immediatamente la muscolatura perfettamente scolpita,
segno di un
intenso e costante allenamento, come anche le decine di cicatrici e
ferite, evidenti
regali di scontri passati e recenti. La carnagione chiara poi faceva
risaltare,
lungo tutto l’avambraccio, un disegno piuttosto articolato,
inciso sulla pelle,
raffigurante un fiore di loto, con il prolungamento del gambo che,
girando
intorno al polso, arrivava al centro del palmo della mano.
Prima
ancora che riuscisse ad osservarne il volto, un nome si
impresse a fuoco nella sua mente e alcune rapide immagini lo assalirono
con
violenza.
-
K…Ku…ro. –
- Ma che
bravo! – si entusiasmò l’uomo, ghignando
soddisfatto, - Riesci già a parlare e ricordi
addirittura il mio nome. Sono davvero colpito. –
-
Do…dov…e…
- tentò di dire agitandosi, ma la voce, così come
i suoi stessi pensieri, non
sembravano essere sotto il suo diretto controllo.
Kuro lo
osservò pensieroso per qualche secondo, prima di rivolgersi
ad altri due uomini
dietro di lui, che si affaccendavano mischiando tra loro diversi
liquidi,
contenuti in piccole ampolle di vetro.
- Lascialo
lì. Per il momento non mi sembra che ne abbia bisogno. Le
sue funzioni sono
ancora rallentate dal veleno in circolo. –
- Signore,
potrebbe essere rischioso, il demone… -
-
È un
ordine. O mi hai forse sentito chiedere il tuo parere? – lo
gelò, assottigliando
lo sguardo e abbassando il tono della voce ad un sussurro, provocando
uno stato
di ansia in tutti i presenti. – Non c’è
necessità di sedarlo prima del tempo…
anche perché, in caso contrario, non potrei chiacchierare
con il mio nuovo
amico. - continuò, tornando poi a rivolgersi ad Inuyasha con
il solito ghigno.
- E a proposito, cagnolino, ti do un consiglio personale, vedi di non
sforzarti
troppo, se non vuoi rischiare di ucciderti con le tue stesse mani. Non
vorrai
mica morire davanti ai miei occhi, senza prima aver avuto almeno la
possibilità
di divertirci un pochino, ti pare? Detto ciò, suppongo di
poter rispondere alla
tua domanda, visto che sei stato così bravo da ricordarti di
me. –
Fece un
paio di passi all’indietro, allargando le braccia e indicando
lo spazio che li
circondava.
- Sono
onorato di darti il benvenuto nel principale centro sotterraneo di
ricerca del
paese! Ma puoi vederlo tu stesso: non dovresti avere ancora problemi
con la
vista, o sbaglio? –
Inuyasha,
suo malgrado, si trovò costretto ad ubbidire, cercando
contemporaneamente di
riportare alla mente tutti gli avvenimenti degli ultimi giorni e di
trovare un
modo per tornare in forze e fuggire.
Era uno spazio ristretto, quello in cui si trovava. Scarsamente illuminato da poche candele e lampade ad olio, che venivano spostate a seconda delle necessità, finendo di volta in volta per illuminare o oscurare completamente un angolo della stanza. Il tutto creava un inquietante gioco di ombre, che contribuì a produrre nel demone una sensazione di disperazione crescente.
Vi erano
circa cinque persone nella stanza e tutte lo guardavano con gli stessi
occhi
impauriti e disgustati. Tre di loro erano in piedi dietro un tavolo da
lavoro,
intenti a trafficare con ampolle piene di liquidi colorati. Un altro
era vicino
a lui. Lo guardava dall’alto in basso, non perdendolo un
secondo di vista e a
differenza di tutti gli altri, era ancora vestito per la battaglia, con
le armi
ben riposte, ma pronte in qualsiasi momento ad entrare in azione.
Infine,
accanto a lui… Kuro.
