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Autore: Mrs Carstairs    04/08/2014    4 recensioni
"Il giorno dopo, il Times, che aveva sempre schiaffato in prima pagina le notizie e i pettegolezzi sulla vicenda, relegò l’unica notizia vera, quella della soluzione del caso, in un trafiletto in quinta pagina. Ora faceva notizia l’ultimo vestito di Pippa.
Gettai il giornale nel cestino e risposi a telefono."
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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UNO CHERRY PER L’ASSASSINO
 
Quella mattina stavo facendo colazione, quando la stazione di polizia mi informò dell’accaduto. La domestica di casa Brown aveva trovato il suo padrone privo di vita nel soggiorno. Subito la donna aveva chiamato Scotland Yard e il vice ispettore aveva provveduto ad avvisarmi, inviandomi per fax l’indirizzo della villa.
Era mattino presto quando uscii in macchina per recarmi sul luogo del delitto e la nebbiolina della capitale londinese ricopriva tutto come un grigio manto sottile. Mi feci strada fra le viuzze campagnole della periferia e in poco tempo arrivai a destinazione. Wiston era già li ad aspettarmi , mentre quelli della scientifica stavano per perquisire la stanza. Scesi dalla macchina e mi diressi a passo veloce verso la porta dell’enorme villa liberty. Quando varcai la soglia, trovai la domestica in lacrime e spaventatissima; mi accolse con un mezzo inchino, e asciugandosi le lacrime con il grembiule disse:
“Buon giorno… lei dev’essere l’ispettore Stevenson, menomale che è arrivata… non mi spiego cosa possa essere accaduto… vede, il mio padrone era un uomo benevolo, non aveva nemici… non capisco chi possa aver fatto una cosa simile…”
“stia tranquilla signorina, troveremo il colpevole. Ora però, mentre io do un’occhiata in giro, lei si sieda e si calmi un po’…  sergente! Un bicchiere d’acqua per la signorina!” e così dicendo iniziai ad osservare il salotto.  Il signor Brown era ancora sulla sua poltrona, evidentemente la sua preferita, dato che era la più consunta delle due, la ferita mortale al cuore sanguinava appena, segno che era stata inferta non da un’arma da fuoco ma da una da taglio dalla lama sottile. Nella mano sinistra stringeva ancora la pipa e un bicchiere di Cherry era appoggiato mezzo vuoto sul tavolino alla sua destra.
La scientifica stava già facendo i soliti rilevamenti. L’ambiente era ancora in perfetto ordine perciò non vi era stata alcuna lotta. Dedussi immediatamente che l’assassino o l’assassina doveva essere una persona che la vittima conosceva  abbastanza da offrirgli da bere e chiacchierare amabilmente, senza sapere di essere già stato condannato a morte.
Poi un uomo dalla valigetta in pelle marrone si avvicinò al cadavere, gli guardò il bianco degli occhi, tolse dalla mano la pipa con i guanti e poi esaminò la ferita. Fatto questo chiamò il corpo dei paramedici e ordinò il trasferimento del corpo al suo gabinetto per l’autopsia.
“lei dev’essere il medico legale… Sarah Stevenson, sono l’ispettore…” dissi stringendogli la mano;
“già, sono proprio io, John Spears.- dopo di che lo guardai con aria interrogativa e lui rispose alla mia telepatica domanda- d’accordo, il decesso si è verificato intorno a mezzanotte, la morte è stata provocata da un pugnale molto tagliente, infatti il colpo inferto è stato mortale, la lama doveva essere sottile, dato che non si è sparso troppo sangue. Per ora è tutto, se dall’autopsia risulterà qualcos’altro provvederò ad avvisarla subito.”
“bene, può andare, la ringrazio.” E il medico uscì dalla villa salendo sull’ambulanza.
Dopo di che mi rivolsi alla domestica che trangugiava acqua e calmanti su una sedia:
“signorina, mi scusi, devo rivolgerle qualche domanda… è la procedura ordinaria.”
“certo, certo, faccia pure.”
“bene, mi dica… a che ora è arrivata qui stamattina?!” chiesi prendendo il mio taccuino;
