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Autore: Tem_93    04/08/2014    2 recensioni
Noah sentì dei capelli solleticargli il volto. Arricciò il naso infastidito e spinse leggermente la proprietaria, facendosi spazio ne letto. Si girò dall’altra parte, cercando di tirare un po’ di coperta dalla sua parte, ma nulla, come al solito lei vi si era tutta arrotolata dentro.
Rachel scese dall’aereo, andando poi a recuperare le valigie. Era tornata a casa. O almeno, era in America e a breve sarebbe tornata a casa.
David chiuse la chiamata arrabbiato come sempre. Non sarebbe tornato da lui, no, aveva chiuso.
Santana si svegliò ancora molto assonnata. Tastò l’altra parte del letto, trovandola vuota. Lei era già andata via, come pensava.
Brittany arrivò al lavoro leggermente in anticipo. Lei le mancava già, come sempre non poteva starle troppo lontano, ma per il lavoro doveva.
Mike si lasciò sistemare la cravatta dalla fidanzata, sorridendo mentre lei era tutta concentrata.
Kurt si sistemò il ciuffo per l’ennesima volta, sembrava che quella mattina non volesse stare come voleva. Si passò poi un filo di crema sul volto e allentò il foulard.
[Future-fic]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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27 } A lovely smile

-Ora- squillò Valerie ridacchiando, facendosi sollevare da Brittany e Santana per l'ennesima volta nel breve tragitto verso casa. La piccola era l'unica ad aver parlato da quando avevano lasciato il Broadway; le altre due si erano limitate ad annuire, sorridere e guardarsi di nascosto.
Santana non riusciva a calmare i suoi battiti, si sentiva una ragazzina alla prima cotta. Il suoi occhi non riuscivano a scostarsi dai muscoli, delineati dalla camminata, delle cosce chiare di Brittany; avrebbe dovuto usare tutto il suo autocontrollo per non avvicinarsi e accarezzarle come soleva fare in passato.
Brittany dal suo canto era turbata da pensieri discordi : accettare o no Santana. Perchè se doveva rifiutarla, cavolo doveva farlo subito, ma ciò avrebbe comportato un dolore sincero al suo piccolo tesoro. Ma accettarla, bè … non era la cosa più facile da fare, non dopo tutto ciò che era successo.
Finalmente giunsero davanti alla casa e mentre Valerie iniziava ad accusare la stanchezza, appoggiandosi alle gambe della madre, questa frugò nella propria borsa e ne estrasse le chiavi per poi entrare, sollevando la figlia e stringendola a se. Si bloccò poi sull'entrata, indecisa sul da farsi.
-Vuoi entrare?- chiese infine, ancora incerta di aver pronunciato quello che effettivamente voleva.
-Se non ti dispiace- assentì timidamente l'ispanica, non riuscendo a fare altro.
Brittany la lascio accomodare all'interno.
Santana entrò, ma non si sentì a casa sua. Aveva sempre pensato di tornare e trovare tutto al proprio posto, la sua libreria nella sala all'ingresso, i due divani messi ad angolo, il colore delle pareti verde smeraldo, l'odore dolce delle lavande che amava.

Invece no, ma nulla la deluse. La casa profumava di Brittany, era assolutamente il suo unico e perfetto odore, che aveva chiaramente anche la piccola Vals: dolce ma non troppo, fresco e inebriante. Le pareti erano state ridipinte di un giallo canarino e, qua e là, sui muri poteva leggere alcune citazioni di libri. La sua vecchia libreria era stata rimpiazzata da una grande il doppio, dove tutti gli scaffali più bassi erano occupati da libriccini colorati e messi in disordine. La sala era arredata in modo da lasciare più spazio possibile, con giochi e pupazzi in attesa della proprietaria e un elegante pianoforte a coda in legno sistemato in un angolo. La cosa che più la stupì era ciò che non era cambiato. Nessuna foto che avevano sistemato lei e Brittany in giro per casa era stata sostituita, in compenso alcune erano state aggiunte, come qualche quadro che immortalava un piccolo fagottino adorabile nella sua crescita. Brittany aveva sempre tenuto Santana con se, ecco perchè quando Valerie l'aveva vista la prima volta l'aveva immediatamente riconosciuta.
-Metto a letto Vals- mormorò Brittany, riportando la latina alla realtà, facendole notare che la bambina dormiva già tra le braccia protettive della madre. Santana seguì la bionda passo a passo, arrivando nella stanza della piccola. Era la vecchia stanza di Brittany, ma le pareti anche lì erano state ridipinte e poteva vedere che ad altezza Valerie c'era una fila di tante paperelle scarabocchiate, mentre ad altezza Brittany ce n'erano altrettante ben disegnate. Ospitava solo il lettino della bambina e un grande armadio, oltre a tanti pupazzi di svariate dimensioni.
Dopo aver infilato delicatamente il pigiama alla piccola e averla assicurata sotto le coperte, vicino all'inseparabile Marshall, Brittany diede un tenero bacio alla sua pulcina adorata e si voltò verso Santana, facendole capire di lasciare la stanza per non svegliare Valerie.
Le due allora tornarono verso la sala e Brittany la invitò tacitamente a sedersi con lei sul divano.
-Sei una madre perfetta – ruppe il silenzio Santana – sai, ho notato tante piccole cose in questa casa, che mi fanno pensare solo a questo. Sei una madre perfetta, Valerie è davvero una bambina fortunata.- bisbigliò, arrossendo dopo aver realizzato quello che aveva detto.

-Grazie- sorrise Brittany, contenta del complimento – sai, è diventata la cosa più importante di ogni mio giorno, vederla contenta è tutto ciò che voglio- cercò di spiegarsi – e dato che sono ancora io una bambina, ci troviamo bene insieme- scherzò, alzando le spalle, sinceramente modesta.

