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Autore: Hidden_Fire    04/08/2014    1 recensioni
Esiste un terra, né lontana né vicina.
Non la si può raggiungere, né la si può immaginare.
Non si sa come sia stata creata, né quale sia il suo passato.
La sua funzione è di trattenere le anime dei defunti che i vivi non vogliono abbandonare.
Un giovane umano vigila su di lei.
Non si sa da dove provenga, né quali siano le sue origini.
La sua funzione è di dare pace a quelle anime.
******
Salve a tutti gente, sono tornata con una nuova storia! Questa volta mi sono ispirata al video della canzone "Lost in the Echo" dei Linkin Park. La storia non conterrà più di 4/5 capitoli in tutto e verrà aggiornata una volta a settimana, il lunedì.
Detto questo vi saluto con la speranza che il mio lavoro sia di vostro gradimento.
Godetevelo!
ATTENZIONE! FIC. SOSPESA A TEMPO INDETERMINATO A CAUSA DI SERI PROBLEMI GESTIONALI. SCUSATE IL DISAGIO.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Sorpresa
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Avvertenze!


Prima di leggere questo capitolo sappiate che dentro vi si troverà l'accenno a una coppia yuri. Il mio consiglio è quello del DLDR (Don't Like? Don't Read!) se questo fatto vi sconvolge. Poi non ditemi che non vi avevo avvertito. L'ho inserito per dedicarlo a una mia amica che so leggerà questo capitolo. Voglio che capisca che anche se non troverà in me ciò che cerca lei, io non la abbandonerò e rimarrò al sua fianco anche solo come amica perché a me non interessa delle sue inclinazioni, e che non faccia sciocchezze delle quali potrebbe pentirsene. C'è un sacco di gente che ti vuole bene, non aver paura. Noi ci saremo sempre per te.

 


La ragazza dalle ciocche tinte era lì, sull'altare maggiore di una chiesa abbandonata, con in mano la foto di una donna.

aveva i capelli ricci e castani striati di grigio ed era poco più alta di lei. Nonostante le rughe le deturpassero il volto, si poteva intuire che un tempo aveva dovuto essere una donna molto affascinante. La sua espressione era terribilmente seria, ma non dura, anzi. Semplicemente sembrava aver perso la scintilla di vita presente negli esseri viventi.

La ragazza dalle ciocche tinte sospirò. Conscia del fatto che chiudendo e riaprendo gli occhi l'avrebbe trovata davanti a sé, prese un bel respiro profondo prima di farlo, sperando di essere capace di affrontarla. Aveva spiato più volte i suoi “compagni di prigionia” mentre compivano il grande passo che li avrebbe portati ad abbandonare quel luogo decadente. Lei aveva aspettato anche fin troppo per farlo, più di vent'anni per trovare il coraggio e finalmente chiedere al ragazzo incappucciato di aiutarla.

Finalmente si decise. Le sue palpebre si chiusero di scatto e si riaprirono con la stessa velocità. Di fronte a lei comparve la donna della foto, spenta e ingrigita proprio come nell'immagine.

La distanza che le separava non era più lunga di dieci passi, eppure nessuna delle due si mosse. La meraviglia si dipinse negli occhi stanchi e appannati della donna.

-Gwen? Sei...sei tu?- La ragazza le sorrise facendo spallucce.

-A quanto pare sì, mamma-

-Sto sognando? O forse sono impazzita... io...-

-No mamma. È tutto vero- Gli occhi della madre si spalancarono, ma la sua costante espressione triste non la abbandonò nemmeno per un istante.

-Allora sono morta. Cielo, tuo fratello rimarrà solo... povero ragazzo, ha sofferto tanto in vita sua...- Il tono della sua voce scemò fino a quasi scomparire.

-Non sei morta mamma, rivedrai presto. Siamo nel mondo di mezzo, una specie di anticamera verso l'aldilà- Gwen chinò il capo preparandosi a dare delle spiegazioni che inevitabilmente la madre avrebbe preteso.

-Comunque hai sofferto molto anche tu, troppo a lungo rispetto al dovuto. Mi rendo conto di quanto sia ingiusta questa cosa ma... non ho avuto il coraggio di farlo prima-

-A cosa ti riferisci piccola mia? Oh cielo, ho così tante domande da farti...-

-Lo so mamma. E so anche che meriti una risposta ma prima di tutto voglio dirti che mi dispiace. Non avrei dovuto scappare di casa, non avrei dovuto seguire la mia fidanzata.. ma non pensavo che sarebbe finita così, ti giuro che sarei ritornata da voi e-e poi ti avrei detto... avevo paura di farlo, io volevo solo...- La ragazza dovette interrompersi a causa del singhiozzo. Le lacrime cominciarono a rigarle le guance candide e la voce le si incrinò tradendo tutto il rimorso accumulato durante il corso degli anni.