“sono arrivata qui intorno alle sei, come faccio tutte le mattine, vede, il signor Brown  dorme ancora a quest’ora e io preparo ogni cosa per la sua colazione, così per non svegliarlo passo sempre dalla porta di servizio, aprendo con la chiavetta, ma…”
“ma stavolta ha trovato la porta d’ingresso aperta, vero?!”
“si, è così. Mi sono allarmata, credendo che un ladro avesse scassinato la porta e fosse entrato per rubare qualcosa, ma il pomello era intatto.”
“ah, grazie dell’informazione.” E ,scritto tutto sul taccuino, mi avvicinai al tavolino accanto alla poltrona dove era appoggiato ancora il bicchiere.  Mi guardai intorno, ma non trovai alcun indizio. Mi venne così il dubbio che la vittima non fosse stata l’unica persona a bere quella sera, ma di certo anche al suo ospite era stato offerto un liquore. Così mi misi a cercare dei bicchieri uguali a quello sul tavolino e ne trovai parecchie file su un piano bar del mobile rosso sulla parete destra della stanza. Contai le prime file dei bicchieri e constatai che nella prima  mancava soltanto un bicchiere. Ovviamente il calice mancante era quello del signor Brown, ma allora, che fine aveva fatto l’altro?
“signorina, un’ultima cosa, mi scusi…-dissi rivolgendomi alla cameriera-questi bicchieri, vengono puliti spesso?!”
“ovviamente si.  Un giorno si e un giorno no li lucido fino a specchiarmici dentro… d'altronde, il padrone li voleva così…-e i singhiozzi del pianto giunsero a sopraffare la domestica- vede? Brillano come cristalli…”
“già… tutti tranne uno…” e, preso il terzo bicchiere della seconda fila, lo guardai in contro luce.
“interessante, sembra che questo bicchiere sia stato usato e subito dopo pulito, ma in modo approssimativo… Wiston! Vieni un po’ qui?!” e il vice ispettore piombò subito nella stanza:
“comandi Ispettore!” disse con voce squillante;
“Wiston…, fa analizzare questo bicchiere dalla scientifica, sembra che sui bordi non sia stato pulito a fondo…”
“sissignora! Altro?!”
“si, fai analizzare anche tutti i calici della prima fila… e anche questo se non ti spiace.” Dissi porgendogli un quadratino di gomma che avevo scoperto vicino alla porta: era un tacchetto da scarpe da donna.
Dopo di che passeggiai lungo la stanza e trovai sul tavolo da pranzo una piccola agenda di appuntamenti. La aprii e notai che la pagina del giorno prima era stata strappata, Però, dopo un po’ che osservavo la pagina, mi venne un dubbio. Così mi misi ad accarezzare il foglio sulle prime righe e notai che vi erano come delle incisioni, come quando si scrive di fretta e ci si mette a calcare con la penna, sulla pagina dopo rimangono le parole scritte sulla precedente.
“lo sapevo!” dissi tra me e me “ l’assassino deve aver strappato la pagina dove vi era scritto qualcosa di importante per lui, come se quell’indizio ci fosse potuto essere utile. Bene,  porterò anche questo nel mio ufficio.” E così tornai nel giardino, dove i ragazzi della scientifica mi informarono di un altro indizio trovato:
“ispettore… venga, abbiamo trovato delle impronte di pneumatici!”
“bene, interessante… e ditemi, sapete più o meno indicarmi a che macchine possono essere attribuiti?”
“per il momento posso dirle solo che le prime sono poco calcate e potremmo così pensare che si tratti di un’utilitaria normalissima e con pochi cavalli…”
“quindi il genere di macchine usate principalmente dalle donne, giusto?!”
“esattamente, mentre le seconde sono più calcate e verso la fine del loro transito le ruote devono aver fatto usa scivolata, come una frenata di quelle macchine sportive dalla potenza sprecata per la città, il tipico mezzo usato dagli uomini…”
“già… grazie ragazzi, è stato molto utile… rilevate i campioni  e portateli in laboratorio con i bicchieri e il tacchetto.” E così, finito il mio sopralluogo, tornai nel mio ufficio a scervellarmi sul caso.
 