- Non è vero Brittany, non sei più una bambina- affermò seria l'altra, cercando gli occhi chiari della bionda – tu...hai cresciuto una bambina da sola, hai portato avanti il tuo sogno, fai il lavoro che più ti piace, hai imparato a suonare il pianoforte, hai letto tantissimi libri..- mormorò guardando tutti i volumi che aveva davanti – e pensavo di essere io la lettrice delle due- ridacchiò quasi – i tuoi amici ti adorano e sei così bella che ..- si mise poi a tossire, accorgendosi di quelle ultime parole che le erano uscite inconsciamente, iniziando a mostrare diverse tonalità di rosso sul suo volto. Non sapeva perchè, ma Brittany dopo tanti anni era ancora l'unica persona che riusciva spontaneamente, senza impegno, a farla arrossire completamente. Brittany rise leggermente, cercando di rompere quell'imbarazzo 
quasi insostenibile ormai per la mora.
- Grazie ancora- disse sorridendo appena.

- Sai, penso sia ora che io vada a casa- disse frettolosamente Santana, annuendo come per convincersi che fosse la cosa migliore da fare.

-Forse hai ragione- mormorò l'altra, tornando seria di colpo.

- A .. presto – farfugliò Santana, salutando l'altra con un gesto infantile della mano.

- Già- annuì Brittany, grattandosi distrattamente una guancia. Chiuse poi la porta di casa, accasciandosi contro ad essa.


Dave aveva appena girato la chiave nella macchina, quando sentì qualcuno bussargli sul finestrino. Lo abbassò, per poi girarsi e domandare -Hummel?-
Quello stava giochicchiando con le mani e sfruttava a suo favore il buoi della notte per nascondere il rossore che gli colorava le gote.
-Mi chiedevo- accennò il più piccolo – ma tu dove stai questa settimana?-.
Dave accennò un leggero sorriso, inarcando un sopracciglio.
-E perchè lo vorresti sapere, di grazia?- gli rispose poi, appoggiando il mento sul palmo della mano e sollevando gli occhi dritti verso Kurt.
-Bè... perchè, so che non torneresti dai tuoi, so che non dormi da Puck e Rachel come Santana, quindi .. nulla, mi dispiacerebbe se tu dormissi in auto- farfugliò, per poi incrociare le braccia ed annuire un poco con la testa, quasi per darsi credibilità.
-Non vorrei scioccarti, ma ci sono motel anche a Lima – sussurrò Dave, affiancando la bocca con una mano, come se gli stesse raccontando qualcosa di molto segreto.
Kurt aprì di poco la bocca, leggermente stupito dall'aver pensato una cosa tanto infantile e sciocca. Era ovvio, i motel, ne aveva uno persino poco distante da casa. Cosa diavolo gli era passato per la testa, collegare due neuroni di solito non era impresa così ardua.
-Sì- mormorò imbarazzato – hai ragione, scusa, domanda sciocca- sospirò deluso dalla sua poca capacità di deduzione.
-Però se vuoi ti posso dare uno strappo verso casa- propose l'altro, inaspettatamente. Nemmeno Dave stesso era sicuro di quello che aveva appena detto, cercò però di non farlo cogliere all'altro, cercando di rimanere serio. Gli fu molto dura però, perchè davanti a lui il volto di Hummel era scosso da tante emozioni che stava cercando di reprimere a fatica. Forse in pochi avrebbero saputo dire cosa in quel momento gli stava frullando per la testa, forse perfino Kurt in quel momento avrebbe fatto fatica a farlo, ma non Dave. Dave vedeva un bel mix di imbarazzo puro, fermento, moltissima confusione, speranza, indecisione e un pizzico di paura. Non gli disse nulla, aspettò solo che queste emozioni lo trapassassero finchè non si lasciasse convincere da una in particolare.
Doveva essere la paura, dato il modo brusco e poco elegante in cui chiuse la portiera.
Non si dissero nulla e in poco arrivarono al parcheggio del motel. Scelta discutibile per Kurt, dato che lui si aspettava di essere riportato a casa. Ok, casa sua era semplicemente dal lato opposto della strada e trecento metri più a destra, però in questo modo non lo metteva certo a suo agio. Era come un invito, ed era palese agli occhi di tutti. Bè, forse a quelli di Kurt in particolare.
Dave grattandosi distrattamente la nuca e sbadigliando uscì dall'auto.
-Scusa Hummel, mi scocciava far inversione. Non ti rompe vero fare due passi a piedi? - bofonchiò in modo distaccato. Kurt scosse la testa, cercando di cancellare tutto quello che aveva pensato fino a quel momento.
Kurt Elizabeth Hummel, dai un contegno al tuo cervello, si ripeteva, inutilmente. Perchè prima di tutto sapeva di aver fatto un errore, ovvero lasciare la sua macchina parcheggiata poco distante da quella di Karofsky, poichè chiaramente non era giunto al locale a piedi. Secondo perchè, dato che ormai un errore l'aveva fatto, aveva iniziato a fantasticare sul come la serata sarebbe finita, e tutte le opzioni finivano in modi a dir poco osceni.
Dato che non c'è due senza tre, ora doveva fare il suo terzo errore, cioè, giunto a quel punto era d'obbligo. Non avrebbe voluto, ma doveva oramai.
-Vuoi che ti accompagni?- si propose Dave, notando che l'altro era immerso in chissà quali pensieri.
Kurt gli si avvicinò con anche troppa spinta e senza poche storie gli afferrò la nuca con vigore, lo tirò verso sè e lo baciò con trasporto, mentre con una mano gli accarezzava perfidamente il collo. Era un gesto subdolo, perchè sapeva che Dave non poteva resistere alle carezze dietro all'orecchio. Santana lo paragonava spesso e volentieri ad uno scimmione, ma lui sapeva che in realtà era più un felino.
-Sì, potresti accompagnarmi nella tua stanza?- azzardò Kurt, con un sorriso sornione.
Per un istante Dave lo fissò, meditando sul da farsi. Sapeva come sarebbe finita, ma diciamo che se l'era un po' cercata. Sbuffò.
-Hummel tu sei una creatura perfida, altro che una fatina- asserì il più alto, poi strattonò Kurt per un braccio, conducendolo dentro al motel.




