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Autore: B e l l e    04/08/2014    13 recensioni
[GIALLO] Fuggita da Chicago con il cuore in pezzi, Mandy si trova costretta a tornare a casa dopo tre anni. Si troverà immersa in emozioni che credeva ormai perdute, rivedrà persone che aveva deciso di allontanare per sempre e... le sue tanto amate fiamme diventeranno complici di una morte inattesa. Un giallo da risolvere, una fiamma riaccesa... un fuoco che neanche la pioggia primaverile potrà placare.
[ATTENZIONE: linguaggio colorito.]
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La storia partecipa al contest a turni "Giallo a scelta multipla" di Faejer.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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The last flame





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Chicago, 29 aprile 2014

 

Piove. Non avevo dubbi. Ci mancava il diluvio universale in una giornata pessima come questa. Chicago ti odio e ti odierò sempre.
L'autobus mi ha lasciata a dieci isolati da casa e non ho nemmeno un misero ombrello; ho perso il cellulare all'aeroporto di San Francisco, o forse prima, e nessuno mi aspetta a casa. Fanculo tutto. Ecco il nuovo graffito che farò: Fuck the world. 
Prima non nutrivi tutto questo risentimento verso la tua città natale.
Prima vivevi felice qui.
Prima l'arte era solo un hobby che praticavi con i tuoi amici e non comprendeva bombolette spray.
Stringo la testa tra le mani, cercando di zittire la fastidiosa voce della mia coscienza che mi tormenta da anni.
"Ci sarà un motivo per cui sono andata via, no?" dico ad alta voce, incurante dei passanti che mi vedono camminare a passo svelto, fradicia fino alle mutande, e parlare da sola come una pazza.
Un tuono squarcia il cielo grigio e io rimpiango sempre di più il tiepido sole primaverile di San Francisco.
Perché sei tornata?
Già, quando diavolo mi è venuto in mente di tornare a casa? L'America è tanto grande, il mondo è immenso.
Di tutti i posti, proprio Chicago? Proprio qui, in questo quartiere maledetto? In quella casa, dalla quale sei uscita in lacrime, gridando che non saresti tornata mai più?
"Ero solo una fottuta ragazzina!" esclamo a me stessa, spaventando una signora ferma sotto una tettoia.
Passo davanti alla vetrina di una pasticceria italiana e vedo il mio riflesso. Mi fermo a contemplare l'orribile spettacolo che mi si prospetta. Sembro una sbandata: i jeans larghi e zuppi, sporchi e strappati; le etnies che da bianche sono diventate marroni per il fango e le pozzanghere in cui sono sprofondata durante tutto il tragitto, dalla fermata dell'autobus a qui; i capelli arruffati e annodati in una coda sfatta; il trucco sciolto. Un mostro, insomma. Forse l'aspetto esteriore riproduce semplicemente ciò che ho dentro in questo momento: mi sento da schifo e... faccio schifo.
Proseguo dritta e, finalmente, vedo casa mia a poche decine di metri. Faccio un sospiro, cerco di ingoiare il groppo che si è creato nella mia gola e mi avvicino.
"Milady?!" sento gridare alle mie spalle. Diavolo, quanto tempo è che nessuno mi chiama più Milady? Forse non vogliono me. Ci sarà un'altra persona soprannominata così. E poi, in questo momento, non ho affatto un aspetto rispettabile e degno di un nome del genere. Non sono io, non sono più La Lady. Non faccio più parte di quel gruppo.
Non mi volto, continuo a camminare.
"Mandy!"
Cavolo, vogliono proprio me, allora. Non voglio vedere nessuno, voglio solo rintanarmi in soffitta.
"Amanda Riders!" una mano mi stringe la spalla. "Perché fai finta di non sentirmi?"
È Savannah, lo sapevo. Non posso negarmi, in fin dei conti lei non c'era neanche, quando ho lasciato Chicago.