Immediatamente
Inuyasha distolse lo sguardo continuando la sua ispezione. Ogni volta
che
incontrava quegli occhi, sentiva la rabbia assalirlo e non poteva
assolutamente
permettere che fosse la furia cieca a guidarlo o avrebbe bruciato
miseramente
ogni sua possibilità di liberarsi. Doveva ragionare. Doveva
rimanere lucido.
Respirò
profondamente, nel tentativo di calmarsi, quando improvvisamente un
odore
intenso di ferro e marciume lo colpì con violenza,
facendogli torcere lo
stomaco. Non lo aveva notato prima, ma l’intera stanza era
impregnata di
quell’odore nauseabondo. A forza, soppresse i conati di
vomito, sforzandosi di
resistere senza respirare ulteriormente.
Kuro si
avvicinò, ghignando soddisfatto, alla vista di quel demone
totalmente in suo
potere e Inuyasha si decise ad osservare il punto esatto della stanza
da cui
proveniva quel fetore.
Non fu
una sorpresa. Lo aveva capito immediatamente, ma nonostante
ciò non poté fare a
meno di sentirsi ancora più male. Un mucchio di cadaveri di
demoni era
ammassato in un angolo. Tutti ricoperti di sangue, impilati uno sopra
l’altro.
Vittime di indicibili torture che si erano protratte per mesi, se non
di più.
Alcuni
erano stati smembrati, privati di diverse parti del corpo che giacevano
ammassate a pochi metri di distanza, in un insieme di arti di cui
sarebbe stato
impossibile stabilirne l’appartenenza. Ad altri demoni era
stata strappata via
tutta la pelle dal corpo e in base ad alcuni tagli più
profondi, facilmente
individuabili, si potevano riconoscere le numerose incisioni che erano
state
fatte prima di procedere con lo scuoiamento. Infine, e Inuyasha
poté solo
immaginarlo dalla vista di un altro piccolo cumulo, costituito
interamente da
organi interni di ogni tipo e dimensione, una gran parte di quei demoni
doveva
essere stata aperta e ripulita dall’interno, in ogni singola
parte.
-
Sì, lo
so, non è molto bello. – disse ad un tratto Kuro,
piegando le sue labbra in una
smorfia e riportando l’attenzione su di sé, - Ho
chiesto di poterlo sistemare
un pochino, ma purtroppo hanno bocciato la mia idea. Vogliono usare i
cadaveri
per fare altri esperimenti. Ho provato a spiegar loro che è
noioso lavorare sui
morti, che è molto più divertente farlo sui vivi
e vedere la disperazione
oscurare completamente i loro occhi, mentre si sottomettono
completamente,
implorando di poter essere uccisi. Io l’ho spiegato! Ma
nessuno mi ha dato
retta… quindi mi dispiace, ma dovrai condividere la stanza
con i tuoi simili.
Oh, non fare così! - proseguì poi, sempre
più divertito dalle espressioni di
disgusto e rabbia che riusciva chiaramente a leggere sul volto del
demone, - Loro
sono così contenti di averti qui! Non vedi i loro sorrisi?
– indicò i volti
lacerati e sfigurati, sui quali le espressioni di terrore e
disperazione
sarebbero rimaste impresse per l’eternità.
Inuyasha
non voleva crederci. Quella che stava vivendo non era la
realtà. Non poteva
essere reale! Perché quei morti? Perché quegli
esperimenti? Possibile che dopo
tutte le fatiche fatte e il dolore subito, il suo destino fosse davvero
divenire parte di quel mucchio? Uno tra tanti, lasciato a marcire nelle
profondità della terra, destinato a diventare un frammento
di ossa senza nome,
fra mille altri frammenti di ossa senza nome?
No. Si
rifiutava di crederci. Non poteva essere quello il suo futuro. Doveva
reagire,
doveva andarsene.
-
Piuttosto…
- ricominciò a parlare Kuro, nel tentativo di allontanare la
mente del suo
prigioniero dai pensieri di rivolta che già gli leggeva
negli occhi. Si sarebbe
divertito un mondo a spegnere una volta per tutte quel fuoco. - visto
che ho
risposto ad una tua domanda, che ne dici di rispondere tu ad una mia?