Qualche mese dopo


-Oggi è il giorno giusto, devi dirglielo, devi farlo- si convinse Santana guardandosi allo specchio. Annuì, come per darsi ragione da sola, corrucciando labbra e sopracciglia in modo strano. Si accasciò poi sul lavandino sbuffando.
-Non andrà mai bene- sbuffò desolata. Si sistemò per l'ultima volta i capelli e, dopo l'ennesimo sospiro, uscì dal bagno e scese le scale. Trovò Rachel al bancone che parlottava allegramente con delle clienti, sfoggiando il suo radioso sorriso, serena come non mai.
Da quando stava con Noah era un'altra persona, oddio, sempre insopportabilmente rumorosa e piena di sé, ma felice, fin troppo. E cantava, quanto cantava. In modo esagerato, dal punto di vista di Santana. In casa, sotto la doccia, al locale qualche sera, insomma era tornata la liceale che parlava a canzoni con la gente. Ma, nonostante non l'avrebbe mai ammesso, Santana era contenta per lei, e per Puck. La cosa bella era che il loro rapporto non era cambiato di una virgola, forse c'era qualche smanceria in più, ma Puck era ancora lo schiavo felice dell'umpalumpa amante del rosa. Quello che era cambiato è che se Santana di sentiva di troppo prima , figurarsi ora .
A tal riguardo doveva fare qualcosa, e aveva una bella idea sul dove trasferirsi, ma il coraggio mancava un po'. Ma non poteva più aspettare, aveva una scadenza quel posto vacante. Accidenti, tutta colpa di quel Dylan, anche conosciuto come “Dylan il Perfetto”. Lui e quella sua adorabile scadenza del 7 di Marzo. Non lo sapeva che lei era allergica alle deadline? Le mettevano troppe pressioni, l'ansia di essere in ritardo, di addormentarsi e risvegliarsi giusto il giorno dopo alla scadenza. Stavolta però era diverso, stavolta c'era in gioco qualcosa che non poteva perdere, non ancora.
Dylan, il Perfetto, l'aveva conosciuto il giorno di Natale. Si era svolta una semplice ma calda e divertente festa a casa Pierce e si era presentato anche il ragazzotto, con un sorriso da pubblicità e un regalo per Valerie grosso al meno il triplo di quello che Santana aveva comperato. Era un tipo irreale, con il suo metro e novanta, il suo fisico da far invidia ad Hercules, una dentatura perfetta, due occhi color del mare e i capelli mossi color grano. Subito non capiva nemmeno perchè fosse lì, cosa ci facesse un modello perfettamente perfetto in mezzo a la Berry e a Miss Karofsky (alias Hummel), che sembravano i suoi nani da giardino in confronto. Poi lui si era avvicinato a Brittany, con un pacchetto rosso e piccolo, e le aveva schioccato un bacio sulla guancia, abbracciandola fin troppo amichevolmente. Santana li aveva guardati insieme, e tutto sembrava più chiaro. Ovviamente lui era lì per Miss PerfezioneConTantoDiGambeDaSogno, anche nota come Brittany Pierce. Aveva in fretta scoperto che era uno dei ballerini con cui lavorava più spesso, e da un anno a questa parte lavoravano davvero molto affiatati, tanto che lui aveva voluto collaborare con tutti i progetti di Brittany, chiedendo che lei fosse inclusa nei suoi. Insomma, due amiconi da urlo uno direbbe, se poi non notasse il modo in cui lui la guardava. Non era un modo volgare, e questo forse le dava ancora più fastidio, ma dopotutto si parlavo di Dylan, il Perfetto. La corteggiava in modo così elegante che Brittany mai e poi mai se ne sarebbe accorta, senza mai osare troppo, senza mai invadere i suoi spazi in modo eccessivo, senza mai sbagliare.
Bè Santana lo odiò fin dal principio, poi gli parlò e scoprì che era persino simpatico e intelligente. Insomma, un elemento da uccidere. Chiaramente qualche difetto doveva averlo, dopotutto era umano. Secondo lei ogni mese compiva sacrifici di giovani vergini per offrirle al dio della perfezione. Bè, era sicuramente possibile.
Era decisamente gelosa di Brittany, ma cosa poteva farci, aveva capito che non lo faceva apposta, era un suo dovere esserlo. La bionda era una persona unica e rarissima, se non fosse stata gelosa, sarebbe stata una sciocca psicopatica, non che esserne gelosa la esentasse da esserlo effettivamente.
In ogni caso si era trovata qualche settimana più tardi ad un incontro faccia a faccia con uno degli uomini più perfetti e irreali del pianeta, un uomo fin troppo sincero e leale. Le aveva confessato che era innamorato di Brittany, ma sapeva anche cosa provava la biondina, era a conoscenza persino del loro passato perchè lei gliene aveva parlato. Già questa cosa mise in allarme la latina: se Brittany si era confidata voleva dire che doveva essere diventato una persona particolarmente importante nella sua vita. E quello fu il giorno in cui le diede un ultimatum : fino al 7 Marzo si sarebbe comportato come aveva fatto fino ad allora, ma dal giorno seguente si sarebbe impegnato per conquistarsi la bionda contesa.
Ora, Santana era certa che non avrebbe avuto grandi difficoltà nel farlo, cioè persino lei lo trovava attraente e desiderabile come uomo, e lei gli uomini non li vedeva più come partner da anni oramai. Considerando che lui rientrava a pieno nei gusti di Brittany, che spruzzava qua e là perfezione come se fosse una cosa naturale e che Valerie lo adorava, sì avrebbe avuto una concorrenza terribilmente spaventosa.