Per la prima volta dopo anni e anni il volto di sua madre si distese dalla solita espressione sconsolata e si animò di una nuova vita.

-Shh- Sussurrò la donna dolcemente -Non piangere bambina mia. Adesso siamo di nuovo insieme, puoi spiegarmi tutto.-Provò di avvicinarsi alla figlia, ma dopo soli pochi passi fu costretta a fermarsi da una specie di muro invisibile. Gwen scosse la testa tirando su con il naso.

-Noi... noi non possiamo avvicinarsi più di così. L'incappucciato dice che i morti e vivi devono rimanere separati il più possibile.- La donna la guardò stranita.

-Chi è l'incappucciato?-

-Non so chi sia esattamente, ma in pratica è quello che ci permette di contattarvi. Prima di lui ce n'era un altro, poi nove anni fa è stato sostituito. Viene a farci visita ogni tre anni per rilasciare alcuni di noi che durante la sua ultima visita avevano fatto richiesta di parlare con i propri cari, poi sparisce per tre mesi e ritorna per raccogliere le nuove richieste. Infine scompare di nuovo per altri tre anni. Questo procedimento si ripete all'infinito, almeno credo. Comunque non siamo qui per parlare di questo, non ho tanto tempo a disposizione. Ti devo domandare una cosa, e anche se so che sarà difficile ti prego di accettare, mamma- La donna annuì tenendo le mani premute sul muro invisibile.

-Cosa mi devi chiedere? Mi devi promettere che poi però risponderai alle mie domande!-

-Lo farò, te lo giuro. Ma prima devi acconsentire... io... mamma, voglio che tu smetta di perderti la vita a causa mia. Io... sono stata una stupida una vera idiota... non l'ho capito quando ero in tempo, ma la vita è meravigliosa e vale la pena di essere vissuta, in qualsiasi situazione ci si trovi. Kevin ti vuole un bene dell'anima anche adesso che ha una famiglia tutta sua, ma tu non fai che perderti in un rimpianto inutile riguardo alla mia morte. Smetti di ricordarmi e concedimi finalmente la pace. Questo ti chiedo. Solo allora io potrò andarmene nell'aldilà, e tu potrai continuare a vivere veramente.-

-Mi stai chiedendo di dimenticarti? Ma sei mia figlia, anche volendo non potrei mai...- La donna dovette asciugarsi gli occhi per evitare di piangere a sua volta. Aveva speso così tante lacrime in quegli anni... non poteva lasciare che le impedissero di parlare per l'ultima volta con la figlia.

-Non si tratta di dimenticare nel senso letterale della parola. Devi.. è difficile da spiegare me credo che si tratti di accettare il fatto che io non tornerò mai più. Devi smettere di disperarti e cominciare a pensare che sono in un posto migliore. Io rimarrò un tuo ricordo, ma sarà un ricordo felice, non triste e angosciato, composto unicamente dai rimpianti di quello che non abbiamo fatto assieme. Capisci?- La ragazza si mosse a sua volta verso il muro per avvicinarsi il più possibile alla madre. I suoi passi fecero oscillare dolcemente i bordi della vestaglia da ospedale che costituiva il suo unico indumento.

-L'ultima volta che ti ho visto con quella vestaglia addosso eri all'ospedale, in fin di vita. Al bordo del tuo lettino, al tuo fianco, c'era quella... quella...- Gwen si morse il labbro, pronta alla confessione.

-La amavo mamma. Ero lesbica. Amavo una ragazza e non me ne sono mai pentita. E anche lei mi amava. Lei però è riuscita ad andare avanti con la sua vita dopo la mia morte, tu no.-

-Sai, ogni tanto la vedo ancora davanti alla tua tomba. Ogni settimana viene a farti visita con dei fiori diversi.- La donna dovette asciugarsi le lacrime dal volto di nuovo. Pregò di fare in tempo a dire tutto, perché le lacrime le impedivano quasi di parlare. -Non sono mai riuscita a perdonarla. È rimasto solo il vuoto dentro di me dopo la tua morte, capisci? Io accetto la tua richiesta, cercherò di guardare avanti, ma prima spiegami perché. Perché sei fuggita, perché non hai provato a parlarmene, perché è andata a finire così... perché, PERCHÈ?- Gwen chinò il capo staccandosi dal muro invisibile e andò sedersi sui gradini dell'altare.