– e non
poté fare a meno di guardarlo con una lacerante
curiosità, - Che cosa sei? -
Inuyasha,
stranito, distolse lo sguardo, ignorando quasi subito la domanda,
cercando di
impiegare tutte le sue energie nel tentativo di fare un movimento, un
qualsiasi
movimento.
- Sul
fatto che sei un demone non ci sono dubbi. - lo studiò con
particolare
attenzione e lentezza, facendo vagare lo sguardo sul suo corpo, - I
capelli, le
orecchie e gli artigli parlano fin troppo chiaro. Inoltre abbiamo
già
confermato che la composizione del tuo sangue è tipicamente
demoniaca. Eppure
non puoi essere un demone normale. Il veleno che ti abbiamo dato
avrebbe dovuto
attaccare tutte le cellule demoniache presenti nel tuo corpo e tu
saresti
dovuto morire al massimo nel giro di qualche minuto. Quindi, cosa sei?
Come hai
fatto a sopravvivere? –
Se
chiudeva gli occhi era quasi sicuro di poterci riuscire. Solo un
movimento.
Solo un piccolo movimento. Un piccolo…
- Hei,
hei, cagnolino. Andiamo, non si fa così! – lo
rimproverò senza il minimo timore
nella voce, - Mi costringi a farti male, se ti agiti in questo modo. La
vedi
tutta questa gente intorno a te? Tutti loro hanno una paura folle che
tu possa
attaccarli, perciò capisci bene che, se ti agiti, loro
potrebbero anche farsi
prendere dal panico e ucciderti per errore. Non vorrai certo avere la
sfortuna
di morire proprio ora che ti ho catturato, vero? Abbiamo ancora tanto
di quel
tempo per divertirci, tu ed io. -
-
Bastardo…
-
L’uomo
sospirò scuotendo la testa sconsolato.
- Vedo
che non riesci proprio ad essere un po’ più
gentile con chi cerca di aiutarti,
eh? Lo sai, lo dico per il tuo bene, è inutile che ti
impegni, non esiste una
sola possibilità in tutto l’universo che ti
consenta di uscire vivo da qui. –
E a
quelle parole, vide la sua nuovissima preda sussultare e un ghigno
affiorò
spontaneamente sul suo volto. Quel demone era così
divertente.
- Le
senti queste catene? – chiese ancora, toccandogli
distrattamente i polsi e le
caviglie, non perdendo neppure per un secondo quell’aria
vittoriosa, che aveva
avuto sin dal primo momento in cui l’aveva incontrato.
Inuyasha
sgranò gli occhi sbalordito, osservando il punto indicato.
Non le aveva
sentite. Non aveva percepito nulla, fino a che Kuro non le aveva
sfiorate.
Aveva sentito i muscoli pesanti e si era accorto che non rispondevano
ai suoi
comandi, ma non si era minimamente accorto delle catene. Possibile che
l’effetto del veleno dentro il suo corpo fosse ancora
così forte, tanto da non
fargli percepire neppure qualcosa che lo teneva immobilizzato?
- Le
abbiamo sottratte ad un demone diversi anni fa… il poverino
si trovava qui,
proprio dove ora ti trovi te. Era piuttosto resistente, nonostante
fosse solo
un demone di razza inferiore, ma nonostante ciò,
è stato molto divertente
giocare con lui. Alla fine si è arreso e proprio prima di
morire, ci ha
rivelato la particolarità di queste catene. Sono degli
oggetti davvero meravigliosi,
in grado di assorbire l’energia demoniaca: più tu
ti agiterai, più loro ti
prosciugheranno, completamente. Quindi, come vedi, non
c’è possibilità che tu
esca da qui. Ora, cagnolino, perché non rispondi alla mia
domanda? Come hai
fatto a resistere al veleno? -
Kuro
aveva una teoria. O forse era più giusto chiamarla una
sensazione. L’aveva
formulata nel momento stesso in cui aveva visto Inuyasha diventare
umano e
contemporaneamente, aveva anche compreso le numerose implicazioni, che
quella
sua idea avrebbe avuto sul futuro e sulla loro missione. Doveva
soltanto avere
una conferma. E averla da quel demone, che perdeva la testa alla minima
provocazione e che ai suoi occhi era come un libro aperto, sarebbe
stato un
gioco da ragazzi.