Quindi doveva mettersi all'opera, e farlo prima del 7 Marzo.
Il 5 Marzo era un bel giorno per farlo dopotutto, abbastanza sotto pressione ma con un margine di ben due giorni, non troppo male.
Arrivò fino a casa Pierce, ancora attanagliata dalla preoccupazione e dal fatto che ormai aveva una certa età, e gli attacchi di cuore erano più probabili. Diavolo, non era più la focosa e impavida latina di Lima Heights.
Non fece in tempo a disincantarsi da quei pensieri che fu colpita da una macchia di colore blu proprio sulla gonna bianca. Ringhiando e imprecando alzò lo sguardo verso il colpevole, per poi trovarsi davanti una scena buffa ma tipica di quella casa. Sam e Mike si stavano rincorrendo, in costume, con pistole ad acqua caricate a vernice, ed erano colorati più o meno dalla testa ai piedi. Da un lato vide Noah essere colpito e colpire Valerie, con le stesse armi dei due ragazzi. Infine, spostando lo sguardo leggermente più a sinistra, vide Mr Perfezione che spalmava, cioè nel senso letterale della parola, Brittany di vernice rosa, mentre quella ridendo cercava di scappare alla presa salda dell'altro.
Santana aggrottò un sopracciglio e per poco non sputò fuoco. Quella brutta e infima persona non stava affatto rispettando gli accordi, non era nemmeno il 7 e lui già strusciava le sue mani sul corpo scultoreo della bionda. Santana senza pensarci due volte si avvicinò ai due a larghe falcate, mentre nella testa si ripeteva che no, l'omicidio non è mai una buona soluzione.
-Hey, qui cosa sta succedendo?- domando l'ispanica, con un tono più stizzito di quanto non volesse. Brittany e Dylan si staccarono, continuando a ridere. Dylan le sorrise, scrollando le spalle.
-Tutta colpa della signorina- rispose, indicando la bionda al suo fianco. Bionda che ora che Santana guardava meglio era in costume. In costume accidenti, e quello fino ad un secondo fa se la stava tutta palpeggiando.
Oddio, forse qualche anno di carcere non le avrebbe fatto troppo male.
-Stavamo facendo a gavettoni, finchè lei non ha ben pensato di riempire la sua pistola ad acqua con della vernice- continuò il ragazzo, indicando i palloncini dimenticati sul prato.
-Ho pensato fosse divertente- commentò Brittany, facendo spallucce in modo innocente.
Santana con uno scatto le afferrò una mano, cosa che nessuna delle due si aspettava e la trascinò con se in casa, lasciando Dylan solo. Da quando Santana era tornata le cose tra loro non erano mai andate benissimo, ma nemmeno malissimo. Si vedevano abbastanza spesso a causa di Valerie, ma non c'era mai stato molto contatto fisico, se non per sbaglio. La presa di Santana sulla mano della bionda si allentò appena furono sole in casa. Tutti fuori stavano giocando, senza di certo badare a loro.
-Hey Santana.. che c'è?- chiese la bionda, davvero incredula del comportamento dell'altra. Ormai aveva rinunciato a pensare che tra loro sarebbe rinato qualcosa, sentiva l'ispanica troppo lontana da se. Per questo negli ultimi tempi aveva concesso più attenzioni a Dylan, dopotutto non stava facendo nulla di male.
-Devo parlarti- mormorò Santana. Dopodichè respirò lentamente due o tre volte, quasi per raccogliere tanto fiato in vista di un lungo discorso. In realtà lo faceva per cercare il momento per partire.
-Io in questi mesi ho capito una cosa Brittany- iniziò, cercando di guardarla negli occhi, se lo doveva fare, doveva farlo bene – ho capito che io senza di te non sono nulla- ammise rassegnata. - Ho capito che per stare bene mi servi tu, ora anche Valerie, ma tu per prima. Sai sono stata lontana tanto, ho conosciuto altre ragazze, ma nessuna, dico proprio nessuna mi ha mai trasmesso un millesimo di quello che mi dai tu quando ti guardo.-sospirò, notando lo sguardo serio di Brittany.
-Io ti amo Brittany, potrei stare qui a parlarti per giorni di quanto ti ami, di quanto mi manchi tutte le volte che sono con te, ma da te sono distante kilometri, di quanto la tua freddezza mi uccide, di quanto ogni tanto vorrei essere Marshall per stare un po' tra le tue braccia. Io ..- cercò di continuare, ma Brittany l'interruppe.
-Io invece ti odio Santana- decretò Brittany. La mora sgranò gli occhi, esterrefatta. Brittany l'aveva appena accoltellata, e c'era riuscita con sole cinque parole.
-Ti odio perchè mi hai lasciata, perchè mi hai tradita, perchè non ti sei fidata di me, perchè hai lasciato che crescessi Valerie da sola- ammise, mentre calde lacrime le rigavano il volto – perchè quando avevo bisogno di te tu non c'eri, e magari abbracciavi un'altra, perchè non sapevo cosa dire a Valerie quando lei mi faceva notare che tutti hanno due genitori e non capiva perchè lei ne avesse solo uno.- continuò, con la voce spezzata dal pianto.
Santana non se l'aspettava, mai avrebbe davvero pensato che Brittany sarebbe scoppiata come un fiume in piena, accusandola di tutte cose giuste e tristemente vere, dolorose e imperdonabili.
-Ma sopratutto, ti odio perchè non ho mai smesso di amarti.- sussurrò, con un filo di voce, abbassando lo sguardo. - dal giorno in cui te ne sei andata, ho continuato ad amarti come sempre, come se tu te ne fossi partita per tornare dopo un lungo viaggio. Ho deciso io di aspettarti, fingendo che andasse bene così, che potevo resistere finchè tu non eri pronta. Ma sai, non era vero, non ero così forte. Mi capitava di trovarmi a piangere quando non volevo, di dovere essere un peso per gli altri. Poi sei tornata, tu e il tuo essere sempre tu. E nonostante ho cercato di starti lontana, di rifiutare il tuo contatto, i tuoi tentativi di avvicinamento per farti capire cosa ho sopportato io, non facevo altro che pensare a quanto avrei voluto smettere di respingerti, a quanto sarebbe stato bello farmi coccolare da te. - .
Brittany ora stava guardando l'ispanica, che non capiva più nulla, solo quanto avesse sbagliato in passato e quanto non meritasse la persona che amava.
-Aspettavo solo questo- sorrise Brittany – che tu facessi la prima mossa, sai, almeno quella me la dovevi- ridacchiò, scrollando le spalle e asciugandosi gli occhi bagni.
-Tu sei pazza- mormorò Santana – tu devi avere qualche grosso problema per amare me- constatò la latina, annuendo e avvicinandosi all'altra, decisa.
-Santana ho sempre parlato con fate e gnomi, qualche idea dovevi essertela fatta anche in passato, no?- disse l'altra, sorridendo complice.
Santana afferrò poi il viso della bionda con entrambe le mani, alzandosi sulla punta dei piedi per raggiungerla più facilmente, ma l'altra la fermo.
-San, è tanto che non bacio una persona.. io non so se ricordo come si fa- mormorò imbarazzata.
-Nemmeno io ricordo come si fa a baciare la persona che più ami al mondo, ma possiamo riscoprirlo assieme- propose sorridendo dolcemente, come ormai non faceva da secoli.