-Io e lei ci amavamo mamma, ma sapevamo entrambe che né tu né la sua famiglia ci avreste permesso di vivere assieme. Volevamo andare lontano e aspettare di avere la maggiore età per sposarci. A cose fatte non avreste potuto opporvi, giusto?- Seguì un lungo silenzio, tanto pesante quanto colpevole. -Perciò pianificammo la fuga. Io temevo di dirtelo, ti avevo già sentito più volte esprimerti sulle coppie... alternative. La sera prima della mia morte rubai dalla tua borsetta un centinaio di dollari con l'intenzione di restituirteli, prima o poi, raccolsi dei vestiti e un po' di cibo, poi aspettai che lei venisse a prendermi con il pickup che suo padre le aveva regalato per il compleanno. Iniziò così la nostra fuga, con lei che guidava il pickup verso il confine e io che dormivo al suo fianco. Avevamo così tante speranze per il futuro...- Si dovette interrompere di nuovo a causa del singhiozzo che prepotentemente si face strada su per il suo petto.

-E poi?- La incitò a continuare dolcemente la donna.

-E poi la mattina dopo successe l'incidente. Ci eravamo fermate per la notte a una stazione di sosta, e dopo aver riposato eravamo ripartite verso la nostra destinazione ignota. L'autista del tir che speronò la nostra auto era ubriaco marcio. La nostra macchina non l'aveva nemmeno vista arrivare, brillo com'era. Solo il lato passeggeri del pickup venne coinvolto nell'urto. Il paraurti del tir mi sfondò la cassa toracica. La mia fidanzata riuscì a chiamare un ambulanza nonostante l'intontimento dovuto all'urto, ma per me era già troppo tardi. Il resto lo sai anche tu. La polizia chiamò i nostri parenti indicandovi l'ospedale nel quale eravamo state ricoverate e quella stessa sera io...-

-È solo colpa mia, se non fossi stata così stupida da non capire...- Gwen interruppe la madre rialzandosi dai gradini e tornando vicina al muro.

-Non è colpa di nessuno, mamma. È successo e basta, si vede che doveva andare a finire così. Adesso però è ora di lasciarsi tutto alle spalle.- La donna annuì convinta nonostante le lacrime.

-Allora cosa devo fare?-

-Cosa dobbiamo fare, mamma. Insieme, io e te. Dobbiamo urlare l'una all'altra che siamo libere, che possiamo andarcene. Io mi sgretolerò e tu tornerai nel mondo dei vivi. Sei pronta?-

-Sì, Gwen. Sono pronta-

-Mi mancherai mamma. Dì a Kevin che gli volevo bene. E assicurati che non faccia lo scemo come al solito, va bene?- Stavano entrambe singhiozzando ormai, ma nonostante la voce incrinata dall'emozione Gwen riuscì a rivolgere alla madre un'ultima frase: -Perdonami, se puoi, ma sopratutto perdona lei: solo così riuscirai a perdonare anche te stessa-

Abbassarono contemporaneamente il capo, e le ultime lacrime scivolarono a terra.



-Vai. Vai! VAI! SEI LIBERA, GWEN!-


-VATTENE! VAI VIA! SEI LIBERA, MAMMA!-


 

Gwen stava ancora urlando quando si accorse che il dito indice del mano destra, quello che assieme al pollice stringeva la foto di sua madre che le aveva consegnato il ragazzo incappucciato, si stava sgretolando. La paura scomparve. Era davvero l'ora. Lanciò un ultimo sguardo alla madre mentre profonde crepe le salivano sul per il volto. Chiuse gli occhi, attendendo il momento in cui sarebbe trapassata definitivamente. L'ultima cosa che avvertì fu una brezza leggera che la avvolse. Il suo corpo si polverizzò, portato via dal vento. E finalmente Gwen trovò la pace.



Angolo ifiamme

A tutti un rovente affettuoso saluto! Se state leggendo questo messaggio significa che non siete ancora fuggiti a gambe levate. Complimenti! Questo era il capitolo su Gwen, spero vi sia piaciuto perché ci tenevo parecchio.

So che vi aspettavate qualcosa di un po' più "sdolcinato" come nel capitolo precedente, e devo ammettere che inizialmente ne ero tentata, ma poi ripensandoci ho pensato che gli amanti non sono le uniche persone che rimarrebbero traumatizzate da un ipotetica morte di un proprio caro.Figli, fratelli, sorelle, madri e padri, ma anche solo gli amici intimi. Un sacco di gente insomma.

È per questo motivo che nemmeno nel prossimo capitolo (il penultimo :D), quello incentrato su Brick, non tratterò della coppia Jock (Non propriamente, perlomeno ^.^'')

In ogni caso ringrazio infinitamente 
nini_maw e maple per le graditissime recensioni lasciate sul capitolo precedente e tutte quelle persone che hanno aggiunto la storia nelle ricordate, seguite e preferite (ma quanto siete stati carucci?!? Grazieee! ^_^)

Ora vi lascio perché credo di aver scritto fin troppo. Spero di essere riuscita a intrattenervi piacevolmente e di avervi fatto emozionare anche stavolta.

Fatemi sapere se ci sono riuscita o se ci sono elementi da migliorare nella storia, se vi va ovviamente!

Alla prossima con il capitolo su... Brick! 


Ciao a tutti!!!

Fire

  
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