Inuyasha
respirò profondamente, cercando di calmare il cuore che
batteva impazzito e la
sensazione di nausea che gli offuscava le idee.
Sentiva
il discorso di quell’uomo risuonargli nella testa e sapeva
che ogni singola
parola detta era l’assoluta verità. Sentiva tutto
il suo potere confluire verso
quelle catene e venir risucchiato rapidamente. Inoltre, gli uomini che
lo
circondavano, per quanto sembrassero intenti nei loro lavori, non lo
perdevano
di vista un solo secondo. Sicuramente, in quel covo maledetto, dovevano
essere
attrezzati per eliminarlo all’istante, in caso desse problemi
di qualsiasi
tipo.
Non aveva
alcuna possibilità di riuscire a fuggire,
realizzò con sgomento.
- Cagnolino?
Ci sei? – chiese, agitandogli una mano di fronte agli occhi,
ricevendo in
cambio uno sguardo di puro odio, - Mi rispondi? -
- Che
vuoi che ne sappia… del tuo stupido veleno! –
-
Oh… forse
non hai tutti i torti. In fondo non puoi aiutarmi, se non capisci
neppure di
cosa sto parlando, giusto? –
L’ottusità
di quel demone giocava decisamente a suo sfavore, ma dopotutto si
trattava solo
di condurre il discorso lì dove desiderava e dove era certo
che avrebbe avuto
la sua conferma.
- Ricordi
quando ti ho detto che sugli altri demoni su cui è stato
testato, il veleno ha
distrutto le cellule demoniache nel giro di pochi secondi, riducendoli
in
cenere? Ho fatto degli esami anche su di te e devi sapere che il veleno
ha
attaccato le tue cellule, ma invece di ucciderle, le ha solo private
del loro
potere. In questo modo, solo per poche ore, tu sei diventato
perfettamente umano.
– concluse enfatizzando l’ultima parola, celando un
sorrisetto compiaciuto nel
momento in cui vide Inuyasha distogliere lo sguardo. Una conferma e se
avesse
avuto ragione, avrebbe ottenuto il più grande tesoro di
tutti i tempi: un’arma,
che avrebbe segnato la definitiva vittoria dell’uomo su
qualunque tipo di
demone.
- Non
sembri molto sorpreso, cagnolino. – gli sussurrò
all’orecchio, dopo essersi
chinato su di lui, ridacchiando appena al pensiero che quel
presentimento sarebbe
diventato certezza.
- Si
può
sapere che diavolo vuoi?! –
- Ti ho
appena detto che sei diventato umano per qualche ora e tu non hai fatto
la
minima piega. –
- E
allora? –
- Allora,
non siete forse noti per disprezzare gli umani, voi demoni? –
-
Tzè…
non sono certo come te, razza di bastardo. –
-
Interessante…
quindi non disprezzi gli umani, né sei sorpreso di essere
diventato uno di loro
per un po’ di tempo… Lo sai, cagnolino, in
quest’ultimo periodo mi sono
interessato molto a delle voci, delle antiche leggende, riguardo il
frutto
dell’unione di demoni e umani. Si dice che queste creature,
questi
mezzi-demoni, in determinati periodi, perdano i loro poteri demoniaci,
divenendo totalmente umani… -
Lo
studiò
attentamente, per coglierne anche la minima reazione, per poi
continuare:
- E sai,
se non sapessi che sei un demone completo, potrei quasi supporre che
nelle tue
vene scorra il sangue... di un mezzo-demone. – e
osservò con immensa
soddisfazione i suoi occhi dilatarsi appena, - Dimmi, hai idea di cosa
capiti a
questi mezzi-demoni, quando entrano in contatto con il veleno,
cagnolino? –
ghignò sadicamente e prima ancora di sentire la risposta, la
sua risata divertita
e vittoriosa si propagò per tutta la stanza.