Qualche settimana dopo


Rachel rabbrividì al tocco delle labbra del ragazzo, che si spostavano a suon di baci sulla sua schiena. Ormai aveva la pelle d'oca su tutto il corpo e aveva dimenticato perchè era entrata in camera. Noah si stava impegnando a farglielo scordare per bene, carezzandole dolcemente i fianchi.
Ah già, il vestito, ecco cosa le serviva.
-Noah, sai, noi avremmo un lavoro, nonostante lo trascuriamo spesso- mormorò, notando poi l'orario dalla sveglia posata sul comodino.
-Mmmh- mugugnò l'altro.
-E sarebbe carino che io mi presentassi vestita, sai com'è- continuò quella, sfruttando tutta la sua buona volontà.
-Questo è un punto che condivido a pieno- si bloccò immediatamente lui, passandole il vestito -Anzi, io opterei per qualcosa di più coprente di ciò- riflettè, notando quanto fosse corto il pezzo di stoffa che le aveva appena passato. Lei scoppiò a ridere, infilando poi l'abito blu a balze, con un lungo spacco sulla schiena.
-Su, preparati che scendiamo- lo spronò poi, dandole una sonora pacca sul sedere.
Noah sorrise, afferrando la camicia che aveva appoggiato poco prima su di una sedia. Quella sera sarebbe stata particolare, anche se Rachel ancora non lo sapeva. Noah infatti aveva contattato a sua insaputa un talent scout del teatro. Si era informato, sembrava uno importante. Bè inizialmente non credeva che sarebbe davvero venuto, ma poi l'uomo si era dimostrato interessato e aveva accettato la sua offerta, dicendogli che di lì a poco sarebbe passato al loro locale per sentire questa giovane stella, da Noah tanto decantata.
Aveva scelto però di non parlarne alla ragazza : o non le sarebbe mai andato a genio o si sarebbe proiettata in un futuro di unicorni e fate con lei e Barbra che saltellavano per mano sui prati. Quindi no, non l'aveva detto a Rachel, cosa che non avrebbe fatto a meno che il talent non si fosse dimostrato interessato, perchè certo non voleva darle un'altra delusione.
Da quando stavano insieme sul serio era forse diventato ancora più protettivo di prima, aveva paura che tutto potesse ferire quella piccola donna che amava tanto; ma in cuor suo sapeva che per quanto fosse minuta, in realtà fosse forte e avesse un ego da gigante, che negli anni aveva addestrato a comportarsi civilmente, ma sempre un gigante rimaneva.
-Hey, tutto ok?- domandò la ragazza, notandolo pensieroso. Lui annuì, sorridendole.
-Certo, scendiamo – disse allegramente.
Il locale era gremito di persone, come quasi tutti i sabati sera. Rachel ne era contenta, dopotutto era merito della sua idea, di quel piccolo palchetto che dava un momento di gloria a chiunque avesse un po' di coraggio per condividere con gli latri un po' di sè. Adorava tutti gli spettacoli, persino quelli tristemente imbarazzanti. Poi sì, da qualche tempo adorava anche esibirsi lì, conservando gelosamente ogni sorriso, viso stupito o applauso che raccoglieva con le sue performance. Certo, forse non era il vero Broadway, ma questo non voleva dire che salire sul palco non l'emozionasse.
Quella sera aveva deciso di cantare Don't Rain On My Parade, cosa c'era di meglio della sua canzone preferita? I baci di Noah forse, per cui prima di tutto ne strappò uno al ragazzo da dietro al bancone, poi si incamminò nell'angolo illuminato di bianco della grande sala.
-M-Mandy!- mormorò stupita, trovando ragazza seduta in un tavolino con alcuni vecchi membri della compagnia di teatro con cui era stata in Europa per anni – ragazzi!- trillò vedendoli tutti.
-Berry – la salutò Amanda, arricciandosi con un dito i capelli ramati – vedo che ci siamo date da fare con il megafusto- notò, sorridendo melliflua. Rachel annuì, alzando un pollice, per poi salutare il resto dei ragazzi, chiedendo un po' a tutti come stessero le cose e come mai si trovassero in un posto sperduto come Lima.
-Bè, sai ho parlato ai ragazzi del tuo locale, ed eccoci qui. Erano tutti molto curiosi- spiegò la rossa.
-G-Grazie- disse Rachel contenta.
-Hobbit, è il tuo momento- la informò Santana, appoggiando una mano sulla sua spalla e facendole l'occhiolino. Rachel spalancò gli occhi sentendo la base partire e come se fosse la cosa più naturale del mondo, mutò espressione, entrando completamente nella parte di Fanny e iniziò a cantare muovendosi verso il palco, proprio come aveva fatto tanti anni prima col Glee Club. La sua ex-compagnia rimase allibita, mentre tutti gli occhi dei presenti iniziavano a voltarsi verso quella piccola ma grande forza della natura, che si muoveva sul palco come se fosse più semplice che respirare.
Neanche aveva finito di cantare che il locale era scoppiato in un grande applauso, che continuò per un minuto buono. Rachel terminò, con gli occhi lucidi e il fiatone, più per l'agitazione che per la canzone, non riuscendo a trattenere le lacrime di gioia. Quinn le diceva sempre che ogni volta che la sentiva cantare non riusciva a non emozionarsi, che forse il suo dono più grande era quello, arrivare al cuore delle persone. Ma Rachel, dal canto suo, non riusciva a non emozionarsi a sua volta, alla risposta che il pubblico aveva alla sua esibizione.
-E' la mia ragazza- annuì soddisfatto e orgoglioso Noah, servendo ad un tavolo.
Rachel dopo aver raccolto tutti i complimenti, lasciò educatamente il palco, dirigendosi verso il tavolo degli amici più cari che aveva.
Valerie in braccio a Dave applaudiva ancora la ragazza.
-Voglio diventare come te da grande- trillò decisa la bambina.
-Vals, ieri volevi diventare un pompiere, l'altro giorno un koala, mi potevano stare bene. Ma come la Berry, no- protestò Santana, al suo fianco, scuotendo il capo. La bambina fece un tenero broncio, poi si dimenò per poter andare in braccio a Brittany, appoggiando le sue manine paffute sulle guance della madre.