"Ciao Save" la saluto, voltandomi. Poi mi lamento se mi chiamano ancora Milady... io stessa uso il soprannome. Faccio una smorfia tra me e accenno un sorriso alla mia amica.
Si butta tra le mie braccia, facendo cadere l'ombrello, incurante del mio pietoso stato.
"Sei tornata? Dimmi che resti a Chicago. Non sai quanto mi sei mancata..."
Avevo quasi dimenticato la sua esuberanza: un fiume di parole mi travolge, mentre io non posso che guardarla attonita.
"Sono appena arrivata e... non so se resto" rispondo, in fine.
"Come non sai se resti? Devi raccontarmi tutto, non ti sei fatta sentire per..."
"Quasi tre anni!" concludo la frase per lei.
"Ecco, ti pare? Perché sei andata via così? Perché non mi hai fatto neanche una telefonata?"
Mentre parla, mi chiedo se è necessario continuare questo discorso – interrogatorio – in mezzo alla strada, sotto la pioggia incessante, ma non la interrompo.
"Dove sei stata fino ad ora? Tua madre mi disse che non volevi più sentire nessuno..."
Devo fermarla, altrimenti sarebbe capace di continuare a fare domande fino a notte fonda.
"Savannah! È una storia lunga, avremo tempo di parlare..." la interrompo.
Lei mi guarda male: sa che sto cercando di liquidarla, ma non si lascia scoraggiare.
"Dimmi almeno dove sei stata, con chi e perché, grazie al cielo, sei tornata!" mi scuote per le spalle.
"Ho fatto una specie di coast to coast, i primi mesi, poi ho conosciuto un ragazzo e mi sono trasferita con lui a San Francisco" riassumo brevemente. Ci sarebbe così tanto da dire su questi tre anni, ma non ho nessuna intenzione di parlarne, né qui, né ora.
"Chi è questo ragazzo? È rimasto in California?" mi chiede ancora. Alzo gli occhi al cielo.
"Mi ha lasciata ieri sera, ok? Ecco perché sono tornata, altrimenti sarei rimasta al sole di San Francisco!" esclamo alterata "Chicago non mi mancava per niente".
Savannah abbassa gli occhi per un attimo. Si sente ferita, lo so. Mi ha sempre voluto un gran bene e io a lei, ma conosce anche il mio caratteraccio e, vedendomi così, evita di rispondermi a tono.
"Qui sono cambiate tante cose, noi del gruppo non ci vediamo più così spesso" continua.
Mi dispiace per loro, ma io non ne faccio più parte. Non voglio sapere niente.
"Il Maestro è volato in Europa, a Parigi, lavora in un ristorante stellato..." ecco appunto, come non detto. Il Maestro è partito?
"Come è a Parigi?" chiedo, ormai incuriosita. Il Maestro è colui che mi ha insegnato a 'giocare col fuoco'. È il giocoliere e lo sputafuoco più bravo che io conosca e la sua arte mi è entrata dentro dalla prima volta che l'ho visto esibirsi in strada. Mi ha insegnato tutte le acrobazie, i dettagli, i rischi e come evitarli... mi ha insegnato addirittura a sputare il fuoco, e io mi esibivo con lui nelle periferie della città. Ero brava... un tempo.
"Già, ha deciso di pensare alla carriera ed è convinto che qui non possa crescere più... contento lui... manca a tutti" continua Savannah.
Ho capito, non me ne libererò tanto facilmente. Muore dalla voglia di aggiornarmi su ogni componente del gruppo, glielo leggo negli occhi.
Siamo fradice. Tossisco.
"Possiamo spostarci, magari, sotto il portico?" chiedo, indicando casa mia.
La mia amica annuisce e, finalmente, ci ritroviamo con un tetto sopra la testa. Butto lo zaino, che mi stava spaccando la schiena, e cerco di sistemarmi alla meno peggio i capelli gocciolanti.
"T-Jay lavora sempre al Wyndham Gran Chicago, per farsi un curriculum decente. Lo stanno spremendo, non ha più tempo per fare lo scemo in giro. Poi adesso è fidanzato... lo sai?"
Mpf. T-Jay fidanzato? Siamo proprio al delirio.
Non le rispondo e attendo che prosegua.
"Io sto facendo un corso di fotografia, per perfezionare lo stile, ma per te troverei il tempo. Ricordi quanto mi piaceva fotografarti col fuoco? Ti esibisci ancora?"