- Scusa,
scusa. – respirò poi affannosamente, asciugandosi
le lacrime e cercando di
calmare l’attacco di risa. – Non è
carino ridere così, ma cagnolino, sei troppo
divertente! Scommetto che muori dalla voglia di ascoltare una storia,
vero? –
disse e si sedette accanto a lui, incrociando le gambe e le braccia.
- Devi
sapere che ormai è parecchio tempo che noi umani facciamo
esperimenti sui
demoni. Cercavamo qualcosa in grado di annientarvi completamente e
all’istante.
Siete una razza estremamente pericolosa e se vi si lascia anche solo
l’attimo
di respirare, riuscite a capovolgere una situazione tragica in vostro
favore.
Lo ammetto, i primi tentativi sono stati un vero disastro, tanto che
spesso
sono stati gli stessi umani ad avere la peggio. Ma alla fine abbiamo
trovato un
modo: usando il vostro stesso sangue, abbiamo creato un’arma
in grado di
distruggervi e per un po’ ci siamo creduti invincibili. Poi,
improvvisamente,
la scoperta! Non siete tutti uguali! Lo ammetto, è stato un
po’ scioccante
scoprirlo e capire che sarebbe stato necessario trovare diversi modi
per farvi
fuori. Con i demoni comuni non avevamo problemi: per quanto fossero
forti, alla
fine riuscivamo sempre ad avere la meglio. Lo stesso discorso non
valeva però
per altre due categorie. Sono sicuro che puoi indovinarle. –
fece una pausa,
aspettando una risposta che però non venne, - No? Bene,
allora te lo dico. La
prima categoria è costituita da quelli che voi chiamate
demoni maggiori.
Creature davvero splendide. Hanno una fierezza e una tenacia
incredibili,
superiori a quelle di qualsiasi altro essere vivente. Per non parlare
poi del
loro attaccamento alla vita! È grande quasi quanto il loro
smisurato orgoglio. Riuscire
a farne fuori uno è stata la gioia più grande
della mia vita. Ah… quando ho
visto arrivare la consapevolezza della morte e la luce abbandonare i
suoi occhi!
Non ha detto una sola parola, sai? È rimasto in silenzio,
mantenendo intatta la
sua fierezza fino alla fine, ma i suoi occhi… Kami, se
parlavano i suoi occhi!
Ah… scusami sto divagando, ma sono davvero bei ricordi.
Anche se quella volta
ho quasi rischiato di morire, ne è valsa davvero la pena!
Non mi ero mai divertito
tanto! –
- Tu sei
pazzo! – ringhiò Inuyasha agitandosi, ma le catene
gli impedirono anche il più
piccolo movimento.
- Cagnolino!
Non serve essere gelosi! Anche io e te ci divertiremo tanto, promesso.
–
E ancora
una volta il demone sentì solo il disgusto e
l’insopprimibile desiderio di
piantargli gli artigli nella carne.
- Dove
ero rimasto? Ah, certo! I demoni maggiori. Sai, è per loro
che ho voluto
perfezionare il veleno, per renderlo ancora più letale, un
qualcosa contro cui
neppure loro avrebbero potuto resistere. E pensavo davvero di esserci
riuscito,
vedendo la tua prima reazione, ma poi… accidenti! Hai
distrutto tutti i miei
sogni! –
- Quanto
mi dispiace… il tuo stupido veleno non funziona poi
così bene. – ghignò, sentendo
una leggera punta di soddisfazione all’idea di averlo urtato
almeno un pochino.
-
Oh…
cagnolino, cagnolino, sei uno spasso. Il mio veleno funziona
perfettamente. Il
problema sei tu. O forse sarebbe meglio dire che la chiave di tutto sei
tu.
Ricordi che avevo nominato due categorie di demoni vero? Sembra quasi
un
paradosso non ti pare? Potevamo sconfiggerli tutti, tranne i
più forti e… i più
deboli. Assurdo! L’ultimo scalino della nostra
società, inutili mezzi-demoni,
ritenuti un crimine e un affronto da entrambe le razze, riuscivano a
sopravvivere grazie al loro sangue umano. E indovina, cagnolino? A
contatto con
il veleno, diventavano umani, proprio come te. Eravamo sorpresi,
all’inizio, ma
non sembravano una così grande minaccia: una volta
trasformati in umani
mantenevano quella forma, come se non fossero mai stato altro.