-Mami vero che posso?- mugolò abbattuta.

-Certo pulcina mia- consentì Brittany sorridendo e appena Valerie capì di poterlo fare si girò verso l'ispanica facendole una pernacchia.

- Mi fai sempre fare la parte della mamma cattiva- borbottò Santana, assottigliando gli occhi in direzione di Brittany.
-Nah, è che a me Rach è sempre piaciuta- affermò la bionda, utilizzando poi la treccia della mora per farsi da scudo.
-Voi Pierce siete un po' troppo furbe per i miei gusti- assentì la latina, sorridendo poi più dolcemente, stampando infine un bacio sia sulla testa della bambina che sulla guancia della compagna.

-Ci ami anche per quello- puntualizzò Brittany, facendole poi un super sorrisone che sciolse Santana.

- Allora, come sono andata?- chiese Rachel radiosa.

- Sempre fastidiosamente meravigliosa- commentò Quinn, abbracciando l'amica.

-Certo, io saprei fare di meglio- sottolineò Kurt, sistemandosi scherzosamente il ciuffo di capelli sempre impeccabile.

-La assumiamo per un certo matrimonio, penso che possa essere all'altezza dei signori Chang- continuò Mike, rimanendo il più serio possibile, cosa che fece ridere ancora di più la brunetta, la quale si sentì poi puntellare sulla spalla da un indice.
Si voltò, convinta fossa un collega, ma si trovò davanti un damerino in giacca e cravatta, con tanto di taccuino alla mano e un sorriso interessato.
-Lei è la signorina Rachel Barbra Berry?- domandò pacato.
-Sì, di cosa ha bisogno?- rispose gentilmente, senza sospettare minimamente quello che avrebbe detto l'uomo.
-Il mio lavoro è scoprire giovani talenti, e penso proprio di trovarmi davanti ad una stella di Broadway, e forse non mi riferisco solo a questo locale- la informò.
Gli occhi di Rachel si spalancarono e la sua bocca per poco non toccò il pavimento, mentre il suo cuore si era messo a martellare come un fabbro.