Una volta seduta alla scrivania, cercai informazioni sul signor Brown e decisi di saperne di più, andando a fare una visitina ai suoi colleghi d’ufficio.
Mentre uscivo, mi venne in contro Wiston, che mi aggiornò sui risultati delle analisi:
“sul bicchiere sono state ritrovate delle tracce di rossetto rosso, marca Lancôme, ma sui primi bicchieri nessuna traccia”
“inevitabile, chi mai sposterebbe un bicchiere a mani nude? Sarebbe come consegnarsi alla polizia direttamente!”
“già, ma il bicchiere scambiato con quello sporco contiene tracce dello stesso rossetto, probabilmente l’assassino lo ha spostato con il panno con cui ha pulito il bicchiere…”
“certamente, elementare Wiston… e sai qualcosa delle impronte di pneumatici?!”
“si, le prime sono di una vecchia Austin Minor, macchina d’epoca di debole cilindrata, mentre le seconde sono di una MG TD del 56 la macchina sportiva…”
“grazie Wiston, sei stato molto utile! Mandami qui Clair, per favore, mi accompagnerà nel giretto…”
 
Entrai nello studio di consulenza finanziaria e salii all’ultimo piano seguita da Clair. Trovai una signorina tutta in ghingheri seduta ad una scrivania, che vedendoci avvicinare a quello che era lo studio di Brown chiese:
“mi scusi, avete un appuntamento col signor Brown?!”
“non esattamente.- dissi tirando fuori la tessera di riconoscimento- Sarah Stevenson, ispettore capo di Scotland Yard e lei è il sergente Clair Terry. Diceva?!”
“oh, mi scusi, non immaginavo… Elisabeth  Tompson sono la segretaria del signor Brown…”
“ah, molto piacere… in questo caso dovrò farle alcune domande.”
“e perché?! Che è successo?!”
“ strano che non l’abbia ancora saputo, il Times ha pubblicato l’articolo alle otto in punto… in caso lei non l’abbia letto, come credo, il suo  datore di lavoro è stato assassinato ieri notte.”
“il signor Brown?! O santo cielo!” e la segretaria ricadde sulla sedia di peso, sconvolta.
“comprendo che lei sia sconvolta e spaventata, ma mi occorrerebbe farle delle domande se non le spiace.”
“certamente, si sieda…”
“bene, allora, mi dica… il signor  Brown che cosa faceva solitamente?!”
“bèh, la mattina veniva a lavorare dalle 8 fino alle 19 circa, poi tornava a casa, spesso in compagnia del signor O’Malley Patrick, un suo caro amico, non che suo socio.”
“e mi dica- dissi mentre il sergente controllava la borsetta della segretaria- con questo signor O’Malley,  com’erano i rapporti?!”
“bèh, discutevano spesso di finanze, ma in particolare ricordo la discussione di ieri sera. I due signori sono usciti tardi dall’ufficio e ho sentito  O’Malley dire a signor Brown che avrebbero regolato i conti subito dopo, a casa sua verso mezzanotte gridavano così forte che tutto l’ufficio li ha sentiti…”
“già… l’ora del delitto…” pensai ad alta voce “sergente, trovato niente?!”
“no, signore, è tutto in ordine”
“ah, molto bene, è stato molto utile parlare con lei Elisabeth… si tenga a disposizione” e dopo di che entrammo nell’ufficio di Brown. Tutto era meticolosamente in ordine e una pipa era appoggiata sulla scrivania assieme ad alcuni documenti.
“Terry, controlli quei documenti e si guardi un po’ in giro, io devo fare una cosa” dissi con fermezza  mentre prendevo un pastello scuro dal portapenne sul tavolo e colorai il pezzo di pagina dell’agenda:
“strano, O’Malley Patrick. A che scopo segnare un appuntamento col socio che vedeva tutti i giorni al lavoro?! E con il nome per giunta! Bene, abbiamo due punti di partenza. Controlli le borsette delle signore dell’ufficio e poi mi raggiunga alla polizia.”
 
O’Malley Patrick, prima di interrogarlo volevo scoprire qualcosa di più su di lui, così chiesi a Wiston di fare una ricerca. Pochi minuti dopo, mentre bevevo un caffè seduta alla mia scrivania, un fascicolo arrivò con Michael nel mio ufficio:
“ebbene?!” chiesi incuriosita;
“per quanto riguarda O’Malley sappiamo che è il socio della Brown&co. Ltd (limited, come responsabilità limitata)  e che ha dei precedenti penali, non gravi, ha fatto a botte per cause finanziarie, da quel che ne sappiamo è un tantino suscettibile anche su argomenti come le discordie tra irlandesi e britannici, si è trasferito anni fa con i genitori mentre studiava al liceo qui in Inghilterra e Brown gli ha trovato un lavoro, inizialmente come suo dipendente pochi anni dopo”
“già, sono parecchio amici i due…”
“credo di si… è tutto” e si allontanò facendo rumore con le scarpe sul parquet.
 Terry era di ritorno:
“niente, Signore. Nessuna delle ragazze che lavorano lì possiede il rossetto Lancôme, per di più nessuna lo utilizza rosso, dicono che è troppo appariscente per una ragazza giovane. L’unica che sicuramente usa un rossetto rosso è la signora Black”
“bene, l’ha interrogata?!”
“mi dispiace signore, ma non era al lavoro questa mattina.”
“d’accordo, fa cercare il recapito della Black e falla convocare qui domani mattina, ora andiamo.”
 
