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Autore: _browneyes    04/08/2014    2 recensioni
"«Vai via!» urla questa volta, serrando le mani sullo schienale della sedia dopo essersi alzato in piedi.
«No» ribatte lei.
Poi Peeta alza lo sguardo, solo che non è più lui.
Il demone ha preso il sopravvento.
È cambiato, come gli è stato imposto anni prima e come ancora involontariamente fa.
Nel suo sguardo c’è odio, ribrezzo allo stato puro."
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Changing.


Peeta sta seduto al tavolo della cucina, preparando la colazione come tutte le mattine mentre attende che Katniss torni dalla caccia.
È da due anni che le cose stanno così, da quando è finita la rivolta e i due ragazzi si sono riavvicinati.
Il ragazzo sente la porta cigolare dietro di sé, segno che la ragazza è tornata. Questo è confermato dai rumori provenienti dall’ingresso mentre lei si toglie di dosso la giacca e gli stivali che usa per cacciare.
«Ciao» lo saluta lei.
«Ciao Katniss» ricambia il ragazzo, intento a finire di decorare i suoi muffin mentre lei, a giudicare dai rumori provenienti da dietro di lui, sta provvedendo a pulire il suo bottino per il pranzo.
«Com’è andata la caccia?» le chiede mentre disegna un fiore sulla superficie morbida del dolce.
Lei accenna un sorriso che lui non può vedere «Bene» dice soltanto, sapendo ormai che sarebbe inutile parlargli di tutte le sue strategie per catturare gli animali, sa che lui non potrebbe capire.
Peeta finisce il suo lavoro e non sentendo più alcun rumore si volta a guardarla, per trovarla ferma immobile a guardare fuori dalla finestra.
Precisamente guarda le primule che crescono nel giardino.
Primrose.
«Katniss» la chiama lui, con tutta la delicatezza possibile sapendo quanto quell’argomento sia difficile per lei.
«Sto bene» mormora la ragazza con determinazione nella voce «Mangiamo?» chiede poi, cambiando argomento abilmente.
Peeta annuisce, senza mai sfiorare i suoi occhi con i propri, e torna a sedersi mentre lei gli scivola accanto.
«Come sono andati gli incubi stanotte?» le chiede porgendole un dolce, che lei morde subito affamata.
Katniss deglutisce, ricordando la scena della notte prima, l’ennesima nella quale si è svegliata urlando disperata e il ragazzo le è stato accanto, cullandola fra le sue braccia fino a tranquillizzarla «Bene» abbassa appena lo sguardo.
«Grazie per essere stato con me» mormora, facendo poi incontrare i suoi occhi con quelli blu del ragazzo.
Nel momento in cui le loro iridi si incontrano qualcosa inizia ad agitarsi nella mente di Peeta, come se un demone stesse cercando di prenderne il sopravvento.
I suoi occhi iniziano a vedere in modo strano, quasi come in un’allucinazione.
«Katniss» sussurra cercando di frenare quell’impulso.
Lei non capisce cosa stia succedendo, ancora sconvolta, anche se non visibilmente, dai ricordi della notte precedente.
«Katniss» dice più forte, questa volta con rabbia nella voce e la ragazza allora capisce cosa sta succedendo e si alza di scatto.
Il ragazzo intanto tiene lo sguardo a terra ma lei sa che lo rialzerà e sa anche cosa vedrà su quel viso.
«Katniss, vai via» dice con preoccupazione nella voce.
La ragazza rimane immobile al suo posto.
Non lo lascerà.
«Vai via!» urla questa volta, serrando le mani sullo schienale della sedia dopo essersi alzato in piedi.
«No» ribatte lei.
Poi Peeta alza lo sguardo, solo che non è più lui.
Il demone ha preso il sopravvento.
È cambiato, come gli è stato imposto anni prima e come ancora involontariamente fa.
Nel suo sguardo c’è odio, ribrezzo allo stato puro.
Katniss rabbrividisce, odia vederlo in questo modo.
«Peeta non è reale. Qualunque cosa tu veda, non è vera» lui la fulmina con lo sguardo.
«Ah no, Katniss? Non è reale il fatto che tu sia stata la Ghiandaia Imitatrice, il motivo per cui la rivolta è scoppiata? Non è reale il fatto che la capitale sia andata distrutta? O che in molti siano morti?» la ragazza rimane immobile «E’ stata colpa tua, solo tua ed è reale!»
Una parte del ragazzo lotta contro sé stesso, costringendolo a tenere le mani strette alla sedia, tanto da farsi male ai palmi.
«Peeta…» sussurra lei, non sapendo che dire avendo le parole del ragazzo che le popolano la mente.
Si ripete che non sono vere, che sono l’ennesimo brutto tiro della capitale; una piccola parte di lei, però, non può fare a meno di chiedersi “E se fosse vero? Se davvero fosse tutta colpa mia?”
«No, non è vero» mormora lui, scuotendo la testa.
Katniss sospira, sapendo che la parte peggiore sta arrivando.
«E’ vero! E io devo eliminare questo ibrido!» urla il ragazzo mentre lei abbassa lo sguardo.
«No, non devo» borbotta poi.
«Invece si!» grida poi un attimo dopo.
È sempre la fase peggiore, quella nella quale Peeta fronteggia sé stesso, si combatte da solo, è la peggiore alla quale assistere per Katniss e quella dalla quale lo stesso ragazzo esce sempre più distrutto.