In Luglio


-Ecco fatto- trillò Brittany, contemplando la sua piccola opera d'arte. Aveva raccolto i capelli di Quinn in una treccia che le faceva come da corona, dopodichè l'aveva incastonata di piccoli ed eleganti fiorellini bianchi, stando attenta a rendere il tutto molto armonioso.
-Wow B, sei fantastica- mormorò Quinn, ammirando il lavoro dell'altra bionda.
-Qualcosa di blu – cantilenò Santana avvicinandosi con un sorriso sornione, mentre sventolava un perizoma color mare.
-Tana- la guardò truce la sposa, mostrandole poi gli orecchini, due piccole roselline bianche e blu.
-Come vuoi, Mike sarebbe stato d'accordo con me- borbottò l'altra facendo spallucce.
-Et voilà! – squillò Rachel, dopo aver chiuso attentamente la cerniera ed averla assicurata con il piccolo bottoncino a forma di perla.
-Ohhh- cinguettò Kurt, ammirando l'amica finalmente pronta, nel suo maestoso vestito da sposa. Si dice che tutte le spose al giorno del proprio matrimonio siano bellissime e, nonostante Kurt odiasse i clichè, non poteva non pensarlo in quel momento con davanti una ragazza bella come il sole e felice come non mai, nel suo abito color panna senza spalline, come sempre aveva desiderato.
-Chissà cosa staranno facendo al mio piccolo cucciolo- bisbigliò Santana, mordicchiandosi un'unghia.


Valerie di fatto in quel momento era con lo sposo. Perchè sì, aveva accettato di fare da damigella, ma voleva essere quella di Mike, perchè Quinn ne aveva fin troppe a parer suo. Così era con il ragazzo e trotterellava in tondo nella stanza nel suo body rosa.
-Paperottina, dobbiamo vestirci, o lo sposo arriverà in ritardo. Mike Chang non arriva mai in ritardo e non inizierà certo oggi- disse il ragazzo, fermando la bambina che ridacchiava, stringendo a sè il papero.
-Ecco il miglior vestito da principessa di sempre- esclamò Noah dopo essere entrato nella stanza di corsa. Chiaramente lo aveva dimenticato a casa Pierce, dopo che Brittany gli aveva ricordato almeno venti volte di prenderlo con se mentre andava da Mike, per cui aveva fatto una volata in macchina per recuperarlo.
Ma appena Valerie lo vide, capì che almeno non avrebbe perso tempo a convincere la bambina a metterselo perchè il suo visino strabiliato mostrava quanto le piacesse.
Mike l'aiutò a vestisti, cercando di non rovinare il piccolo concio che le aveva fatto la madre prima che lasciasse casa, ma data la quantità di lacca con tanto di brillantini fu un compito relativamente semplice. Ora che persino la damigella/principessa dello sposo era pronta, non rimaneva che partire e raggiungere il luogo della cerimonia.

Quando Quinn scese dall'auto, al fianco di Kurt, tutti i presenti iniziarono a sospirare, concordando sul quanto fosse perfetta in quel momento la ragazza. Quinn, lanciando piccoli sorrisi leggermente imbarazzati un po' a tutti, raggiunse il futuro marito e si fermò al suo fianco. Questo la guardò con un sorriso amorevolmente scherzoso.
-Di spose belle ne ho viste eh, ma lei signorina-ancora-per-poco Fabrey, per poco non mette in ombra la mia maestosità- commentò, facendo poi l'occhiolino alla ragazza, la quale non riuscì a trattenere una leggera risata.






Qualche giorno dopo.


-No! Non li devi mangiare! Sono per Duckie!- strillò Valerie, togliendo dalle mani di Santana due panini tondi. La ragazza sollevò un sopracciglio, senza ribattere, mentre la piccola, li rimetteva dentro ad un sacchetto e li nascondeva dietro di sè.
-Mamma ha detto che quando ho finito di mangiarli posso darli a Duckie e ai suoi paperotti, vero mamma??- spiegò la bambina, sorridendo a Brittany, la quale stava aprendo una vaschetta contenente pasta fredda appena comperata, per poi passarla a Valerie.
-Sì, San dovresti saperlo. Siamo venute a fare il pic-nic qui proprio per questo- ricordò alla compagna, la quale sbuffò afferrando poi il suo pranzo e incrociando le gambe imbronciata. Valerie si mise una mano davanti alla bocca, quasi per nascondersi a Brittany e poi fece una linguaccia all'ispanica, che non riuscì a trattenere una risata.
La bionda le guardava sorridendo. Da qualche mese tutto andava al meglio, anche se non si si sarebbe aspettata che le cose si sarebbero evolute in quel verso.
Santana si era trasferita con loro qualche mese addietro, da allora era diventata un continuo bisticcio tra la bambina e la latina. Quest'ultima infatti si era accorta in fretta che dopotutto Valerie, nonostante a prima impressione sembrasse più matura della sua età, era una bambina di quattro anni come tutte le altre: era benissimo in grado di fare i capricci se voleva qualcosa, o piangere perchè non voleva dormire. Ma tutto ciò non le dispiaceva affatto, anzi le faceva piacere, perchè forse era ancora in tempo per insegnare qualcosa a quella piccola peste. Ciò che non le andava tanto a genio era come aveva reagito al suo trasferimento. Infatti la bambina era diventata notevolmente gelosa della madre e cercava in tutti i modi di attirare su di sé l'attenzione, di mettersi tra lei e Santana se si accoccolavano sul divano, di apparire come la più brava tra le due.
Brittany in realtà conviveva con due che sembravano sorelle e cercavano in tutti i modi di essere la cocca di mamma, e ciò la divertiva non poco, anche perchè sapeva che in realtà le due stavano anche molto bene insieme.
Dopo aver pranzato all'ombra di un grande albero e aver spezzettato con amore i panini per nutrire la famiglia di papere adottate a distanza dalle Pierce, Santana si sedette contro il tronco di un albero, sfilando un libro dallo zainetto e aspettò che le altre due la raggiungessero. Brittany si sdraiò, appoggiando la testa sulle gambe di Santana, mentre Valerie si accoccolò abbracciata a lei, usando come cuscino Marshall. La latina aprì alla pagina indicata dal segnalibro e riprese poi a leggere di Harry, Ron ed Hermione in cerca di un modo per distrarre un grande cane a tre teste di nome Fuffi, che faceva la guardia a qualcosa di molto losco e segreto.
Le altre due l'ascoltavano attentamente, in particolare la bambina che si spaventava o si stupiva in base a quello che succedeva nella storia.