Arrivammo in poco tempo all’ufficio del signor O’Malley e non avemmo difficoltà ad avere un appuntamento istantaneo con lui, che appena aprimmo la porta spalancò gli occhi e si immobilizzò:
“sorpreso di vedere le uniformi?!”
“no, il Times ha chiarito bene il fatto di cronaca nera di stamane”
“ah, bene, qualcuno che legge i giornali finalmente! Sergente, proceda pure” e Terry si mise a curiosare per la stanza per la perquisizione.
“non crederete che l’abbia ucciso io?! Era il mio più caro amico , il mio compagno del liceo, non che mio socio di affari…”
“no, non siamo giunti a conclusioni affrettate, mi creda, ma abbiamo bisogno di farle qualche domanda… dov’era la sera dell’omicidio?!”
“bèh, ero nel mio appartamento…” rispose l’irlandese;
“e c’è qualcuno che può confermare il suo alibi?!”
“no, purtroppo no…”
 “ah, d’accordo.”
“Ispettore, mi scusi, guardi un po’ qui?!” disse il sergente attirando la mia attenzione su una bacheca dove risiedevano pugnali di ogni genere e forma, posti in tre file da quatto armi per una.
“signor O’Malley, lei è un collezionista di armi da taglio?!”
“si, adoro i pugnali antichi. Sa alcuni li ho cercati e trovati io stesso, li considero la mia più grande ricchezza, non li tocca mai nessuno senza il mio permesso, salvo la signorina Black, la mia collaboratrice più fidata. – disse tirando fuori le chiavi per aprire la vetrinetta- Sa, il mio preferito è quello della seconda fila, quello dalla lama più sottile e dall’impugnatura in lapislazzuli. Guardi è proprio…”
“proprio quello che manca… già…”
Però, dopo questa considerazione, ancora una cosa mi lasciava perplessa. Perché O’Malley avrebbe dovuto mentire sul luogo in cui si trovava la sera dell’omicidio?
“ma mi dica la verità, lei è uscito di nuovo quella sera, non è così?!” ma O’Malley sembrava non volerne sapere di confessare “faccia come vuole caro signore, io però la metterei nella lista dei sospetti se non mi trova un alibi in fretta, perché noi sappiamo per certo che lei, quella sera, ha discusso violentemente con Brown, minacciandolo anche. Inoltre davanti alla villa del suo socio ci sono le impronte dei suoi pneumatici.
“le impronte della mia macchina?!”
“Sapeva di essere l’unico in tutta Londra ad avere una MG sportiva del 56?”
“Già e allora?!”
“e allora mi sembra strano che lei, da appassionato, non ricordi ,o non sappia, che solo nel 56 la MG utilizzò per il modello TD un disegno particolare di pneumatici. Lo stesso rilevato davanti a casa Brown e che guarda caso è montato sulle ruote della sua auto qui di fronte.”
“perché negare se sa di essere innocente?!” mormorò dolcemente il sergente Terry;
“d’accordo. Effettivamente da Brown io sono stato quella sera, ma quando sono arrivato ho trovato la porta  aperta e sono entrato. Ho avuto paura Trovandolo morto e sono scappato.”
“D’accordo O’Malley si tenga a disposizione.” E con il sergente lasciai l’ufficio tornando al commissariato.
 
Per il momento tutto sembrava puntare su O’Malley: il pugnale mancante, il movente, la minaccia, il suo nome sul taccuino. Però c’erano ancora due pezzi che non entravano nel Puzzle: sicuramente O’Malley non era il tipo da usare Rossetto e tacchetti a spillo, perciò qualcun altro era stato da Brown quella notte. L’unica traccia che avevo portava alla signora Black,  mi mancava ancora il movente. Decisi perciò di lasciare le cose come stavano, ma di farla pedinare da Terry.
 