Riuscivano a
ritornare mezzi-demoni, solo se entravano in contatto con altro sangue
demoniaco. Nessuno li vedeva come una minaccia, ma io ho fatto in modo
di
tenerli d’occhio: sospettavo infatti che prima o poi uno di
loro avrebbe
mostrato una capacità completamente diversa dagli altri, che
si sarebbe
verificato un cambiamento nel funzionamento del loro organismo. Ero
sicuro che
qualcuno si sarebbe ritrasformato in mezzo-demone spontaneamente e a
quel punto
anche gli altri sarebbero stati in grado di compiere una simile
evoluzione.
Aspettavo con impazienza l’arrivo di questo qualcuno, ma tu
sei andato al di là
di ogni mia immaginazione! Tu che sei un demone, sei riuscito a non
soccombere
al veleno, diventando umano, come se fossi un semplice mezzo-demone; e
poi, non
contento di avermi sorpreso, ti sei addirittura ritrasformato e tutto
da solo!
Sai questo cosa significa?! – gli domandò,
esplodendo per l’entusiasmo, - Non
so ancora come un fenomeno simile sia possibile. Non so se considerarti
un’eccezione, un’anomalia o il miracolo che la tua
specie stava aspettando, ma
il tuo sangue, il tuo preziosissimo sangue, è la chiave di
tutto! Grazie a te, riuscirò
a creare un veleno che avrà effetto anche sui mezzi-demoni,
impedendo la
trasformazione. Finalmente anche loro moriranno all’istante e
definitivamente! E
a quel punto nessuno potrà più fermarci! -
- Sei solo
un lurido bastardo! Non te lo permetterò mai! Ti
ucciderò prima che tu possa
anche solo provarci! -
- Cagnolino,
- sussurrò Kuro, allontanandosi e tornando poi con la fiala
di sedativo pronta
per essere usata, - Sarà un vero onore essere ucciso da te e
credimi, aspetterò
con ansia quel giorno. –
Esattamente
come era successo solo pochi giorni prima, fece pressione sul braccio,
mentre Inuyasha
si limitava a fissarlo confuso e sbalordito. Non c’era il
minimo accenno di
ironia nella frase che aveva pronunciato. Possibile che fosse sincero?
Che
desiderasse davvero la morte?
-
Però,
permettermi di dirti un’ultima cosa: è un
avvertimento. Sai, non vorrei che ci
rimassi male in futuro. Se pensi che tutto questo finirà con
me, ti sbagli di
grosso. – ghignò, riducendo la sua voce ad un
sussurro, - Io non sono nessuno;
qualcuno molto più in alto di me muove i fili e non
c’è modo che tu riesca ad
impedire il raggiungimento dei nostri obiettivi. Nessuno, nessuno in
tutto
l’universo ci impedirà di realizzare il nostro
desiderio. -
- Che
cosa… volete? – chiese Inuyasha in un sussurro,
iniziando a perdere nuovamente
contatto con la realtà.
- Lo
sterminio dell’intera razza demoniaca. -
* Kuro:
nero.
** Shun:
velocità.