- ‘Ma questi non sono uccelli!’ esclamò Harry a un tratto. ‘Sono chiavi! Chiavi alate! Guardate bene! Allora, questo vuol dire che...’ e si guardò attorno per la stanza, mentre gli altri due scrutavano lo sciame di chiavi. ‘Ma sì: guardate! Prendiamo i manici di scopa! Dobbiamo acchiappare la chiave che apre il port..-
-Guarda guarda chi si vede!- esclamò una voce acuta e divertita -Miss NonMiPiaccionoLeBionde- continuò, avvicinandosi a Santana sorridendo melliflua.
L'ispanica alzò gli occhi dal libro, trovandosi davanti due persone che non vedeva da un po' e che di certo non pensava di trovarsi davanti un quel momento.
Eleonor stava giocando con un suo lungo boccolo, mentre Vivyan guardava interessata la scenetta che le si era presentata di fronte.
-Sai, Dave ci aveva dato l'indirizzo in cui vivi ora, ma non trovandoti in casa abbiamo fatto un giretto, ed eccoti qui- spiegò Leo, sorridendo alla vecchia amica.
-Wow- mormorò Santana, mentre le due bionde che le erano accoccolate addosso si alzavano stiracchiandosi, leggermente spaesate.
-Brittany, Valerie loro sono Eleonor e Vivyan, due mie amiche londinesi- le presentò, mentre Eleonor le si buttò al collo per un abbraccio.
-Santana non vuole tornare a Londra, lei vive con me e mamma.. per sempre- affermò decisa la piccola, tirando a sè la mano della latina, la quale leggermente arrossì, notando che dopotutto Valerie era un po' gelosa anche di lei.
-Certo cucciolo, siamo qui solo per salutarla – le rispose Vivyan, abbassandosi alla sua altezza e fissandola con i suoi grandi occhi tanto magnetici quanto amichevoli, e ciò fece piacere alla piccola.
-Allora ba bene.. io sono Valerie Pierce e le è la mia mamma-mormorò un po' più timidamente, aggrappandosi ad una delle gambe di Brittany.
-Santana, ho sempre saputo che in fondo le bionde ti piacessero, ma non mi sarei mai aspettata di trovarti con una specie di top model di cui la lunghezza delle gambe mi supera in altezza- scherzò Eleonor, mangiando con gli occhi il corpo scolpito di Brittany.
-Giù le zampe Leo- ringhiò quasi Santana – è felicemente occupata- continuò serrando gli occhi -e tu B dovresti imparare a usare jeans più lunghi quando non siamo sole- borbottò in direzione della compagna, che alzò un sopracciglio contrariata.
-Ahahahha, mai mi sarei aspettata di ritrovarti nei panni di un fidanzato geloso – ridacchiò Vivyan.
-FidanzatA- sottolineò Santana, alludendo fiera all'anello che Brittany portava al dito – e essere gelosa della mia futura moglie è un dovere a cui mai mi sottrarrò- concluse incrociando le braccia decisa, facendo ridere tutte le presenti a parte Valerie, che si era persa a fare le capriole sul prato. L'ispanica sorrise, guardando poi in direzione di Brittany che faceva lo stesso a sua volta.
Era strano, ma Brittany riusciva a farle sentire tutto il suo amore con un solo, unico e semplice sorriso, e ciò era una cosa che per nulla al mondo avrebbe voluto perdere.
Per questo Santana aveva riscritto la sua regola fondamentale, trovandola molto più giusta della vecchia “Santana ha sempre ragione”.

Sii sempre gelosa di Brittany, perchè lei è tutto ciò di cui avevi, hai e avrai sempre bisogno”.



FIN



Hey :)
Sì , l'ho finita. Non ci credo nemmeno io.
Due anni senza scrivere e poi eccola qui, dopo che chiunque, me compresa, aveva perso ogni speranza. Poi l'altro giorno ascoltavo “Canzone a metà” di Caparezza e mi è tornato in mente cosa avevo lasciato in sospeso. Tra le varie cose c'era anche questa fic, a cui un tempo ero tanto affezionata. Allora mi sono riletta alcune recensioni e ho capito che era stata proprio una brutta persona a lasciarla così in sospeso :(
Quindi me la sono riletta tutta, cercando di ricordare come avevo intenzione di continuarla, e l'ho fatto. Sì, forse non come avrei fatto un tempo, non approfondendo ogni cosa, ma con un capitolo conclusivo che desse tutte le risposte. Non ho voluto scrivere dei pezzi più banali, perchè volevo risaltare il contorno e spero che la mia scelta vi sia piaciuta e mi scuso di tutti gli errori presenti.

E così penso proprio si conclusa la mia carriera di scrittrice di ff. E' quasi un addio alla coppia che più ho amato in Glee [ Brittana forevahhh], serie TV che per me si è conclusa alla terza stagione, con grande delusione. Dico quasi perchè ..chissà, magari un giorno mi verrà voglia di scrivere qualcos'altro, probabilmente non di Glee, ma magari del mio amato Sherlock, o del simpaticissimo Stiles Stilinski che ho appena iniziato a conoscere.
Vedremo!

Per ora posso solo ringraziare tutti voi che avete letto la mia storia fino a questo punto e che avete atteso così tanto per una piccola e incapace scrittrice come me.
Un abbraccio,
Michi
  
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