Già, avevo la fotografa personale. Non gioco più, però.
"No, mi sono data ai graffiti" rispondo piatta. "Se hai finito di raccontare, vorrei entrare a fare una doccia..." provo di nuovo a fuggire, invano.
"Non vuoi sapere di Jenny? Eravate inseparabili... e di May? Non sta passando un bel periodo, sai?"
Il mio cuore manca un battito a sentir nominare May. Accostato a Jennifer, poi... era proprio ciò che volevo evitare di sentire. Giro lo sguardo e fisso la porta di casa. La guardo, ma non la vedo: nella mia mente, adesso, ci sono solo due fari verdi. Solo gli occhi di Simon 'May', altrimenti detto Il Napoletano, per le origini della sua famiglia.
"Lady?" Save richiama la mia attenzione. La guardo con gli occhi leggermente velati. Non voglio sapere niente di May, che diamine!
"Nella carriera ha svoltato: ha iniziato la stagione al Alinea, tre stelle Michelin, ma è sempre triste. Non esce quasi più con nessuno di noi, tranne T-Jay, qualche volta, ma come ti ho detto, T-Jay si è fidanzato... con Jenny!"
Che cosa?! Ted e Jennifer? Non è possibile.
"Come?" esclamo stupita. Ora capisco perche May è così triste.
"Sì, si sono messi insieme l'anno scorso. Se tu avessi risposto alle email e alle chiamate di Jenny lo sapresti. In questi tre anni non ha fatto altro che chiedere di te, a chiunque, ogni giorno. Le manchi da morire. Sai che non aveva affinità col fuoco, ma è entrata nel gruppo per stare con te. Era la tua migliore amica, Mandy!"
"Hai detto bene, era!" rispondo a tono. "Adesso, Save, se non ti dispiace, vorrei proprio rilassarmi. Ho passato una nottata e una giornata pessime, sono in uno stato pietoso e sto morendo di freddo".
Savannah mi sorride tristemente. "Promettimi che la chiamerai, non la sento da qualche giorno" insiste.
"D'accordo, se ho tempo, stasera le faccio uno squillo. Contenta?"
Savannah sorride e finalmente, dopo saluti e raccomandazioni di non sparire di nuovo, mi lascia sola.
Se possibile, sono ancora più infastidita di prima. Mi ha fatto piacere vedere Save, mi è mancata come tutti gli altri, ma quando ho lasciato Chicago ho deciso di non avere più niente a che fare con quel gruppo e così deve essere.
Adesso sto mandando i peggiori accidenti a Stefan. È tutta colpa sua. Se non mi avesse lasciato per quella troietta, adesso sarei affacciata alla terrazza del suo attico a godermi la vista del Golden Gate. Fanculo. Sono superficiale? Può darsi.
Sì, ero innamorata di Stefan, ma ho pianto già abbastanza. Adesso ci mancava Savannah a risvegliare vecchi sentimenti ed emozioni perse. Non vedo l'ora che finisca questa dannata giornata. Non che mi aspetti che domani vada meglio. Domani saranno esattamente tre anni dal giorno in cui ho lasciato la città. Dal giorno in cui mi si è spezzato il cuore. Dal giorno in cui ho deciso che non sarei più tornata. Invece eccomi qua a ricordare The Flames, a ricordare Il Maestro, T-Jay, Save, Jenny... e May. A sentirmi chiamare Milady. A piangere ancora.

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice.

Ciao a tutti! È la prima volta che scrivo un giallo e questo è un tentativo senza pretese. Ho colto l'occasione leggendo il bando del bellissimo contest di Faejer sul forum di EFP e ho pensato 'perché non provarci?'. Siate clementi, anche perché è la prima long originale che pubblico.
Dettagli importanti: la città, la stagione e la professione della protagonista sono dovuti al pacchetto che mi è capitato; la story-line è dettata dal giudice, quindi la mia storia si svilupperà secondo le tracce dei turni.
Spero di riusciva a fare un lavoro almeno 'accettabile'.
Se lasciate una recensione mi fate davvero contenta.
A presto^^

   
 
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