Angolino
(chilometrico) di Aredhel
Siete
adorabili! Siete maledettamente adorabili, sappiatelo. Insieme ad
un’altra
marea di aggettivi, tutti estremamente positivi e lusinghieri. Mi avete
reso
felice, che felice è dire poco, perché mi avete
scritto dei commenti
spettacolari, che davvero mi hanno lasciato a bocca aperta. Ho cercato
di non
farvi aspettare un’eternità, purtroppo con scarso
successo. :( Spero comunque
che il nuovo capitolo vi sia piaciuto e passando a cose
serie… *^* ditemi,
ditemi, Kuro non vi piace da impazzire? *^* Perché io lo sto
adorando! Non
doveva neanche esistere, ma poi è successo che ero
completamente bloccata e non
mi veniva l’ispirazione per continuare a scrivere, allora ho
pensato: va bene,
che male c’è?, facciamo parlare almeno uno di quei
soldati che catturano
Inuyasha, così magari rendo le cose più
interessanti. E non mi sono più
fermata! È sadico da far paura, con un cervello grande
quanto un pianeta, un
bastardo come pochi e per cattiveria… ok non fa concorrenza
a Naraku, almeno
credo… per il momento :P ma ci si avvicina moltissimo! Ed
è stupendo! No ok,
sono impazzita per questo personaggio, il che non è affatto
un bene eheh. Vi
premetto solo che il suo comportamento così crudele
avrà delle… attenuanti,
chiamiamole così. La mia pazza mente, non contenta di averlo
semplicemente
presentato, gli ha ricamato dietro tutta una storia con i fiocchi, che
si scoprirà
nel prossimo capitolo e sinceramente spero di farvelo piacere tanto
quanto sta
piacendo a me.
Dell’incontro
con Koga, invece, che ne pensate? E più importante, la
tremenda rivelazione di
Miroku! Ora capite perché l’incontro con Kagome
non è così scontato come poteva
sembrare?
E infine,
quanti di voi, guardando Inuyasha, si sono chiesti per quale caspita di
motivo
i demoni non esistano nell’epoca di Kagome? Io almeno un
milione di volte! Così
ci ho ricamato un po’ sopra. :P Spero che la mia idea vi sia
piaciuta.
Si
preannunciano tempi mooooooooooooooolto duri per il povero Inuyasha,
che non se
la passerà affatto bene (per dirla in modo gentile).
A questo
punto, mi dispiace ma vi tocca, torna il vostro angolino preferito! Al
solito,
se vi interessa per capire qualcosa in più sul contesto
generale, leggete,
altrimenti ci si vede direttamente nel prossimo capitolo, il cui titolo
è
ignoto persino a me. :P
UN
PO’ DI STORIA!
Vi
ricordate quando in uno dei capitoli precedenti vi ho parlato della
battaglia
di Sekigahara del 1600, che segnò l’inizio dello
shogunato Tokugawa? Vi ho
anche scritto che i Tokugawa regnarono per circa due secoli,
cioè fino al 1868
e che l’imperatore, sebbene per tutto questo tempo fosse
fisicamente presente, di
fatto non aveva potere.
I
Tokugawa, possiamo dire praticamente da subito, iniziarono a temere per
il loro
potere. Diciamo che è una cosa abbastanza normale e
frequente nella storia: più
accumuli potere e arrivi a detenere certe posizioni di rilievo,
più inizi a
vedere minacce e nemici ovunque intorno a te. Quindi, iniziarono a
sentire una
certa pressione e si sentirono minacciati tanto dalla figura
dell’imperatore
che avrebbe potuto reclamare il potere in qualunque momento, quanto
dagli
stranieri che arrivavano sempre più numerosi nel loro paese.
E a proposito
degli stranieri, in particolare c’è da fare una
precisione: dal 1549 i Gesuiti
avevano iniziato ad approdare sulle coste giapponesi con
l’intento di
convertire quei popoli. Niente di nuovo insomma, se non fosse che il
grande
numero di stranieri e di conversioni fu visto come una minaccia per lo
shogunato, prima dallo shogun Hideyoshi e poi anche dai Tokugawa
stessi, che
temevano una loro alleanza con l’imperatore. Fu
così che nel 1597 iniziarono le
persecuzioni cristiane, che continuarono per ben due secoli; nel 1614
poi il
Cristianesimo venne bandito e infine si arrivò al 1641 (la
data in cui Miroku
fa il bel discorsetto ad Inuyasha. Non è un caso. Diciamo
che Miroku da bravo
osservatore aveva iniziato ad avvertire, seppure debolmente, il peso di
quel
nuovo cambiamento all’orizzonte).