Il giorno dopo durante il suo interrogatorio lasciai che le cose andassero lisce come l’olio. La signora Black, lo sguardo vagamente fisso nel vuoto, disse che alla notizia sui giornali della morte del signor Brown non si era sentita bene e aveva chiesto così un giorno di permesso. La congedai dicendole solo di tenersi a disposizione. Adesso dovevo solo aspettare.
Nei giorni seguenti, attraverso i pedinamenti, scoprimmo che la Black era un’abitudinaria e conduceva una vita molto riservata: niente amici, niente circolo di Bridge, niente chiesa, solo il parrucchiere una volta la settimana e… tre volta la settimana il dottor Schulz, rinomato psichiatra. Mi rimaneva una strada sola: interrogare Schulz.
Ottenni un appuntamento per il giorno dopo, un martedì, quando la Black non aveva appuntamenti con lui.
Schulz mi accolse amabilmente, dicendosi sorpreso della visita, anche perché aveva letto sul Times che il maggior indiziato rimaneva O’Malley. Anzi, fu lui a fare la prima domanda:
“perché non lo avete ancora arrestato?!” io non gli risposi e contrattaccai con un’altra domanda:
“dottore, perché la signora Black viene qui da lei?!”
“la signora Black ha qualche perplessità sul suo passato ed io cerco solo di aiutarla. Ma naturalmente lei sa che non posso violare il segreto professionale.” Allora gli dissi:
“lo so bene, ma credo che anche lei abbia a cuore la giustizia, come d’altronde ogni buon cittadino.”
“ma certo” rispose Schulz, ripresi:
“allora non avrà difficoltà a dirmi almeno di che tipo è la perplessità della signora Black.”
“come tante persone di questi tempi non è mai riuscita ad elaborare una delusione amorosa ai tempi del  liceo.”
Allora capii che dovevo indagare sul suo passato, ovviamente partendo dal liceo. Ringraziai così il dottore e me ne andai dopo poche altre domande.
 
Mi recai così al liceo di Greenhampton e sfogliai almeno tre annuari delle classi quinte prima di riuscire a trovarla. Lo sapevo. Non era cambiata di molto, solo… i capelli! Al liceo era mora, mentre ora era bionda.
Ma perché cambiare identità? Così chiesi della preside e ottenni un breve colloquio.
“mi dica preside Harper, la signorina Black… cioè, volevo dire Mills, che tipo di alunna era? Rendeva bene negli studi?”
“si, era una ragazza per bene, non ha mai avuto grossi problemi. Ricordo però che il quinto anno fu il più difficile per lei. Si confidava spesso con me e credo che il problema maggiore fosse rappresentato dal suo ragazzo, Hanry Brown, lo vede qui nella foto?!”
“si certo, ma perché sostiene questa tesi?!”
“perché quell’anno rischiò l’esaurimento nervoso per la sua relazione, arrivando a raccontarmi tutto per spiegarmi lo scarso rendimento nei voti e da quella volta Hanry è diventata la sua ossessione, rovinando il loro rapporto definitivamente. Poi il colpo di grazie lo ha ricevuto quando Hanry, stufo delle sue gelosie, l’ha lasciata per un’altra, Lavanda Steal…”
“sua moglie…”
“esattamente… mi è dispiaciuto tanto quando ho letto sul giornale della sua prematura morte in quell’incidente…”
“grazie, è stata di molto aiuto… posso portarmi via l’annuario per favore?!”
“certamente, tutto per Scotland Yard!”
 
Tornando alla macchina, pensai di aver trovato il movente della Black, anzi dovrei dire della Mills e il suo cambio d’identità mi stava portando su una nuova pista, nella quale tutto quadrava. Non avevo idea di come poterla incastrare, però. Improvvisamente mi venne in mente un’idea, un po’ teatrale, ma che secondo i miei calcoli avrebbe potuto funzionare.
Gordon Roberts, a capo della squadra investigativa di Southhampton, e mio compagno al corso di specializzazione, assomigliava molto alla vittima ed era un ottimo poliziotto…
 
Alle 9 della mattina dopo chiamai la signora Black in ufficio e le chiesi la cortesia di recarsi a casa Brown quella sera alle 21.00. le dissi che avevo bisogno di lei sul luogo del delitto per verificare alcuni particolari. Sapevo, così, di metterla in agitazione, ma forse questo avrebbe potuto giocare a mio favore.
Alle 21 di quella sera, puntuale, la Black arrivò, al volante della sua Morris Minor, suonò, ma nessuno rispose. Notò con un fremito la porta socchiusa ed entrò. Mi chiamò, di nuovo nessuno rispose. Si diresse allora verso il soggiorno, dove regnava la solita tenue illuminazione soffusa. Guardò verso la poltrona e trasalì. Una mano sinistra reggeva una pipa, che emanava un sottile filo di fumo. Hanry Brown si alzò avvolto dalla sua solita giacca da camera e si voltò verso di lei. Improvvisamente la Black lanciò un urlo e cominciò a gridare frasi sconnesse:
“non è possibile… sei morto… ti ho visto con il pugnale nel cuore..”. aprì freneticamente la borsetta, brandì il pugnale e si scagliò contro di lui. I due poliziotti nascosti ai lati dell’entrata la bloccarono facilmente: la trappola aveva funzionato.
 
Il giorno dopo, il Times, che aveva sempre schiaffato in prima pagina le notizie e i pettegolezzi sulla vicenda, relegò l’unica notizia vera, quella della soluzione del caso, in un trafiletto in quinta pagina. Ora faceva notizia l’ultimo vestito di Pippa.   
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