«Non devo, non devo, non devo» ripete lui piano, con gli occhi pieni di tormento e ancora un velo di odio.
Sembra un attacco di panico.
A volte appare proprio come un attacco di panico, perché è più difficile uscire da un attacco di panico le aveva detto una volta BeeTee riguardo quello che accade al ragazzo, ormai raramente.
«Attacco di panico» mormora pianissimo lei mentre il ragazzo continua a mormorare e urlare disperato.
Come si esce da un attacco di panico?
Katniss ricorda che suo padre una volta gliel’aveva insegnato.
Si trattiene il respiro ricorda lei.
Ma come farlo trattenere a Peeta?
Si avvicina titubante a lui, finchè non c’è pochissima distanza fra loro, così poca che Peeta, o meglio la sua proiezione, riesce a metterle le braccia attorno al collo.
Lui inizia a stringere le mani contro la sua nuca e l’aria inizia a mancarle, ma si fa forza comunque e si avvicina ancora di più a lui.
Posa una mano sulla sua guancia e poi lo bacia dolcemente e lui, volente o nolente, trattiene il fiato. Katniss rimane con le labbra sulle sue mentre le mani di lui lasciano la nuca di lui, lasciandola libera.
Poi si sposta di qualche millimetro.
È passato, o almeno così pare.
La ragazza si allontana un po’ da lui, senza fiato anche lei.
«Katniss» mormora ad un tratto Peeta con il fiato grosso ed affannato mentre torna a stringere lo schienale della sedia, per il terrore di quello che potrebbe fare, impaurito da sé stesso.
«Dimmi» risponde la ragazza, che è ancora di fronte a lui e poggia con delicatezza la mano sulla sua spalla, come a cercare di rassicurarlo.
«Mi dispiace tanto» sussurra lui «Per tutto. Per ogni cosa che ho detto o fatto, è solo che non ero io. Non sono mai io» fa un profondo sospiro «Scusami, io…io non volevo.»
La mora lo guarda dolcemente con comprensione nel suo sguardo, per poi incastrare lo sguardo con il suo.
«Peeta, lo so. So che non vorresti e va bene. Non hai niente di cui scusarti, okay? Niente di questo è colpa tua, non sei tu.»
«E se invece lo fossi?» dice lui e Katniss riesce chiaramente a scorgere il tormento nelle sue iridi blu. «Sono io, è il mio corpo che agisce, è la mia voce che urla. Sono io!»
«Non è vero» sussurra lei con quanta più delicatezza può, cercando di non mostrare apertamente quanto lo stato d’animo del ragazzo la turbi.
Gli occhi di Peeta si fanno improvvisamente lucidi di lacrime «Puoi forse provarlo?»
La ragazza annuisce «Si. Certo che posso.» lui le rivolge un’occhiata interrogativa «Stacca le mani da quella sedia»
Il ragazzo deglutisce «C-cosa? No! È passato da poco e non sappiamo nemmeno se sia già passato del tutto, potrei farti male.»
«Non lo farai, lo so» gli dice Katniss con fare incoraggiante.
«Ma io..» lei lo interrompe nuovamente «Non lo farai, ora staccale dalla sedia»
Peeta, con riluttanza e anche un filo di timore  e paura di sé stesso, stacca con una lentezza estenuante prima una mano e poi l’altra dalla sedia, poi le lascia cadere lungo i fianchi.
Katniss si avvicina piano a lui e prende una mano del ragazzo fra le sue.
Lui cerca di dibattersi «Katniss, davvero, potresti farti male, potrei farti male.»
Dice con tristezza nella voce.
Lei fa incastrare le loro dita «so che no farai nulla, mi fido di te Peeta» mormora.
Rimangono così per svariati minuti «Niente, hai visto?» il ragazzo biondo annuisce debolmente.
«Ora abbracciami» quasi gli ordina con tono severo lei. Lui si blocca come una statua «No! Io..no» ribadisce.
«Io mi fido di te, Peeta Mellark» gli ripete lei.
Peeta con timore fa scivolare via la mano da quella della ragazza per poi passare le braccia attorno ai suoi fianchi e attirarla delicatamente verso di lui mentre lei stringe piano le sue braccia dietro al suo collo.
Rimane ferma ad ascoltare il battito regolare del suo cuore.
«Visto? Niente» gli sussurra «Non sei tu quello, questo sei tu Peeta»
Lui continua a stringerla finchè lei non fa per sciogliere l’abbraccio, ma lui la trattiene.
«Katniss, resteresti con me?»
Gli occhi di lei diventano appena lucidi nel sentire quella frase, che era praticamente la stessa che lei aveva pronunciato la prima volta che aveva deciso di permettergli di difenderla dai suoi incubi, anni prima.
È passato tempo da allora, ma loro sono rimasti gli stessi nonostante tutti i cambiamenti che hanno affrontato.
Così lei ora gli da la stessa risposta che lui diede a lei.
«Per sempre.»
 

AWAPUNGAAA
Hola gente.
Pur facendo parte di questo fandom da anni, non ho mai pubblicato in questa sezione fin’ora e quindi non sapete che matta sclerata io sia lol (purtroppo per voi mi rivedrete moooolto spesso ewe)
Comunque a dire il vero non ho molto da dire su questa storia (che fa abbastanza pena), è solo che mi ha sempre interessato sapere come sono andate le vite di Katniss e Peeta poco dopo la rivolta e questo è quello che è venuto fuori da un mio momento estremamente fangirl.
Comunque vi ringrazio se avete avuto il coraggio di leggere fin qui
Un bacio,
-Mars

  
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