Proprio
nel 1641, Tokugawa Iemitsu varò un decreto con cui diede
inizio alla politica
di isolazionismo nota con il nome di Sakoku (paese blindato).
Sostanzialmente
era vietato ogni tipo di contatto (di qualsivoglia tipo) con gli
stranieri: a
loro era proibito entrare (e per chiunque venisse preso c’era
la pena di
morte), ai giapponesi era proibito uscire.
Ora,
sfruttando ampiamente la licenza poetica normalmente concessa, mi sono
permessa
di collegare queste persecuzioni alle persecuzioni dei demoni.
È infatti
plausibile, nella mia mente e spero anche nella vostra, che i Tokugawa
potessero vedere nei demoni un potere troppo grande e quindi una
minaccia di
gran lunga più temibile di quella che era rappresentata da
semplici stranieri
per lo shogunato. Ho immaginato così che le persecuzioni dei
demoni potrebbero
iniziare seriamente intorno al 1750 (ossia quando quella dei Cristiani
era
ormai quasi alla fine), fatta eccezione per alcuni piccoli…
esperimenti(?),
avvenuti precedentemente rispetto a questa data: vedi il gruppo di
demoni che
chiedeva aiuto a Sesshomaru e vedi anche la morte di Ayame avvenuta
circa nel
1730.
Volevo
poi farvi una piccola precisazione: le armi da fuoco (che mi hanno
fatto
dannare come un’ossessa, perché a me serviva
qualcosa di pericoloso e quasi
letale e invece qui mi combattono tranquillamente con le spade fino al
1800!)
dicevo, le armi da fuoco esistono ed esistono precisamente dal 1543,
quando i
portoghesi le importarono (ricordate che la squadra dei setti ne fa
già uso,
vero?).
Nonostante
ciò, però, sotto i Tokugawa l’uso e la
produzione delle armi da fuoco fu molto
limitato: katane, lance e frecce erano l’armamentario
all’ordine del giorno.
Solo nella seconda metà dell’800 la presenza delle
armi da fuoco diviene
significativa, perché si stavano affacciando gli Stati Uniti
e il Giappone
aveva un serio bisogno di difendersi.
In
generale sto cercando di rispettare questa quasi assenza di armi da
fuoco,
lasciando il momento migliore per dopo, ma qualcuna qua e là
comparirà
necessariamente, anche perché sono dell’idea che
Inuyasha un samurai con la
katana se lo mangia a colazione, un tizio che gli spara un proiettile
in pieno
petto… eh, magari qualche problemino glielo dà;
voi che dite? XD
Ultima
informazione “storica”: i riferimenti medici (quei
maledetti!) sono stati
impossibili da trovare! Tutto quello che ho scritto di sedativi,
veleni, e
somministrazioni varie è unicamente frutto di mie ipotesi e
fantasie, perché come
ho già detto mi sono scervellata senza riuscire a trovare un
accidente! Se
sapete qualcosa voi, illuminatemi vi prego! Esistevano i sedativi in
quell’epoca in Giappone?! E le siringhe?! Venivano fatti i
prelievi di sangue?!
T_T
MINI
ANGOLINO DI GEOGRAFIA (ve lo avevo
anticipato ed è necessario, ma poi vi giuro
che sparisco!)
Ipotizzando
come centro la città di Edo/Tokyo, ad est ci sono le terre
dove risiede la
tribù di Koga, i regni ad ovest sono sotto il controllo di
Sesshomaru e a sud
c’è l’isola di Kyushu, che è
estremamente importante! È infatti proprio su
quest’isola che sbarcano gli stranieri e i Gesuiti! Ed
è proprio lì che ho
deciso di fare partire le persecuzioni. In particolare i Gesuiti
fondano il
centro della loro opera di evangelizzazione nella città di
Nagasaki, principale
città costiera dell’isola. Ecco svelato il mistero
dietro la frase di
Sesshomaru dello scorso capitolo: “non andare a
sud” era riferito proprio al
fatto che le primissime persecuzioni iniziano lì.
Se siete
arrivati fin qui, vi adoro! <3 <3 <3 <3
Baci,
Aredhel